Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: AngelSword    01/05/2012    5 recensioni
“Su questo pianeta esiste un luogo nascosto agli occhi della gente. Non lo si può raggiungere, ma lo si può chiamare. Anzi, non è nemmeno un luogo, è... una porta.”
'Perchè gli uomini uccidono?' Perchè il loro cuore è come la superficie dell'acqua: basta poco per farlo increspare.
Secondo Volume dell'Ancient Saga.
QC all'interno. Occhio B3
- SOSPESA -
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa
 

Yay! Angel c'è! Alors, ecco a voi la famigerata terza parte: chi saranno mai i genitori di Aqua, Jen e Nex? Muahahaha, ora lo vedrete B3
Solo una cosa: verso la fine ho provato ad usare una tecnica di cui ho letto qualche giorno fa, chiamata Flusso di Coscienza, o qualcosa del genere, che consiste nel riportare esattamente i pensieri di un determinato personaggio così come sono, con giusto il minimo indispensabile di punteggiatura. Tutto per dire: non mi sono ammattita xD
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono di mia proprietà
Ringraziamenti: A Streffo, a Niki, a His-chan, a Hunter, a fior di loto, a tutti quelli che leggono/seguono/preferiscono/ricordano... Grazie per non avermi abbandonata! **
Reminders: QC aperto! =D
Colonna Sonora Consigliata: "White Knuckle Ride" - Jamiroquai; "Until The Day I Die" - Story Of The Years; "Undisclosed Desires" - Muse
Buona Lettura ♥


Capitolo 7 (parte 3) - ... Not



Il campanello della porta trillò allegro, ma lo ignorò, intenta a leggere con disinteresse il giornale seduta sul divano. Jen reagì allo stesso modo, presa a risolvere le parole crociate in cucina.

Dopo un momento di perfetto silenzio, delle enormi radici distrussero il muro bianco lì accanto, alzando un gran polverone e seminando detriti per tutto il pavimento. “QUAL É IL PROBLEMA?!” urlò una figura alta e robusta in mezzo al foro, resa indistinguibile dalla polvere.

Voltando le pagine scricchiolanti, Aqua non alzò lo sguardo dalle parole che le scorrevano veloci sotto gli occhi per rispondere “Beh, dato che ogni volta che fai visita distruggi sempre mezza casa a prescindere dal fatto che noi apriamo o no, stavolta ho preferito non rischiare la pelle e rimanere a distanza di sicurezza.”

“Tsè, ciò non è una scusa plausibile. Riesco a fiutare l’odore di problema anche da qui!!” replicò l’assalitore abbastanza stizzito.

L’Antico sospirò e posò il giornale sul basso tavolino di legno e vetro davanti a lei. “Ma che dici, papà?” chiese alzandosi lentamente, come se le costasse un’enorme fatica.

Finalmente la polvere grigiastra si abbassò, rivelando un uomo dai corti capelli mossi - biondo acceso - dal fisico scolpito e con un paio di penetranti occhi azzurri che scorrevano freddamente sui muri bianchi dell’ingresso, sui mobili di legno e sulle scale di marmo, finchè non si fermarono sulla figlia incerta sulle proprie gambe. Senza voltarsi chiese “Dov’è Jen?”

“Di qua,” rispose annoiata l’altra dalla cucina.

Scrutò un secondo di più la bionda prima di aprire di nuovo bocca.

“Che hai fatto alle gambe?” domandò però un’altra squillante voce femminile, interrompendo quella dell’uomo. Lo superò una donna dai lunghissimi ed arruffati capelli rosso veneziano - alcune ciocche erano state legate in piccole trecce alle cui estremità brillavano piccole perline di diversi colori - tenuti via dal volto con una grande fascia verde militare tesa sulla fonte, l’espressione spazientita e le mani sui fianchi. “Allora?” la incoraggiò parandosi in mezzo ad Aqua e il padre, gli occhi verdi fissi sul volto della prima.

La bionda non rispose subito, intenta a cercare negli angoli più remoti della sua mente una scusa plausibile. “Beh, ecco, io...” Vide che alle spalle dei due genitori la sorella stava saltando e gesticolando in mille modi incomprensibili per comunicarle qualcosa. Quando stava per considerare l’idea che la rossa probabilmente stesse facendo un qualche tipo di danza voodoo, il rumore di passi attirò l’attenzione di tutti i presenti sulle grandi scale.

Sbadigliando e grattandosi la cicatrice sul petto, Zoro fece la sua casuale entrata, non curandosi del muro distrutto o dei due ospiti. L’uomo e la donna lo fissarono stupiti e lui ricambiò con uno sguardo assonnato.

“Chi sei?”

La domanda pronunciata in un soffio fece proiettare l’attenzione dello spadaccino sulla donna. La squadrò dall’alto in basso prima di rispondere. Corporatura sottile e slanciata, ben proporzionata, capelli rossi sparati praticamente ovunque, lineamenti delicati, occhi verde smeraldo, e... I suoi occhi si fissarono su quel minuscolo particolare sul suo volto. Aveva sperato con tutto se stesso di non vedere una cosa del genere almeno da quest’altra parte, ma, a quanto pareva, era un maledizione.

Lei, notando che il verde si era immobilizzato fissando allarmato qualcosa sulla sua faccia, ricambiò con un leggero movimento interrogativo della testa. “Ehm... Ehilààà...” lo chiamò titubante cominciando a sentirsi a disagio.

Non la sentì nemmeno. Era troppo occupato a fissare quel fin troppo familiare sopracciglio destro a ricciolo sul suo volto. Prese fiato, alzando debolmente una mano per indicarlo, pronto ad urlare il nome del cuoco quando un leggero movimento alla sua sinistra attirò la sua attenzione. Alzò immediatamente la guardia, portando una mano alle spade, ma il groviglio di radici fu più veloce. Lo travolse e lo sbattè duramente contro il muro alle sue spalle, immobilizzandolo.

Mentre strizzava un paio di volte gli occhi e scuoteva la testa per liberare la sua visuale dalle lucine colorate comparse per via del colpo, dei passi, lenti e cadenzati, si avvicinarono a lui. “Chi sei e perché sei in casa delle mie figlie.” Non era una domanda: era più un “occhio che ti stacco la testa a seconda di come mi rispondi” travestito da domanda.

Zoro alzò lo sguardo, ancora un po offuscato, per incontrare gl’infuriati occhi blu del suo interlocutore. “Uhmm...” Fu costretto a fare mente locale. Cosa gli avevano detto quella mattina...? L’altro attendeva con calma glaciale la sua risposta. “Un... viaggiatore!” esclamò infine avendo notato i gesti che le due sorelle stavano facendo alle spalle dei loro genitori.

L’uomo alzò un sopracciglio interrogativamente. “Un viaggiatore,” ripetè non del tutto convinto.

“Sì, un viaggiatore...” Ma che cavolo, lo sapevano che non era bravo a mentire!! Intravide Jen indicarsi il petto mimando con la bocca una parola. Si ricordò della cicatrice. “Ero ferito e...” Aqua face finta di mangiare da un piatto immaginario. “... ed affamato. Stavo giusto per morire dissanguato quando Aqua e Jenova mi hanno salvato,” concluse infine. Le due donne gli fecero thumbs-up, soddisfatte.

Il padre lo scrutò ancora per un po. “Allora perché Jen ha una ferita in mezzo alle clavicole ed Aqua ha serie difficoltà a reggersi in piedi?” domandò serio.

Le due dirette interessate si scambiarono un’occhiata esterrefatta. La madre si voltò verso di loro e le guardò con un sorrisetto. “Pensavate sul serio di potercelo nascondere?” disse dando per scontata la risposta. L’Antico dell’Acqua e del Fuoco abbassarono lo sguardo a terra colpevoli.

“Di quello non ne so niente, mi dispiace,” rispose Zoro. In qualche modo, aveva intuito che i genitori non dovevano in alcun modo venire a sapere delle corse illegali.

L’uomo lo studiò sospettoso ancora per qualche istante prima di sospirare e liberarlo dalle radici. “Voglio fidarmi,” disse mentre chiudeva gli occhi e si passava una mano tra i capelli. “Però puoi garantirmi che non hai avuto nessun pensiero sporco sulle mie figlie?” aggiunse poi lanciandogli un lungo sguardo indagatore.

“Papà!!” protestarono le due in coro arrossendo.

Lo spadaccino prese a sudare freddo. “Ma a-assolutamente no!!” rispose parando le mani avanti, diventando rosso in volto a sua volta. Ora comprendeva da chi Xenon avesse ripreso la sua morbosa iperprotettività.

Il biondo si voltò verso Aqua e Jen e chiese in tono autoritario “Forza, aspetto delle spiegazioni.”

Le sorelle, estremamente a disagio sotto quei freddi occhi blu, balbettarono qualche risposta a mezza bocca, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro. “Beh, ehm, ecco, vedi pà...” cominciò la rossa grattandosi la nuca, gli occhi inchiodati a terra.

“Noi siamo... cadute...” Le iridi zaffiro dell’altra si fissarono sui gradini di marmo bianco. “Dalle scale!” esclamò infine alzando lo sguardo sul padre. “Ieri ci siamo messe a litigare e Jen aveva il pugnale - quello che le avevi regalato tu - in mano. Ecco, bisticciando ci siamo spinte e siamo cadute giù per le scale,” spiegò mentre la sorella annuiva. “Per via della sesta Legge di Newton, causata dall’allineamento di Giove e Saturno, una potente forza centrifuga ci ha fatto fare una tripla capriola carpiata, però poi s’è intromesso il magnetismo terrestre e lunare che ha fatto alzare le maree senza che io me ne accorgessi, il che mi ha particolarmente irritata, quindi mi sono agitata un altro po, eseguendo così un’altra capriola che se c’avesse visto Xenon ci avrebbe mandato alle Olimpiadi di atletica leggera.” Abbassò le sopracciglia, annuendo piano mentre incrociava lo sguardo della gemella, che la guardava decisamente inquieta, sicura come non mai che per sorella doveva avere una qualche specie di computer dalla RAM fusa, i cui virus, a momenti, avrebbero messo su una manifestazione per l’eccessivo sovraffollamento. “Lei s’è graffiata col pugnale, ed io sono caduta male. Tutto qui,” concluse poi l’ex sicaria con una scrollata di spalle.

Seguì un lungo momento di silenzio. Le ragazze si scambiarono una veloce occhiata temendo che il padre avesse visto attraverso la loro bugia. Infine, di punto in bianco, il biondo si girò e tendendo le braccia verso i gradini, mormorò grevemente “Queste scale dovranno sparire.”

Stava giusto per evocare nuovamente le radici quando qualcosa lo colpì duramente alla testa  interrompendolo. “Frau, non fare l’idiota,” lo rimproverò la moglie abbassando la bottiglia di vetro spezzata che aveva fatto schiantare sul capo dell’altro. Lui, passandosi una mano tra i capelli per liberarli dai cocci rotti, sbuffò spazientito in risposta. Passando dall’espressione irritata che aveva assunto ad un sorriso smagliante, la donna si avvicinò saltellando a Zoro. “Ciao!” esclamò allegramente porgendogli una mano. “Io mi chiamo Solana.”

Dopo un millisecondo di sorpresa esitazione, accettò la mano e la strinse. “Roronoa Zoro.”

***


“Woooooooooooow!!!” esclamò la madre delle due ragazze guardando il suo interlocutore con gli occhi spalancati in ammirazione. “Addirittura tre spade?!”

Il verde si scompigliò i capelli a disagio. Quella donna aveva delle reazioni esagerate. “Beh, sì...”

“E la terza dove la tieni?” Si sporse dalla sedia per farsi più vicina.

“In bocca.”

“OHMIODIO che forza!!!!” strepitò eccitatissima.

“Mamma, controllati...” la riprese Jen appollaiata sul divano. L’altra, per tutta risposta, si parò di fronte a lei per spiegarle, elettrizzata, quanto fosse fantastica l’abilità del loro ospite.

Poi una voce profonda attirò l’attenzione di Zoro. “Così anche tu ti destreggi con la spada...” disse Frau guardandolo con rinnovato interesse. Annuì. L’uomo sorrise soddisfatto.

“Complimenti, hai appena guadagnato un punto a favore,” gli sussurrò all’orecchio Aqua accanto a lui. Prese ad armeggiare con le tazze da tè vuote.

“Io ho sempre la sensazione che mi voglia staccare la testa a morsi,” rispose lo spadaccino mentre osservava l’interessato e Jen cercare di calmare Solana.

L’Antico dell’Acqua ridacchiò posizionando le tazze sul semplice vassoio nero. Si alzò per riportarlo in cucina, ma le gambe non la ressero e cadde all’indietro. “Attenta!” esclamò Zoro scattando in piedi a sua volta per soccorrerla. Le circondò le spalle con un braccio e la vita con l’altro, bloccando appena in tempo la sua caduta. Lei, sorpresa, c’impiegò qualche secondo a rendersi conto di quello che era appena accaduto. Alzò gli occhi sul volto preoccupato del verde. Lo spadaccino non incontrò il suo sguardo, ma lo tenne fisso sul vassoio, la fronte corrugata sia per la preoccupazione che per l’insensato dolore al petto che stava provando. “Tu stai seduta, ci penso io a queste,” sussurrò poi sfilandole il vassoio dalle mani e rilassando il braccio dietro le sue spalle per farla cadere dolcemente sul divano. Poi girò i tacchi e marciò in cucina.

La donna, ancora leggermente frastornata, voltò leggermente la testa verso gli altri tre Antichi. Si trovò di fronte ad un paio di occhi verdi che brillavano per l’eccitazione ed un paio blu che la squadravano allarmati. “Jen, non fare quella faccia,” ammonì irritata la sorella intenta a nascondere malamente un risatina. “E voi due...” Guardò i genitori corrugando la fronte. “Smettetela di fare...” Cercò una parola per descrivere le loro reazioni. “Quello che state facendo!!” concluse poi, gesticolando nervosamente.

Il padre la guardò allibito. “Co--?! Cosa sto facendo? Non ho fatto niente, non ho detto niente.”

“No, no, ce l’avevi scritto in faccia a caratteri cubitali quello che stavi pensando,” rispose in fretta puntandogli il dito contro. “E tra me e lui,” indicò la cucina alle sua spalle senza staccare gli occhi dall’uomo, “non c’è quello che pensi tu. Cristo santo, l’ho conosciuto ieri!!” aggiunse poi esasperata vedendo che l’altro non accennava a cambiare espressione. “E non ti ci mettere anche tu...” sospirò sconsolata voltandosi verso la madre.

Solana continuò a guardarla con gli occhi lucidi per l’emozione. “Che bel pezzo di manzo che ti sei accaparrata, figlia mia” squittì elettrizzata. A quello Jenova non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata sbracandosi sul divano.

“Mamma!!” esclamò la bionda, arrossendo.

“Che c’è? È la verità!” replicò l’altra risentita. “Se non fossi già sposata, io me lo sarei preso senza pensarci due volte,” aggiunse seria mettendosi comoda sulla sedia.

“Co--! Oi, oi, piano...” Frau sobbalzò, rompendo la sua immobilità per poggiare una mano sulla spalla della moglie e guardarla preoccupato.

Mentre i due genitori cominciavano a discutere sul perché a lei non andasse più bene il proprio matrimonio, e dato che la sorella non accennava a calmarsi - anzi, aveva le lacrime agli occhi - Aqua, avvolta dal suo furioso silenzio, si alzò di scatto dal divano, ignorando le fitte di dolore alle gambe, ed andò in cucina seguendo a ruota lo spadaccino.

***

Adagiò il vassoio sul bancone della cucina cercando di fare il meno rumore possibile. Dopo averlo fissato per qualche secondo, poggiò entrambi i gomiti sulla dura e fredda superficie di marmo grigio. Passò una mano tra i corti capelli verdi, emettendo un lungo sospiro, e la lasciò lì, inerme sulla sua testa.

Maledizione.

Non riusciva più a guardarla negl’occhi.

Perché?

Perché non voleva avere di nuovo una reazione come quella mattina. Si era isolato per ore ed ancora non si era ripreso del tutto. Sentiva ancora quella sensazione di vuoto corrodergli il cuore, gli mancava il respiro ogni qualvolta ripensasse a quell’ultimo momento, cominciava a sudare freddo mentre annaspava in disperato bisogno d’ossigeno. Dio, se il cuoco lo avesse visto ridotto in quel patetico stato sicuramente lo avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni.

Sospirò di nuovo, chiamando a raccolta quel poco d’orgoglio e d’autocontrollo che gli rimaneva. Si scompigliò vigorosamente i capelli, quasi per farsi coraggio, e tornò dritto. Prese a sistemare le tazze vuote nel lavello mentre la sua mente continuava a viaggiare lontana. Chissà come se la passavano gli altri?

Che domande, sicuramente bene.

Domanda stupida, in effetti. Lo stavano aspettando dall’altra parte. Aveva promesso che avrebbe riportato indietro Aqua, anche a costo di perdere entrambe le braccia. Tanto gliele avrebbe riattaccate Chopper con ago e filo, no?

Aprì il rubinetto ed il rumore dell’acqua scrosciante riempì la sua mente, distraendolo e lasciando che i pensieri fluissero, scorressero e piovessero senza controllo.

Questa casa è davvero bella non c’è che dire ma mi chiedo come mai quel tipo biondo ah aspetta è il padre di Aqua e quell’altra, uomo strano senza dubbio distruggere mezza casa solo per noia o almeno così credo per non parlare della donna quella sicuramente ha qualche serio problema... Non è antipatica ma secondo me ha certe reazioni che nemmeno Rufy di fronte ad un robot avrebbe mai che poi ho finalmente capito da chi ha ripreso Xenon con quella sua gelosia e paranoia pazzesca mi chiedo che bisogno c’era di prendermi e sbattermi al muro in quel modo, mica sono saltato addosso alla figlia come il cuoco per Dio.... Però forse l’avrei fatto anch’io fossi stato un Antico ehi anch’io sono geloso macché geloso beh un po sì non mi piace vedere Aqua in compagnia di altri uomini che non sono io o i miei nakama cuocastro escluso, non che non mi fidi di lei non mi fido degli sconosciuti è anche normale no? Che poi mi chiedo perché quel tipo abbia attaccato me così ferocemente e non ha fatto mai niente a quell’altro coi capelli neri che prende abbraccia tocca bacia Aqua come se niente fosse--

Al ricordo di quell’uomo serrò la mascella, ed i muscoli delle sue braccia si tesero involontariamente. Sentì la rabbia, mista alla gelosia, montare mentre corrugava la fronte fissando intensamente l’acqua che rifluiva fuori dalla tazza già piena sull’acciaio brillante del lavello. Oh sì, quello là. Come si permetteva anche solo di pensare di permettersi di essere così confidente con la sua - e solo, unicamente, sua - Aqua?!

Doveva riportare la ragazza tra i vivi e quel tizio rappresentava un ostacolo. Un enorme ostacolo. Ah, ma non si sarebbe tirato indietro davanti a niente, anche a costo di dover sguainare le sue spade e tagliare chiunque gli capiti a tiro--

Il rumore di passi svelti e nervosi interruppe il suo filo di pensieri. Si voltò e fissò sorpreso Aqua in piedi di fronte a lui, la postura rigida, le braccia tese lungo i fianchi e le mani strette a pungo. Incapace di dire qualsiasi cosa tanti erano i pensieri che si erano affollati nella sua mente, la ragazza prese l’iniziativa. “Non li sopportavo più, quelli là,” disse irritata fissando un punto indefinito alla sua sinistra con le guance arrossate.

Detto ciò, marciò verso il bancone evitando spontaneamente d’incontrare gli occhi dello spadaccino. Si fermò a pochi centimetri da lui tenendo lo sguardo fisso sulla sua camicia bianca mezza sbottonata, la fronte contratta in un broncio. Il verde la guardò perplesso, cercando di capire il perché apparisse così arrabbiata. Non negò di sentirsi un po a disagio sotto quegli occhi zaffiro.

Tutto ad un tratto, Aqua abbandonò la testa contro il petto di Zoro prendendo un lungo respiro. Lui sussultò per la sorpresa e sentì le proprie guance farsi calde mentre voltava di scatto la testa a destra e a sinistra per assicurarsi che nessuno li stesse guardando. Certo che fossero soli, abbassò gli occhi sul cerchio di capelli biondi. Il suo allarme vicinanza aveva ripreso a squillare, ma lo ignorò, troppo occupato a decidere cosa fare. Poi un semplice sussurro bloccò ogni suo pensiero, salvandolo da un crash sicuro.

“Che ti... dispiacerebbe abbracciarmi?” chiese titubante Aqua senza muoversi. Lui sentì un brivido corrergli lungo la schiena mentre obbediva meccanicamente. Circondò la vita della ragazza con entrambe le braccia e la strinse un po a sé. Rimasero così, immobili. Lentamente Zoro si abituò di nuovo a quella vicinanza per cui aveva tanto sofferto.

“Perché...”

Un mormorio che gli sembrò più una richiesta d’aiuto.

“Perché quelli là devono sempre fraintendere tutto??!” esclamò infine seccata.

Lo spadaccino la guardò perplesso dall’alto prima di ridacchiare. “Mah, chissà....” rispose con il suo tipico sorriso sghembo.

“Insomma, come possono anche lontanamente pensare che io e te... io e te...” la sua voce si affievolì per l’imbarazzo eccessivo. “Quello, ecco!!!” concluse infine alzando la testa e tendendo le braccia verso il soffitto, furiosa.

“I gelosi paranoici esistono in ogni famiglia,” replicò lui, impassibile. “Il trucco è lasciarli fare come vogliono. Tu lasciali perdere e vedrai che la tua vita migliorerà drasticamente,” aggiunse mentre le immagini di Nex e Sanji gli passavano davanti agl’occhi.

“Un po della serie “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”...” Aqua lo scrutò interessata, portandosi una mano al mento.

“Dove?” chiese l’uomo corrugando la fronte.

“Cosa?”

“Passare.”

La bionda lo guardò, non molto convinta. “Da... nessuna parte?” disse, cercando di sorridere.

“E allora che c’entra?” Si grattò la testa confuso, ovviamente non cogliendo la domanda retorica. Aqua lo fissò sorpresa per qualche secondo prima di scoppiare a ridere ed accasciarsi di nuovo contro di lui. “Ora che c’è di così divertente?!” chiese irritato il verde mentre cercava di farla tornare dritta per guardarla negl’occhi. Lei si raddrizzò, e prese due lunghi respiri per calmarsi, ma una volta visto il broncio dello spadaccino riprese a ridere più forte di prima. “Ma la vuoi piantare??!!” urlò infine Zoro, spazientito.

“Ok, ok, la smetto...” riuscì a biascicare lei mentre si asciugava una lacrima all’angolo dell’occhio. “È solo che...” Scosse le spalle con un sorriso. “Boh, mi sento davvero il cuore leggero.” Poggiò di nuovo il capo contro il petto dello spadaccino. “E per qualche strano motivo questa vicinanza mi è familiare, come il tuo cuore,” aggiunse accoccolandosi per ascoltare meglio il battito cardiaco.

Zoro alzò il capo al soffitto non sapendo se sentirsi sollevato o amareggiato. “E comunque... tuo padre non mi piace più di tanto,” mugugnò con lo stesso tono che avrebbe un bambino quando protesta a bassa voce le decisioni dei genitori, interrompendo un lungo momento di silenzio.

Lei ridacchiò; sentì le sue spalle sussultare. “Non è così male, in fondo in fondo.”

“Fatto sta che vuole decisamente squartarmi a mani nude.”

“E tu questo come fai a saperlo?”

“Beh, è semplice.” Separò una mano dalla vita di lei ed indicò qualcosa davanti a lui. “Lo so perché al momento sto guardando tua madre eccitata come un ragazzina il giorno di Natale e tuo padre incazzato nero come un toro il giorno della Corrida che ci osservano dalla porta,” disse con tono calmo, senza staccare gli occhi dalla coppia.

Aqua s’irrigidì, alzando di scatto la testa verso di lui mentre esclamava un allarmato “Eh?!”. Vedendo che l’uomo non stava scherzando, si voltò, ritrovandosi di fronte alla scena che il verde aveva accuratamente descritto.

“Juliet Auros Laertis....” la chiamò Frau trattenendo a stento la rabbia.

Oh merda. Quando suo padre utilizzava il suo nome per intero significava guai. Guai molto grossi.

Spostò lo sguardo su Solana che stava per mettersi a saltellare per l’emozione, gli occhi lucidi e i pugni stretti di fronte alla bocca.

E quando sua madre era così eccitata significava doppi grossi guai.

“Ah, Aquaaa-chaaaan?” La voce cantilenante di Jenova giunse alle loro orecchie dall’altra stanza. “Ricordati che hai anche quel duello con Roy questo pomeriggio!” le ricordò la sorella in tono annoiato.

Frau assottigliò gli occhi per guardare la figlia e l’uomo che l’abbracciava - ma soprattutto la figlia - con ancora più rabbia a malapena repressa.

Ottimo tempismo, Jen, davvero ottimo tempismo, pensò Aqua irritata mentre si preparava alla ramanzina familiare con l’amaro in bocca. Ma la cosa più assurda è che questo marimo qui, nonostante tutto, mi tiene ancora stretta a sé, dannazione!!
 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: AngelSword