Spero che anche questo capitolo vi piaccia, finalmente salta fuori il misterioso "Ludovico".
Vorrei chiedervi una cosa, io ho tenuto da parte delle immagini dei personaggi. Sono attori/cantanti/modelli/ecc... che mi ricordano particolarmente i protagonisti e tutti gli altri. Fino ad ora non ho mai messo foto, perché io personalmente preferisco lasciare correre la fantasia quando leggo una storia e se vedo delle immagini non la gusto più tanto. Una mia amica però ha detto che forse a voi può interessare lo stesso vedere come io mi immagino all'incirca i miei personaggi. Ditemi voi. :D
Cap.21
Mentre percorro i corridoi
silenziosi del Palazzo di Giustizia dei Distruttori italiani mi ritrovo a
scrutare con molta attenzione ogni dettaglio, come se fosse la mia prima
visita.
Studio con particolare
cura i dipinti sulle pareti, ritratti di Distruttori del passato o delle lotte
gloriose contro i demoni. Scruto con attenzione le grandi vetrate in stile
gotico che si affacciano sul parco.
Solitamente questo palazzo
è utilizzato come tribunale o punto d'incontro, qui avvengono quasi sempre le
riunioni del Circolo, una specie di consiglio degli anziani che serve
qualora sia necessario creare nuove leggi o modificare quelle passate.
Dopo
aver ricevuto il
messaggio di convocazione da parte della famiglia Regnanti, forse la
più
importante famiglia di Distruttori italiani in assoluto, mi sono
sentita in
dovere di tornare velocemente a casa, farmi una bella doccia, cambiarmi
d’abito
e correre qui. Ho mollato Elisa al bar con quei due figaccioni, ma la
mia amica non mi era sembrata troppo dispiaciuta, forse si è
dimostrata un po' troppo in ansia per me, invece. Continuava a chiedermi
se davvero volessi venire a questo incontro. Teoricamente avrebbe dovuto essere lei a
tranquillizzarmi, non il contrario. Sospiro desolata.
Andrà tutto bene. Se continuo a ripeterlo magari mi convinco anche io!
Mi avvicino ad una delle
porte con il simbolo dell’area riservata, lentamente abbasso la maniglia e
varco la soglia.
Davanti a me si dilunga un
grande androne vuoto, da cui partono almeno una ventina di corridoi bui,
nessuna illuminazione è permessa all’interno del “labirinto”. Si tratta di un
intricato incrocio di corridoi, scale, stanze e vicoli ciechi, senza alcuna
illuminazione.
Mi chiudo la porta alle spalle inoltrandomi lungo i vari corridoi bui.
Bastano pochi attimi e la
mia vista notturna da Distruttrice riesce nuovamente a scorgere i particolari
del luogo che mi circonda, uguali a quelli che mi sono lasciata alle spalle.
La stanza più lussuosa per i padroni...
I Regnanti furono per
molto tempo i sovrani dei Distruttori italiani, poi sono stati deposti,
ma hanno conservato ancora quell'odiosa spocchiosità
nobiliare.
Non vado molto d’accordo
con la maggior parte dei componenti di questa famiglia, sono quasi tutti
arroganti e presuntuosi, anche se ci sono delle eccezioni considerevoli. Purtroppo.
Il perché mi abbiano convocato
lo posso ipotizzare, anche se spero vivamente di sbagliarmi.
Senza bussare o chiedere il permesso, apro
la porta, che emette un cigolio sinistro.
Nel momento in cui faccio il mio ingresso nella sala, tutti si
voltano verso di me contemporaneamente.
La stanza è illuminata da
una luce fioca, proveniente dalla lampada posta sul tavolino tondo nell’angolo.
« Ehm… Buongiorno a
tutti! »
Sorrido cercando di
sembrare spavalda, ma sento gli occhi di uno di loro seguire ogni mia mossa e
non posso fare a meno di tremare. Cerco di non incrociare il suo sguardo, non vorrei
che il mio viso lasciasse per errore trasparire qualcuna delle mie emozioni,
almeno non finché sono in quella camera piena di squali. Sarebbe un errore che
costerebbe caro sia a me che a lui.
«Alessandra! Che
piacere vederti ragazza mia! Siediti prego. » L’uomo più anziano del
gruppo si alza e mi viene incontro per stringermi la mano. Mi indica una
poltrona vuota proprio accanto alla persona che vorrei evitare.
Merda…
Sorrido cortese
all’anziano, che si dimostra sempre molto gentile con me nonostante la mia
posizione inferiore.
Oltre ad essere giovane
sono anche una ragazza e in una società chiusa e conservatrice come la nostra
le donne sono considerate sempre inferiori agli uomini, nonostante tutto.
Inoltre la mia famiglia non gode di molto rispetto a causa di una declassazione
gerarchica che hanno subito i miei nonni da giovani sposandosi per amore invece
di seguire i matrimoni combinati imposti loro.
Che cretinate…
Prendo posto accanto a
“lui” e mi guardo intorno
scrutando minuziosamente l’aspetto degli uomini seduti intorno al tavolo,
evitando accuratamente però di voltarmi verso il mio vicino.
L’uomo che mi ha accolto
all’entrata è il più anziano tra tutti ed è stato a lungo il più potente uomo
della nostra società. Si chiama Luigi Regnanti ed è il fratello minore della
mia nonna materna.
È molto alto e magro, i
capelli grigi sono radi e cercano di coprire quanta più superficie possibile
grazie al riportino.
Oltre ad
essere una persona di spicco per la sua discendenza nobile, Luigi è un uomo
abile ed astuto, in passato è stato un grande guerriero e anche il capo del
Circolo per molti anni.
Una decina di anni fa ha ceduto la sua prestigiosa carica all’uomo che è seduto alla sua destra in questo
momento, suo figlio maggiore, Massimiliano Regnanti.
Ecco il nuovo grande capo… Bleah!
Teoricamente questo titolo non può essere trasmesso
per via ereditaria, ma, trattandosi della famiglia di Distruttori italiani più
potente e ricca… Ecco che Luigi ha passato il testimone al figlio senza alcuna complicazione, anche se in molti non lo ritengono all’altezza di tanto potere.
L’amarezza che mi da anche solo la vista di Massimiliano è
impressionante. Se suo padre mi tratta con gentilezza, l’evidente disprezzo,
che leggo nei suoi occhi mi chiarisce subito quanto siano diversi tra loro gli
appartenenti a quella famiglia.
Ne ho un altro esempio accanto a me, ma è
meglio non pensare a “lui” adesso.
Massimiliano
Regnanti è attualmente la massima autorità esistente nel nostro mondo, insomma,
in teoria c’è un consiglio che decide, in pratica il capo vota per primo,
quindi contraddirlo non è l’ideale.
È un uomo
robusto, con i capelli neri ed un orribile taglio. Il viso è flaccido e
butterato. Tanto suo padre esprime rispetto e virtù, così il figlio esprime
antipatia e arroganza. Persino il
modo in cui portano i loro completi è diverso, l’anziano veste un nero che lo
slancia ancora di più e crea un alone di eleganza intorno a lui, Massimiliano
invece indossa un grigio smorto ed evidentemente la taglia è anche sbagliata,
poiché si formano delle pieghe sul ventre e sotto le ascelle.
Ma forse sono troppo di parte per descriverlo oggettivamente...
Ogni volta che li guardo mi chiedo se Luigi non abbia mai pensato di fare il test della paternità, perché personalmente sono sicura che quello non sia suo figlio.
Oltre ai due,
nella sala ci sono anche il mio precettore, a cui rivolgo un sorriso e due
ragazzi, uno più grande e l’altro più piccolo di me.
« Sono
contento che ci sia anche tu, Alessandra! Era da un po’ che non
ti vedevo… » Il mio maestro mi sorride. « Scommetto
che puoi aiutarci,
vorremmo creare una sorta di nuova difesa… »
Mentre lo
sento parlare osservo la sua postura dritta e l’immancabile abbigliamento casual, il mio ex maestro
odia vestirsi elegante.
Si tratta di
un individuo possente, muscoloso e dalle ampie spalle. La statura è nella
media, i capelli castani iniziano a tingersi leggermente di grigio sulle
tempie, gli occhi sono vispi ed intelligenti. Il viso è un po’ burbero, coperto
da un leggero strato di barba, ma spesso gli affiora un sorriso orgoglioso
sulle labbra quando guarda i suoi allievi.
Uno di questi è il ragazzino
al suo fianco, il nipote di Massimiliano, Luigi
Regnanti.
Si, lo so. Si
chiama come il nonno!
Per quanto mi
riguarda è una cosa triste, ma in quella famiglia sembra che tutti si chiamino
allo stesso modo! L’unica
eccezione è il ragazzo seduto al mio fianco. Ludovico Regnanti, l’ultimo figlio
maschio di Luigi Regnanti, nonché fratellastro di Massimiliano e cugino di
Luigi Junior.
Ludovico.
Dopo che la
prima moglie di Luigi Regnanti, la madre di Massimiliano, è morta, l’uomo si è
risposato con una ragazza molto più giovane e molto più attraente, dalla quale
ha avuto un nuovo erede nonostante la tarda età.
Ludovico
Regnanti.
Un nome che ho
ripetuto così tante volte da non riuscire più a pensarne altri.
Ludovico.
Non esistevano
dei Regnanti chiamati così prima di lui. Ludovico è stato il primo ed anche l’unico
per ora.
Ludovico.
Ultimamente è stato soprannominato dalla mia persona, o da chiunque dovesse nominarlo davanti a me, solo “Lui” o in alternativa "Il Cretino".
I miei occhi
incrociano i suoi per una frazione di secondo.
Sento la mia
stessa anima riscaldarsi. Quegli occhi azzurri sono il mio mare, il mio cielo,
sono l’essenza stessa della mia vita.
Ci conosciamo di vista fin da piccoli, ci siamo parlati per la prima
volta all’età di sette anni, all’accademia, precisamente al corso di arti
marziali. Non so se anche lui lo rammenta, non glielo ho mai chiesto, ma io me
lo ricordo ancora.
Lui era
all’ultimo anno, io solo al secondo e il maestro ci aveva messi in coppia per
lavorare insieme. Dopo che ho eseguito la tecnica lui è caduto e io mi sono
accucciata al suo fianco preoccupata. Gli ho chiesto se si era fatto male.
Dopotutto
ero ancora piccola e avevamo appena iniziato quelle lezioni, non ero abituata a
buttare per terra la gente!
Lui mi aveva
fissato stranito e mi ha detto che era abituato a cadute ben peggiori. Ho
pensato fosse uno sbruffone.
Non che la mia opinione su di lui sia cambiata poi molto, eh…
Dopo quella
volta ci siamo rincontrati solo quando avevo quattordici anni ed ero ancora
sotto la custodia del mio maestro.
La lontananza
da casa mi stava logorando, ma quel ragazzo
è riuscito a tirarmi fuori dal baratro depressivo in cui stavo precipitando.
Mi sono innamorata di lui.
Ludovico distoglie lo
sguardo dal mio, permettendomi di osservarlo ancora un momento senza risultare
compromettente.
È bellissimo.
Nonostante io lavori con
dei modelli veramente stupendi, non ho mai incontrato nessuno come lui.
Oggi indossa un completo
di Armani blu scuro che gli sta benissimo.
Anche se lo preferisco
senza vestiti.
Ha un corpo muscoloso,
possente…
Meglio non divagare…
Il moro brillante della
sua chioma è reso leggermente opaco da non so quale sostanza con cui ha tirato
indietro i capelli in una acconciatura seriosa che poco gli si addice.
Sembra
che una mucca gli abbia leccato la testa…
Un vero peccato. Amo
toccare quei capelli morbidi come la seta e tirarli leggermente, o stringerli
forte tra le mani mentre lo bacio.
Un ciuffo ribelle di
quegli splendidi capelli scuri gli ricade sulla fronte e lui lo scosta
leggermente infastidito. Nel gesto si volta fugacemente verso di me e sono
sicura che riesca a leggermi in faccia tutto il mio desiderio di lui. I suoi
occhi azzurri diventano roventi e lo sguardo che mi lancia mi fa salire dei
brividi di piacere lungo la schiena.
« … Alessandra?»
Mi volto.
Qualcuno ha
pronunciato il mio nome.
Non so neanche io come, ma
sono riuscita a capire di cosa stavano parlando anche se ogni
briciola della mia attenzione era rivolta nella contemplazione dell’angelo
seduto accanto a me.
« Nonostante io non
conosca bene il modo in cui… »
Inizio a esporre la mia idea su quanto richiesto, ma non è facile
rimanere attenta a ciò che dico quando “Lui” mi fissa in questo modo!
Rischio
di mandare tutto a quel paese e saltargli addosso…
All’improvviso ricordo il
perché da un po’ di tempo non ci vediamo. La motivazione per cui mi faccio negare
al telefono. La causa per cui lo tengo a distanza ormai da tempo.
Mi incupisco, ma riesco a
riprendermi in fretta e nessuno se ne accorge.
Alla fine dell’incontro mi
alzo velocemente e tento di scappare, ma il mio vecchio maestro mi raggiunge
per salutarmi e chiedermi notizie di Giacomo.
Maledizione!
Rispondo molto lentamente,
valutando bene cosa dire. Ho paura di lasciarmi sfuggire qualche informazione
di troppo e quell’uomo non deve scoprire nulla riguardo ai demoni superiori e nemmeno
riguardo ad Aurora.
Giacomo è stato chiaro, se
non a parole almeno nel comportamento, ed ho capito che non la vuole perdere.
Se il maestro o i miei
genitori scoprissero la situazione potrebbero reagire in modo sproporzionato arrivando persino ad allontanarlo da lei.
Con la coda dell’occhio
vedo Ludovico uscire dalla sala e tiro un sospiro di sollievo, anche se so che
non si arrenderà così facilmente.
Tento di portare il discorso in acque tranquille, ma il maestro è sempre stato più abile di me a capire quali sono i punti spinosi che l’interlocutore vorrebbe evitare e deve aver intuito che qualcosa non va con il mio fratellino.
Merda!
Il suo sguardo severo mi
mette in difficoltà. Mi è sempre dispiaciuto mentirgli, è un bravo precettore
ed un bravo combattente.
« Certo, lo so. »
Non aggiungo altro per non
tradirmi, ma lui non molla.
« Forse dovrei
passare a trovarlo, in questi giorni ho proprio voglia di rivederlo… »
Continua a guardarmi con
attenzione, in cerca di una qualsiasi reazione da parte mia ed io tento di
rimanere impassibile.
« Se vuole... » replico in tono vago. « Ora dovrebbe scusarmi, ma devo proprio
scappare. »
Dal sorriso incrinato che mi lancia mi viene il sospetto che passerà a trovare Giacomo molto presto. Spero solo di riuscire a gestire la sua reazione a ciò che troverà senza che i miei genitori lo scoprano.
Mi congedo dal mio vecchio
precettore e appena sono fuori da quella maledetta stanza trecentotrentuno
sospiro sfinita.
Odio la famiglia Regnanti e le loro stupide riunioni!
In
realtà sono incontri per lo più politici, forse stavano valutando la
mia posizione e quella del mio maestro riguardo alla nuova legge che vogliono
proporre. Io rappresento pur sempre la famiglia Guardiani, mentre il mio
maestro è un uomo comunque molto influente nelle alte gerarchie.
Sono certa però che il
motivo della mia presenza qui sia principalmente un altro.
Inizio il percorso inverso
per uscire da quel maledetto posto, ma all’improvviso, mentre sto ancora
percorrendo uno dei corridoi bui, una delle stanze sulla sinistra si apre e una
mano mi arpiona il braccio tirandomi dentro e chiudendo la porta alle mie
spalle.
Sento un sospiro frustrato
da parte sua e si sposta a baciarmi il collo.
« Alessandra… »
Il mio nome sulle sue
labbra è un soffio leggero e delicato, altamente sensuale.
« Perché mi eviti? »
Il suo tono dolce ed innocente potrebbe sciogliere anche un cuore di ghiaccio, ma io non ho di questi problemi,
dopotutto il mio si è già sbriciolato a causa sua e le poche briciole rimaste sono state portate vie da un gelido vento
rabbioso.
Schiocco la lingua e lo
guardo truce. Cerco di rifilargli una ginocchiata nelle parti basse, ma lui,
prevede la mia mossa e la scansa. Approfitto dell’attimo di distrazione per
mollargli uno schiaffo.
« Secondo te, pezzo
d’idiota? »
Cerco di non gridare, ho
paura che qualcuno possa sentirci, ma faccio molta fatica a trattenermi.
« Andiamo, lo sai
che non è colpa mia…» Tenta di avvicinarsi di nuovo, ma lo scanso e mi
lancio verso la porta.
Faccio appena in tempo ad abbassare la maniglia che lui si posiziona
velocemente alle mie spalle e blocca la porta con una mano.
« Ascoltami… Ti
prego…»
Sento le lacrime iniziare
a colarmi lungo il volto e porto una mano al viso per liberarmene con forza. Mi
graffio anche una guancia con quegli artigli che ho per unghie, tanto è il
furore che si è impossessato di me.
Meno male che domani sarà già guarito, perché avrò un servizio fotografico…
Tento di allontanarlo, ma
lui mi avvolge in un abbraccio che mi intrappola. Lo spingo, cerco di colpirlo
con tutta la forza che ho in corpo, ma lui continua a stringermi ed a cullarmi
dolcemente.
Non posso fare altro che
rimanere lì, singhiozzante e stretta all’uomo che amo.
Vado avanti così per un
po’ e piango, piango.
Lo odio. Lo detesto con tutta me stessa...
Dopo quella che mi sembra
un’eternità finalmente la mia scorta di lacrime sembra esaurirsi, perché
smettono di colarmi lungo il viso. Il dolore però non passa, quello è sempre
lì.
Lo guardo. I suoi occhi
azzurri sono incastrati nei miei, sta cercando di leggermi dentro e mi fa innervosire ancora di più.
Cosa ci vuole a capirmi? Qualsiasi persona dotata di cervello ci arriverebbe, ma lui no!
Ludovico non ci arriva, non capisce che
più tenta di starmi vicino più mi fa male e più mi fa stare così, maggiore è la
voglia di ucciderlo.
« Sono ancora
l’unico, davanti al quale piangi? » Mi chiede con dolcezza, ma so che
con questa domanda, in realtà, vuole sapere se è ancora l’unico che amo, se è
ancora l’unico davanti al quale mi lascio andare ai sentimenti.
«No. »
« Bugiarda. » Mi stringe di più tra le braccia e mi posa un leggero bacio sui
capelli. «Ti amo.»
«Io invece ti
odio.» Lo spingo via con forza e ritorno alla porta.
« Non è vero. Se mi
odiassi non saresti venuta, invece sei qui. Ammetti che volevi vedermi, che ti
mancavo. »
Sento le lacrime tornare a
pizzicarmi gli occhi, ma le spingo indietro con forza. Abbasso la maniglia e,
prima di uscire, mi volto di nuovo verso di lui.
Lo vedo lì, in piedi, in
mezzo alla stanza, mi fissa con uno sguardo triste, ma carico di speranza, le
braccia ancora aperte a stringere l’aria e il completo Armani tutto
stropicciato laddove io mi sono aggrappata con forza mentre piangevo.
« Sono qui, perché tuo padre mi ha chiesto gentilmente di venire per dare la mia opinione giovanile su alcune questioni. Non sapevo neanche che tu saresti stato presente, altrimenti gli avrei risposto in ben altro modo. »
Bugie, nient'altro che bugie. Eppure non posso fare di meglio.
In realtà ci ha azzeccato.
Avevo capito che era opera sua, ma non ho saputo resistere, dovevo rivederlo.
Mi mancava...mi manca.
« Non so cosa tu
abbia pensato, ma non sono venuta per te o per la nostra vecchia, morta
e sepolta relazione. » La voce che mi esce è terribilmente fredda e glaciale.
Lui è lì, immobile, pallido e con lo sguardo perso nel vuoto. All'improvviso si anima e mi lancia con uno sguardo colmo d'ira bollente.
« Non dire cazzate! »
Si è arrabbiato.
Gli sta bene!
In realtà mi sento uno
schifo a farlo stare male, ma anche io soffro per colpa sua, quindi mi sembra
giusto ricambiare almeno un po’.
Mi viene vicino
velocemente e si ferma con il volto a pochi centimetri dal mio. Avevo immaginato il nostro
incontro completamente diverso, con lui che mi avrebbe detto di calmarmi ed io
furiosa, invece è il contrario.
« Non. Dire. Cazzate. » Mi ripete stringendo i denti, come per resistere alla rabbia. Il suo
respiro è corto e rapido, i suoi occhi brillano di una luce folle.
Non mi muovo, non ho paura
di lui, perché so che non mi farebbe mai del male.
« Non a me. » Il suo tono si fa più dolce. « Non mentirmi. »
I nostri sguardi rimangono
incastrati, mi sento liquefare, vorrei abbandonarmi in quel mare e affogare
all’interno di quell’azzurro, ma cerco di mantenere una maschera
d’indifferenza.
Ludovico continua a
parlarmi, sempre con quel tono convincente ed ammaliante. «Tra di noi
non è cambiato niente! Io ti amo e tu…»
« Io niente. » La mia voce suona calma, fredda quasi.
Mi volto verso la porta,
la maniglia già abbassata e, ancora voltata di schiena, lo saluto.
« Perdonami se
all’ultimo succederà qualcosa che mi farà mancare al tuo matrimonio, so che i
miei genitori avevano confermato la mia presenza, ma ho come l’impressione che
proprio quel giorno ci sarà un impegno improrogabile ed improvviso. Salutami la
tua fidanzata comunque.»
Mi chiudo la porta alle
spalle e lo lascio lì da solo.
Come avviene spesso nelle
famiglie dell’élite, i matrimoni combinati non sono facili da impedire, ma
Ludovico non ci ha nemmeno provato. Proprio lo stesso ragazzo che dice di amarmi,
sposerà un’altra. L’immagine di lui al
fianco di quell’oca mi torna alla mente.
Le lacrime minacciano
pericolosamente di riprende a scendere, ma cerco di trattenerle in tutti i
modi.
Sai cosa ti dico? Auguri, figli maschi e vattene a fanc…!
Non aspetto neanche di
essere fuori dall’edificio, ho già in mano il cellulare e compongo a memoria il
numero di mio fratello.
« Pronto? »
« Mar-co! »
La mia voce si spezza per un attimo, ma riesco a ritrovare subito il controllo.
« Ale! Cos’è
successo?! » La voce preoccupata del mio gemello mi fa sorridere. Marco
è il ragazzo più dolce e paziente della terra. E non lo dico solo perché mi
sopporta tutti i giorni…
« Marco, non ti preoccupare! Lo sai che
so badare a me stessa! Sto benissimo! »
Utilizzo
volutamente un
tono di voce seccato, anche se non sono per niente irritata nei suoi
confronti, solo non voglio che si preoccupi per me. Amo i miei fratelli
sopra ogni altra
cosa e spesso mi basta sentire lui o Giacomo per ritornare di buon
umore, uno
con la sua dolcezza, l’altro con la sua adorabile
ingenuità. Mi fanno ritornare
il sorriso all’istante.
Esco finalmente all’aria
aperta e inizio a camminare velocemente sui tacchi alti.
« Piuttosto… Ho
bisogno del tuo aiuto… Ho paura che Giacomo si stia cacciando nei guai. Ho
intenzione di tornare in Liguria il prima possibile. »
« Alessandra! » Sento uno sbuffo « Lascialo crescere! Gli stai col fiato sul
collo, peggio di nostra madre… Dovresti dargli un po’ di fiducia! Ormai ha
vent’anni, lascia che si gestisca da solo. » L’esasperazione è palese
nel tono di Marco, ma io la ignoro.
« Fidati, non
interverrò se non sarà strettamente necessario… Mi devi coprire con mamma e
papà però. »
L’unica risposa che
ottengo è un sospiro rassegnato.
« Ti
prego! » Milano è una delle città più
sorvegliate, quindi non si sentirà la mia mancanza
per così poco tempo… « Tipregotipregotiprego!
»
« Ok, ok! Ma non
più di una settimana! »
Quanta pazienza ha? Gli
farei una statua!
Calcolo velocemente i
tempi. « Ci vediamo a casa per pranzo, elaboriamo il piano e nel
pomeriggio preparo le valige! »
« Dio ce ne scampi… » sussurra Marco spaventato.
« Guarda che ti ho
sentito! A dopo fratellino! »
Interrompo la chiamata.
Qualcosa mi dice che rimarrò in Liguria per molto tempo, almeno una decina di
giorni, così mi salto anche quell’odioso matrimonio tra Ludovico e l’oca
francese…