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Autore: Djali    22/11/2006    2 recensioni
I Malandrini, le sorelle Black, Lily, Lucius e Severus vissero un anno speciale a Hogwarts, e perché il suo ricordo non sbiadisca ci racconteranno, uno per uno, quello che provarono nei più intensi e magici giorni della loro adolescenza...
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, I Malandrini, Lily Evans, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi mezzanotte quando io e Sirius tornammo nella Sala Comune. La trovammo perfettamente vuota, eccetto che per Peter: sembrava essersi assopito su una poltrona mentre ci aspettava, e sentendo aprirsi il buco del ritratto si riscosse violentemente dal suo stato di dormiveglia. Sirius si sedette accanto al fuoco e sbuffò sonoramente mentre io prendevo posto difronte a lui.

-Ehi, quanto ci avete messo! Avete finito già tutti i trofei?- ci chiese Peter.

-No, naturalmente- risposi seccato -Ne abbiamo puliti solo qualche decina, ancora. Dannazione, ognuno ha sopra almeno un dito di polvere. Credo che non li abbiano spolverati per anni e abbiano fatto accumulare lo sporco per un'occasione come questa. Spero solo che gli archivi di Lumacorno abbiano morso le dita di quei tre...- e qui descrissi Lucius e i suoi due amici con un termine che strappò un sorriso a Sirius.

-Non avrei saputo descriverli meglio- mi sorrise con un lampo dei denti bianchi.

-Vi ho copiato gli schemi di Trasfigurazione, ma dovrete dare una lettura a Incantesimi prima di domattina- ci annunciò Peter compiaciuto di sè stesso.

-Grazie, Codaliscia. Allora possiamo andare subito. Vado a prendere il mantello e la mappa- risposi schizzando in piedi e lanciandomi in corsa verso il dormitorio dei maschi.

Eravamo tutti e tre stanchissimi, eppure fui felice di notare che Peter non fece storie, mentre Sirius sembrava felicissimo di fare una passeggiatina notturna. Tornai dopo qualche secondo con il mantello dell'invisibilità e un vecchio foglio di pergamena ingiallito stretti in mano.

- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni - bisbigliai sfiorando la superficie della pergamena con la punta della bacchetta. Immediatamente, mille fili di inchiostro scuro sgorgarono dal punto in cui avevo colpito il foglio e fiorirono su tutta la pergamena. Le lettere dei nostri soprannomi fiorirono in alto, fra ghirigori di inchiostro nero. Minuscoli puntini si muovevano sul foglio, e ognuno era accompagnato da un piccolo cartello che indicava il suo nome. Sirius e Peter mi si avvicinarono e diedero uno sguardo alla Mappa del Malandrino, che era stata compilata da noi l'anno prima, per appurare che oltre il ritratto vi fosse via libera. Poi Sirius mi sfilò il mantello dalle mani e lo lanciò sopra le nostre teste perché ci coprisse bene. Fu come sempre un'impresa trovare il modo di muoverci che non tradisse gli orli svolazzanti dei nostri mantelli o le punte delle nostre scarpe, ma alla fine riuscimmo ad avvicinarci al buco del ritratto. Era chiaramente inutile attendere che qualcuno entrasse attraverso di esso per sgattaiolare alle sue spalle, e così dovemmo noi stessi spingere il ritratto della Signora Grassa e oltrepassarlo. Per fortuna lei era troppo assonnata per accorgersene, e così ci allontammo dal nostro dormitorio senza troppi problemi. Muovendoci con cautela per non svegliare i maghi addormentati appesi alle pareti avanzammo nei corridoi e giù per le scale. Io non staccavo gli occhi per un secondo dalla mappa, benché non ci fossero reali problemi fin quando avessimo indossato in mantello. A metà di un corridoio superammo un Gazza che, completamente ignaro della nostra presenza, era intento giocherellare con aria malignamente soddisfatta con un freezby zannuto che doveva avere appena sequestrato. Arrivammo nella Sala d'Ingresso e ci accostammo al massiccio portone di quercia.

Sirius afferrò il grosso battente a forma d'anello con le mani e lo sollevo perché non sbattacchiasse. Poi mi guardò in attesa del via libera. Contrallai veloce sulla mappa che nessuno fosse in avvicinamento e poi feci un cenno affermativo con la testa. Sirius tirò verso di sè il battente molto lentamente, un po' per il peso non indifferente della porta e un po' per impedire che scricchiolasse. Quando lo spazio fu sufficiente perché potessimo passare lasciò andare il battente, sempre stando attento a non fare rumore. Uno dopo l'altro oltrepassammo il portone per poi richiuderlo alle nostre spalle. Una ventata della brezza fredda della notte ci scompigliò i capelli. Sirius sorrise, felice per quell'attimo di libertà. I capelli neri gli ondeggiarono davanti al viso abbronzato. Non mi diede neppure il tempo di raccogliere il mantello e ripiegarlo: il bellissimo ragazzo svanì in un secondo mentre un grosso cane nero, simile a un orso, si lanciava in una corsa folle lungo i campi in discesa. Conservai il mantello in tasca mentre anche Peter si trasformava: un topo grigio con una lunga coda pelata mi scivolò fra i piedi e si lanciò nel buio, nella scia di Felpato. Sorrisi e mi trasformai anch'io. Non era una sensazione dolorosa, solo estremamente strana. Sentii un robusto paio di corna crescermi sulla testa mentre il viso mi si allungava e assottigliava. La mia schiena si piegò e le gambe e le braccia divennero sottili e armate di zoccoli più duri di una pietra. La luce della luna piena illuminò il mio mantello marrone mentre mi lanciavo dietro i miei compagni, verso il Paltano Picchiatore.

Arrivai alla base dell'albero che agitava furiosamente i rami proprio mentre Codaliscia scivolava fra le radici e premeva un punto particolarmente nodoso del tronco. I rami smisero improvvisamente di agitarsi e si paralizzarono a mezz'aria. Con un lampo nero, Felpato si lanciò in un'apertura fra le radici e svanì alla vista. Codaliscia scomparve dietro di lui e infine lo feci io, stando attento a non scivolare sulla pietra con i miei zoccoli lisci e lucenti.

Il percorso sotterraneo fu lungo e tortuoso. Ad un tratto, dopo diversi minuti, fummo raggiunti da un guaito straziante. Vidi Felpato voltarsi verso di me con sguardo allarmato e poi lanciarsi, ancora più velocemente, nella direzione dalla quale esso ci era giunto. Ben presto sbucammo in quella che sembrava una casa decadente, polverosa, con tavole incrociate e inchiodate sulle finestre e un dito di polvere sul pavimento, coperto, qua e là, di grosse zampate fangose. Immediatamente, ognuno di noi si lanciò in una direzione diversa, alla ricerca di Lunastorta. Io iniziai a salire le scale, e avevo appena iniziato e esplorare il piano superiore quando Felpato abbaiò al piano di sotto, segnalando che l'aveva trovato. Raggiunsi i miei amici, e alla vista del povero Remus orribilmente e crudelmente trasformato non potei non provare un consueto sentimento di pena nei suoi confronti. Un grosso lupo spelacchiato era accoccolato sul pavimento di quella che un tempo doveva essere stata una cucina. Il suo pelo argentato brillava di sangue in un punto dove evidentemente si era morso, incapace di trattenere il suo desiderio di fare del male. Dai suoi denti lunghi e arcuati scendeva qualche goccia di sangue, e i suoi occhi gialli, prima immensamente tristi, si illuminarono di una gioia del tutto umana quando ci vide comparire attorno a lui. Felpato gli si lanciò incontro abbaiando festoso, e la sua coda nera si intrecciò scodinzolando con quella di Lunastorta. Poi il lupo si avvicinò a me e io lo spinsi un po' con il muso in un gesto affettuoso. Codaliscia, invece, si ritrasse con un saltello spaventato quando il lupo gli avvicinò il muso per salutare anche lui.

In una notte di luna piena, il nostro amico Remus avrebbe ucciso senza pensarci due volte qualunque essere umano gli fosse capitato a tiro, compresi noi. Silente aveva fatto costruire quel passaggio segreto apposta per lui l'anno che Remus aveva iniziato a frequentare Hogwarts, e da allora trascorreva una settimana al mese prigioniero della Stamberga Strillante, solitario, disperato. Ci teneva nascosto il suo spaventoso segreto per timore che lo abbandonassimo. Ma al nostro quinto anno eravamo riusciti a scoprire cosa lo affliggeva e avevamo fatto di tutto per diventare Animagi, potendo così stare con lui senza correre rischi. E Remus non si era sentito mai più solo, neppure quando la luna lo imprigionava in quella pelliccia argentata e troppo stretta per lui.

Uscimmo dalla Stamberga e la luna ci bagnò della sua luce spietata. Vidi Lunastorta rabbrividire spaventato, ma Felpato gli si avvicinò e gli diede una dolce testata sul muso. Il lupo allora si gettò in corsa verso le vie di Hogsmeade e noi tre lo seguimmo gioiosamente. Superammo la stazione deserta e ci addentrammo nei campi umidi di rugiada. Stanchi dopo la lunga corsa ci lasciammo cadere sull'erba e ci rotolammo sopra il tappeto soffice e fresco delle foglie verdi. Tutto attorno a noi riflettava luce argentata e i nostri cuori traboccavano di quella libertà strana e dolcissima dei fuggitivi.

A malincuore abbandonammo di nuovo Lunastorta alla sua solitudine per tornare al castello, quando a est iniziava a intravedersi un bagliore rosato.

   
 
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