Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Lione94    30/04/2012    4 recensioni
Un nome,
una profezia,
una guerra millenaria fra Angeli e Demoni.
Allie Fox, come ogni comune adolescente, ha smesso di credere alla magia dei bambini, ma sarà costretta a ricrederci dopo aver messo la sua firma su un libro incantato: mai sottovalutare il potere delle parole!
Sarà così coinvolta in un conflitto tra Bene e Male e, tra profezie, diavoli guastafeste, gatti parlanti, angeli custodi e un affascinate Principe dei Demoni, la sua vita cambierà completamente.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Tempeste
















 Mi svegliai ascoltando lo scrosciare della pioggia e l’ululato del vento. Mi affacciai alla finestra e vidi che fuori stava piovendo ancora più forte di quando aveva iniziato il giorno precedente. La pioggia scendeva così fitta che i contorni del paesaggio erano distorti, quasi indistinguibili, e il cielo scuro era illuminato solo da qualche fulmine. I rombi dei tuoni facevano suonare gli allarmi delle macchine parcheggiate per strada. Era davvero un clima infernale.
 Quando scesi per la colazione vidi che mio padre era al telefono, la fronte aggrottata e faceva uno zapping frenetico con il televisore saltando da telegiornale a telegiornale. Rubai un biscotto senza prestare attenzione alle voci che si diffondevano nella stanza.
 << Al! >> strillò mio padre fermandomi mentre aprivo la porta. La pioggia m’investì prima che Nathaniel corresse a chiudere. << Dove hai intenzione di andare? >> mi domandò preoccupato.
 << A scuola >> risposi confusa.
 << Non hai ascoltato il televisore? E’ in arrivo un uragano, e poco prima stavo parlando al telefono con il professor Kitting. La scuola oggi rimarrà chiusa >>.
 Guardai fuori dalla finestra: di solito gli uragani non mi spaventavano eccessivamente perché abitando in Kansas erano soliti passare per la nostra città però quella volta la prospettiva di una così forte tempesta mi inquietava molto.
 << Papà! >> lo ripresi quando notai che stava indossando l’impermeabile << Tu andrai lo stesso al lavoro? >>
 << Sì Allie, non preoccuparti. Prenderò la macchina. Purtroppo molti sono rimasti bloccati e mancano persone all’ospedale >> mi baciò sulla fronte << Sta attenta, io tornerò il prima possibile >>.
 Lo osservai avventurarsi nella bufera e poi scomparire dietro l’angolo della strada con Dessy. Prima di chiudere, il mio occhio cadde sulla botola del rifugio situata vicino la casa e sentii l’agitazione crescere.
 << Non preoccuparti, andrà tutto bene >> la voce di Gwen mi fece sobbalzare.
 Non l’avevo sentita arrivare.
 Annuii cercando di calmarmi. Sì aveva ragione lei. Avevamo già molte volte affrontato il problema uragano ed eravamo sempre stati bene.
 << Allie io devo tornare in paradiso. Ce la fai a rimanere da sola per qualche tempo? >>
 << C’è qualche novità? >> chiesi ansiosa.
 Aggrottò la fronte. << C’è uno strano momento tra le creature infernali e credo sia meglio cercare rassicurazioni di Gabriel >>.
 << Torna presto >>.
 Lei sorrise e scomparve in un luccichio.
 Forse avrei potuto seguirla per andare dalla mamma ma se papà fosse tornato prima e non mi avesse trovato, sarebbe morto d’infarto. Per calmare l’improvvisa inquietudine e la noia che stava prendendo il sopravvento salii in soffitta a prendere il Libro e davanti la televisione ancora accesa lo sfogliai notando che erano apparse delle nuove scritte. Da quando lo avevo firmato, le pagine avevano iniziato a riempirsi della mia storia.
 “E mentre Allie era al sicuro nella sua calda casa, qualcuno a lei caro là fuori invocava il suo aiuto”.
 Impallidii quando mi sembrò di sentire una voce sopra l’ululato del vento.
 …
 Papà!!!
 In quel momento, mentre il libro mi cadeva dalle mani, la corrente mancò e in lontananza sentii una sirena d’allarme echeggiare sull’ululato del vento. M’irrigidii, spaventata a morte. Il terrore era così tanto che non riuscivo a muovermi.
 La sirena continuava a suonare e la forza del vento ad aumentare.
 Mi alzai solo quando le parole del libro mi tornarono in mente.
 Nathaniel era in pericolo!
 Brancolai nel buio e aprii la porta. Sentii un richiamo provenire da dietro la casa.
 << Arrivo papà! >>
 Corsi tenendomi appoggiata al muro della casa perché il vento era troppo forte… e poi lo vidi: il ciclone era laggiù tra i lontani campi di grano. Il cuore iniziò a battere forte per la paura. Vedere quel fenomeno della natura così vicino alla città mi fece tremare di terrore. Stava venendo per distruggere ogni cosa.
 Il richiamangeli al mio collo iniziò a tintinnare furiosamente.
 Lanciai un urlo quando sentii qualcuno spingermi via dal muro. Alzai lo sguardo e vidi un diavolo sghignazzare mentre mi spingeva con violenza verso quell’inferno.
 Mi avevano teso una trappola!
 Erano stati loro a creare l’uragano! Ecco perché la sua venuta era fuori stagione tipica, ecco perché era così nero e così potente: era il male!
 Mi aggrappai alla ringhiera che delimitava il nostro giardino e con il cuore che scoppiava, lottai con tutte le mie forze per contrastare quella spinta.
 Una tavola di legno proveniente da chissà dove volò vicino a me tanto che sentii un forte dolore al fianco. Con la vista appannata dalle lacrime di dolore e l’ululato del vento che mi stordiva, mi girai per vedere il diavolo scomparire in una nuova di fumo nero. Ma non ero ancora salva. Lottai contro le raffiche e corsi verso casa. La porta d’ingresso, lasciata aperta, sbatteva forte. Il cigolio dei cardini si confondeva con il suono del ciondolo al mio collo che non aveva mai smesso di tintinnare.
 Sgranai gli occhi quando vidi una figura nera comparire sulla soglia, che mi travolse nella sua scia. Era Gilderoy… e in mano aveva il Libro!
 No! Non potevano impossessarsi di Grimorio!
 Isterica mi avventai su di lui.
 << Lascialo Gilderoy! >>
 La grandine si avventò su di noi e sentii la testa pulsare dal dolore. Il fianco bruciava. Cercando di racimolare le poche energie che mi erano rimaste, mollai un pugno sul braccio del Diavolo.
 Lui era molto più forte di me ma l’effetto sorpresa mi aiutò. Evidentemente non si aspettava che fossi lì. Gli strappai il libro dalle mani e mi diressi verso la botola del rifugio, però ero troppo lenta perché la pioggia gelata sopra di me, pesante come una cascata, mi mozzava il respiro.
 Un lampo illuminò il cielo e con un impeto di terrore vidi tre figure demoniache avvicinarsi a me. Gilderoy aveva chiamato rinforzi e uno di essi sembrava proprio Evil.
 Scivolai sul terreno viscido e fangoso e il libro mi sfuggì dalle mani, però grazie alla sua magia rimase incolume al fango e alla pioggia.
 Delle risate diaboliche risuonarono dietro di me.
 << Oh povera, la nostra impavida Allie! >> sghignazzò Gilderoy avvicinandosi.
 Evil atterrò davanti a me e mi rialzò prendendomi per i capelli e facendomi urlare per il dolore. << Stupida mortale! >>.
 All’improvviso qualcosa cambiò: una figura intervenne a mio favore, avventandosi sul diavolo dai capelli violetti.
 Gwen era venuta a salvarmi!
 No, un momento! Quella non era Gwen!
 Layo!
 Rimasi per un attimo a osservarlo lottare contro il suo furioso rivale mentre gli altri tre diavoli si avventavano su di lui.
 << Allie scappa! >>
 Al suo urlo mi riscossi e prima che Gilderoy potesse afferrarmi, presi il Libro caduto a terra e scappai. Incespicando arrivai fino alla botola e con mani tremanti aprii il rifugio per tuffarmici dentro senza considerare le scale.
 Atterrai con una forte botta sul fianco già ferito e la porta si chiuse sopra di me con un tonfo. Il silenzio mi circondò. Il richiamangeli aveva smesso di suonare: ero finalmente al sicuro.
 Non so per quanto tempo rimasi lì al buio, raggomitolata contro il muro vicino l’entrata chiusa con stretto il Libro al petto che si alzava e abbassava frenetico seguendo il mio respiro spezzato e ansante. Tremavo sbattendo forte i denti per il freddo che mi aveva congelato le ossa e per la paura che avevo provato e che non accennava a diminuire. Il dolore mi colpiva a ondate e non ero sicura che l’acqua sul mio volto fosse solo pioggia.
 Poi all’improvviso la porta si aprì e si richiuse di scatto. Sobbalzai lanciando l’ennesimo urlo quando delle braccia mi strinsero.
 << Allie sono io >>.
 Layo mi strinse il volto tra le mani costringendomi a guardarlo negli occhi scuri che riuscivo a distinguere nel buio grazie al loro luccichio. Subito mi sentii meglio e mi strinsi a lui, nascondendo il volto nel suo petto, singhiozzando.
 << L-Layo è stato orribile! S-sono caduta nella loro trappola. Il Male ha quasi rischiato di… vincere. Ho… ho lasciato loro aperta la porta! G-grimorio stava… stava per cadere nelle loro m-mani… >>.
 Una mano si posò delicata sulle mie labbra per interrompere il mio frenetico mormorio tremante.
 << Shh sta calma, respira >>.
 Inspirai ed espirai più volte e, anche se il fianco e la testa ogni volta mi lanciavano delle fitte di dolore, riuscii a calmarmi e a non tremare più violentemente. Mi staccai di poco dal suo corpo caldo che era riuscito a infondermi un po’ del suo calore per guardarlo intensamente negli occhi.
 << Mi… mi hai salvato >>.
 << Non iniziare a farci l’abitudine però >> tentò di scherzare ma vedendo la mia espressione, il suo ghignò si spense.
 Il suo sguardo si fuse al mio e rimanemmo a guardarci per alcuni secondi in silenzio.
 << E adesso? >> sussurrai piano.
 << Allie?! >> alzammo il volto per vedere la faccia sconvolta del mio biondo angelo custode guardarci da oltre la botola << Che sta succedendo qui?! >>.
 << Gwen! >>
 L’angelo entrò con un battito d’ali nel rifugio e si posizionò davanti a noi. Le mani sui fianchi e gli occhi fiammeggianti.
 << Si può sapere che cosa ci fa lui con te? >> domandò con voce che rasentava l’isteria << E perché qui fuori ci sono segni di combattimento? >>
 << L’uragano era una trappola dei Diavoli, Gwen! Stavano per impossessarsi di Grimorio >>
 Si portò le mani tra i capelli: << Oh Signore! Perché tutte queste cose devono sempre succedere quando io non ci sono?! >>.
 << Non preoccuparti, Layo è riuscito a salvarmi e il Libro è qui >> indicai il pavimento vicino a me, dove il libro giaceva incolume.
 Gwen alla mie parole sembrò calmarsi e guardò Layo con occhi strabuzzanti.  
 << Tu l’hai salvata >> ripeté in un mormorio.
 Il ragazzo vicino a me sostenne il suo sguardo grigio indagatore mantenendo un’espressione imperturbabile. Nessun pensiero trapelava dal suo volto.
 << Dovrei crederci? >> gli domandò.
 Il suo tono scettico mi provocò un moto di stizza.
 << Fa come ti pare >> le rispose Layo seccato << Tanto adesso il Traditore sono io >>.
 << Che cosa? >> esclamai guardandolo stupita.
 << Salvandoti sono andato contro la mia parte, contro mio padre >> mi rispose lui continuando a guardare infastidito l’angelo davanti a lui << Non posso tornare da loro >>.
 << Se andrai da Evangeline lei ti aiuterà Layo, vero? >> chiesi conferma delle mie parole a Gwen.
 Lei annuì: << Credo di sì, ti accompagnerò subito da lei >> poi mi guardò severa << Tu torna a casa e cerca di non metterti nei guai >>.
 << Sissignora! >>.
 Mi lanciò un’occhiataccia e con la sua magia mi rimise in sesto, asciugandomi i vestiti gelati e facendomi passare ogni dolore, anche se avevo l’impressione che i lividi delle botte ricevute sarebbero rimasti per molto tempo. Gwen si avvicinò al muro dove poggiò delicatamente una mano. Una porta argentata si aprì mostrando il passaggio per il Paradiso. Fece segno a Layo di seguirlo e poi sparì.
 << Aspetta >>.
 Lo fermai prima che potesse andarsene anche lui.
 Si voltò a guardarmi e io mi avvicinai a lui tanto che sentii il suo caldo respiro sulla mia fronte. Mi alzai sulle punte, posai per un attimo le mie labbra sulle sue e poi lo lasciai andare prima che il mio istinto mi costringesse a rimanere ad assaggiare le sue labbra.
 Cercai di regolarizzare il respiro e di calmare i battiti del cuore. Con lui era così. Diventavo improvvisamente coraggiosa, un minuto prima ero sconvolta dall’Inferno e un secondo dopo mi sentivo così bene che mi sembrava di essere in Paradiso.
 Lui mi guardò un’ultima volta e poi si voltò.
 Un attimo dopo era sparito.
 Beh mi aveva salvato e io l’avevo baciato. Era stato un buon ringraziamento, no?


 Prima di tornare a casa come mi aveva detto Gwen (disubbidendo al suo ordine) passai a trovare Genevieve che essendosi da poco trasferita in Kansas e quindi non abituata a vedere uragani, veri o finti che fossero, si era molto spaventata. Quando tornai a casa vidi che lungo la strada la furia del vento aveva lasciato i suoi segni ma quelli davanti alla mia casa erano spariti. Anche la porta d’ingresso era stata aggiustata. Nessuna traccia di combattimenti tra creature demoniache. Doveva essere stata sicuramente opera di Gwen o di qualche angelo.
 Comunque non rimasi da sola per molto tempo. Mio padre tornò presto dal lavoro e con lui c’era un’altra persona.
 << Allie lei è Alexandra Mcley, la nuova infermiera. Si è trasferita qui da poco, a casa sua è saltata la corrente per via della tempesta così ho pensato di invitarla a cena da noi >>
 << Tuo padre è stato molto coraggioso Allie, mi ha salvato dalla tempesta! >> disse lei sorridente dopo avermi abbracciata con energia per salutarmi.
 << Non è stato niente >>
 << No invece… oh, è stato un vero eroe! >>.
 Alexandra era una donna dai lunghi ricci capelli ramati, il volto ricoperto di lentiggini con un sorriso malandrino e gli occhi castani dalla luce gioiosa. Era minuta tanto che poteva passare per un’adolescente, anche se doveva avere più di una trentina d’anni. Si era trasferita a Heyl da Galway, una città dell’Irlanda occidentale e, infatti, il suo strano accento e il suo aspetto da folletto la facevano sembrare come se fosse uscita direttamente da una delle fiabe tipiche di lepricani, arcobaleni e pentole d’oro. L’avevo già incontrata altre volte per la città e all’ospedale quando andavo a trovare mio padre e mi era sembrata molto simpatica, eccentrica ma simpatica.
 Osservai mio padre sorriderle e sentii una strana stretta allo stomaco. Aveva uno sguardo strano. Era forse quello con cui guardava la mamma? Ma poi ritornò a essere il Nathaniel di sempre e pensai di essermi immaginata tutto.  
 Invitammo Alexandra a restare a cena ed ebbi conferma del mio pensiero su di lei, era davvero simpatica e divertente specialmente quando diceva insulti in gaelico. In poco tempo sarebbe diventata un’ottima amica e un assidua frequentatrice di casa Fox.


 Mi chiusi la porta alle spalle con un sospiro.
 Andare prima da Jo e poi restare con papà e Alexandra per tutta la serata mi aveva fatto bene. Ero riuscita a liberare la mente dai numerosi pensieri che l’affollavano, i quali tornarono a tormentarmi appena rimasi sola. Soprattutto una domanda mi riecheggiava nel cervello, avevo cercato di ignorarla il più possibile ma adesso non ci riuscivo più.
 Perché Layo mi aveva salvato?
 Era forse per rivaleggiare contro il cugino?
 Mi diressi verso l’armadio e presi il mio pigiama. Mi liberai dei vestiti e stavo per mettermi la maglietta quando un turbine di luce proveniente dalla finestra mi accecò e sentii i vetri aprirsi per poi richiudersi in un attimo.
 Quando la luce sparì vidi Layo comparire nella stanza. Prima che potessi muovermi lui si voltò verso di me e s’irrigidì. I suoi occhi si scurirono mentre il suo sguardo vagava sul mio corpo. Sentii le guance andare a fuoco.
 Lui sbatté le palpebre e poi voltandosi rapido, disse: << Scusami >>.
 Scossi la testa e cercando di controllare il leggero tremore alle mani, m’infilai la maglietta e il pantalone del pigiama. Mi sedetti sul letto dandogli le spalle e mi posai una mano sul volto bollente.
 Davvero avevo desiderato che lui si avvicinasse per coprirmi con il suo corpo? La mia attrazione per lui era troppo forte. E adesso che lui non era più contro di me sarei riuscita a resistergli?
 Lo sentii sdraiarsi sul letto e mi girai. Aveva le mani dietro la nuca e una gamba ricadeva a ciondoloni fuori dal letto. Il suo sguardo era rivolto pensoso al soffitto. Abbassai il volto. La sua bellezza quasi mi faceva male.
 << Non volevo capitare in un momento… inopportuno >> disse.
 Dal suo tono di voce capii che c’era qualcosa che non andava.
 << Layo che cos’è successo? >>
 << Gli angeli non mi hanno creduto. La parola di un mezzo Demone non conta niente, soprattutto se è il Principe >> rispose con voce irritata. Se il soffitto fosse stato un essere vivente, si sarebbe spaventato per lo sguardo che gli aveva rivolto. << Tanto non avrei voluto restare con loro, troppa bontà >> disse con sdegno.
 << Non dire così >> sussurrai tormentando un lembo della mia coperta.
 << Salvarti mi ha portato solo guai >>.
 Lo guardai ferita. << Potevi anche evitare di farlo allora! Nessuno te l’ha chiesto >> replicai secca. Cosa… cosa diavolo lo aveva spinto a salvarmi? Sicuramente di me non gli interessava niente! Era finito nei guai solo per la sua voglia di rivalsa su Evil! << Almeno adesso non sarei qui ad ascoltare le tue lamentele >>.
 Scattò in piedi e mi guardò furioso. La mascella tesa e pugni stretti. << Tu non hai idea di cosa stai dicendo! Tu… >>
 << No, non ce l’ho! >> lo interruppi alzando la voce e lo guardai con sfida << …E infatti per questo ti ho già ringraziato >>.
 Adesso che tutti e due avevamo sfogato l’agitazione, mi sentivo improvvisamente svuotata. Mi sdraiai sul letto, sotto le coperte, e lo guardai di traverso mentre aveva preso a camminare per la stanza. Quando si avvicinò troppo alla finestra sentii una stretta allo stomaco.
 << Dove andrai? >> mormorai con un filo di voce osservando le sue spalle.
 << Non lo so. Non credo di tornare a casa >> mi rispose senza guardarmi.
 << Resta qui >> dissi allora con una veemenza che mi meravigliò.
 Si girò e incatenò lo sguardo al mio. Rimase incerto per qualche secondo e dalla sua espressione capii che stava affrontando una lotta interiore con il suo orgoglio. Poi si avvicinò lento e io mi spostai verso il lato del letto per lasciargli spazio. Lo osservai con il respiro leggermente accelerato levarsi la maglietta e pantaloni e stendersi sotto le coperte. Era uno spettacolo vederlo così mezzo nudo vicino a me. Indossava solo una canottiera e dei boxer neri.
 Rimasi rigida, senza sfiorare neanche un centimetro del suo corpo. Lui sospirò e con una mossa veloce mi strinse al suo caldo corpo, facendomi poggiare la testa sul suo petto.
 << Allie non mi pento di averti salvato >> disse mentre giocherellava con la mia mano posata all’altezza del suo cuore. << Non dovevo arrabbiarmi con te >> le sue dita s’intrecciarono alle mie in una stretta protettiva.
 Era incredibile come fossero perfettamente combacianti le nostre mani.
 Sorrisi e ascoltai il battito tranquillo del suo cuore e il ritmo cullante del suo respiro. Mi sentivo così bene tra le sue braccia, ogni centimetro della mia pelle sembrava andare a fuoco e un piacevole calore mi pulsava nel ventre.
 Mi mossi contro di lui, strofinando la mia guancia sul suo petto, e intrecciai una gamba alle sue per stringerlo ancora più a me. S’irrigidì d’improvviso e senza nemmeno capire come ci fossi finita mi ritrovai sotto di lui, imprigionata tra le sue gambe e con le sue mani sul cuscino ai lati del mio viso che facevano forza per non pesare troppo il suo peso su di me. I suoi occhi avevano assunto una nota di colore rossastro mentre mi guardava con un luccichio strano: era eccitazione.
  
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