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Autore: _Ery99_    29/04/2012    4 recensioni
Parole. Parole sussurrate appena. Se non ci fosse stato quel mantello ad attutirle, Draco Malfoy fu certo che non avrebbe resistito a quelle grida assordanti.
E poi si chinò. Percepì il sudore confondersi con le lacrime e un dolore lacerante rimescolargli il sangue.
E, ancora una volta, Draco Malfoy pregò che quella nebbia non svanisse, per far sì che celasse ancora la sua debolezza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Cap 3

 

 

Nevicava. Nevicava quella mattina. Fiocchi leggiadri ovunque, che si posavano dappertutto. Sulle torri, sulla pietra del castello levigata dal tempo, sull'erba quasi morta.

Draco Malfoy era immobile nel vano di una finestra a contemplare gli alberi imbiancarsi e il paesaggio mutare – purificarsi.

Sarebbe stata una giornata perfetta se ci fosse stata anche una fitta coltre di nebbia.

Aveva le mani bianche, le dita ossute, il volto spaventosamente pallido. Sulle labbra ancora il sapore del suo sangue e, stretta in grembo, una coperta che profumava di rose.

Faceva freddo. Il vetro cominciò ad appannarsi e gli parve di essere sospeso nella sua bolla d'aria, isolato da tutti e da tutto, solo – completamente solo. Ma non pianse stavolta, e non si fece sopraffare dai tremiti e dai conati – non si fece sopraffare dal suo passato. E continuò a fissare il vuoto, in cerca di una risposta, in cerca della pace.

La neve continuava a cadere copiosa, lenta – esasperante - e in quella neve lui vide la sua disperazione, il suo cedere – giorno dopo giorno – e la odiò. La odiò con tutto se stesso, perché si beffava di lui. Percepì di nuovo quel pugno all'altezza dello stomaco, lo stesso che aveva sentito quella notte, quando lei lo aveva adagiato sul divano e aveva sussurrato parole importanti.

Esiste un modo per tornare ad essere buoni.

Nei meandri della sua mente, si sentì di nuovo perso e ricominciò a vagare senza una meta, perdendo la cognizione del tempo. Smarrito, ancora. E temeva che non avrebbe avuto di nuovo nulla a cui aggrapparsi, - come sempre. Gocce di sudore gli solcavano la fronte fredda, contratta. Incespicò nei suoi stessi passi, la sua mente volò a quella notte di nebbia, – accasciato sul terriccio umido – con l'anima in fiamme e gli occhi vuoti.

Si fece del male, di nuovo, ripensando alla sua giovinezza spezzata, alla sua serenità rubata, alla sua vita cambiata - lacerata.

Si aggrappò a una parete, sentendo le gambe non reggerlo, ma si sentì scottato, come se anche quella che era stata il suo rifugio per così tanto tempo, il luogo dove era al sicuro – la sua seconda casa - lo stesse ripudiando, rifiutando, gli stesse urlando in faccia le sue colpe.

Si guardò intorno e gli parve di vorticare, in un brusio di urla antiche, parole non dette, incantesimi senza perdono. Sentiva di cadere, – in quel baratro – sempre più giù, più a fondo, ma stavolta era sicuro che non si sarebbe rialzato, non avrebbe potuto – desiderato - ricominciare. Sarebbe rimasto un fantasma. Per sempre. Un fantasma con gli occhi vuoti, trasparenti. Un fantasma senz'anima. E nemmeno il mantello invisibile che teneva sul capo sarebbe riuscito a proteggerlo – proteggere la sua coscienza – dalla consapevolezza di non avere scelta, di non avere un'opportunità di redenzione, di perdono.

Stava per cedere, lo sentiva. Un cappio gli si stava stringendo al collo, sempre più stretto, tagliente, mortale.

In quel momento Draco Malfoy decise di arrendersi e non lottò per ciò che era – per ciò che era veramente. No. Non oppose resistenza stavolta. Si lasciò travolgere da quella febbre che lo coglieva all'improvviso, da quelle lacrime che non riusciva più a trattenere, da quel suo stesso sangue – così puro – che lo soffocava.

Sorrise appena quando credette di vedere l'inferno. Una luce abbagliante che lo investì, ferendogli gli occhi, come onde che si infrangono sugli scogli. Ma non era la luce della morte quella.

Proveniva da due specchi scuri – troppo vivi per appartenere a Lucifero. La sua mente gli stava giocando brutti scherzi, tanto era annebbiata, smarrita, confusa, persa.

Gli parve di sentire il suo nome in quel brusio di grida antiche, percepì spinte lievi sulle sue spalle esili, qualcosa nel petto che ricominciava a battere – finalmente, dopo tanto tempo. Trasse un respiro profondo, boccheggiando, come se qualcuno lo avesse trascinato via da quella bolla, al di fuori della quale non era abituato a vivere. Cadde carponi con la neve che gli intirizziva le dita e il vento che gli raggelava le ossa. Ebbe la sensazione di non essere più coperto da un mantello. Gli apparve tutto più chiaro, più limpido e si intossicò di quel profumo di rose che percepiva intorno a sé.

Cercò di alzarsi in piedi ma si sentì mancare e rimase sul quel tappeto bianco, sentendosi nuovamente debole – solo.

Riprovò una seconda volta e, quando una mano gentile lo sorresse, lui vi si aggrappò come se rappresentasse il centro esatto del suo mondo, del suo universo.

Non disse niente, e quando la guardò negli occhi, si sentì completo, al sicuro – di nuovo a casa, conservando nelle iridi una muta domanda – una supplica.

Esporla sarebbe stato superfluo. Sapeva che lei l'avrebbe colta.

Esiste un modo per tornare ad essere buoni. Quale?

Aveva bisogno di saperlo. Gli parve che Hermione Granger stesse elaborando una risposta adeguata, alla sua altezza, capace di tenergli testa – di fargli ritrovare la strada perduta.

- Sii ciò che vuoi essere – semplice, diretta, lo aveva spiazzato. In quel momento a Draco Malfoy le lacrime, la repulsione, il terrore, i conati, le grida mute – il sangue e la morte – gli sembrarono pensieri lontani, distanti. Aveva messo loro in quella bolla al posto di se stesso. E anche quel baratro, ora, gli sembrava meno profondo. Sarebbe riuscito a saltarlo senza spezzarsi, senza cadere, senza perdersi, se ci fosse stata lei al suo fianco.

Eppure non la ringraziò. Mai. Bastava che chiudesse gli occhi e sussurrasse un Ti prego perché lei gli sfiorasse le dita ripulendole dal sangue di cui si erano macchiate troppe volte – e non lo facesse smarrire. Di nuovo. Per sempre. Ora era lei il suo mantello.

Ogni volta, nei suoi occhi, rivedeva il sole e gli sembrava impossibile che se ne fosse innamorato. Aveva sempre odiato il sole.

E si chiedeva cosa vedesse lei nei suoi occhi grigi. Nebbia forse?

Era strano: Hermione Granger aveva sempre odiato la nebbia.

 

Angolo autrice..

 

Ecco il terzo e ultimo capitolo! Spero che abbiate, almeno un po', apprezzato questa mia fic.. a me è piaciuto davvero tanto scriverla ;) Per favore, lasciatemi un commentino, mi piacerebbe sapere la vostra opinione. :)

Un bacione,

_ Ery99 _

  
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