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Autore: stefania1977    30/04/2012    2 recensioni
Proprio quando viene finalmente trovata la formula per invertire il processo dell’Aptx 4869 e Conan è ormai prossimo a metter fine all’organizzazione degli uomini in nero che ha scoperto la sua vera identità grazie alla sua spia Bourbon alias Subaru Okiya, subisce un grave incidente, causato proprio da Vodka e Gin.
L’FBi preoccupata per la sorte del giovane detective decide di mettere il ragazzino e Ai nel programma testimoni e trasferisce i due bambini in una località segreta, cambiando la loro identità per proteggerli. Conan dopo un lungo periodo di coma riprende conoscenza, ma un’amara sorpresa attende tutti, il ragazzino ha perso la memoria, non solo non ricorda il suo nome, ma l’incidente ha causato anche la perdita di tutte le informazioni relative all’organizzazione che Edogawa aveva scoperto, in un anno di indagini, grazie all’aiuto della giornalista Rena Mizunashi nel frattempo anche lei improvvisamente scomparsa. Dimesso dall'ospedale Conan si trasferisce insieme ad Ai nella casa di Jodie. La scienziata si prende amorevolmente cura del giovane detective che continua a non ricordare nulla del passato...
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6 capitolo

Jodie Starling si mise ad aspettare carica di nervosismo nella hall dell'ospedale, fissando il banco accettazione. Ai era riuscita a ottenere il permesso di poter vedere Conan, anche se solo per pochi minuti.
L'ultimo bollettino dei medici non era incoraggiante, il piccolo detective versava ancora in stato d'incoscienza, il suo corpo non rispondeva a nessuna sollecitazione, se questa situazione si fosse potratta ancora, il dottore aveva sentenziato senza mezzi termini che avrebbe dichiarato la morte celebrale del paziente e fatto staccare le macchine che lo tenevano in vita.
Gli occhi della donna si riempirono di lacrime, il cuore le si strinse in una morsa dolorosa. Come avrebbe potuto dirlo ad Ai?
"Jodie" l'agente trasalì udendo pronunciare il suo nome. Un uomo alto, robusto, dal viso squadrato e senza sopracciglia le si era avvicinato e le aveva poggiato una mano sulla spalla con gentilezza.
André Camel era un buon agente dell'Fbi, nonostante due anni prima avesse mandato a monte un'operazione contro l'organizzazione, un errore che aveva fatto fallire l'infiltrazione di Shu all'interno dei Mib ed era costato indirettamente la vita ad Akemi Miyano fidanzata di Akai: un errore che non si era mai perdonato.
"Allora che dicono i medici?"
Jodie non rispose si limitò ad abbassare lo sguardo. Andre scorse negli occhi azzurri della sua collega un' espressione straziante, uno sguardo carico di dolore e di rabbia allo stesso tempo a cui non serviva aggiungere parole.
"Mi spiace." Fu tutto quello che riuscì a dire.
Jodie non si voltò, non proferì parola, si limitò semplicemente a fissare il vuoto.
"James ha parlato con il direttore sanitario e sta predispondendo affinché il ragazzino venga trasferito a New York. C'è un ospedale che forse può fare qualcosa per lui. In ogni caso non consigliabile che i due testimoni restino qui troppo a lungo, quelli dell'organizzazione potrebbero trovarli, sono certo che sono già al corrente della sparizione di quella Sherry e si saranno subito attivati per rintracciarla."
"Perché doveva accadere proprio a lui?" chiese Jodie in tono afono.
Andre si lasciò cadere su una poltroncina. "Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, avremmo dovuto inserire prima quei due nel programma testimoni, ora avremmo in mano tutte le informazioni per mettere fine all'organizzazione."
Jodie non stava ascoltando la sua mente aveva un filo di pensieri tutto suo:"Non so proprio come farò a dirlo a quella ragazzina…" soggiunse infine.
"Avanti cerca di non abbatterti, potrebbe anche essere che i medici si siano sbagliati, James ne è convinto, vuole sentire un'altra campana per questo trasferirà il ragazzino."
Jodie si voltò lentamente, respirò a fondo e guardò verso Camel, poi si avviò agli ascensori premette il pulsante e attese.
 
Ai stava guardando Shinichi dalla soglia della porta, ma tutto ciò che riuscì a vedere nella semioscurità della stanza fu un fagottino sdraiato supino, a cui erano collegati un mucchio di elettrodi. I bip cadenzati della macchina che registrava continuamente il battito cardiaco e il respiro irregolare del bambino che poteva respirare solo grazie all'ausilio della maschera a ossigeno riempivano una camera altrimenti silenziosa.
Non era stato semplice ottenere quel permesso, aveva dovuto ricorrere a tutte le sue abili doti persuasive: fingendo addirittura di piangere come una fontana pur di smuovere a pietà il cuore dell'infermiera che subito si era lasciata intenerire dal sincero dolore della piccola.
Dalla sua posizione la scienziata non era riusciva a vederlo bene, ma quando si avvicinò al letto, dovette fare uno sforzo per controllare le sue emozioni.
Ciò che vide davanti a sé fu un ragazzino esile, pallido, che non dimostrava affatto la sua età. La spalla destra era fasciata, così come la testa. Le braccia nude giacevano abbandonate lungo il corpo. Il volto era deformato da un lieve gonfiore e da qualche ammaccatura violacea, gli stessi segni erano presenti sul collo come se qualcuno avesse tentato di strangolarlo.
"Shinichi?" La voce di Ai era quasi un sussurro, gli sfiorò appena la mano, ma il piccolo continuò a restare immobile. Due grossi lacrimoni le scivolarono lungo le guance e caddero sulla mano che stringeva quella del suo piccolo amico.
"Non farmi brutti scherzi Shinichi…" pensò trattenendo a stento le lacrime. "Sei proprio uno stupido!" disse in una sorta di velato e accorato rimprovero."se solo mi avessi dato retta ora non staresti sdraitato in questo letto a lottare fra la vita e la morte. Perché, perché hai voluto fare di testa tua!" Ai strinse più forte al mano di Conan, due rivoli ininterrotti di lacrime gli scivolarono sulle guance.
Un rumore di passi, la fece trasalire, si asciugò subito gli occhi sulla manica della maglietta e poi fissò la figura che era appena entrata nella stanza. Una donna alta, bionda con due immensi occhi azzurri dietro un paio di occhiali bordati di nero.
"Dobbiamo andare…" disse Jodie lentamente.
Ai scosse piano la testa.
"Voglio restare qui e occuparmi di lui."
"Non puoi fare niente…" azzardò la donna, ma si trattenne dal continuare.
Ai ondeggiò nuovamente il capo.
"Si sbaglia." La voce della piccola scienziata suonava come un amminimento."Recenti studi, hanno dimostrato che le persone in stato vegetativo sono in grado di comprendere e con il tempo rispondere agli stimoli esterni che provengono dalle persone a cui erano legate in vita! Io sono sicura che Shinichi può sentirmi, le dirò di più sono certa che si riprenderà, presto riaprirà gli occhi, in quel caso, voglio essere la prima persona che vedrà al suo fianco. "
Jodie avrebbe voluto raccontarle la verità: dirle che secondo i medici non c'era alcuna speranza che Conan si svegliasse dal coma, ma non ne ebbe il coraggio. Si sfilò gli occhiali e premette sugli occhi cercando di soffocare le lacrime. Fece un enorme sforzo per cercare di trattenere le proprie emozioni, poi riprese a parlare, cercando di dominare il tono di voce:
"Non so se ti consentiranno di restare, a tutti gli effetti sei solo una bambina…"
"Sono certa che se parla con il direttore sanitario non ci saranno problemi." rispose la ragazzina con tono risoluto.
La fermezza dimostrata da Ai lasciò l'agente dell'Fbi interdetta ma nello stesso tempo la intenerì poteva comprendere fin troppo bene quali erano i sentimenti che la bambina stava provando, perché erano gli stessi che lei aveva provato e provava ancora per Shu.
"È va bene." sospirò infine. "Si dice tentar non nuoce… proverò a parlare con il direttore, ma posso assicurarti che riuscirò a ottenere quello che vuoi!"
Ai fece spallucce. "Qualunque cosa dirà, non mi muoverò da qui." ma quelle parole la donna non le poté udire, erano un sussurro, una rassicurazione che la scienziata aveva voluto dare al piccolo detective.
Jodie uscì dalla stanza…
Ai resto lì immobile a fissare il volto del ragazzino che amava con occhi pieni di dolcezza mentre con le mani gli accarezzava i capelli. "Non ti lascerò solo, resterò qui accanto a te e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità, affinché tu guarisca presto Shinichi!"
 
"Ci sono brutte notizie capo." annunciò Vodka subito dopo aver chiuso la telefonata.
"Avanti che cosa è successo adesso?" l'uomo biondo rimase impassibile, continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada e non girò neppure la testa verso il suo complice, stava finalmente per mettere le mani sulla sua preda più ambita, niente avrebbe potuto rovinare quel momento.
"Beh, ecco…" Vodka tergiversò prima di rispondere, temeva la reazione di Gin, era un tipo che non amava perdere, sapeva che si sarebbe infuriato.
"Si tratta di lei…" fece un'altra pausa, cercando mentalmente le parole più giuste per potergli dare la notizia.
"Che cos'altro ha fatto la nostra Sherry stavolta…"
"… la nostra spia mi ha appena comunicato che è sparita, sembra sia andata via, che abbia abbandonato il posto in cui era…"
Gin premette con tutta la forza che aveva sul pedale del freno, inchiodando l'auto proprio al centro della strada e lasciando sull'asfalto due lunga scie nera e un terribile odore di gomma bruciata. Vodka era pallido come un cencio.
"Che diavolo vuol dire sparita." Adesso l'uomo dal volto di ghiaccio guardava il suo compare con un'espressione assassina.
"Non prendertela con me capo, io ti sto solo riportando quando mi è stato comunicato." La voce di Vodka tremò debolmente.
Gin afferrò il telefono compose un numero e poi restò in attesa. Dopo qualche squillo dall'altra parte rispose una voce maschile.
"Che diavolo mi combini Bourbon? Che vuol dire… sparita?" attaccò subito senza tanti preamboli
"Mi spiace Gin." si giustificò l'uomo dall'altro capo del telefono, ma non mi sono accorto di nulla, sembra che la ragazza sia andata via stamani di sua spontanea volontà, ha persino lasciato un biglietto…"
"Non mi interessa come abbia fatto, il tuo compito era quello di sorvegliarla e invece te la sei fatta scappare sotto il naso! Al capo non piacerà!"
"non ti scaldare Gin, non credo che possa essersi allontanata troppo è pur sempre una bambina, conto di poterla ritrovare presto!"
"Me lo auguro davvero!"
"non preoccuparti, sono certo di sapere dov'è, non ci sono molti posti in cui possa essersi nascosta."sospirò. "Mi rifaccio vivo io appena ho qualche novità." detto ciò attaccò.
Dall'altro capo Gin cominciò a imprecare, non amava che qualcuno lo liquidasse in quel modo, non aveva mai visto di buon occhi quel Bourbon se solo avesse potuto gli avrebbe sparato un colpo in mezzo agli occhi, ma il capo lo aveva scelto come spia e lui non aveva potuto opporsi.
"Che cosa ti ha detto!"
Gin era furente, Vodka percepì distintamente l'istinto omicida che pervadeva l'animo del suo compagno.
"Vorrei poterlo ammazzarlo come un cane quel maledetto farabutto!" ringhiò fra i denti. "Avrebbero dovuto dare a me l'incarico di trovare Sherry."
"Non prendertela così, vedrai che prima o poi la prenderemo non può continuare a sfuggirci per sempre."
"Già e quando l'avrò fra le mani, le farò rimpiangere amaramente di essersi presa gioco dell'organizzazione." Focalizzò nella sua mente l'immagine di Shiho e un ghigno malefico brillò nell'oscurità.
Voglio vedere i tuoi bei occhioni, fremere di terrore e il tuo volto impallidire, mi supplicherai di risparmiarti ma io non avrò alcuna pietà di te!"
Rimise in moto l'auto e ripartì facendo fischiare le gomme.
 
 
  
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