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Autore: Jodie Roses    01/05/2012    2 recensioni
Jodie, una ragazza dai capelli rosso sangue, una ragazza come tante altre, niente di speciale (o almeno così pensa lei) in una città come Los Angeles negli anni del grande rock'n'roll.
Axl, il cantante della band più in voga del momento, che tutte amano e tutte desiderano (o almeno così pensa lui) a cui nessuno può resistere.
E se un giorno incontrasse quella ragazza che non si concederà così facilmente a lui? Si arrenderebbe altrettanto facilmente? E comincerà a credere al detto "gli opposti si attraggono"?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutti quelli che leggono :'D Buona lettura '^'


Los Angeles, 28 Luglio 1987

Ore 23.47

 

 

C'era qualcosa che non andava. Da quando era cominciato tutto, non si erano mai sentiti così male come in quel momento. Non si era mai sentita così male. Da quando era uscito il disco...era cambiato qualcosa. Axl era cambiato...Ok, era cambiato qualcosa dentro Axl.

L'album aveva venduto ben 500.000 mila copie durante la sua prima settimana. Fino a quel giorno, cioè. Sabato 28 luglio del 1987, più precisamente. Mica male.

L'aumento di successo del disco, però, era inversamente proporzionale al peggioramento dell'umore di Axl. Perchè qualcosa nel suo ragazzo, e nel loro rapporto, si era incrinato. O almeno così le sembrava.

Sta di fatto che Axl usciva tutte le sere, senza di lei. Senza dirle niente, né quando tornava, dove andava, con chi stava, cosa faceva, come stava. Jodie ci era abituata, per l'amor di dio. Essere la fidanzata di una rock star non era cosa facile, e se eri una persona paranoica che si preoccupava per ogni minima cosa, allora non era la vita che faceva per te. Jodie non era nessuna di quelle due cose, per l'amor di Dio,o almeno lo sperava.

Solo che Axl usciva al pomeriggio presto e rientrava a notte fonda, ubriaco o fatto o tutte e due le cose insieme. Tanto che a lei toccava portarlo trasportarlo sul letto, e rimaneva lì ad aspettarlo sveglia, anche perchè proprio non sarebbe riuscita a dormire. E la mattina, quando lui riprendeva i sensi, si incazzava con lei, senza motivo apparente. Di tutto, quella forse era la parte che la faceva stare peggio. La trattava di merda, ma...perchè? Sembrava quasi che solo la sua presenza gli desse sui nervi. Una volta poi, Jodie si era messa a piangere, chiedendogli, fra le lacrime, cosa gli aveva fatto. Il rosso non aveva risposto, ma lei aveva notato uno sguardo assassino passargli negli occhi. Sembrava che dentro di sé la volesse prendere a pugni per quelle lacrime. Comunque, non aveva risposto, si era alzato dal letto, era uscito dalla stanza e se n'era andato, sbattendo la porta così forte da far tremare le pareti.
E il giorno prima...oddio. Le veniva male solo a ripensarci. Axl era tornato più tardi del solito, tanto che lei si era quasi addormentata e fuori stava cominciando a sorgere il sole. Qualcuno aveva bussato alla porta. Lei si era svegliata di scatto e era andata ad aprire...e si era trovata davanti una scena orribile. C'era Axl, che oltre a sembrare più allucinato del solito, era tutto coperto di sangue. Jodie si premette una mano sulla bocca, cercando di non vomitare. Aveva la maglietta squarciata e tutta sporca di rosso, e una ferita sul braccio che sanguinava ancora. L'aveva portato dentro e l'aveva ripulito, cercando di curargli le ferite. Ovviamente aveva provato a chiedergli cos'era successo, ma per le risposte che ottenne avrebbe potuto chiederlo al muro. Dopo che il ragazzo si fu addormentato con una smorfia di dolore dipinta in faccia, Jodie era rimasta un po' accanto a lui, a osservarlo, e si era domandata se per caso non se le fosse fatte da solo..Oddio, pensare che fosse diventato autolesionista, era troppo per lei. Tanto che era di nuovo scoppiata a piangere e l'aveva abbracciato, chiedendosi come diavolo erano finiti in quella situazione.

Non aveva chiesto aiuto agli altri. Cioè, sì, ci aveva provato, ma tutti erano troppo presi dalle loro cose. Cioè, l'arrivo dell'album aveva sconvolto la vita di tutto, non solo quella del cantante, e nessuno aveva tempo per vedere quel che facevano gli altri. Nicky però, ovviamente, l'aveva ascoltata. Ma quando provò a chiedergli cos'aveva, e Axl le rispose di tapparsi la bocca e non rompere i coglioni, ci rinunciò.

Jodie aveva paura. Anche se non sapeva dove andava il suo fidanzato, immaginò che andasse per locali, alla ricerca di alcool droga e qualsiasi cosa potesse fargli staccare la spina e dimenticare tutto per un po'. Era soprattutto quello che la preoccupava...la droga. Non era così ingenua da pensare che il suo ragazzo o gli altri non si facessero mai. Sperava solo che si limitassero a qualche “bucata” dopo i concerti, come ci si aspetterebbe da qualunque rock star degna di questo nome. Aveva paura che quelle innocenti bucate potessero diventare qualcosa di più. Non capiva come la gente potesse arrivare a rovinarsi la vita con quello schifo. Lei non ci aveva mai provato, e, anche se non escludeva la possibilità di farlo, un giorno, dubitava che sarebbe cambiato qualcosa. Non capiva come quelle polveri potessero portare alla morte delle persone. Odiava pensare che qualcuno potesse diventarne dipendente, figurarsi le persone che gli stavano vicino.
Si ricordava che da piccola, spesso suo padre gli raccontava cose del genere. Era uno dei pochi momenti in cui si sentiva bene, come ogni figlia dovrebbe sentirsi insieme al proprio padre. Per lui raccontare storie di drogati, maniaci, violenze, stupri e assassini alla propria figlioletta di otto anni era il massimo dell'amore paterno..e Jodie aveva imparato a accontentarsi. Anche se quelle storie spesso la sconvolgevano.
Quella sera del 28 luglio, però, non aveva intenzione di rimanere a casa a strapparsi i capelli dall'ansia e a ripensare a quelle storie. E poi aveva una paura incredibile di trovarsi di nuovo Axl davanti, coperto di sangue. Così, quando mancavano pochi minuti a mezzanotte, non ce la fece più. Sì infilò le scarpe, prese la borsa e uscì di corsa, pensando che voleva andare il più lontano possibile da lì.

 

Se quel giorno, verso tarda sera, vi foste ritrovati a vagare per le strade di Los Angeles, forse avreste avuto la fortuna di vedere una ragazza. Era una ragazza dai capelli rosso sangue, ondulati, con un mezzo ciuffo che le copriva gli occhi. Avrebbe indossato una maglietta nera, una gonna corta, nera, e un paio di stivali neri, e avrebbe probabilmente avuto una borsa a a tracolla, nera. Quella sera camminava in fretta, voltandosi spesso, come se avesse paura che qualcuno la stesse seguendo.

Jodie all'inizio non sapeva dove andare. Poi aveva pensato che l'unico posto in cui l'avrebbero accolta, se si esclude la casa dalla quale stava scappando, era la Hell's House...per lei semplicemente la casa dei ragazzi. Sperava tanto di non trovarci anche Slash, che sicuramente avrebbe cominciato a prenderla per il culo, chiedendole se aveva perso il principe azzurro. Con suo sollievo, però, venne Izzy ad aprirle.

 

«Che ci fai qui?» chiese, guardandola stupito

Jodie non rispose subito...«Posso restare un po'?» lo supplicò, con le lacrime agli occhi.

«Certo. Dai, entra» rispose il moro, spostandosi per lasciarla passare.

«Non c'è nessuno, vero?» chiese, preoccupata.

«No, no, sono da solo»

Dentro c'era un orribile puzza di fumo. Izzy la condusse in soggiorno, dove era sdraiato fino a due minuti prima, intento a guardare la Tv e a...farsi una canna?

Il ragazzo si buttò sul divano di pelle, senza tanti complimenti, e la invitò a sedersi. Lei obbedì, senza dire niente, e si sistemò, un po' lontano dal moro. Nessuno dei due aprì bocca. Jodie era imbarazzata....spesso, a stare vicino a Izzy, si sentiva in soggezione. Non era mica Nicky, che riusciva a parlare con tutti senza fare problemi. La timidezza, o qualunque cosa fosse che di solito tappava la bocca al moro, la contagiava.

Rimasero in silenzio per un po', finchè Izzy non parlò

«Vuoi?» le domandò, offrendole una canna.

Jodie scosse la testa, poi ci ripensò e annuì. Così passarono la mezz'ora successiva a fumare, riempendo la piccola stanza di fumo, più di quanto lo fosse già. Alla fine, Jodie aveva le lacrime agli occhi e si sentiva stordita. Si alzò barcollando, e sarebbe probabilmente caduta a faccia in giù sul pavimento se Izzy non l'avesse presa in tempo.

«Che ne dici di dormire un po', eh?» chiese il moro, cercando di farla reggere in piedi

Lei annuì, senza protestare, e si fece portare quasi di peso in camera del ragazzo. Si infilò nel letto, e il chitarrista le rimboccò le coperte, o meglio i lenzuoli, e le consigliò di riposarsi un po'. Fece per uscire, quando sentì Jodie che lo chiamava.

«Izzy?»

«Sì?»

«Non andartene, per favore» supplicò. Lui la guardò meglio...aveva il volto rigato dalle lacrime. Izzy non ce la fece a lasciarla così, e, anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo, tornò indietro, e si sedette sul letto.

«Puoi restare qui?» gli chiese «ti prego»

Izzy annuì, si tolse maglietta e pantaloni, restando in mutande, e si sdraiò accanto a lei. Jodie, avvicinò timidamente una mano verso di lui, e vedendo che non si allontanava, gli si avvicinò e lo abbracciò, ricominciando a piangere. Lui allora, dopo un attimo di esitazione, le appoggiò una mano sui capelli, cercando di farla addormentare. Poi decise di dare uno strappo alla regola, e aprì la bocca

«Senti, Jodie, capisco come ti senti. Axl è un coglione, e sta facendo lo stupido, ma...non è la prima volta che si comporta così. Lo conosco da quando eravamo bambini, e ha avuto molti periodi “no” se così si possono chiamare. Ha spesso degli attacchi di rabbia e cambia umore da un momento all'altro, ma prova a capirlo. Tutta la pressione per l'uscita del disco, eccetera, probabilmente lui non riesce a reggerla. Anche io sono molto nervoso per questo, credimi»

«Tu però non fai così- ribattè lei.

«Io non sono Axl»
Bella risposta. Grazie al cazzo, ovvio che non era Axl

Ma forse non era Axl, e proprio per quello non si era innamorata di lui...e se non si fosse innamorata di lui non si sarebbe cacciata in quel casino.

Aveva ragione però Nicky, quando le diceva che, anche se il moro non apriva spesso la bocca, quando lo faceva, diceva le cose giuste

«Ora dormi» le sussurrò

«Ok. Izzy?»

«Che c'è?»

«Grazie»

  
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