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Autore: Rubber Soul    30/04/2012    3 recensioni
"Se non vi piacciono gli sfigati,non continuate a leggere. Anzi,se non siete anche voi un po’ sfigati,qua decisamente sforate dal vostro territorio."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Probabilmente,anzi,sicuramente,vi chiederete chi sono,altrimenti scommetto che nessuno starebbe qua a sentir parlare di me e via discorrendo. Perché tutti si chiedono di chi si sta parlando,prima di sentire una storia. E’ così. E’ sempre stato così e sempre lo sarà. Ad esempio,se io sono davanti ad una folla e dico: Gente! Vi racconterò tutti i segreti della mia vita!,ecco,è sicuro che mi rideranno in faccia. Ma se io dico: Gente! Oggi vi racconterò tutti i segreti della storia di *Attore Hollywoodiano Qualsiasi*!,ecco,la folla mi applaudirà. Alla luce di questa elementare proprietà,non so se adesso voi starete ad ascoltare tutte le baggianate che vi racconterò.
Beh,scusate,ma quando mi ci metto blatero a tutta birra,io.
Mi chiamo McCourt. A dirla tutta,mi chiamo Jonathan. Mi chiamano tutti McCourt,per cognome. Tutti ci chiamiamo per cognome,qui.
L’unica cosa in me degna di nota,a prima vista voglio dire,è la mia altezza. Sono alto uno e novantadue.
Si dice che altezza è mezza bellezza,ma a me della bellezza non frega un piffero. Ho diciassette anni e ben poca voglia di apparire bello.
L’unica cosa a cui difficilmente rinuncerei è la mia chioma. Porto i capelli abbastanza lunghi.
Tutti quelli che conosco portano i capelli corti,al massimo a spazzola,perché devono giocare al dannato calcio e danno fastidio. Io dico che i capelli lunghi sono uno stile di vita. Certo quando corro un po’,per l’autobus,ad esempio (che non vi salti in mente che io vada a correre),tendo a sudare come un rinoceronte,con tutta quella roba sulla testa,ma non fa niente. Non c’è mia madre a dirmi lavati che puzzi.
A dire il vero,ci sarebbe mio padre,ma lui non me lo dice mai. E’ un dannato professore di filosofia,lui.  
Vi dicevo,mio padre è uno dritto,e che vi sembra. Solo a guardarlo capite che è un tipo. Non capite specificatamente che tipo è,però capite che è un tipo. Porta gli occhialetti rotondi alla John Lennon. E molto spesso tende a trattare molto bene tutte le sue studentesse,le femmine. Si vede. E’ in grado di acchiapparle tutte,quelle galline. Le acchiappa tutte con quegli occhi neri,e quell’odore di fumo che non è fumo volgare né tantomeno cattivo odore. E’ un odore affascinante. Dato di fatto.
Ma soprattutto,la sua voce ammalierebbe la regina Elisabetta. Certo,quella voce è dovuta a svariati anni di fumo. Ma le stende tutte,quelle dannate femmine.
Certe volte mi chiedo se ne è consapevole. Non so se lui si accorge che tutte quelle ragazzine gli muoiono dietro.
Non ha l’atteggiamento di quello che se la tira,o di quello che fa di tutto per piacere alle donne. Non è nemmeno bello,pensate. E non è nemmeno giovane. Ha cinquant’anni,voglio dire.
Lui la mattina si alza,si lava la faccia e via discorrendo; quando arriva il momento di vestirsi prende due cose a casoe dico due cose a caso e riesce sempre a stendere tutte quante quelle stupide. Non si premura nemmeno di abbinare le cose.
Ha troppo da pensare alla filosofia.
Dice sempre quella frase di Aristotele “o si deve filosofare o non si deve: ma per decidere di non filosofare è pur sempre necessario filosofare: dunque in ogni caso filosofare è necessario”,e la ripete una decina di volte al giorno,voglio dire. E poi la ripete a me,che di filosofare mi occupo sempre troppo.
Sono un pensatore. Il pensatore più strambo che abbiate mai conosciuto. Voglio dire,mi metto lì col muso tra le ginocchia a pensare a chissà cosa,ci posso stare anche mezz’ora. Immobile a pensare.
Fin quando non rientra mio padre e mi dice “Jon sei morto?”. Subito dopo mette la cassetta di  sticky fingers dei Rolling Stones.
Gli Stones sono il mio gruppo preferito. Anche mio padre li adora,ma non sono il suo gruppo preferito. Lui va per i Pink Floyd. La sua frase è “solo a pronunciare quel nome,P i n k  F l o y d,-scandendo le lettere di Pink Floyd il più lentamente che gli è possibile,-mi viene un’erezione”. E lo dice sempre,voglio dire. L’avrà detto anche ai suoi alunni,ai suoi colleghi,alle sue colleghe e via discorrendo.
Insomma,il repertorio che papà sfoggia più spesso con me è quella frase di Aristotele e quella sui Pink Floyd.
Ah,poi mi dice spesso anche “lavati i capelli” oppure “stirati le camicie”.
 
  
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