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Autore: xkissmejdbieber    29/04/2012    5 recensioni
Hope ritrova un diario nella soffitta della casa della sua bisnonna da anni disabitata. Rimane catturata da una storia d'amore, quella tra Justin e Devonne, nella Parigi del 1893. Ma non tutte le tessere del puzzle combaciano..
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hope 28-04-2012
Le case antiche hanno su di me una specie di potere. Sono impregnate di un fascino misterioso, come se il passato potesse ancora vivere il loro. Le scale che portavano all'ultimo piano della casa erano di legno a differenza delle altre fatte di marmo. Quando misi piede sull'ultimo gradino scricchiolò maledettamente sotto le Vans scambiate. Appoggiai il piede e mi ritrovai davanti a una porta, l’aprii e entrai in una soffitta polverosa. Scatoli colmi di roba e bauli. La luce filtrava a stento da una finestra sul soffitto piena di polvere. Presi un telo che copriva qualcosa e lo tirai via. C'era un baule sotto, di un legno più spesso e scuro e ben saldato. La chiave era nella serratura. Mi accovacciai accanto al baule e girai la chiave piccola di bronzo fino a quando il silenzio fu rotto dal Clic mettallico e aprii la cassa. Dentro c'erano vestiti di vari colori. Ne presi uno. Era color porpora di una stoffa spessa con un bustino stretto. Ve ne erano uno viola, uno verde e uno giallo dello stesso modello, sottane nere e reggicalze.. Tutti quei vestiti ricordavano le ballerine di Can Can parigine. Mentre rimuovevo i vestiti un diario e una piccola scatolina di latta richiamarono la mia attenzione. Presi il diario e la scatola e mi recai reggendoli fin sotto la finestra. Li appoggiai sul pavimento, rimossi il tappeto impolverato, presi due teli. Con uno pulii la finestra fino a quando la luce del giorno entrò in una fascio diretto che illuminava una porzione di pavimento. Stesi uno dei due sul pavimento e mi ci sedetti sopra. ,Mi rigirai la scatola e il diario tra le mani. Il primo era di latta rossa con un'incisione sul fondo "For ever in Paris", il secondo aveva una copertina rossa su cui era scritto in una grafia impeccabile "Devonne's Diary"; le pagine erano spesse e ricoperte da quella grafia elegante. Appoggiai la scatola per terra e mi immersi nella lettura del diario.
 


"Dear Diary,                                                                                                                                                      Parigi 18-03-1893
 
La prima cosa che mi ha colpita del Moulin Rouge sono state le donne: così disinvolte, trasgressive, estranee a ogni buon auspicabile costume. Esibiscono le loro gambe, sorridono ad estranei seduti ai tavolini, ballano e si divertono. Finito lo spettacolo vanno tra il pubblico e parlano con gli uomini, subendo commenti sgradevoli e maliziosi, lasciandosi osservare i seni traboccanti dal corpetto nero stretto. Fumano con loro e li osservano con gli occhi pesanti di trucco spesso sbavato attraverso cortine di fumo. Mordicchiano le sigarette stringendole tra i denti e lasciando impronte di rossetto color sangue, dello stesso colore delle gonne che indossano. Sono estranea a quel mondo. Non ho mai ballato per un pubblico di uomini semi ubriachi, mai ballato sotto quegli sguardi, mai ballato il can can.
"Caroline, non ti preoccupare, sarà una grandissima ballerina di can can. E' provocante ma non volgare e questo piacerà a Charles e Joseph, è una ballerina diversa dalle altre. Guardala! Non è una parigina, ma ha più fascino di tutte loro messe insieme! Questi suoi occhi scuri ed intensi e i capelli neri a boccoli, la sua pelle olivastra! Era una zingara sua madre?"
"Oh si lo era. Le abbiamo accolte quando la madre era poco più che diciottenne e lei aveva un paio di mesi! E' morta cinque anni fa e Devonne era da sola. Noi del circo le abbiamo insegnato tutto ciò che sa! Ti ringrazio infinitamente per quello che stai facendo per lei.."
"Tutto in onore della nostra vecchia amicizia! Ricordo ancora la nostra infanzia, i nostri giochi! Non sei cambiata per niente!"
Si è girata verso di me scacciando una ciocca di capelli carota, portando alle labbra dipinte di rosso la sigaretta. Ha inspirato aggrottando di poco la fronte e mi ha soffiato quella nuvola di fumo puzzolente sul volto. Vedendomi arricciare il naso ha riso di gusto con quella sua risata sguaiata e mi ha detto: "Sarai una grande ballerina ma devi imparare a fumare e a sorridere agli estranei mia cara, il can can te lo insegno io."
Si era voltata ed era entrata nel cabaret, io la seguii con Caroline. Erano le undici di mattina e non vi era nessuno dentro, le sedie e i tavolini che occupavano lo spazio sotto il palco erano lì, vuoti, aspettavano il pubblico di ogni sera. Louise Weber, detta "La Goulue" per il suo amore incondizionato per il cibo, salì sul palco. La gonna porpora un po' spiegazzata che aveva indossato la sera prima allo spettacolo le svolazzò intorno mostrando la sottana nera. Con un gesto della mano mi invitò a salire sul palco e io la seguii. Mi mostrò i passi di base e la imitai, il silenzio era interrotto solo dal rumore che i nostri piedi producevano toccando le assi di legno leggermente sconnesse in alcuni punti del palcoscenico.
"Ora mettici un po' di cuore e sorridi, Devonne!"
Obbedii. Sorrisi un po' forzatamente a Coroline che si era seduta con la sua solita compostezza su una sedia e mi osservava danzare. Lei annuì e mi sorrise. Non volevo lasciare il circo e Caroline. Il suo affetto. Il circo era il posto giusto per me, i carrozzoni di legno in cui viaggiavamo tutti insieme, il grande tendone colorato, i bambini seduti sugli spalti che ridevano compiaciuti. Dovrei odiarla, mi sta lasciando da sola in questa città immensa con questa signora un po' particolare, con le sue sigarette e il suo can can. Passarono i minuti e alle mie orecchie la voce di Louise arrivò più volte, propinandomi suggerimenti che seguii ma il mio cervello era impantanato nella solitudine e nella tristezza che l'imminente addio avrebbe provocato.
Il volto di un uomo sulla quarantina si affacciò dentro e sorrise a Louise. Uno dei suoi amanti? Forse quello con cui era stata la notte scorsa e dalla cui casa era andata via trafelata per venire ad incontrarci? La Goulue si fermò e urlò:
"Charles! Ho da poco parlato di voi a Caroline. Questa è Devonne ed è una nuova ballerina!"
"Una nuova ballerina?! Oh povero me! Quando Henry vi portò qui per parlarmi di una talentuosa e fantastica donna avrei dovuto rifiutare! Dovrei pagare anche questa nuova giovane?"
"Si, Signor Ziedeler, si fidi di me! E' una ballerina eccezionale!"
 
"Tra un po' si comincia."
Osservai Louise che si affaccendava per legare corpetti con nastri neri e osservava tutte le altre ragazze. Corpetti neri, sottane nere, gonne rosse, tutte uguali, capelli legati e per le più provocanti reggicalze, rossetto rosso e trucco su gli occhi. Mi guardai riflessa nello specchio. I miei fianchi magri, il mio seno non abbondante, i capelli neri raccolti in una crocchia, gli occhi che non avevo voluto farmi truccare troppo e le labbra porpora. Mi lisciai la gonna, imbarazzata e mi tornai a sedere osservando tutte le ragazze che spettegolavano mentre si truccavano o finivano di stringere i lacci dei corpetti fino a mozzare il fiato. Tutte parlavano di un nobiluomo, un dottore molto giovane di poco meno di vent'anni che era venuto a Parigi dal Canada per trovarsi moglie. Tanti pettegolezzi sul suo conto ma tutte dicevano che era bellissimo, che frequentava i salotti colti e che aveva un grande fascino. Il suo nome passava di bocca in bocca, la pronuncia inglese molto cambiata dalle bocche avvezze al francese. Justin Bieber. Sarebbe stato portato da Henry al Moulin Rouge quella sera. Tutte se lo sarebbero conteso.
"Si va in scesa, fanciulle!"
Le gonne porpora si mossero, uscirono dalla sala e io con loro. Percorremmo il corridoio, Louise si girò e mi sorrise. La musica partì e ci precipitammo sul palco. Indossai un sorriso e cominciai a ballare a tempo di musica. Gamba su, giù, su, giù. Osservai il nostro pubblico. Due uomini in prima fila che battevano le mani, una donna come noi serviva ai tavolini, due ubriachi ridevano e tanti altri dietro di loro. Paia e paia di occhi lucidi ci osservavano lasciandosi trasportare. Che imbarazzo. Il mio sguardo si soffermò improvvisamente su di un ragazzo di poco più di diciotto anni, aria da nobile seduto con un uomo dai baffi sottili. Sentii il suo sguardo su di me, sul mio volto. Con una mano stringeva una coppa di vino che rigirava ritmicamente, annuiva alle parole del suo compagno ma mi fissava come se non stesse prestando minimamente attenzione alle sue parole. Si passò una mano tra i capelli di un biondo scuro, scostando una ciocca che gli era andata a finire sulla fronte. Anche quando la coreografia mi portava a girarmi di schiena sentivo il suo sguardo su di me. Smisi di guardarlo e fissai un punto indeterminato obbligandomi a sorridere. Dopo del tempo la musica finì, il giovane battè le mani e le ballerine si dispersero. Rimasi sola in un angolo fino a quando Louise che parlava con due uomini si girò verso di me e urlò il mio nome. Mi avvicinai a lei.
"Signor De Giaques, Signor Oreil, vi presento Devonne. La mia protetta."
"Complimenti signorina, è di gran talento. Sono stupito!"
L'uomo sulla destra mi prese la destra e se la portò alla bocca baciandola, stessa cosa fece il secondo. Sorrisi loro timidamente. Louise poi mi portò con se verso l'uomo dai baffetti sottili con il giovane dallo sguardo penetrante.
"Henry!"
"Oh santi numi! Louise, lei diventa sempre più bella. La dipingerò!"
"Noi modelle abbiamo bisogno di un compenso!"
"Le vanno bene dei dolci?"
"Oh si, di sicuro, mio caro!"
Se quello era Henry allora quello era il giovane dottore, Justin Bieber. Lui mi guardava negli occhi e io mi persi nei suoi, color miele. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, ero immersa in quel colore, in quelle pupille che parlavano da sole, piene di parole e di suoni silenziosi. Il tempo era fermo a quell'istante, tutto era fermo a quel momento.
"Devonne! Devonne!"
La voce di Louise mi riportò tra i comuni mortali. Mi voltai a guardarla e i suoi occhi verdi sembravano pieni di divertimento. Abbassai il capo imbarazzata arrossendo di poco poi alzai lo sguardo.
"Quest'uomo è Henry de Toulouse.. Questa graziosa fanciulla è Devonne."
L'uomo dai capelli neri e i baffetti sottili mi fece un cenno con il capo.
"Incantato. E' una gran ballerina, signorina!"
"La ringrazio profondamente, sono onorata."
"Voglio presentarvi il mio amico Justin Bieber. E' un dottore canadese da poco a Parigi per trovare moglie. E' un dongiovanni."
Il ragazzo rise grattandosi la fronte. Prese la mano di Louise e glie la baciò. Poi prese la mia e il contatto con la sua pelle mi sorprese e lo stomaco mi si attorcigliò. Quando le sue labbra morbide toccarono il dorso della mia mano la sensazione si acuì e forse arrossii. I suoi occhi miele mi tornarono a scrutare come se stesse cercando di penetrare fin dentro il mio essere, di osservare la mia anima. Mai qualcuno mi aveva fatta sentire così. Nessuno prima di lui. Gli sorrisi incantata, forse il primo vero sorriso in tutta la serata. A far scoppiare quella bolla silenziosa che mi aveva allontanato dal mondo furono due ballerine che si avvicinarono a noi. Danielle e Amber.
"Signor Bieber la sua fama la precede!"
"Grazie! A che devo la presenza di due dee come voi?"
"Alla sua bellezza, Dottor Bieber- aggiunse l'altra, Amber- la desideriamo con noi, nelle notti fredde di questo marzo. Soprattutto stanotte."
"Qualcuno deve pur farle sapere che le parigine sono le migliori tra le donne."
"Non mi farò problemi, signorine."
Le prese a braccetto e con loro attraversò il locale lasciandomi sola con il signor De Touluse e Louise.
"Che vi avevo detto? In due minuti trova compagnia! Ah, Bieber."
Annuii in preda allo sconforto poi dissi:
"Credo che andrò. E' stata una giornata lunga per me, arrivederci."
"Arrivederci, mia cara."
"A domani, Devonne."
Oh si, a domani..
Ora che sono seduta qui, alla luce della candela scrivendo su questa carta spessa e dall'odore intenso comprata stamattina in un piccolo negozio qui a Montmatre l'accaduto mi addolora. Chissà che starà facendo il dottor Bieber ora con quelle due ballerine. Rabbia e dolore si rincorrono nel mio essere in un vortice. Forse passerò la mia vita da sola in questo appartamento, la mia carriera non mi porterà nulla di positivo, nessun uomo degno di essere amato, niente. Forse nella mia vecchiaia, passati gli anni in cui il mio corpo è desiderabile, sarò qui a scrivere su altre pagine narrando della mia vita con dei gatti che di notte mi lasciano per andare in giro sui tetti. Il futuro è così mutevole.
                                                                                                                                            Tua, Devonne

LOOK AT ME NOW.
Weilà Pulzelle. Mi auguro che vi piaccia questa nuova ff. E' alquanto particolare come trama, lo so.
Se volete che la continuii voglio 4 recensioni. Niente recensioni niente storia *risatamalefica*
Con amore, @rapemejdbieber on Twitter.
  
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