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Autore: NotFadeAway    01/05/2012    1 recensioni
Eileen sta cucinando tranquillamente, ha settantanni ormai, e non vede suo figlio da sei.
Poi arriva qualcuno e bussa alla sua porta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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«ORA SIAMO LIBERI»
Voldemort è morto. La guerra è finita.
 
Ieri, sabato 2 maggio, alle 6.35 del mattino, il corpo di Lord Voldemort è crollato senza vita sul pavimento della Sala Grande di Hogwarts.
La sua morte ha messo fine alla battaglia scoppiata nella scuola la notte del 1 maggio, in seguito all’arrivo improvviso di Harry Potter.
La venuta del nemico numero uno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stata immediatamente comunicata da alcuni Mangiamorte infiltrati ad Hogwarts (Amycus e Alecto Carrow) al loro capo. Da qui è scoppiata la battaglia.
Nelle prossime pagine è tutto spiegato: dinamiche dello scontro [pagg. 2/3], intervista ad Harry Potter [pagg.4/5], intervista alla vicepreside Minerva McGranitt [pag. 6], la restaurazione [pag.7], i caduti [pagg.8/11], Tom Riddle: chi era veramente Lord Voldemort? [pagg.11/12].
 
Eileen voltò pagina.
«LA BATTAGLIA DI HOGWARTS»
 
Al nostro arrivo ci troviamo di fronte ad uno spettacolo agghiacciante: sul prato di fronte all’entrata principale della Scuola, sono disposte quattro interminabili file di cadaveri, riparate dal sole dallo spettro di un’ Hogwarts distrutta.
Nella Sala Grande, appena entriamo, notiamo subito il soffitto crollato e i detriti ovunque, vi sono decine e decine di feriti in ogni dove, mentre bande di Guaritori (sopraggiunti solo poche ora fa), corrono da una parte all’altra.
La battaglia è iniziata la notte del 1 maggio, quando il nostro salvatore, Harry Potter, è sopraggiunto nella Scuola con due suoi amici, Ron Weasley e Hermione Granger, in cerca di qualcosa.
La voce della sua presenza lì si sparge presto e Potter viene trovato in un niente dalla Mangiamorte (ex professoressa di Babbanologia), Alecto Carrow, che avvisa immediatamente il suo padrone.
Dal momento in cui viene dato l’allarme, all’arrivo di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, passa circa mezz’ora, tempo in cui il Preside (ora deceduto), Severus Piton, abbandona la scuola, e i professori rimasti iniziano ad organizzarsi per affrontare la minaccia incombente…
 
La donna finì di leggere velocemente l’articolo, ma non trovò nient’altro su di lui.
Voltò pagina appena iniziarono a parlare dei festeggiamenti ora in corso in tutti il paese. Non gliene importava niente dei festeggiamenti.
 
«HARRY POTTER: “ORA VOGLIO UN PO’ DI TRANQUILLITA’»
 
Il diciassettenne Harry Potter, probabilmente il mago che diventerà il più famoso per tutte le generazioni a venire, dopo molta insistenza, ci ha finalmente voluto concedere questa breve intervista in cui ci ha spiegato…
 
Eileen scorse rapidamente con gli occhi le righe sottostanti, leggendo solo le domande del giornalista, fino ad arrivare a ciò che stava cercando.
 
I: “Ci è stato riferito che hai smentito la colpevolezza del presunto seguace di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, Severus Piton”
H: Sì, l’ho fatto ed è la verità. Piton, prima di morire, mi ha confidato (da notare che Harry ha sottolineato in maniera sospetta questa parola) che lui aveva, in realtà, sì fatto il doppiogioco, ma a favore di Silente, non di Voldemort. Era innamorato di mia madre, Lily Evans, fin da quando era bambino e, quando Voldemort si è messo sulle tracce della mia famiglia, ha iniziato a lavorare contro di lui. Credo per questo di dovergli, assieme a tutti voi, un grazie.
 
Eileen sorrise tristemente, gli occhi le si bagnarono.
Saltò l’intervista alla McGranitt e passò a pagina 8.
A lettere enormi, al centro tra le due pagine, c’era scritto.
 
«GLI EROI CADUTI»
 
E sotto continuava, più in piccolo.
 
“Morti perché noi potessimo vivere nella libertà. Diciamogli grazie.”
 
Eileen lo sapeva, lo sapeva che quelle era un scritta patetica* [i], per fare commuovere  le solite massaie facili alle lacrime, ma lei pianse lo stesso, perché in fondo era vero. Adesso lei poteva vivere senza più il timore di parlare, di pensare, di uscire di casa.
Ma a che prezzo.
Quella scritta era circondata da decine e decine di foto. Contro la sua volontà, Eileen le scorse tutte e, in alto a destra, tra quelle più grandi, trovò suo figlio.
Era una vecchia foto, lui doveva avere trent’anni, più o meno, quando era stata scattata. Era sempre uguale, i capelli lunghi e perennemente sporchi che gli sfioravano le spalle, il naso adunco sul viso giallastro, gli occhi spenti che già allora aveva…
A completare le foto, c’era un elenco di un centinaio di nomi, messo lì come se fosse una lista per la spesa. Arido. Anonimo.
Stavolta Eileen non si mise a cercare il nome di suo figlio tra quelli elencati, sapeva che era lì.
S’immaginò altre madri che, come lei stavano leggendo quell’articolo, e che si mettevano a scorrere freneticamente quelle colonne fitte fitte, traendo un sospiro di sollievo ogni volta che leggevano un nome e non era quello di loro figlio. Si immaginò quelle stesse che piangevano, ma di gioia, e che inviavano un gufo ai loro figli, per dirgli anche solo un “ciao”.
Già, loro potevano farlo.
Preferì non pensare, invece, a chi aveva successo nella propria ricerca e trovava il nome di qualcuno, le bastava il suo, di dolore.
Voltò ancora la pagina e, in fondo a quest’ultima, a prenderne una metà, c’era un articolo su suo figlio.
 
«SEVERUS PITON: QUANDO L’AMORE TI SALVA»
 
Trasse un respiro profondo e cominciò a leggere.
 
Severus Piton, 9 gennaio 1960-2 maggio 1998,
 
Eileen strizzò gli occhi e serrò la mano sinistra, tremante, in un pugno.
 
è stato professore di Pozioni ad Hogwarts per 15 anni, di Difesa Contro le Arti Oscure per uno e per circa 9 mesi Preside. L’altra notte, verso le due e mezza del mattino, è stato ucciso da Voldemort stesso per questioni riguardanti la leggendaria Bacchetta di Sambuco [vedi pagg. 4/5].
Potter, presente al momento dell’omicidio, ha raccontato che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato avrebbe dapprima esposto a Severus Piton la sua difficoltà nel padroneggiare la famigerata Bacchetta e poi avrebbe dato ordine al suo serpente, Nagini, di ucciderlo. Il morso alla gola non ha lasciato scampo all’uomo, che è caduto a terra e spirato pochi istanti dopo, dopo aver confessato ad Harry la verità su di lui e cosa avrebbe dovuto fare [vedi pagg. 4/5].
 
La donna dovette fermarsi, perché le lacrime non la facevano andare oltre con la lettura. Poggiò per un attimo il giornale sul tavolo e provò a lottare contro la sua mente, che continuava ad immaginare la scena appena descritta. Tutto era troppo chiaro nella sua testa: gli attimi di terrore mentre magari suo figlio iniziava  a capire perché si trovava lì, la vista del serpente, l’urlo che avrà cacciato, poi il sangue e lui che se ne andava, veloce, in “pochi istanti”, aveva detto il giornalista…
 
Tutto quello che c’era scritto dopo erano chiacchiere. Dicevano tutto e niente. Parlavano di Lily, della storia di suo figlio, della parte da cui stava. Niente di importante  o che non sapesse già. Tutto che faceva male.
S’interruppe e spostò lo sguardo su alcune foto affianco. Erano tre. La prima era la più recente, forse scattata proprio quell’anno. Severus era in piedi, ad Hogwarts ,probabilmente, e parlava in maniera autoritaria, a suo agio nella cortina di capelli neri. Sotto di quella, ce n’era un’altra: era assieme a Silente stavolta, il vecchio aveva messo un braccio sulla spalla di lui per la foto e sorrideva; suo figlio, invece, aveva le labbra arricciate e una certa aria di sufficienza (“sempre il solito”, pensò Eileen  sorridendo,triste). L’ultima era una foto più vecchia, in bianco e nero: Severus era sempre vestito di nero, ma stavolta quella era la divisa di Hogwarts, accanto a lui c’era Lily. Avevano tredici o quattordici anni.
Ciascuna di quelle foto si muoveva ed era come averlo di nuovo lì, era come quando, qualche sera, afferrava l’album con le foto di quando era piccolo, e si metteva a guardarlo, nell’attesa di vederselo davanti, una mattina, quando apriva la porta. Tranne che ora sapeva che non sarebbe tornato più, no.
Allora Eileen infilò la testa nel giornale e sfiorò con la sua guancia quelle foto, l’ultima in particolare, chiudendo gli occhi e desiderando con tutto il suo cuore che tutto quello non stava succedendo davvero.


[i] Nel senso retorico del termine, quindi “che suscita pathos, emozione”.
   
 
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