PUNTO
DI VISTA DI TENTEN.
Mi alzai di
scatto vedendo l’ora.
“ Cazzo! Sono
le 07.45 e devo essere in facoltà alle 08.00!” dissi correndo verso il bagno.
Feci una doccia e una colazione a tempo di record. Mannaggia a me e a quando
vado a letto tardi per fare quegli stupidi disegni tecnici di palazzi. Presi
dei vestiti a caso, li indossai, presi i disegni e la borsa e andai correndo in
facoltà. Arrivai in cinque minuti, mi mancava il fiato. Senza forze mi
accasciai sul banco.
“ Te la sei
fatta di corsa come sempre?”
Non mi girai
nemmeno in direzione di chi aveva parlato, sapevo benissimo che era Dimitri.
“ Voglio
vedere te farti un’ora di strada a piedi in cinque minuti con rotoli di disegni
e libri che pesano tonnellate” dissi scocciata. Dimitri si mise a ridere, non
prima di avermi scombinato i capelli. Come una furia mi alzai e gli diedi uno
schiaffo.
“ Non ci
provare più a toccarmi i capelli” dissi furente.
“ Non mi
dirai che hai un punto debole? Buono a sapersi, te li toccherò sempre” disse
Dimitri andandosi a sedere. Tutti videro la scena in silenzio. La porta si aprì
e il professore entrò in aula.
“ Voglio i
disegni tecnici di ognuno di voi qui sulla mia cattedra. Adesso” disse il professore.
Cinque minuti dopo cominciò a controllarli uno a uno, la tensione era
palpabile. Se il professore dava il consenso a quel disegno, era mezza materia
tolta. Guardai tutti i ragazzi che c’erano nell’aula, solo Dimitri sembrava
quello tranquillo. Il professore mise l’ultimo commento e prese tutti i
disegni. Cominciò a distribuirli in silenzio. Dalle facce potevi capire se
avevano superato o meno mezza materia. Poggiò il disegno sul mio banco, avevo
il cuore che mi batteva all’impazzata. Lessi solamente una parola:
“ Superato.”
Dentro di me
stavo festeggiando! Il professore ci portò bruscamente alla realtà.
“ Solo
trentasette di voi hanno superato questa prova, gli altri sessantatre tornino a
casa a fare un lavoro decente immediatamente. Non ho intenzione di insegnare a
un branco di capre che non sa fare un progetto. La porta è da quella parte.”
Appena se ne
furono andati il professore cominciò a spiegare, mi aspettava una lunga
giornata.
[…]
Dopo tre ore
di inferno mi arrivò un messaggio, era di Neji!
“ Sono appena arrivato all’aeroporto.
Sto venendo nella tua facoltà.”
Il cuore
cominciò a battermi forte. Neji era qui! Qualcuno mi tirò un foglio.
“ Cosa ti è successo? Hai quello sguardo
perso. Dimitri.”
Non risposi
al messaggio, aspettai con ansia che il professore finisse questa benedetta
lezione per andare dal mio Neji. Il professore continuò fino alle 12.30, tutti
in quella stanza erano morti, me compresa.
“ Bene, ci
vediamo oggi pomeriggio alle 15.30, faremo fino alle 18.00. Potete andare.” Ci
fu un fuggi fuggi generale. Posai tutto e corsi fuori l’università. Ai piedi
della scalinata c’era lui, bellissimo come una statua greca, il mio Neji. Gli
saltai praticamente addosso e lui mi abbracciò stretta a sé.
“ Mi sei
mancato tanto” dissi stringendolo ancora di più.
“ Tu molto di
più, fidati” disse baciandomi con passione. Una voce, però, interruppe quel
bacio. Lo odiai profondamente in quel momento. Neji lo guardò senza battere
ciglio.
“ Hai bisogno
di qualcosa?” chiese Neji a Dimitri.
“ No grazie,
solo non pensavo che la nostra Tenten fosse fidanzata. Una così bella ragazza”
disse Dimitri squadrandomi dalla testa ai piedi.
“ Mi dispiace
per te. Dato che non hai bisogno di noi, noi andiamo” disse Neji prendendomi
per mano e portandomi via. Lanciai un’occhiata fugace a Dimitri. Stava
sorridendo.
“ Neji dove
mi stai portando?” chiesi.
“ Il più
lontano possibile da quello” disse non fermandosi ma andando sempre avanti, si
fermò solo dopo dieci minuti, in prossimità di un parco. Entrammo e ci sedemmo
in una panchina nascosta dagli alberi.
“ Dì la
verità, era lui il ragazzo dell’aeroporto, non è vero?” chiese Neji guardandomi
negli occhi.
“ Sì, ma non
è successo nulla” gli dissi.
“ Lo so, mi
da solamente fastidio, e poi tu sei mia” disse Neji voltandosi dall’altra
parte. Mi alzai, mi misi di fronte a lui e lo feci sedere, mentre io mi sedevo
sopra di lui, prendendo la sua testa e poggiandola sul mio seno. Gli accarezzai
dolcemente i capelli.
“ Siamo uno
dell’altra e nessuno ci potrà dividere” dissi. Lui mi strinse a sé. Passammo il
pomeriggio presto in quel parco, ci allontanammo per andare a mangiare e poi
quando dovevo tornare all’università per la lezione. Fortunatamente il tempo
passò in fretta e poi con Neji tornammo a casa.
“ E così è
questa la casa dove abiti” chiese abbracciando con uno sguardo l’intero appartamento.
“ Ti piace?”
chiesi.
“ Carino”
rispose Neji.
“ Ti va
stasera di visitare la città?” chiesi.
“ Basta che
non incontriamo quel tipo” disse Neji.
“ San
Pietroburgo è grande” dissi cercando di convincerlo.
“ Va bene”
disse Neji.
“ Sempre poche
parole tu, eh? Io allora vado a fami una doccia e a cambiarmi” dissi. Andai
verso il bagno, quando all’improvviso mi sentii sollevare e portare di peso in
bagno.
“ Ma che cosa
stai facendo?” dissi ridendo.
“ Ci facciamo
la doccia insieme” disse Neji cominciando a spogliarsi e spogliando anche me.
C’era caldo, troppo caldo in quel
momento.
Il getto
d’acqua ci bagnò entrambi, mentre Neji mi spingeva verso la parete della
doccia. Le nostre labbra erano avvinghiate tra loro, le mie mani percorrevano i
suoi capelli per tutta la loro lunghezza, mentre le sue mani vagavano su per
tutto il mio corpo. Era come se in quel momento il mio cervello si fosse
disconnesso, lasciando spazio a tutte quelle sensazioni che ti portavano in
un’altra dimensione.
“ Neji..” mi
stupii pure della mia voce, era diversa. Neji staccò le sue labbra dal mio
collo e mi guardò.
“ Stasera..
Stasera tu sarai mia” disse allontanandosi. Lo guardai stupita e non capii
perché avesse smesso proprio in quel momento. Lui si mise a ridere vedendo la
mia faccia.
Io non volevo che smettesse..
Ci facemmo la doccia e poi andammo a vestirci.
Per l’occasione indossai questo vestito:
“ Non ti
sembra un po’ troppo scollato?” chiese Neji incarnando un sopraciglio.
“ Mh, no!”
dissi mettendomi le scarpe e sistemandomi i capelli. Cinque minuti dopo eravamo
fuori.
“ Hai qualche
preferenza?” chiesi.
“ Andiamo a
mangiare qualcosa?” chiese Neji.
“ Vuoi
mangiare qualcosa in particolare?” chiesi.
“ Una pizza
in qualche ristorante. Andiamo” mi disse guidandomi. Era come se sapesse dove
andare. Arrivammo davanti a un ristorante. Entrammo.
“ Buonasera
signori. Posso fare qualcosa per voi?” chiese il primo cameriere.
“ Un tavolo
per due” rispose Neji.
“ Prego, da
questa parte” disse quello guidandoci verso un tavolo.
Ci sedemmo e
ci portarono da bere del vino.
“ Qui costa
tutto un occhio della testa” dissi vedendo i prezzi.
“ Di quelli
non ti devi preoccupare” disse Neji ordinando subito dopo. Nel momento in cui
il cameriere se ne andò arrivò Dimitri con un gruppo di amici. Mi si raggelò il
sangue nelle vene.
“ Ma guarda
chi abbiamo qui. Tenten stasera sei uno splendore” disse Dimitri mangiandomi
con gli occhi. Neji non lo considerò completamente. Si sedettero al tavolo
accanto il nostro e ordinarono. Per tutta la serata non mi staccò gli occhi di
dosso, beveva il suo vino guardandomi e parlando con i suoi amici. Quando finimmo
ci alzammo subito e uscimmo, ma come scoprii in seguito quando un ragazzo si
invaghisce di te è difficile fargli capire che non ti interessa, anche se hai
accanto a te il tuo ragazzo.
“ Hey, non è
carino andarsene così in fretta. Mi togli una visuale mozzafiato” disse Dimitri
abbastanza rosso in faccia.
“ Sarebbe?”
chiese Neji alquanto nervoso.
“ Ma Tenten,
è ovvio. E poi con quel vestito che indossa ti fa venire voglia di levarglielo”
disse Dimitri ridendo sguaiatamente.
Neji aveva
superato il limite di sopportazione, ma lo trattenni.
“ E’ ubriaco,
lascialo perdere” dissi cercando di non far succedere una rissa.
“ Se tu fossi
mia non ti dividerei con nessuno” disse Dimitri. Sentii il braccio di Neji
scivolarmi tra le mani e lo vidi fiondarsi contro Dimitri.
Un pugno..
“ Basta
fermati!”
Un altro pugno..
“ Hey qui
fuori si stanno picchiando!”
Un altro pugno ancora..
Ero in mezzo
a loro, fermai Neji e mi voltai verso Dimitri. Ci guardammo per qualche secondo
e poi gli diedi uno schiaffo.
“ Non lo fare
mai più” e con queste parole me ne andai trascinandomi Neji. Arrivammo a casa.
Non sapevo nemmeno io come mi sentivo.
“ Perché lo
hai picchiato?” chiesi dopo quelle che parvero ore di silenzio.
“ Cosa
avresti fatto? Come avresti reagito se ti avessero detto quelle cose?” chiese
Neji guardandomi negli occhi.
Capii che
forse mi sarei comportata come lui. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Lui mi
abbracciò con forza e ci buttammo nel letto.
“ Tu sei solo
mia, unicamente mia” disse baciandomi e con una mano levandomi il vestito. Lo
lasciai fare, forse perché in quel momento ne avevamo entrambi bisogno.
Successe tutto all’improvviso, così in fretta che a stento mi resi conto di
cosa stava succedendo. La mia mente era offuscata da tutte quelle sensazioni
così nuove e così intense, tremavo al contatto con la sua pelle. Per tutta la
notte gridai il suo nome..