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Autore: KatherineGrey    29/04/2012    1 recensioni
Per chi, come me, ha molto amato il film Piramide di paura e vorrebbe nuovamente incontrare i collegiali Sherlock Holmes e John Watson, ecco una mia modesta idea su un sequel del film
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Oh, Holmes!- esclamò il nuovo preside della scuola, il giovane Lord Cumbernould, mentre andava incontro al ragazzo nel suo appartamento privato, situato nell’ala più tranquilla della scuola.
Il giovane investigatore si sentì preso alla sprovvista quando vide l’uomo porgergli la mano con fare confidenziale.
- Su, non ho una stretta così poderosa!- scherzò quest’ultimo vedendo l’esitazione del suo studente. Holmes gli sorrise imbarazzato e gli diede la mano.
- Onorato, professore!- disse con tono reverenziale.
- In realtà, sono io ad essere onorato di conoscerti! Scuserai se ti do del tu, vero? Nonostante quel bricconcello di Lestrade si sia preso tutti i meriti, qui da noi abbiamo avuto notizie di prima mano e sappiamo chi in realtà ha sbrogliato l’intera matassa. Ma prego, accomodati! Raymond, puoi portarci il tè, per favore?
L’inserviente, che aveva fatto accomodare Holmes ed aveva atteso che il preside gli desse disposizioni, si piegò in un piccolo inchino e si allontanò in direzione della cucina.
Sherlock Holmes si guardò attorno, constatando che erano state apportate delle modifiche dall’ultima volta che era stato lì, il giorno che aveva lasciato la scuola. Ad esempio, la carta da parati, sempre verde smeraldo,  era certamente stata cambiata perché lucida e priva di increspature e di bolle; i ripiani degli scaffali erano pieni di enciclopedie e minacciosi tomi filosofici, ma comprendevano anche libri di narrativa e saggi sull’arte, e un po’ ovunque spiccavano souvenir di chiara manifattura esotica. Infine, i suoi occhi si posarono sui quadri, nessuno appartenente allo stile neoclassico o romantico, come solitamente erano quelli appesi alle austere mura della scuola. Si trattava prevalentemente di ritratti a carboncino che rappresentavano nudità femminili. Holmes non riuscì a scansare lo sguardo abbastanza presto da quei disegni. Il preside se ne accorse e rise:
- Dei bei capolavori, vero? Beh, forse dovrei essere più modesto, essendone io l’autore, ma ne vado troppo fiero. Non devi vergognarti di apprezzarli! Sei un adolescente, comprendo! Anzi, trovo così mortificante l’atteggiamento provinciale dei nostri collegi inglesi. Bisognerebbe insegnare ai giovani come te anche le cose della vita. Lo so che ci sono i padri e i bordelli per questo, ma dal punto di vista intellettuale? Anche l’erotismo fa parte della nostra interiorità, è intrinseca al nostro stesso intelletto: dovremmo coltivarlo soprattutto come un importante aspetto mentale. Non sei d’accordo con me?
Il ragazzo si schiarì la voce, decisamente sconvolto da quelle parole. Watson, quando Holmes lo informò di essere stato invitato dal preside per il tè, aveva espresso una certa ammirazione per quest’ultimo, definendolo un innovatore a passo con i tempi e un provvidenziale complice quando gli studenti si mettevano nei guai con qualche professore. Ma di certo, Holmes non immaginava che Lord Cumbernould fosse così all’avanguardia.
- Tutto è una questione mentale, per me!- disse alla fine.
- Lo vedi? siamo perfettamente d’accordo! Oh, ecco mia moglie nonché la modella dei miei lavori su tela!
Una donna sulla trentina era appena entrata nella stanza; i suoi passi erano silenziosi, tanto che i due interlocutori si erano accorti di lei solo quando l’avevano vista emergere dal corridoio. Holmes ne notò i lineamenti orientali: gli zigomi pronunciati, il taglio a mandorla degli occhi, i capelli scurissimi, la pelle olivastra. Un viso intenso, forse addirittura sensuale. Il suo corpo era minuto e snello, con indosso un semplice abito, indubbiamente non rimodellato dal corpetto.
Il ragazzo si alzò e nonostante fosse inevitabilmente arrossito, riuscì a mantenere il suo solito atteggiamento disinvolto.
-  Buonasera, Lady Cumbernould!
- Mia cara, lui è Sherlock Holmes!
Gli occhi della donna sembrarono studiarlo un attimo.
- Oh, sì, ha lo sguardo analitico!- affermò. – Buonasera, signor Holmes!
La signora si sedette vicino al marito e fece segno al ragazzo di riaccomodarsi.
- Mia moglie era così desiderosa di conoscerti!- disse il marito prendendo tra le sue la mano della consorte.
Intanto venne servito il tè.
- Voi siete un personaggio davvero ammirevole!- disse Lady Cumbernould rivolgendo i suoi occhi obliqui all’indirizzo del ragazzo. – Siete riuscito a battere addirittura il vostro insegnante di scherma, uno che non era certo l’ultimo della sua categoria. Siete anche un valido sportivo, dunque?
- Sono certo portato per la scherma- ammise Holmes – ma il mio avversario era piuttosto malconcio, devo essere sincero.
- Su, non siate modesto: dal vostro fisico, mi sembra che voi siate un tipo molto atletico!- affermò la donna percorrendo con lo sguardo la figura del ragazzo.
Il marito rise.
- Beh, sì- farfugliò Sherlock Holmes – pratico la scherma con una certa serietà, in quanto è un ottimo esercizio per la concentrazione.
- Assolutamente!- affermò il preside.
La moglie accavallò le gambe e l’orlo della gonna si alzò scoprendo i suoi piedi nudi.
- Ovviamente, quest’anno abbiamo un nuovo insegnante di scherma, uno speriamo un po’ più bravo del precedente!- continuò l’uomo con voce ilare.
- Perché siete tornato in questa scuola?- chiese improvvisamente la donna poggiando la sua tazza sul tavolino e rimanendo inchinata verso il ragazzo, seduto di fronte a lei.
Holmes sapeva che nei giorni successivi si sarebbe sentito rivolgere spesso quella domanda.
- Per i ricordi che mi legano ad essa!- disse velocemente.
- Suvvia cara, non tocchiamo questo argomento!- tagliò corto Lord Coumbernould, il quale, bisognava dargliene atto, era attentissimo a intercettare gli umori dei suoi ospiti.
La donna abbassò lo sguardo, in segno di accondiscendenza.
- Ah, Holmes!- disse il preside trovando all’istante un punto per ravviare la conversazione. – Ho saputo dal tuo amico, John Watson, che tu frequentavi assiduamente il laboratorio del professor Waxflatter. Mi ha informato bene, immagino. Per questo, quando il consiglio scolastico stava discutendo se destinarlo ad un altro uso, poco dopo che mi era giunta la tua lettera, mi sono opposto con decisione. Troverai il laboratorio esattamente come lo hai lasciato lo scorso inverno.
Il volto del ragazzo si infiammò:
- Posso entrarci?
- Tutte le volte che vuoi. Ho già dato disposizione al custode di riservarti la chiave; devi solo chiedergliela!
Holmes ringraziò.
- No, non devi. Andava fatto! Tu sei uno sperimentatore e il nostro laboratorio di chimica, con la direzione dell’ansioso professor Abrahams, non è adeguatamente attrezzato per esperimenti a rischio deflagrazione.
- Tu per me rappresenti una grossa responsabilità, sai Holmes!- disse poi l’uomo raddrizzando la schiena sulla spalliera della poltrona. – Insomma, abbiamo il privilegio di occuparci della tua educazione e questa scuola deve fare il suo meglio per affinare in modo superlativo le tue potenzialità intellettuali. Non puoi essere lasciato nella fila arretrata dei tuoi compagni, nonostante io li stimi molto talentuosi. E quindi, quello che io ho in mente per te è di lasciarti più spazio e libertà che posso, certo nei limiti dei rigidi regolamenti scolastici che non sono ancora riuscito a scalfire. Ma per il resto, spero di poterti essere utile!
Sherlock Holmes continuò a ringraziare, un po’ lusingato e un po’ stupito di fronte alle parole di quel bizzarro personaggio.
- E per chiudere, visto che immagino vorrai prepararti per la cena, non so se ti sei mai accorto che la porta della lavanderia, nel seminterrato, ha una maniglia difettosa e spesso non si chiude bene; mi hanno chiesto di farla sostituire, ma non penso che lo farò nell’immediato. Lì, c’è una piccola finestrella, proprio ai piedi della strada, con una grata scoperchiabile … Bene, mi pare che ci siamo detti tutto, per ora.
Il preside si alzò, seguito da Holmes.
- Tornerete a trovarmi? – chiese Lady Cumbernould, porgendogli una mano.
Il giovane fece un impacciato e frettoloso baciamano.
- Tutte le volte che il preside avrà piacere di avermi qui.- rispose.
- La città- disse il preside accompagnando il ragazzo verso la porta – è la migliore palestra mentale. Buono studio, Holmes!
  
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