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Autore: Eralery    30/04/2012    5 recensioni
Un Torneo Tremaghi che, alla fine, nasconde molto di più; ragazzi che non sanno cosa siano le guerre – se non per i racconti dei propri genitori –, che d’altra parte sembrano sempre lontane miglia e miglia; legami labili e sottili come i fili con cui le nonne cuciono le coperte per i propri nipotini.
Perché c’è sempre di più di quel che si pensa – non è tutto un gioco, per quanto possa sembrarlo non lo è mai. E sono le nostre scelte che parlano per noi, che parlano di noi, che rivelano al mondo chi siamo in realtà.
“Niente inganna più che la vista.”
Quanto può essere difficile vedere con qualcosa che non siano gli occhi? E quanto può essere facile cadere in fallo quando vi si riesce?
Incompiuta
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo IV lodv
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Capitolo IV
I wont fall

Sala Grande, Tavolo Grifondoro.

2 settembre 2022, ora di pranzo.

« Com’è andato il primo giorno, Jamie? » domandò Lily, versandosi del succo di zucca nel calice appena svuotato. « Davvero hanno già iniziato a stressarvi con i M.A.G.O.? »
« Già » rispose James con aria lugubre, prima di sorridere nuovamente e azzannare una fetta di pane e ridere per le smorfie di Logan. Era simpatico, Logan: aveva sempre la stessa aria da ragazzino casinista e un po’ superficiale, faceva ridere tutti e sparava cazzate su cazzate a tutte le ore del giorno. A Lily stava simpatico, nonostante potesse sembrare spesso un po’ scemo.
« E il vostro, piccole quattordicenni? » chiese Logan, con un sorriso sghembo. 
« Tutto bene » si strinse nelle spalle Lily. « Abbiamo avuto due ore di Erbologia ed una di Incantesimi. Non possiamo lamentarci. Vero, Meg? » aggiunse poi, rivolgendosi all’amica che le sedeva di fronte e muoveva la forchetta nel piatto. Lily strinse appena le labbra.
« Oh? » si riscosse quella, e poi, vedendo l’espressione dell’altra, si portò un boccone di carne alla bocca. « Sì, alla fine non ci è andata tanto male ».
Lily le sorrise dolcemente e domandò: « Alla prossima ora ci mettiamo vicine? »
« Certo! » sorrise Margaret, illuminandosi. Mangiò altre tre forchettate di carne ed insalata – praticamente solo insalata – e poi afferrò la tracolla. « Anzi, visto che devo fare un salto in… Biblioteca, occupo già i posti! »
La rossa tentennò un attimo, lanciando uno sguardo al piatto, ma alla fine cedette e chinò il capo. Con la coda dell’occhio la guardò uscire dalla Sala Grande di tutta fretta, e si sentì male, nel vedere la camicia starle un po’ larga. 

Passi nel corridoio. L’odore era troppo cattivo, troppo pieno di qualcosa, e Margaret non riusciva a sopportarlo.
Le mattonelle del bagno erano fredde. Le sue gambe magre avevano la pelle d’oca, nonostante quella mattina si fosse messa le calze. Un conato l’assalì e sentì la gola pruderle, ma sconfisse il tutto lasciandosi però sfuggire un gemito.
Passi che si arrestano – borsa che cade a terra. Le pesava troppo la testa, pesava troppo anche per provare semplicemente ad alzarla: in quel momento tutto le sembrava troppo faticoso.
Porta che si apriva, qualcuno che tratteneva il respiro prima di sbottare: « Ma cosa cazzo stai facendo? »
Perché non ho chiuso la porta?
Non poteva inventarsi qualche cazzata sul momento, visto che la scena era piuttosto univoca: aveva le dita della mano destra che stringevano il bordo della tavoletta del water, i capelli legati in una coda approssimativa e il cubicolo puzzava terribilmente.
« Niente » rispose allora, vaga, mettendosi in ginocchio. « Tu perché sei qui? » chiese poi, facendo una smorfia per il sapore acre che sentiva in bocca.
« Dovevo… » si bloccò Skandar, lanciando poi uno sguardo alla sigaretta che aveva in mano. « Oh, e che cazzo. Avevo voglia di fumarmi una sigaretta. Comunque tu non mi hai risposto, Stebbins ».
Lei lo fulminò con un’occhiataccia, mentre si poggiava le mani sulle cosce per darsi una spinta in più ad alzarsi. Sembrava così debole, così indifesa, e per questo Skandar la odiò: certo non la conosceva, ma si stava rovinando da sola, con le sue stesse mani, e la cosa peggiore era che non sembrava rendersene minimamente conto.
« Non sono affari tuoi, Nott » sbottò lei, irritata, finalmente in piedi. 
« Non saranno affari miei, ma tu ti stai distruggendo ».
Margaret vacillò per un istante, guardandosi la pancia piatta, le gambe e le braccia magre. « No » ribatté dopo un po’, e Skandar tuttavia pensò che lei non ne fosse del tutto sicura. « Io sto bene, sto benissimo. Sono magra. Sono bella ».
Lui inarcò le sopracciglia scure, scettico. Poi alzò una mano e la posò sulla spalla della ragazza, vicino alla base del collo; tastò appena, per poi dire: « Sei magrissima, Stebbins. Mangiare non è un reato ».
« Cos’è che non capisci della frase ‘non sono affari tuoi’? » provò a gridare Margaret, ma si sentiva troppo esausta, troppo stanca, troppo tutto per farlo. « Non abbiamo mai parlato, perché adesso tu dovresti dispiacerti per me? »
Skandar ritirò la mano, per poi sorriderle in modo quasi beffardo. Era una ragazzina, aveva, quanti?, quattordici anni ed aveva già pigiato il pulsante dell’autodistruzione. Se la ricordava da bambina – era una delle migliori amiche di Lily, che al primo anno si accodava spesso ad Al –, e non gli sembrava più la stessa. 
« Stebbins, forse non hai capito una cosa » le spiegò, affabile, battendole una leggera pacca sulla spalla e trattenendo appena una smorfia quando la vide piegarsi di lato – sembrava creta sotto le sue mani, come sul punto di sgretolarsi. « Io non mi dispiaccio per te. Io provo pena per te ».
Margaret aprì la bocca per ribattere acidamente, ma poi la richiuse e rimase in silenzio. Abbassò gli occhi, e Skandar non si sentì in colpa od altro, perché dopotutto quella ragazzina se l’era cercata.
« Mi chiedo una cosa… Come fai a guardarti allo specchio? » le chiese poi, sperando che rispondesse come voleva lui. « Insomma, sei tutta pelle e ossa… Non ti fai, che so, senso? »
Margaret rialzò di colpo gli occhi su di lui, ed erano colmi di lacrime. Aveva problemi con il cibo, ma lei era magra. Ed essere magri fa parte dell’essere belli, no? Margaret ne era convinta, ed ogni volta che si guardava allo specchio e si vedeva un po’ più magra si sentiva meglio, più leggera – ed infondo lo era, ogni volta di più. Ma sentirsi dire così faceva male lo stesso, perché, nonostante le proprie convinzioni e sebbene lo negasse in continuazione, lei aveva paura di sentirsi giudicata.
« Che fai, adesso?, piangi? » rise Skandar, cercando di mostrarsi il più maligno possibile. « Sì, be’, lo capisco. Anche io mi farei piuttosto schifo, ad esser sinceri… Ma ehi, io sono bello, anche con questi due chiletti di troppo ».
E alla fine, Margaret sbottò: « Smettila! Merda, merda, smettila! Io sono magra, magra, magra » disse, facendo una goffa giravolta. « E tu lo dici solo per cattiveria. Io sono magra, magra, capito? E sono bella perché sono magra! »
« Tu non sei magra » la corresse, « tu sei uno stuzzicadenti. E sai perché? Perché non mangi ».
« Io… io… io mangio! »
« Davvero? » domandò Skandar, con un’espressione scettica. « Provalo ».
« E come? »
« Aspetta, dovrei avere una merendina in borsa » disse, chinandosi sulla borsa che aveva lasciato cadere a terra prima e iniziando a frugare al suo interno. Stava tirando fuori la mano, le dita strette attorno all’involucro di plastica di una merendina babbana di Albus, quando la voce di Margaret lo fece sorridere mestamente: « Io devo andare a lezione… »
« Ci vuole solo un secondo, tranquilla » le sorrise, stavolta sul serio, e Margaret gliene fu grata, anche se non lo disse né lo diede a vedere. « È piccola, non ci vuole niente a mangiarla. E tu mangi, no? L’hai detto tu ».
Le porse la merendina – una cosa strana e dolce con tanto cioccolato all’interno –, e lei la guardò per qualche secondo come se fosse il cadavere di un animale. Poi non riuscì a trattenere un sospiro e la prese, perché la pressione era troppa, e la presenza di Nott iniziava ad essere troppo invadente. 
Con le dita magre e lunghe aprì lentamente il dolce, mentre Skandar borbottava ghignando: “Meno male che avevi fretta di andare a lezione…”. Sfilò la merendina dalla carta e si guardò attorno per vedere dove buttare quest’ultima. Skandar le risolse il problema togliendogliela dalle mani e ficcandosela in tasca con un’alzata di spalle.
Avvicinò la bomba di calorie alle labbra e ne morse l’angolo destro. Subito un aroma di cioccolato e crema le fece socchiudere gli occhi: tutto sommato, non era male, si ritrovò a pensare. Ne morse un altro pezzo e poi un altro ancora, ma dopo si sentì già piena: non era più abituata a mangiare tanto, specialmente dopo aver vomitato, ma gli occhi di Nott sembravano urlare: « Mangia o ti scanno ».
Riluttante, la mordicchiò ancora un po’ ai lati, compiaciuta dell’aver contraddetto Skandar ma allo stesso tempo delusa da se stessa e da quel che stava facendo. Eppure le sembra così giusto… 
Ma non lo è, Margaret – si ripeté mentalmente, perché ormai quello era il suo mantra. 
« Non ti va più? » le chiese Skandar, abbassandosi un po’ per guardarla negli occhi senza che lei dovesse alzare il viso. 
« Non ho tanta fame… » si difese, pigolante. « Ho… ho mangiato tanto a pranzo… »
« Il tuo piatto era pieno, Stebbins » la contraddisse, usando nuovamente quel tono duro. « Non sparare cazzate, okay? Ancora due morsi – due veri morsi, grandi, quindi – e poi il resto me lo mangio io. Prometto ».
Margaret lo fissò intensamente, continuando a mangiucchiare lentamente lo snack che Skandar le aveva offerto. All’ultimo sbuffo del ragazzo, si decise a dare uno dei due ‘veri morsi’ del patto. Nott sembrò particolarmente soddisfatto, specie quando la vide dare il secondo prima di passargli la merendina.
« Com’era? » domandò, tanto per fare conversazione, scrutando la brioche. 
« Così e così » si strinse nelle spalle Margaret. Si sentiva bene, se bisognava essere sinceri. Aveva mangiato una cosa e non aveva vomitato: le era piaciuto e non si sentiva in colpa. Era una piccola vittoria, perché non si sentiva grassa, in quel momento.
Skandar finì il dolce con due morsi soli, mentre lei arricciava il naso. « Che schifo ».
Lui roteò gli occhi e si passò una mano su labbra e mento per togliere le molliche che gli erano rimaste attaccata al viso. Poi commentò: « Avrei accettato anche un grazie, eh ».
« E per cosa? » chiese lei, ghignando appena. 
« Grifondoro, tutti maleducati » si lamentò Skandar, agitando la mano in aria in un gesto stizzito. « Comunque, Stebbins, sei in ritardo, sai? » aggiunse, dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio magico che portava al polso.
Di sottecchi, la guardò sobbalzare e controllare anche lei l’ora; fatto ciò, afferrò al volo la borsa e corse via. Mentre i passi di Margaret si perdevano nel caos generale, Skandar uscì dal bagno e borbottò: « Comunque prego ».


*


Sala Comune Tassorosso.
2 settembre 2022, dopo le lezioni.

Dominique lanciò con poca cura la propria borsa ai piedi della poltrona dove poi si buttò a capofitto. Si rannicchiò su se stessa, avvicinando le gambe al petto, e si raccolse i capelli biondi in uno chignon approssimativo; prese gli occhiali da una delle tasche interne della borsa e li infilò, sistemandoseli sul naso, per leggere un libro babbano che le aveva regalato zia Audrey prima della partenza per Hogwarts.
Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, ma sembrava più che altro per bellezza: era infatti poco il calore che proveniva dalle braci ardenti, probabilmente grazie a qualche incantesimo posto dalla preside per tenere, sì, le Sale Comuni al caldo, ma senza farle liquefare. 
« Signorina Weasley, cos’è quel libro dall’aria sospetta? » la interruppe una voce femminile e trillante, facendole alzare lo sguardo dal romanzo che aveva infine posizionato sulle proprie ginocchia. 
« Signorina Baston, da quando le interessano i libri? » ribatté Dominique con un sorriso, portandosi dietro l’orecchio una ciocca sfuggita all’elastico. 
« Sempre simpatica » mugugnò Chelsie, sedendosi ai piedi della poltrona occupata dell’amica e poggiando la schiena alle sue gambe. Dominique sbuffò una risata, mentre Chelsie continuava: « Sei solo invidiosa, perché io so giocare a Quidditch e tu no ».
« Ovviamente, Chel » convenne scherzosamente Domi, girando pagina. « Invidio tantissimo il tuo lanciare una palla per centrare un anello ».
« Ma smettila. Però devi ammettere che ho stile » si pavoneggiò scherzosamente Chelsie, ridacchiando assieme a Dominique. « Ho il Quidditch nel sangue come papà!»
« Sì, hai stile, Chel » rise sonoramente la bionda. Quando alzò il viso, vide Lucy che entrava in Sala Comune con l’aria imbronciata. « Oi, Lu! » la chiamò, e quando questa si girò le chiese: « Che è successo? »
Lucy si avvicinò, e Dominique e Chelsie notarono che comunque stava ghignando un pochino. 
« La Jenkins mi ha beccata mentre dormivo, durante l’ora di Babbanologia » sbuffò, annoiata. Le altre due ridacchiarono: non era la prima volta che succedeva, Lucy si addormentava spesso in classe, e spesso veniva colta in fragrante. « E queste ridono… Io boh… Vabbe’, vado in camera, devo parlare con Cassie. Ci vediamo dopo o a cena! » E con questo si congedò e corse verso le scale per il dormitorio femminile.
« Tua cugina è sempre la stessa » constatò Chelsie, non appena la porta si fu richiusa dietro le spalle di Lucy. 
« Già » concordò Dominique, abbandonando definitivamente l’idea di leggere in santa pace il proprio libro – era bello, poi, con dei personaggi credibili ed una trama abbastanza particolare, aveva appurato. « Spero rimanga così. Ha carattere. Potrebbe fare strada ».
« Decisamente. Io ce la vedo bene anche come scaricatore di porto, però » scherzò Chelsie, facendo ridacchiare l’amica. Effettivamente non aveva tutti i torti: il vocabolario di Lucy era pieno zeppo di volgarità, e anche i suoi comportamenti non erano proprio da prendere ad esempio. 
« Baston, non dovresti parlare così » s’intromise Stephen McGuinnes, spettinandole i capelli castani con una mano.
« Capitano, non rompere le palle già dal primo giorno » gli sorrise amabilmente Chelsie. Stephen ridacchiò e si chinò verso di lei per posarle un bacio sulle labbra. « Così va meglio » disse allora lei, sorridendo, soddisfatta. 
« Ciao, Domi » disse poi Stephen, guardando con un sorrisetto un po’ imbarazzato Dominique, che cercava di non farsi vedere mentre rideva nascondendosi dietro al libro. Abbassò quest’ultimo e sorrise, salutandolo di rimando. 
« Bee’ » iniziò Dominique, riponendo il libro in borsa. « Io vi lascio da soli! E vado in camera, perciò no, non potete andare lì ».
« Stronza! » rise Chelsie, sedendosi assieme a Stephen sulla poltrona lasciata vuota da Domi.
« Ti voglio bene anche io! »


*


Biblioteca.

« Scorpius ».
E continuava a guardare fuori dalla finestra, con un sorriso ebete sulla faccia.
« Scorpius ».
E si guardava attorno come alla ricerca di qualcuno.
« Scorpius ».
E finalmente sembrava illuminarsi e posare lo sguardo su di lei.
« Lyn! » esclamò, sorridente. « Cosa c’è? »
« Ti sto chiedendo da quasi dieci minuti di togliere il braccio perché non riesco a girare la pagina » gli rispose lei, ridacchiando alla sua espressione sconcertata e subito dopo al suo: « Ma io non me n’ero accorto! »
Lynda gli sorrise e tornò al suo libro, mentre Scorpius tentava di concentrarsi per rileggere e quindi correggere il proprio tema per Incantesimi. Iniziò a fischiettare sommessamente – e diciamocelo, non sapeva nemmeno fischiare, sembrava uno spiffero –, ma all’occhiataccia dell’amica smise definitivamente di fare anche quello.
« Mi annoio » disse allora, sbuffando e abbandonando il tema solo alla quinta riga. « Andiamo al Lago? »
« Certo, non appena avrai finito quel dannatissimo compito » gli ricordò lei, sfogliando ancora il tomo di Trasfigurazione. « Non l’hai fatto durante l’estate, te lo fai ora. Al massimo ti do una mano – ancora ».
Scorpius sporse il labbro inferiore e provò a fare gli occhi dolci. Lynda sbuffò e chiuse il libro di testo, dicendo: « Allora. A che punto stai? »
« Ehm » Scorpius si schiarì la voce, portandosi una mano dietro la nuca. « A metà ».
Lynda gemette forte e chinò la testa fino a poggiare la fronte al tavolo. « Sei un caso disperato » decretò, socchiudendo gli occhi. « Comunque, di cosa hai parlato, per ora? »
« Mmh… Del fatto che gli Incantesimi Non Verbali possono rivelarsi molto utili in un duello, visto che l’avversario scoprirà le mosse solo dopo. Poi… » controllò rapidamente il tema, la fronte aggrottata. « Oh, che sono complicati ».
« Bene, è un inizio » gli sorrise Lynda, rialzandosi. « Potresti continuare dicendo che sono molto complicati e che bisogna essere concentrati al massimo. Ah, e che il mago deve comunque avere esperienza ed abilità in campo pratico ».
Lui le sorrise, raggiante, e impugnò la penna. Scrisse qualche riga, lei gliene dettò qualche altra e poi il ragazzo tornò a fare da sé. « Non so come finire » se ne uscì dopo una mezz’oretta, perplesso, richiamando l’amica all’attenzione.
« Con un punto, magari? » gli chiese, inarcando le sopracciglia.
« Ma quanto sei simpatica ».
« Avevi dubbi, Scorpius? » chiese James Potter, comparendo da dietro la ragazza con uno dei suoi enormi sorrisi e la camicia tutta spiegazzata tipica di chi – come lui – aveva avuto la brillante idea di appallottolare tutto quello che c’era da mettere in valigia proprio prima di partire. 
« Ciao anche a te, Jam » disse pigramente Lynda, arricciando appena gli angoli delle labbra e così assomigliando ad un felino soddisfatto.
« Splendore, buongiorno » ricambiò lui, prendendo una sedia da un tavolo vuoto per sedersi al loro. « Buongiorno anche a te, finto biondo ».
« Sei solo invidioso dei miei capelli » ribatté Scorpius, punto sul vivo ma comunque divertito e pronto a scherzare.
« Capelli? Tu quelli li chiami capelli? » lo prese in giro James, gettando indietro il capo mentre cercava di trattenere le risate – la Pince, nonostante facesse ormai concorrenza a Silente in fatto d’anni, era ancora pronta a saltare fuori quando meno te lo aspettavi. « Secondo me assomigliano di più a degli spaghetti ».
Scorpius spalancò la bocca e si portò una mano al petto, oltraggiato. « Ma come osi? ».
James fece per aprire bocca ancora, probabilmente per dire un’altra cazzata per la quale Scorpius avrebbe risposto per le rime, ma Lynda interruppe entrambi: « Sì, okay. Tu » - Scorpius si ritrovò con il dito della migliore amica proprio in mezzo agli occhi. « finisci quel dannato tema. E in quanto a te » continuò lei, rivolgendosi poi a James. « smettila, ti prego, è già abbastanza noioso rimare qua a fargli da balia, non cominciare pure tu! »
« Merlino santissimo, Scorpius, ma non sai fare un tema? » sbuffò James, ignorando poi le proteste dell’altro. Si sporse verso di lui per guardare il lavoro e riprese: « Ma questo è il programma del sesto anno! Di’ che non hai trovato altro e bla bla bla. Però lo fai da solo, io ora mi porto via la scorbutica » ed indicò Lynda, che allargò le braccia come a dire «ehi, sono qui, vi sento!».
James si alzò e la guardò, le braccia incrociate, finché anche lei non si alzò, prendendo la borsa. 
« Ci vediamo dopo in Sala Comune, Scorp » gli sorrise, per poi dare una spinta a James così da farlo barcollare in direzione della porta. « Mi hai salvata dall’ennesimo giro al Lago, grazie » disse poi al Grifondoro, sistemandosi la borsa sulla spalla destra.
“Davvero è ancora fissato con quel posto?” le chiese, stupefatto. « Per Godric, quella gli ha mollato un due di picche davvero memorabile! Fossi in lui, cercherei di non tornarci mai più ».
« Sì, ma lui è stupido ».
« Quindi, da quel che dici tu, io non lo sono! A cosa devo tutta questa dolcezza? »
« Alt, alt, alt » lo bloccò Lynda, portando una mano in avanti. « Tu sei stupido. E lo è anche Scorpius, ma siete due deficienze differenti. Tu sei impulsivamente e consapevolmente deficiente, Scorpius fa il deficiente e non se ne rende conto. Però restate sempre entrambi deficienti. Mi segui? »
James inarcò le sopracciglia, e ribatté: « Ti seguo, ma non sono affatto sicuro della tua sanità mentale ».
« E io sono sicura che tu non sia sano di mente, quindi » disse con noncuranza lei, stringendosi nelle spalle. James, accanto a lei, rise forte e le passò un braccio attorno alle spalle, iniziando poi a scuoterla un po’ come se fosse una bambola; dopo un po’ lasciò la presa e lei per poco non cascò a terra. Lei rise e gli si affiancò di nuovo, barcollando. « Ecco un motivo. Uno dei tanti ».
« Sì, ti voglio bene anche io » ridacchiò James, grattandosi la guancia sinistra con le dita. 
« Ovvio che me ne vuoi » rispose lei, scherzando. « E tutto sommato te ne voglio pure io. Anche perché sennò, se avessi provato a farmi roteare come una trottola impazzita come prima, ti avrei dato un calcio » concluse, allargando il sorriso solo per farlo apparire da invasata.
« E mi avresti fatto male » aggiunse lui, « Taaaanto male, vero? »
Lynda annuì. « E tu ti saresti lagnato per giorni e giorni anche solo per un piccolo livido ».
« Non è vero! »
« Oh, se lo è, Jam! »

*


Sala Comune Grifondoro.
2 settembre 2022.

Logan rise alla propria battuta, accompagnato da James, tenendosi la pancia e ridendo ancor più forte quando cadde con il sedere per terra. James lo indicò e si fece paonazzo per il troppo ridere, mentre Logan si sdraiava con la schiena sul pavimento e batteva una mano accanto al proprio fianco.
« Sei un idiota! » esclamò James tra le risate, asciugandosi gli occhi con la manica della divisa. « Non puoi cadere così! Sembravi… sembravi… niente, sei un idiota! »
« Ha parlato » rise ancora Logan, tirandosi su a sedere, i capelli castano chiaro sparati in tutte le direzioni e le guance rosse. « E fammi posto, non occupare tutto il divano solo perché mi sono distratto un attimo ».
« Ma anche no » ribatté James, allungandosi meglio sul divano cercando in questo modo di coprirne il più possibile. « Devi rimanere a terra, animale che non sei altro ».
« Animale, io? » chiese scettico Logan, inarcando un sopracciglio. « Ma andiamo, mi hai visto? Sono troppo bello per essere un animale! Effettivamente, anche per essere un semplice umano come te, plebeo ».
James rise ancora, e rispose prontamente: « Se per questo sei anche troppo poco egocentrico! »
« Eh, lo so… Sono molto modesto, io » si pavoneggiò scherzosamente Logan, ridacchiando. « Sono il ragazzo perfetto, senza difetti. Eeh, c’est la vie! »
« Da quando sai il francese, scusa? » domandò James, fintamente colpito, portandosi una mano all’altezza del cuore.
« Io non lo so, il francese » rispose Logan, con aria di sufficienza. « C’era un film che si chiamava così, o comunque una roba del genere. E poi, le ragazze amano l’accento francese ».
« Se lo dici tu ».

*

Aula di Trasfigurazione.
5 settembre 2022, mattina.


«
Baston, potresti cercarti un altro posto? » chiese James, posando la propria borsa sul banco, proprio davanti a Chelsie. Questa alzò lo sguardo su di lui ed inarcò un sopracciglio, scettica.
« Perché dovrei? »
«
Per farmi sedere vicino a mia cugina, mi sembra ovvio » le rispose con tono ovvio, finendo con il sorridere. Dominique, che aveva assistito alla scena da accanto l’amica, alzò gli occhi al cielo, ridacchiando sommessamente.
Chelsie lanciò un’occhiata a Dominique, prima di sbuffare e raccogliere le proprie cose.
« La prossima volta sta vicino a me » lo avvisò, andando a sedersi accanto ad un’altra loro compagna di stanza, Julie.
«
Contaci, Baston! » esclamò lui, ridendo apertamente e sedendosi sulla sedia accanto a Dominique provocando un gran baccano. « Allora, Domi, che mi racconti? »
«
Che sei un maleducato, James » gli sorrise, prendendo il proprio libro di testo dalla borsa e posandolo sul banco. 
« Ehi! » si lamentò James, fintamente offeso. « State vicine ad ogni lezione, almeno quando le abbiamo in comune tienimi il posto! Sei la mia migliore amica, dopotutto ».
«
Sì, sì, certo » sospirò lei, rassegnata.
James rise ancora, incrociando le braccia sul banco e poggiandovi sopra il mento. Girò il viso verso di lei, sorridendo, e disse:
« Raggio di sole, non usare quel tono. È odioso ».
«
Come te? » 
« Come osi! Io non sono odioso. Nessuno può odiarmi, sono troppo bello » scherzò il ragazzo, lanciando un’occhiata alla porta nel caso entrasse la professoressa Fitch. 
« E stupido » sorrise Dominique, e quando la porta dell’aula si aprì per far entrare la professoressa – una donna dai capelli color mogano palesemente tinti e dall’aria giovanile – aggiunse sottovoce: « E imprudente ».
James alzò gli occhi al cielo, mentre si alzava assieme a tutta la classe dicendo: «  Buongiorno ».« Ancora questa storia? » le chiese a bassa voce. « Dominique, per Merlino, sta’ tranquilla. Sono troppo stupido per venir scelto, poi, no? » aggiunse, cercando di farla ridere.

Quella mattina, al contrario delle aspettative dei propri compagni di stanza, James si era svegliato non appena aveva sentito la sveglia squillare ed era entrato in bagno per primo. Dopo essersi vestito ed aver preparato la borsa, aveva iniziato a correre a capicollo per le scale ed i corridoi, fino ad arrivare in Sala Grande.
Si era diretto, sempre con passo rapido e scattante, verso il tavolo dei Tassorosso e si era infine seduto di fronte alla cugina Dominique.

« Tutto bene? » gli aveva chiesto Domi, guardandolo con curiosità: non era normale vedere James Potter sveglio già a quell’ora.
« Sì, tutto a meraviglia, raggio di sole! » le aveva sorriso lui, raggiante. Poi aveva iniziato a parlare e parlare e parlare a proposito del Torneo Tremaghi, sotto lo sguardo corrucciato dell’amica.
« Ho sentito dire che saranno prove difficilissime. Michael si è informato: sai, suo padre lavora all’ufficio dei giochi magici al Ministero… » andava ciarlando, mentre Dominique mangiucchiava la propria fetta di pane senza smettere di guardare James nemmeno per un istante.
« Tu vuoi partecipare » sentenziò infine la ragazza con voce atona.
James sembrò un attimo preso in contropiede: « Io, be’… Io, sì, be’, credo di sì. Tu no? »
« Perché? » gli chiese ancora, inclinando la testa di lato.
« Perché… perché sembra una bella esperienza? » tentò debolmente James, abbozzando un sorriso. Effettivamente, non sapeva bene nemmeno lui perché voleva iscriversi, sentiva solo di doverlo fare e di dimostrare chi era davvero. Non glielo disse.
« Non è uno scherzo, lo sai, vero? »
« Certo che lo so » aveva risposto lui, un po’ sconcertato.
« Sei il solito coglione… ».


Dominique gli lanciò un’ultima occhiata obliqua, prima di sussurrargli di fare silenzio. James sospirò. 

*

Rose incrociò le braccia sul banco, poggiandovi poi la guancia destra. Con gli occhi aperti ma assenti, guardava ostinatamente il professore, sebbene stesse pensando a tutt’altro. Odiava Antiche Rune, ma le serviva quel M.A.G.O. per conseguire una laurea che l’avrebbe condotta al Ministero.
Accanto a lei, Meredith, la sua migliore amica, tracciava linee su linee su un foglio di pergamena su cui aveva già preso appunti – solo per non far insospettire il prof: quella ragazza, secondo Rose, era un genio.
Rose si mosse un pochino verso di lei, attenta a non farsi vedere, e sbirciò il lavoro dell’amica: c’erano scritte varie, disegnini di creature magiche, scarabocchi e lettere elaborate. Sbuffò e tornò al suo posto, lanciando di tanto in tanto occhiate alla finestra.
Il professore continuò a parlare e parlare, finché non suonò la campanella. Meredith ripiegò il foglio e se lo mise in borsa assieme alla penna; si alzò ed aspettò che Rose facesse lo stesso, così da uscire assieme dall’aula.
« Non vedo l’ora che arrivi ottobre! » trillò con allergia Meredith, facendo un saltello sul posto. « E tu? »
« Idem » sorrise Rose, raggiante. « Mi chiedo proprio come siano, le delegazioni di Beaux-Batons e Durmstrang! »
« Piene di bei ragazzi, secondo me » le disse Meredith con fare cospiratorio, prima di ridacchiare. « Soprattutto a Beaux-Batons, se i francesi sono belli quanto tuo cugino… »
« Louis è per un ottavo Veela, Dee » le ricordò gentilmente Rose. « Non credo proprio che siano tutti così ».
Meredith sbuffò, un po’ scocciata. « Be’, peccato. Comunque incrociamo le dita e speriamo che la Francia ci porti dei baldi giovani » scherzò, ridendo ancora, mentre s’incamminavano verso la Torre di Grifondoro per posare i libri.
« Magari » convenne Rose, annuendo con convinzione. « Però anche ad Hogwarts ci sono dei bei ragazzi, no? »
« Sì, però… A loro manca il fascino dello straniero, mi spiego? » Meredith aggrottò la fronte, gesticolando. « L’accento straniero… E poi lo sai, a me piace da morire l’acc— »
« L’accento tedesco, sì » ridacchiò Rose, passandosi una mano tra i capelli.
« Già » rise Meredith, iniziando a salire le scale per il settimo piano a due a due. Rose la seguì, superandola dopo poco. « Così non vale, oh! » la rimbrottò la mora, scuotendo la testa.
La Weasley rise ancora e le disse: « Tutto merito del Quidditch! » sorridendo divertita, consapevole di quando l’amica fosse sensibile in quel frangente: Meredith era una vera schiappa sulla scopa, nulla da fare.
« Stronza! » sbottò infatti l’altra, ed iniziarono a correre l’una dietro l’altra per il corridoio. « Se ti prendo sei finita! »
« Hai detto bene, Dee: se mi prendi! »

 

*

La Sala Grande era sempre piena e rumorosa, che fosse ora di cena, di colazione o di pranzo come in quel momento. I passi frettolosi e a volte pesanti della gente tra i quattro tavoli, le risate, gli urletti, le conversazioni fatte a voce troppo alte: tutto si confondeva, formando un caos non indifferente.
Pensando ciò, Albus si versò del succo di zucca nel proprio calice e poi si portò quest’ultimo alle labbra. Bevve qualche sorso, spostando lo sguardo nella Sala gremita di gente. Vide suo cugino Fred tentare di parlare con una ragazza dai capelli scuri, suo fratello che rideva con Logan e Scorpius, Molly che ripassava per la lezione seguente ed ascoltava un suo compagno, Lucy che faceva casino al proprio tavolo.
Si guardò attorno un altro po’, prima di stringersi appena nelle spalle, posare il calice sul tavolo ed ascoltare quel che Skandar aveva iniziato a decantare poco prima.
« … e quindi lui mi ha detto che, oltre a non essere fatti miei, non era così » stava finendo, mentre continuava a mangiare il pasticcio di carne che si era servito poco prima – per la seconda volta, però.
« Uhm? » si riscosse Albus, inclinando di poco la testa di lato. « Chi ti ha detto che non è così? »
Skandar alzò gli occhi dal piatto e sospirò, prima di rispondergli pazientemente: « Scorpius ».
« Ah. Ovviamente » annuì lui, comunque confuso, infilzando con la forchetta una patata arrosto. Non avendo seguito il discorso dell’amico sin dall’inizio, capire il senso di “Scorpius ha detto che non è così” non gli era per nulla chiaro.
« Non mi hai ascoltato per niente, vero? » sbuffò Skandar, roteando gli occhi e rivolgendosi poi a Noah. « Almeno tu mi hai ascoltato? »
« Sinceramente? » chiese, retorico, ghignando appena. « No ».
Skandar spalancò la bocca e poi sbottò: « Che siate maledetti entrambi! Cioè, io vi stavo dicendo delle cose importanti ed interessanti… »
« Importanti ed interessanti i pettegolezzi sulla vita privata di tuo cugino? » domandò ancora Noah, ridacchiando apertamente mentre le guance di Skandar si imporporavano appena.
« Dai, » gli sorrise invece Albus, giusto per non ridurlo in quello stato: Skandar detestava arrossire, « che cosa gli avevi chiesto? »
« Hai visto l’amica, no? Quella con cui gira sempre assieme, dico » iniziò lui, indicando Lynda Wespurt, seduta al tavolo dei Corvonero assieme a qualche amica.
« Dici la Wespurt? » gli domandò per esserne sicuro. 
« Sì, lei » annuì Skandar, continuando il suo entusiasmante racconto. « Quest’estate erano sempre insieme. Cioè, anche prima la vedevo spesso al Manor, ma quest’estate… cioè, era proprio una costante, mi capisci? Era sempre lì con Scorpius » - gesticolava tanto, Skandar, così tanto che aveva anche smesso di mangiare. « E allora io ho chiesto a Scorpius se per caso… sì, be’, se c’era qualcosa. Lui mi ha guardato malissimo e mi ha detto che, uno, non erano fatti miei e che, due, tra loro due non c’era niente. Secondo me non è vero, comunque. Cioè, guardateli » e fece una smorfia per palesare anche a loro quanto fosse sicuro di quel che stava dicendo.
Albus inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo su Lynda per un attimo: aveva i capelli scuri raccolti in una coda bassa e approssimata, chiacchierava tranquillamente con suo cugino Louis e un’altra ragazza, e intanto mangiava con calma. Non era mai stata una di quelle ragazze che si notano subito, anzi, era piuttosto anonima. Se era abbastanza conosciuta in giro, era solo perché era la migliore amica – se non di più, come millantava Skandar – di Scorpius Malfoy e una cara amica di James Potter. 
« Secondo il tuo ragionamento, Jack, anche Dominique e James dovrebbero essere una coppia » gli fece allora notare Albus, sinceramente perplesso, bevendo un altro po’ di succo. « O anche io e te » aggiunse, ghignando, solo per vedere l’altro impallidire.
Noah, intanto, che aveva assistito al dibattito con il sopracciglio destro perennemente inarcato, rise tranquillamente prima di scuotere la testa e tornare al proprio piatto – di Lynda Wespurt e Scorpius Malfoy non è che gli interessasse poi così tanto.
« A’ matto, frena i tuoi istinti, io non sono gay » esclamò Skandar, allontanandosi appena. 
Albus lo guardò, rassegnato, e disse: « Cretino, stavo scherzando ».
« Sarà meglio ».
« Sei proprio deficiente, Merlino santissimo… » sospirò Albus, rassegnato, per poi porre una domanda a Noah.
Skandar, accanto a lui, lanciò un’occhiata al tavolo dei Grifondoro. Incrociò un paio di occhi castani e piegò l’angolo destro delle labbra in un sorriso appena accennato quando la vide mangiare e lanciargli in contemporanea occhiate di sfida.
Stebbins, t’ho fregata.


Molly Weasley non si era mai reputata una persona degna di attenzione.
Non era bella quanto Dominique o Lily o Roxanne. Non era simpatica come Rose. Non era chiassosa ed esuberante come sua sorella Lucy. 
Aveva i capelli di un castano chiaro – ereditati dalla madre, Audrey –, degli occhi grigio sporco e non aveva un corpo particolarmente formoso. Si riteneva piuttosto anonima, a voler essere sinceri. Non era nemmeno tanto popolare: aveva una ristretta cerchia di amici e studiare non le dispiaceva poi così tanto.
Per questo, seduta verso la fine del tavolo dei Corvonero, sorseggiava in silenzio l’acqua che aveva da poco versato nel proprio calice. Michael, di fronte a lei, chiacchierava insistentemente di Quidditch – era il Cercatore della squadra. Dopo un po’, però, si bloccò, come se si fosse ricordato solo in quel momento che a Molly non interessava niente che riguardasse scope o Pluffe od altre cose del genere.
« Comunque. Quest’anno abbiamo i G.U.F.O., che scocciatura… » disse, sorridendole subito dopo. « Scommetto che tu non sei tanto preoccupata, vero? »
Molly gli sorrise, grata per aver cambiato discorso, e si strinse nelle spalle. « Sinceramente no, hai ragione. Solo un po’ d’ansia, quella sì ».
« Macché ansia, Mol! Andrai benissimo, lo sappiamo tutti! » la riprese lui, guardandola con un cipiglio fintamente severo. Michael aveva gli occhi grandi e neri, un nero molto simile anche a quello dei suoi capelli; era mediamente alto e molto magro, e questo lo aiutava notevolmente durante le partite di Quidditch – Molly ci andava solo per lui –: era agile e veloce, schizzava sulla propria scopa come un razzo. Ed era anche simpatico, riusciva a farla sorridere sempre.
« Certo, certo ». Molly roteò gli occhi, ridacchiando.
« Mi sta prendendo in giro, Weasley? » le chiese scherzosamente. « Devo per caso metterla in punizione? » aggiunse, imitando la professoressa Jenkins e facendola ridere.
La faceva sentire bene, la faceva sentire Molly. E quando era con lui, essere Molly era sempre abbastanza.


*

Dormitorio maschile di Corvonero, quinto anno.
6 settembre 2022, dopo le lezioni.

Il suo letto era quello proprio in mezzo alla stanza; alla sua destra, dormiva Matthew Oliver, alla sua sinistra invece c’era William Corner. Sul comodino accanto al letto c’era un libro – uno diverso ogni due mesi –, una fotografia di lui e Dominique da piccoli, un lume ed un orologio.
Contrariamente a quanto si potesse pensare, però, Louis Weasley non era affatto ordinato. Sebbene fosse uno studente corretto e diligente, la sua camera a Villa Conchiglia era in perenne disordine, mentre ad Hogwarts dava comunque un notevole contributo a quel caos che lui ed i suoi compagni continuavano a chiamare stanza.
Chiudendosi la porta dietro le spalle con un calcio mediamente potente, Louis gettò la propria borsa sul letto, non curandosi poi del fatto che questa si era aperta ed aveva rovesciato un po’ del suo contenuto sulla coperta blu notte.
« Com’è andata a Divinazione? » gli chiese Matthew – un ragazzo dai capelli color miele e gli occhi verde prato –, sdraiato sul proprio letto intento a sfogliare una rivista di Quidditch che aveva portato Michael – un altro loro compagno molto bravo a Quidditch e anche simpatico.
« Signor Weasley, deve fare attenzione a chi ha attorno e non lasciarsi badare alle apparenze! » esclamò, imitando la voce della Cooman e ridendo poi assieme all’amico. « Morgana, che cialtrona che è la Cooman ».
« Puoi dirlo forte, amico! » convenne Matt, annuendo vigorosamente, e lanciando con nonchalance la rivista sul letto di Michael – quando torna Mich, Matt sarà fottuto, pensò Louis sul momento. « Vogliamo parlare, poi, di tutte le volte che ha predetto la morte di William? La migliore era “Signor Corner, stia lontano dagli Asticelli: vedo per lei un nefasto futuro, proprio per via degli Asticelli!”. Io mi chiedo cosa si fumi, ogni mattina ».
« Oh, Merlino, gli Asticelli me li ero dimenticati » rise più forte Louis, facendo cadere per terra la borsa dal letto per buttarcisi poi a capofitto.
« Cosa ti eri dimenticato? » li interruppe la voce di William, che aveva appena aperto la porta e palesato così la sua presenza. Dietro la sua schiena, comparve la testa rossa di Gerard O’Malley, l’ultimo loro compagno di stanza.
« Dei tuoi amati Asticelli » rise ancora Louis, contagiando anche gli altri due.
« Appena tornato da Divinazione, eh, Louis? » gli chiese allora William, scuotendo la testa e ridacchiando appena.
« Già ».
« Poi mi spiegherai perché la segui ancora, visto che è inutile » gli ricordò Gerard, sedendosi poi sul proprio letto.
« Semplice: le poltrone dell’aula sono comodissime per dormire ed in più il tè della Cooman, nonostante tutto, è meraviglioso ».
Matt e Gerard scoppiarono a ridere, Will si girò verso la finestra senza smettere di ridacchiare e, quando entrò, Michael si guardò attorno con aria perplessa. Ma quando si accorse di una delle sue preziosissime riviste abbandonata malamente sul letto, sbottò: « Okay, chi è lo stronzo che devo affatturare?! » 

*

 

Portone d’Ingresso.
7 settembre 2022, mattina.
 

Era una domenica fresca: il vento tirava appena, muovendo le fronde ancora verdi degli alberi e screziando così la superficie del Lago – che s’intravedeva poco lontano – di piccole onde; in cielo brillava un sole caldo, tra gli ultimi ricordi di un’estate ormai finita.
Logan Hopkins, seduto scompostamente su uno dei gradini del Portone d’Ingresso, socchiuse appena gli occhi, mentre gli altri due continuavano a parlare e, di tanto in tanto, mangiare qualcosa che avevano preso a tavola. Era ormai un’abitudine fare colazione fuori: quando non faceva troppo freddo, infatti, prendevano qualcosa dal proprio tavolo e poi andavano fuori – di solito lì, sui gradini, ma a volte anche a Lago o all’ombra di qualche albero – a chiacchierare del più e del meno.

« Goditi il sesto anno, Scorpius! » stava dicendo James, tentando l’aria di un uomo vissuto. « Quando arriverai al settimo, avrai di ché lamentarti ».
« Già, Scorpius, ma ti consiglio di non lagnarti come questo qui » aggiunse Logan, sogghignando appena, accennando con il capo a James, che lo guardò truce. 
« Ha parlato… » iniziò.
« …Logan Hopkins, la qui presente altezza reale, nonché personaggio più volte premiato come uomo più affascinante al mondo » finì per lui Logan, un sorriso raggiante sulle labbra sottili.

James roteò gli occhi, sbuffando una risatina, mentre Scorpius si girava dall’altra parte per non scoppiare a ridere in faccia al proprio migliore amico – il quale, però, lo sentì comunque e per questo gli tirò uno scappellotto. 
« Ma che fai? » sbottò quindi Scorpius, massaggiandosi la nuca con una mano.
« Così impari » rispose James, scorbutico.
« Oh, Merlino, Jamieeee… » lo chiamò Logan, allungando la sillaba finale all’inverosimile – Scorpius si chiese dove diavolo avesse trovato tutto quel fiato. « Ancora per quella storia? Che ti frega, fallo e basta, al massimo usi la scusa di tuo padre “Non sono stato io, non ne sapevo niente!” ».
« Coglione, quella non era una scusa » si ritrovò a dire James, prima di aggiungere: « E comunque non lo so, tu non l’hai vista. Non è quasi mai arrabbiata, mentre ieri sera, quando l’ho bloccata per parlarne, è diventata peggio di una Banshee ».
« Ma di che state parlando? » chiese quindi Scorpius, che doveva essersi perso qualcosa, perché lui, di quel discorso, per quanto corto, non ci aveva capito proprio nulla. Proprio vero che la pazzia a Grifondoro è di casa, pensò senza nemmeno rendersene conto.
« Di Dominique » rispose rapidamente Logan, anticipando James, che aveva già la bocca aperta – probabilmente era già pronto a difendere sia le proprie intenzioni che la propria migliore amica. « Non vuole che James partecipi al Torneo. Io la trovo una cosa egoista ».
« È preoccupata, dice… » mormorò appena James, appunto, difendendola debolmente.
« Macché preoccupata! Probabilmente aveva le sue cose, ecco perché ti ha risposto così! » sbottò Logan, un po’ irritato, muovendo bruscamente le braccia in aria. « Tu partecipi, tanto hai le possibilità di uscire che abbiamo tutti noi del settimo. Tu partecipa, se poi si lamenta le dici che sai a cosa vai incontro o altre cazzate così ».
« Mmh » mugugnò James, quasi del tutto convinto, spostando poi lo sguardo su Scorpius, uno strano baluginio negli occhi.
E Scorpius lo conosceva, James: quello era lo sguardo da so cosa voglio fare, mi serve solo la spinta, perciò lui gliela diede, quella spinta, nonostante fosse sinceramente e segretamente preoccupato anche lui.
« Vuoi partecipare? Partecipa ».

***


*toc toc*
No, non ero morta, ma il mio pc sì. Poi è ripartito, ma indovinate quando? Quando dovevo studiare per una verifica e un’interrogazione. Viva il caso -.-”
Comunque. Capitolo abbastanza lungo, ‘sta volta – effettivamente ho unito assieme due capitoli XD.
Abbiamo visto qualcosa in più su Skandar, Margaret (capitolo dove compare molto, d’altronde u.u), Lynda, Scorpius, Dominique, Rose ed altri! Spero vi siano piaciuti, ci ho lavorato un po’.
Ora volooo, che devo scrivere anche il capitolo 6 di un’altra mia Long sui Malandrini – che non aggiorno da TROPPO tempo D:
Vi amo <3 Spero di postare presto il capitolo cinque!

Er.

   
 
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