Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Wren07    30/04/2012    3 recensioni
Ben presto, mi ritrovai a seguire Sherlock in strambe missioni – come trafugare libri dal reparto proibito della biblioteca o ingredienti dall’armadietto di Piton – per portare avanti i suoi esperimenti altrettanto strambi.
AU - Sherlock e John a Hogwarts
[Scritta per la quarta giornata del 'Carnevale delle Lande', ospitata da http://auverse.livejournal.com]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Magic Wands in Baker Street'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sod 5
La mattina dopo, a svegliarmi fu un brusio eccitato, che mi costrinse a lasciare il letto sebbene fosse sabato e avrei potuto dormire almeno un’ora in più.
 
« John, c’è la finale di Quidditch oggi, alzati! » mi gridò senza troppe cerimonie Mike Stamford, uno dei Grifondoro del mio anno. Già, tra indagini e giri per il castello mi ero completamente dimenticato della partita decisiva tra Grifondoro e Serpeverde che si sarebbe svolta quella mattina. Dopo qualche minuto, mi alzai a fatica e uscii con Stamford e gli altri, ma non mi disturbai di procurarmi striscioni scarlatti e dorati, già alquanto scoraggiato dall’abilità straordinaria dei Serpeverde, di cui ero stato testimone pochi giorni prima.

Ancora piuttosto rintontito, una volta arrivato nella Sala Grande, mi sedetti al mio tavolo per la colazione. Dopo un po’ notai Sherlock che mi lanciava strane occhiate dal tavolo dei Corvonero, seduto accanto al fratello, con cui sembrava parlare concitatamente. Solo dopo una tazza di caffè compresi che mi stava indicando il tavolo dei Serpeverde, mentre dopo la seconda notai che tutti i giocatori di Quidditch erano in divisa, ma di Irene non c’era alcuna traccia, ad eccezione della sua Nimbus 2001 che fluttuava placida in corrispondenza del posto che occupava di solito.
 
Dopo qualche minuto le voci di alcuni Serpeverde divennero così alte, apparentemente per la disperazione, da arrivare fino ai nostri tavoli. Tutti sembravano lamentarsi ed imprecare per l’assenza di Irene.
 
« Ma dove diavolo è finita?»
 
« Una partita importante come questa! »
 
« Malata? Ma non l’ho vista in dormitorio! »
 
Dopo che anche Sherlock ebbe assunto un’esauriente dose di caffeina, ci alzammo entrambi e ci catapultammo al tavolo dei Serpeverde.

Alle educate domande di Sherlock, tutti risposero in coro con insulti e gesti che avrei preferito poter dimenticare, mentre io ritenni più saggio mantenermi ad una certa distanza dal tavolo, a causa delle terribili minacce che sentivo pronunciare contro i Grifondoro.
Donovan e Anderson si alzarono e ci passarono accanto, ma non sembravano molto inclini a rivolgersi a noi in modo più civile.
« In dormitorio non c’era, nessuno l’ha vista, stiamo setacciando il castello » ci disse bruscamente Donovan, anticipando le nostre domande.
Solo in quel momento notai la pura gioia che pervadeva il volto di Sherlock, che mi disse in disparte, in tono eccitato: « Un rapimento finalmente! Lo sapevo! DEVE essere collegato a quei furti! ». 

Notando anche l’espressione assassina impressa sul volto di Anderson, mi schiarii rumorosamente la gola, sperando di riuscire a contenere l’entusiasmo di Sherlock.
Anderson evidentemente ci aveva sentiti, visto che ci intimò tra i denti: « Fareste meglio ad andarvene da qui e smetterla di ficcanasare » per poi alzare gli occhi al cielo ed esclamare frustrato, rivolgendosi a nessuno in particolare: « Ci servirebbe un drago per vincere la partita adesso ».
 
Sherlock mi prese per mano e mi trascinò via di corsa, forse più per nascondere il suo enorme sorriso ad Anderson che per effettiva fretta.

Rivolsi un ultimo sguardo ai Serpeverde sconcertati, non potendo fare a meno di notare un solo ragazzino seduto al tavolo intento a sorseggiare il suo tè con la massima tranquillità.
Tuttavia non ebbi il tempo di soffermarmi su quel particolare, perché Sherlock iniziò a parlare così velocemente che riuscivo a stento a capirlo, come sempre nei suoi momenti di massima eccitazione. « Allora, ho già parlato con Mycroft. Anche lui è convinto che Irene sia stata rapita. Era la preda più grossa dopotutto. Beh, a meno che non sia stata complice del ladro fin dall’inizio, è un’altra possibilità. Ma per scoprirlo dobbiamo prima accertarci di una cosa, dobbiamo scendere subito nei sotterranei, non c’è tempo di avvisare Lestrade ».
 
« Aspetta, però, sarebbe meglio informare il professor Silente » continuò, pragmatico.
« Il professor Silente? E cosa dovremmo mai dirgli? » domandai, sorpreso.
« Digli semplicemente che è tutto sotto controllo » rispose Sherlock, scrollando le spalle. Ora corri, deve essere nel suo ufficio ». Pronunciò quelle ultime parole quasi urlando dalle scale, ed io, rimasto solo in cima, iniziai a salire un’altra rampa, ancora perplesso, fino ad arrivare al settimo piano.
 
 
Stavo per svoltare l’angolo, quando sentii urlare l’incantesimo che mi colpì in pieno al centro della schiena, senza lasciarmi alcuna possibilità di evitarlo. Feci appena in tempo a sentir pronunciare le parole “Pietrificus Totalus”, prima di cadere rigido a terra a faccia in giù, senza neanche aver riconosciuto il mio assalitore.
 
Il dubbio però fu molto breve, perché pochi istanti dopo sentii pronunciare le parole: « Bene bene, il tuo ragazzo ti lascia solo, eh? Oh, no no no, non è affatto prudente ».
Il ragazzo a cui appartenevano quella voce acuta e la bacchetta che mi aveva colpito si avvicinò a me, prendendomi il viso tra le mani e voltandolo. Se avessi potuto, in quel momento avrei sicuramente sgranato gli occhi.
 
Davanti a me c’era il ragazzino tranquillo della tazza di tè, e solo in quel momento lo collegai al Serpeverde taciturno dei corsi di Difesa contro le Arti Oscure: si chiamava Jim Moriarty.
 
« Cercavi il preside, eh? Ma andremo in un posto molto più interessante, fidati. Sono tutti alla finale di Quidditch » continuò, con un inquietante bagliore negli occhi, prima di puntare di nuovo la bacchetta su di me, scandendo gioiosamente: « Wingardium Leviosa! ».
 
« Non sarà una lunga strada, John, non temere, e potresti anche incontrare qualcuno di tua conoscenza ». Così dicendo, mi trasportò fino all’arazzo di Barnaba il Babbeo, dove avevo trascorso la sera precedente con Sherlock e Irene. Dopo avermi adagiato delicatamente a terra, iniziò a passeggiare avanti e indietro di fronte all’arazzo, con un’espressione di massima concentrazione.
In un primo momento pensai che fosse completamente folle (deduzione non del tutto azzardata, probabilmente), ma poco dopo, con mia grande sorpresa, dalla parete vuota spuntò una porta, che Moriarty spalancò spingendomi dentro, sempre a colpi di “Wingardium Leviosa”.
 
In qualsiasi direzione mi voltassi, potevo vedere nella stanza oggetti ammucchiati l’uno sull’altro, che sembravano essersi accumulati lì negli anni. Vecchi giradischi, scacchiere, armadietti, pile di giornali emergevano tutto intorno a noi da quella massa indistinta.
 
Non avendo opzioni migliori, iniziai a seguire con lo sguardo i movimenti di Jim, che si fermò davanti ad un caminetto nell’angolo, per poi infilarvi la testa. Se mi fosse stato possibile, avrei spalancato occhi e bocca alla visione di un volto femminile tra le fiamme. «E’ qui, la festa può cominciare » sussurrò gioiosamente Jim a quell’immagine di fuoco, che un istante dopo era già scomparsa. « Beh, ti meravigli? Non avevi già assistito a qualcosa del genere? » disse poi Jim rivolgendosi a me. « Ah, hai bisogno di più spirito di osservazione tu » aggiunse scuotendo la testa, quasi in tono di rimprovero. « Eppure Wilkes si era quasi fatto scoprire mentre mi informava sui tuoi spostamenti la notte scorsa ».
 
Il discorso di Moriarty fu interrotto da un rumore di passi proveniente dal fondo della stanza, che riuscii ad avvertire anche se immobilizzato in quella posizione le mie capacità percettive erano piuttosto provate.
 
Un istante dopo si piazzò davanti al mio corpo insensibile e ai miei occhi allucinati, al sorriso compiaciuto di Jim e ai suoi occhi brillanti, Irene Adler, che però non aveva affatto l’aria di essere stata appena rapita.
 
« Oh, già da queste parti, sempre puntuale, eh? » sogghignò Irene, rivolgendosi a me.
In quel momento più che mai avrei desiderato urlarle addosso, o meglio scagliarle una buona fattura, ma fino a quando i miei disperati tentativi di liberarmi con un incantesimo non-verbale (magia avanzata, di cui conoscevo l’esistenza solo grazie alle nozioni di Sherlock) si fossero realizzati, probabilmente mi avrebbero già lasciato al mio destino per pura noia.

Wren's Corner

Saaalve, grazie a tutti quelli che continuano a leggere e recensire, siete tutte persone amabilissime e questa storia mi sta dando tante soddisfazioni :')

Passando alle note:
1) Mike Stamford è l'amico di John che lo fa conoscere a Sherlock in cerca di un coinquilino.
2) Il riferimento di Anderson al drago è puramente casuale e non implica dinosauri, cooooffff.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Wren07