Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Giada810    29/04/2012    12 recensioni
Henley-on-Thames è una cittadina dell’Oxfordshire, placidamente adagiata sulle rive del Tamigi.
Dopo la guerra Draco Malfoy vi si trasferisce con la figlia Altair, conducendo un’esistenza tranquilla e riservata. Quando la piccola si affeziona a prima vista ad Hermione, trasferitasi da poco nel cottage accanto, tra lei e Draco nasce una strana e amichevole tregua, destinata a sfociare ben presto in qualcosa di più profondo e totalmente inaspettato.
Dal capitolo 1:
“-Granger?- domandò con una nota di disgusto nella voce.
-Malfoy.-
-E cosa ci faresti tu qui?-
-Sono venuta a riprendere il mio gatto.- rispose Hermione, con le sopracciglia aggrottate di chi non capisce cosa ci sia di difficile in una situazione tanto elementare.
-Non qui-qui, ma qui in questo paese.- specificò burbero.
-Non vedo come ti possa interessare.- commentò con distacco.
-Mi interessa nel momento in cui vieni qui per rovinarmi la vita e acquisire prestigio alle mie spalle. Sappi però, Granger, che non ti permetterò di sputtanarmi senza fare niente.- le sibilò, una sottile minaccia sussurrata a bassa voce per impedire ad Altair di sentire.
-Tu vaneggi, Malfoy.- rispose incredula Hermione –Non sono qui per te, anche se il tuo egocentrismo è così degenerato da farti credere il contrario.-“
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 2
Le domande di Altair
 
 

Dopo tutto ciò a cui aveva dovuto assistere in guerra, Draco non si considerava una persona impressionabile, ma era rimasto sconvolto nel constatare quanto sua figlia fosse rimasta conquistata da Hermione e dal suo gatto.
Comprendendo con straordinaria empatia la sua agitazione e la sua rabbia, quando erano rientrati in casa Altair non aveva fatto domande, limitandosi a dargli un bacino sulla  bua  alla guancia, sostenendo che sarebbe guarito più in fretta, e andando poi nella sua cameretta a giocare con il suo peluche preferito.
Il giorno dopo, però, gli aveva chiesto se poteva andare a trovare Hermione per giocare con il suo  micione. Draco aveva aggirato abilmente la domanda, l’aveva distratta proponendole una visita dalla nonna Narcissa e aveva tirato un lungo  e profondo respiro di sollievo, intimamente convinto di aver messo una pietra sopra la questione della sua nuova e detestabile vicina di casa.
Mai pensiero fu più sbagliato.
Altair aveva fatto la stessa domanda dopo che erano tornati a casa con la Polvere Volante, il giorno dopo a colazione, prima del pisolino pomeridiano e dopo aver mangiato una bella fetta di pane e marmellata di pesche, la sua preferita.
Provvidenzialmente distratto da un gufo che picchiava sul vetro dell’ampia vetrata che dava sul giardino posteriore della villetta, Draco ringraziò mentalmente la sua buona stella.
Il gufo grigio, enorme nel suo piumaggio gonfio e soffice che lo faceva somigliare, secondo Altair, ad una palla di piume, era stato inviato da Pucey, con le risposte su Hermione Granger che Draco aveva chiesto.
Irritato per la figura da psicopatico visionario con manie di persecuzione che aveva fatto, Draco lesse la conferma a quello che Hermione gli aveva detto. Lavorava al reparto Ricerca dell’Ufficio Misteri del Ministero della Magia ed era una della più apprezzate studiose del suo campo.
Mentre ancora leggeva, una piccola mano liscia e morbida si appese al suo maglione, strattonandolo verso il basso per ricevere attenzione.
-Papi, andiamo da Hermione e dal micio?- domandò, guardandolo con gli occhi azzurri sgranati.
-Altair, mi spieghi perché vuoi andare da.. da..- non riusciva proprio a chiamarla per nome –dal micio?- chiese, trovando un compromesso per non dire quel nome che gli sembrava così estraneo.
-Perché così tu chiedi scusa ad Hermione e io posso giocare ancora con Gattastinchi.- rispose semplicemente la bambina.
Colpita da tale disarmante semplicità, Draco si chinò e la prese in braccio, dirigendosi verso la cucina e sorridendo nel sentire una mano piccola insinuarsi nei suoi capelli lisci e tirargli gentilmente qualche ciocca.
Mentre si versava dell’acqua in un bicchiere colorato, che Altair aveva tanto insistito per comprare, la fece sedere sul bancone della cucina e la guardò far dondolare le gambe fasciate da una calzamaglia color malva.
-Ho sete anche io.-
Altair protese la braccia verso il padre e il bicchiere colmo d’acqua fresca e Draco glielo porse, facendosi più vicino e posando le labbra sulla nuca della bambina in un lungo bacio, restando appoggiato a pensare.
-Perché devo chiedere scusa a...- ancora una volta incespicò nelle parole -…insomma, perché?- tagliò corto, curioso di sentire la spiegazione della figlia.
-Perché l’hai trattata male e l’hai fatta piangere e mi dici sempre che poi si deve chiedere scusa.-
Altair lo guardò soddisfatta del proprio ragionamento inoppugnabile.
Draco, a malincuore, dovette ammettere che in effetti la teoria della bambina non faceva una grinza. Quando pochi giorni prima erano stati al parco, Altair aveva urtato una bambina babbana e l’aveva fatta cadere, continuando poi a giocare.
Altair si era subito giustificata dicendo che non aveva fatto apposta, ma Draco le aveva piegato pazientemente che quando facciamo male ad una persona o facciamo qualcosa di spiacevole dobbiamo chiedere scusa.
Il giovane mago si era congratulato con se stesso per quella spiegazione politicamente corretta che gli sarebbe valsa il premio come miglior papà dell’anno. Peccato che poi si fossa rivoltata contro di lui.
Mettendo il bicchiere nel lavandino, Draco sbuffò.
 
***

 
Nel silenzio assoluto della villetta appena ristrutturata, interrotto solo dal fruscio di una penna che scorreva rapida su un foglio di carta, i colpi decisi ma non irruenti sul legno della porta d’ingresso risuonarono forti e amplificati.
-Arrivo!-
Hermione lesse le ultime due righe del paragrafo e inserì una cartolina tra le pagine del libro per tenere il segno. Abbandonando il voluminoso libro rilegato in pelle di drago sul basso tavolinetto da fumo, si alzò e si diresse all’ingresso, controllando rapidamente lo stato dei suoi capelli nello specchio che aveva appeso proprio accanto alla porta.
Meno peggio di quanto pensasse, constatò.
Controllando di avere la bacchetta con sé per qualsiasi evenienza, Hermione aprì. Il sorriso cortese parve congelarsi sul suo volto sostituito da una maschera di incredulità e shock.
-Ciao Hermione!-
Una vocina che non poteva appartenere all’uomo davanti a sé la salutò, convincendola a distogliere lo sguardo dalla causa scatenante del trauma. Ancora turbata ed esterrefatta, Hermione rivolse la propria attenzione alla bambina che la guardava dal basso, fasciata in una abitino viola abbinato alle scarpette di vernice, il viso dolce e rotondo contornato dai capelli biondi, impreziositi da due mollettine color malva della stessa tonalità della calzamaglia.
-Ciao Altair.- la salutò con un sorriso, accarezzandole la testa- Come mai qui?- domandò, alzando gli occhi fino ad incontrarne un paio grigi.
Draco era rigido davanti a lei, palesemente a disagio e non del tutto convinto di ciò che stava facendo. Con le braccia incrociate sul petto, metteva in risalto le braccia e i bicipiti, perfettamente sagomati dal maglione di cotone color panna.
Vedendo che il padre sembrava indeciso e picchiettava le dita sulle braccia, Altair decise di prendere in mano la situazione e poter così andare a giocare con il micio.
-Papà deve chiederti scusa, vero, papi?- chiese conferma, alzando candidamente il visino verso il padre.
Draco lanciò uno sguardo alla figlia e si fece forza, ricordando a se stesso che loro erano gli unici maghi nel raggio di molti chilometri e che nessuno sarebbe mai venuto a sapere cosa lui ed Hermione Granger si sarebbero detti.
-Sì, è vero.- si schiarì la voce poi continuò –Volevo scusarmi per ciò che è successo ieri.- disse rapidamente, cercando di abbreviare quel momento di imbarazzo.
Non vi era alcuna traccia di sentimento e convinzione nelle parole, né tantomeno nello sguardo che le rivolse, quasi una richiesta di non tenerlo oltre sulla porta, in piedi come uno stupido su uno zerbino decorato con allegri tulipani rossi e gialli, in pieno stile Grifondoro.
Hermione pensò che quello fosse un giorno memorabile, in cui dalla bocca di Draco Malfoy  non solo uscivano delle parole di scuse –anche se non sincere-, bensì uscivano delle scuse indirizzate a lei.
Incredibile, doveva segnarselo sul calendario, magari evidenziando il giorno con frecce luminose al neon.
Altair, che per qualche motivo che per Draco rimaneva imperscrutabile pareva aver preso in simpatia Hermione dal primo sguardo, faceva saettare gli occhi azzurri tra il padre, che stringeva una mano della bambina nella propria, ad Hermione, che era rimasta stupita e incredula, nonché intimamente soddisfatta.
-Allora, lo perdoni, vero, Hermione?-
Alla voce squillante e speranzosa della bambina, la bolla di imbarazzo e incredulità che li aveva avvolti in quei pochi secondi eterni scoppiò.
Draco respirò a fondo, riconoscente che quel momento in cui il suo orgoglio era stato brutalmente calpestato fosse passato, mentre con un pollice accarezzava il dorso della mano della figlia, sentendone la pelle liscia e soffice sotto il polpastrello.
Altair era la cosa più bella che gli fosse mai capitata, aveva un effetto calmante ed era immensamente più dolce e profumata di quelle disgustose pozioni per i nervi che assumeva in precedenza.
-Ma certo che lo perdono.- annuì Hermione, sorridendo alla bambina.
Si era sentita incredibilmente offesa per le parole di Draco e per quello sputo, per quel gesto di sfregio fatto solo per il gusto di ferire, e non era riuscita a dominare quella fitta di umiliazione profonda al petto. Aveva dato sfogo alle lacrime amare che Malfoy le aveva provocato e aveva concentrato in quello schiaffo tutta la rabbia che in una situazione normale avrebbe dominato.
Un altro schiaffo non avrebbe fatto di certo male e le avrebbe dato anche un poco di soddisfazione fine a se stessa, ma non sarebbe stato un comportamento corretto adatto ad una Grifondoro.
Era ovvio che Malfoy non si fosse scusato volontariamente, ma era anche vero che l’aveva fatto per far piacere alla figlia, per accontentare un capriccio innocente che l’avrebbe resa felice senza alcuno sforzo. Si era abbassato a far delle scuse a lei solo per dare il buon esempio alla figlia, quindi forse non era così male come ricordava.
-Hermione.- Altair si staccò dalla mano del padre e  si avvicinò alla ragazza che le stava di fronte –Adesso che tu e papà avete fatto pace, posso giocare un po’ con Grattastinchi?- pronunciò il nome del gatto con lentezza, attenta a non fare errori.
-Certo, per me non ci sono problemi.- si morse un labbro per l’incertezza di quanto aveva appena detto, poi alzò lo sguardo su Draco –Per te ci sono problemi?-
Draco soppesò al risposta, combattuto tra gli occhioni entusiasti di sua figlia e la prospettiva di entrare in casa della Granger. Già se la immaginava, sciatta e senza alcun tocco di stile, coperta da uno strato di polvere come la casa di una donna vecchia e decrepita e invasa dall’odore stantio dei libri ammuffiti.
-È tardi, Altair, magari He..- ancora quel maledetto nome che non gli usciva -..magari stava facendo qualcosa e l’abbiamo disturbata.-
-Veramente non stavo facendo nulla, ma se…- Hermione scrollò le spalle, evitando di dire qualcosa che avrebbe potuto disturbare Altair e l’immagine di cavaliere senza macchia e senza paura che si era costruita del padre.
Forse Malfoy era la peggior specie di uomo sulla faccia del pianeta, ma con sua figlia doveva essere un angelo, l’aveva capito da come gli occhi di Altair brillavano ogni volta che lo chiamava  papi  e da come quelli dell’uomo si addolcissero quando cadevano sulla figura sottile della figlia, trasformandolo quasi in un’altra persona.
Se era così  almeno  con una persona sulla faccia del pianeta, perché doveva rovinare tutto quell’amore con allusioni al suo disprezzo per il sangue di una come lei?
Non ne aveva il diritto, così si morse la lingua e bloccò il flusso di parole.
-Puoi tornare un’altra volta, se vuoi.- propose ad Altair, inginocchiandosi alla sua altezza –Oppure posso portare Grattastinchi nel tuo giardino, così stai in casa e papà non si preoccupa, che ne pensi?-
Draco rimase spiazzato dalla gentilezza con cui la Granger si rivolgeva a sua figlia e dal modo in cui le sorrideva, senza lasciar trasparire minimamente –almeno agli occhi di una bambina di quattro anni- tutto il rancore che correva tra loro.
-Non posso giocarci solo cinque minuti?-
-Non lo so…- tentennò Hermione, alzando gli occhi verso Draco che sbuffò in silenzio.
-Solo cinque minuti?- domandò ancora, andando dal suo adorato papà e stringendogli una mano tra le proprie, piccole e calde.
-Va bene, solo cinque minuti.- le concesse –Poi torniamo a casa a fare il bagno.-
Altair annuì felice, voltandosi subito verso Hermione che si fece da parte per lasciarli entrare in casa. Seguendo con aria da martire la figlia che era entrata senza alcun tentennamento, Draco superò l’uscio e sentì la porta chiudersi alla sue spalle, escludendo il freddo vento che era salito nell’ultima mezz’ora.
Mentre Altair allungava una mano fino a stringere senza alcun imbarazzo quella di Hermione, la ragazza li condusse oltre il piccolo ingresso dalle pareti gialle, guidandoli nel salotto.

Draco rimase stupito da quell’ambiente e dalla cucina che si intravedeva oltre una porta ad arco, completamente diversi dall’immagine che si era costruito nella mente.
La pareti del salotto erano di un delicato color crema, decorato in alto da una greca color amaranto che richiamava il colore brillante del divano e della poltrona, posti di fronte ad un alto mobile in legno e separati da esso grazie ad un tappeto etnico e ad un tavolino da fumo. Il vetro di quest’ultimo quasi scompariva sotto l’enorme quantità di fogli, pergamene, quaderni, piume e penne babbane  che lo sommergevano, indiscutibile marchio di riconoscimento della proprietaria della casa.
Alle pareti, stampe e foto di ogni forma e dimensione riscaldavano di umanità l’ambiente.
-Questo è il salotto.- spiegò Hermione con un leggero imbarazzo nella voce –Di là c’è la cucina e al piano superiore le camere da letto e il bagno.- terminò, indicando le scale con la balaustra in legno che conducevano al piano superiore.
-Questa sei tu?-
Con l’indice teso e in punta di piedi per veder meglio l’oggetto di tanto interesse, Altair indicava una foto in una cornice d’argento, appoggiata su uno scrittoio nell’angolo apposto della stanza.
-Sì, sono io il primo giorno di scuola. Stavamo per andare alla stazione per prendere l’Espresso per Hogwarts.- spiegò Hermione, un sorriso al ricordo di quel giorno importante e ormai lontano.
-Dove è andato anche il mio papà?-
Dopo essersi scambiati un’occhiata fugace e colma di ricordi spiacevoli legati agli anni in cui avevano vissuto sotto lo stesso tetto –un tetto gigantesco risalente al Medioevo, ma pur sempre lo  stesso  tetto-, entrambi annuirono.
-E questi chi sono?-
Alle spalle di Hermione, Draco chinò il capo, sconsolato e ormai rassegnato a fare la figura di quello che non è capace di insegnare alla figlia la buona educazione. Altair era sempre timida e poco propensa alle chiacchiere in presenza di estranei, parlava così liberamente solo con sua madre e con nonna Cissy, ma sembrava che conoscesse Hermione da una vita.
-Sono mia mamma e mio papà e quella che si vede dietro è la nostra casa.-
Hermione, tuttavia, non pareva particolarmente turbata da tutte queste domande, si era limitata a scoccare uno sguardo a Draco quando prima aveva nominato la scuola che li aveva visti insultarsi e affatturarsi nei corridoi. Per il resto, parlava ad Altair come avrebbe parlato ad ogni altro bambino, babbano o mago che fosse.
-La tua mamma è molto bella, lo sai?-
Togliendo un paio di grossi volumi dal divano su cui stava lavorando prima, Hermione rise, poi annuì con il capo avvicinandosi alla bambina.
-Sarà molto contenta di questo complimento, soprattutto se viene da una bambina bella come te.-
Mentre Altair sorrideva compiaciuta del complimento, Grattastinchi scese le scale e si strofinò prima sulle caviglie della sua padrona e poi su quelle sottili della bambina di cui si era perdutamente innamorato, forse anche a causa delle coccole generose che riceveva.
Forse memore dell’ultima volta che quella bambina dall’aspetto tanto dolce l’aveva sollevato con poca grazia come fosse stato un peluche, Grattastinchi sfuggì alla sua presa e si acciambellò sul divano, invitando la bimba a raggiungerlo con un miagolio e uno sventolio della coda.
Senza farselo ripetere due volte, Altair saltellò verso il divano, bloccandosi poco prima di sedersi.
-Posso?- chiese al padre, che era rimasto in piedi accanto alla porta da cui erano entrati nel salotto.
Mentre si dirigeva verso la cucina, Hermione gli passò accanto, lanciandogli un’occhiata truce.
-Ti assicuro che non è contaminato e che il gene del sangue sporco non si trasmette per via aerea. Puoi farla sedere senza paura che una mutazione genetica la trasformi in una come me, magari con l’aggiunta di squame verdi e viscide.- sibilò con amara e perfida ironia.

Senza aspettare una risposta, andò in cucina, prendendo un vassoio e posandoci sopra tre bicchieri di succo alla pesca e qualche biscotto fatto in casa. Quando tornò in salotto, Altair era seduta a gambe incrociate sul divano, accarezzando Grattastinchi che si rotolava a pancia in su, mentre Draco le sedeva accanto in una posa rigida e composta, evidentemente occupato nella difficile operazione di non toccare più del dovuto quello che probabilmente considerava a tutti gli effetti un  ricettacolo di germi impuri.
In realtà quello che rendeva Draco Malfoy così rigido e teso era molto meno legato di quanto si potesse pensare agli ideali razzisti che lo aveva sempre caratterizzato. Era solo il pensiero di trovarsi in casa di Hermione Granger, sul  suo  divano mentre Altair giocava e rideva dello strano muso schiacciato del  suo  gatto rosso, a causargli un evidente e sospetto irrigidimento dei nervi.
Dopo aver bevuto un sorso di succo, Altair ricominciò ad accarezzare metodicamente il batuffolo di pelo fulvo che teneva accovacciato accanto alle gambe e guardò Hermione con palese curiosità negli occhi accesi, affascinata da quella donna che evidentemente considerava la sua nuova amica.
-Hermione, tu hai un fidanzato?-
-No.- rispose Hermione tra un colpo di tosse e l’altro, bevendo un altro sorso di succo per riprendersi da quella domanda.
Non che avesse problemi a dire ad una bambina di meno di cinque anni che non era fidanzata, ma la metteva a disagio parlarne davanti a Malfoy, lo stesso che le aveva ripetuto per anni quanto fosse poco attraente e femminile.
-E perché no?-
-Altair, non credo che siano affari….- Draco cercò di mettere un freno alla curiosità della bambina che gli sedeva accanto. Non aveva idea di aver fatto una figlia tanto pettegola, ma d’altro canto, si disse, era anche figlia di sua madre.
Se aveva preso la curiosità e la tendenza a spettegolare da Astoria e da lui la spiccata capacità serpeverde di piegare le persone ai propri desideri, Draco non riusciva proprio a capire da chi avesse preso la simpatia verso i Grifondoro e verso  quella  Grifondoro in particolare.
Il sospetto che il gene dei Black, e di Sirius Black in particolare ne fosse in qualche modo responsabile, sarebbe divenuto, di lì a poco, più di un sospetto.
-Non fa niente.- lo tranquillizzò Hermione, tornando a sorridere alla bimba, timorosa di aver detto qualcosa di male –Ero fidanzata, ma poi abbiamo capito di non amarci più e che non era giusto stare insieme lo stesso, capisci?- diede voce alla prima scusa che le era venuta in mente, molto più alla portata di Altair di quanto non fosse la verità.
Altair fece segno che sì, aveva capito, e tornò ad accarezzare il micio pensierosa, elaborando una nuova domanda.
-Papà fa il giornalista sportivo.- spiegò orgogliosa, utilizzando quelle parole che aveva sentito tante volte quando incontrava gli amici di Draco –E tu cosa fai?-
-Io studio libri antichi, faccio ricerche su cose che nessuno conosce più.- le spiegò Hermione, in modo abbastanza semplice affinché anche lei potesse capire, indicando i libri che erano sparsi sul tavolino e che riempivano gli scaffali di una grande e imponente libreria a muro.
Draco l’aveva notata subito, ma non vi aveva prestato molta attenzione. Mentre la figlia tempestava Hermione di domande più o meno strane, che spaziavano dal colore preferito a  quanti anni avesse Grattastinchi, Draco osservò la libreria alle spalle di Hermione.
Era occupata da libri più o meno grandi, sistemati in piedi o orizzontalmente sopra gli altri, fino a riempire ogni buco disponibile; alcuni erano palesemente babbani, con le coste in cartoncino logorate dal tempo, mentre altri erano magici, rilegati in pelle di drago dai colori più vari.
-Anche papà legge tanto, ma noi non abbiamo così tanti libri come te.-
L’affermazione di Altair stupì Hermione, che non ricordava di aver mai visto Draco leggere un libro durante gli anni di scuola, se si escludevano le pagine che i professori assegnavano durante le lezioni.
-Ah, davvero?- fu l’unico commento, ben poco intelligente a dire il vero, che le uscì dalla bocca.
-Sì, Granger, davvero.- confermò scocciato Draco –Anche se ti sembrerà strano, anche a me hanno insegnato a leggere.-
-Rilassati.- gli suggerì Hermione, porgendo alla bambina che li divideva un biscotto dal piattino che non riusciva a raggiungere a causa del gatto che si era placidamente coricato sulle sue gambe –Ero solo stupita, non ti ho mai visto in biblioteca.-
Draco sbuffò e roteò gli occhi al soffitto. Il tempo che lui e la Mudblood potevano passare insieme senza scannarsi a vicenda stava rapidamente giungendo al termine.
-Sai com’è, avevo anche una vita sociale, al contrario di qualcun altro.- l’allusione era più che palese e infatti gli occhi di Hermione si assottigliarono pericolosamente, in una perfetta imitazione della McGrannit, di quelle che avrebbe rivolto ad Harry e Ron ai tempi della scuola per dei compiti non fatti.
Forse una volta poteva anche tollerare e soprassedere a certi insulti sulla sua voglia di studiare, ma ora non più, non quando quella stessa voglia di studiare l’aveva fatta diventare una delle più apprezzate studiose di Incantesimi e tecniche di Trasfigurazione delle epoche passate.
-Io avevo una vita sociale, solo che ho preferito cercare poche vere amicizie, piuttosto che avere un codazzo di leccapiedi che si sono volatilizzati non appena ho perso il mio prestigio.-
-Sei davvero così sicura di essere l’unica ad avere dei veri amici?- le domandò aspramente. Certo non le avrebbe spiegato tutta la sua rete di amicizie vere e semplici conoscenze vantaggiose, ma voleva almeno far cadere quelle certezze di cui lei si mostrava tanto sicura.
-Abbastanza, visto che io non sono dovuta scappare da Londra con mia figlia solo perché nessuno aveva più fiducia in me.- sibilò, approfittando delle risatine contente di Altair per coprire quell’attacco diretto e  molto poco diplomatico.
Terminato l’eccesso di risatine di Altair, a cui Grattastinchi aveva appena leccato con gioia e affetto il palmo della mano, la bambina riprese l’interrogatorio da dove l’aveva interrotto.
-Anche tu sei una strega, vero?-
Prima che potesse rispondere, Hermione venne interrotta da una voce derisoria, che cercava chiaramente di fare il verso alla loro professoressa di Trasfigurazione.
-Oh, sì, la migliore strega degli ultimi secoli!-
La bocca di Draco si storse in un ghigno di disaccordo e fastidio, cercando di nasconderlo alla vista della figlia dietro al proprio bicchiere di succo.
-Sei davvero la migliore strega del mondo?- chiese Altair, euforica oltre ogni dire.
-Non esageriamo!- si schermì Hermione, spingendo Draco a storcere nuovamente la bocca –Però sì, sono una strega molto brava.-
Altair batté le manine, facendo sobbalzare Grattastinchi, che balzò a terra per sgranchirsi le zampe.
-Mi fai vedere una magia?- vedendo la titubanza della strega, aggiunse –Per favore per favore per favore?-
Sgranò gli occhi come faceva solitamente con il padre per conquistarlo definitivamente e sorrise ancor più vedendo la ragazza acconsentire con un gesto del capo.
Senza prendere la bacchetta e con uno sguardo di sfida a Draco, Hermione si chinò in avanti, il pugno chiuso proteso davanti a sé verso la bambina. Chiuse gli occhi, si concentrò e sorrise alla propria euforica spettatrice, aprendo le dita.
Lì, sul palmo della mano, faceva mostra di sé un tulipano rosa che oscillava leggermente, come mosse da una brezza invisibile.
Vedendo l’eccitazione di sua figlia per quella magia banale –magia senza bacchetta, ammise con una punta di irritazione- Draco sbuffò ancora, guardando l’orologio in legno appeso al muro.
Ma il tempo non passava mai?

Mentre la piccola, ormai decisa ad adottare Hermione come sorella maggiore, continuava a cianciare di cose allucinanti, dalle magie che le faceva vedere nonna Cissy a quelle che faceva il papà, Draco studiò le foto appese sui muri.
Ritraevano Hermione a varie età e con varie persone, molte delle quali erano presenti in più di una fotografia. Una foto dell’ultimo anno dei Grifondoro al gran completo il giorno dei M.A.G.O.; lei, Potter, Weasley e la sorella in un parco; lei, la rossa e la Lovegood in posti che non conosceva; lei e Potter in abito elegante a quello che doveva essere un matrimonio; lei e i suoi genitori.
-Malfoy!-
La voce squillante e perforante dell’antica compagna di scuola lo destò, accompagnata da un energico colpetto sul ginocchio. Lei e Altair, mano nella mano, stavano in piedi davanti a lui, che si era perso ad osservare tutte quelle fotografie.
-Altair mi ha chiesto di vedere il piano di sopra, posso portarla su?-
Scambiando un’occhiata con la figlia, Draco si limitò ad annuire, stupito da quell’atto di educazione e gentilezza della Granger. Vedendole scomparire al piano superiore, si abbandonò contro lo schienale della poltrona, esausto e con un dolore sordo ai muscoli del collo tesi per il disagio. Al piano di sopra, sentiva la voce limpida della figlia che raccontava qualcosa, sollecitata di tanto in tanto da una risposta o da una risata della Granger.
Ci aveva impiegato mesi di convincimento, con l’aiuto di Astoria, per convincere Altair che Pansy non era cattiva come sembrava e che non era la strega di Biancaneve, come lei stessa si era convinta. Poi, d’un tratto, arrivava una Grifondoro con i denti da castoro e conquistava il suo cuore al primo sguardo.
I bambini erano strani e sua figlia non faceva eccezione.
Sentendo dei rumori, si raddrizzò e si voltò, in tempo per vederle scendere. In braccio ad Hermione, Altair indicava prima una foto e poi un’altra, prima un quadro e poi un oggetto e faceva domande curiose.
Chi erano, dove erano, quanti anni aveva. Tutte domande che a Draco non interessavano minimamente, ma che invece entusiasmavano Altair e sembravano non infastidire Hermione, che raccontava tutto con tranquillità, come se avesse dimenticato chi fosse la bambina che portava in braccio e che giocava con i suoi capelli gonfi.
Ancora una volta, Draco rimase profondamente stupito dal comportamento perfettamente diplomatico e gentile che Hermione aveva verso la piccola Malfoy. Non sembrava infastidita dalle domande né dalla parentela che la legava a Draco né dalla sua stessa presenza nel suo salotto, come se non le importasse nulla dei loro trascorsi e del sangue che scorreva nelle vene dei suoi vicini di casa.
Dopo aver finito il tour anche del piano inferiore, Hermione porse a Draco la figlia, accompagnandoli poi alla porta, tra le proteste di Altair che non voleva assolutamente tornare a casa solo per farsi il bagno.
-È bello il mio papà, vero?- domandò la bimba, dopo aver dato un bacio sulla guancia ad Hermione, guardando orgogliosa il suo papà.
Divertito dalla situazione, Draco guardò la ragazza in piedi accanto a lui diventare un poco rossa d’imbarazzo e far vagare lo sguardo altrove, tormentandosi il polsino della camicia a scacchi. Era in imbarazzo esattamente come lo sarebbe stata anni prima.
Già a quel tempo, Draco aveva notato la riservatezza di Hermione per temi che riguardassero la sfera emotiva, come ad esempio la semplice vista di due studenti che si baciavano in modo un poco  intraprendente  nei corridoi.
-Non ti piace il mio papà?- domandò delusa.
Per lei era il papà più bello del mondo, aveva gli occhi grigi e i capelli biondi come i principi delle fiabe, perché a Hermione non piaceva?
-No no, mi piace.- Hermione si affettò a rispondere, poi si morse la lingua –Cioè, sì, è proprio un bel papà.- cercò di salvarsi, sorridendo in risposta al sorriso contento e soddisfatto della bimba.
Dopo essersi scambiati un cenno del capo, Draco si voltò verso casa, mentre Altair continuava a salutare la sua nuova amica.
-Se solo non fosse così insopportabile...-
Sentendo alle proprie spalle il borbottio lugubre e irritato di Hermione, Draco continuò a camminare verso casa, lasciando libero sfogo ad una piega sospetta delle labbra, una piega che con molta fantasia si sarebbe potuta considerare un sorriso.
 
 
 
Buonasera  mie care lettrici!
Ecco il nuovo capitolo, spero che vi piaccia come vi è piaciuto il primo. Il prossimo arriverà domenica prossima.
Forse è un capitolo un po’ di passaggio, ma credo sia necessario per farli avvicinare.
Vi lascio un piccolo spoiler, che dite?
 
" -Granger, non è che sei così nervosa perché ti sei preoccupata per me?- insinuò, cercando di alleggerire l’atmosfera pesante che aleggiava nella stanza e di eliminare ogni traccia di riconoscenza che si sentiva in dovere di provare nei suoi confronti.
Era meglio non creare strane situazioni, lasciare tutto come era in precedenza ed evitare occasioni che permettessero alla Granger di sorprenderlo. Di nuovo.
-Malfoy.- sibilò senza nemmeno voltarsi -Ricordati che io ho una bacchetta e un coltello e tu hai entrambe le mani occupate a reggere tua figlia. A te le conclusioni.- lo sollecitò, lanciando le rondelle di carota in una pentola. "
 
Bene, spero di avervi incuriosito e ovviamente aspetto le vostre recensioni, spero belle e ancora più numerose del capitolo precedente.
Ogni commento o suggerimento è ben accetto, quindi fatemi sapere ciò che ne pensate.
Un abbraccio fortissimo!
Giada
 

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Giada810