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Autore: angelad    01/05/2012    11 recensioni
Un brutale omicidio scuote il dodicesimo. Un gioco perverso al quale Kate è costretta a giocare...
Non tutto però è come sembra...
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
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Le ali della libertà

LE ALI DELLA LIBERTA’

 

 

 

“Non so dove vada la mia strada,

ma cammino meglio se la mia mano stringe la tua”

Alfred de Musset

 

La notte era scesa su New York, l’oscurità avvolgeva la città che non dorme mai. Castle coricato sul lettino della sua cella immaginava la luna specchiarsi sul fiume Hudson creando strani effetti di luce sull’acqua. Chiuso tra quelle grigie mura, non gli restava altro, solo la sua immaginazione.

Era stato messo in isolamento, gli altri detenuti non gli avevano riservato un trattamento di favore. Gli avevano dato un “benvenuto” molto particolare. Lo avevano aggredito nel peggiore dei modi senza dargli il tempo di potersi difendere. “Non capita tutti i giorni di avere tra noi una celebrità” lo avevano schernito.  Se non fossero intervenute le guardie, sarebbe finito male. Il direttore del penitenziario aveva deciso che sarebbe rimasto nella sua cella, finchè gli animi non si fossero calmati, per garantire la sua incolumità.

Aveva lividi in ogni parte del corpo, ma il dottore aveva escluso delle fratture.

Il dolore nelle ossa gli impediva di dormire, così trascorreva il suo tempo con l’unico svago concessagli: pensare.

Si stava chiedendo come passassero la giornata  la sua adorata bambina e sua madre. Non aveva potuto ancora incontrarle, erano passati quattro giorni dal suo arresto, ma il giudice non gli aveva ancora concesso il permesso di avere delle visite. Gli mancavano molto, voleva sapere come stavano affrontando la situazione, voleva guardarle negli occhi per capire cosa pensavano e cosa provavano.

Ma il pensiero che più lo torturava era Kate. Cercava di non fossilizzarsi su di lei, ma con scarsi risultati. Appena si rilassava un momento e allentava la guardia il suo volto gli appariva nella mente e il suo cuore tornava a sanguinare. Sentiva la sua nostalgia in maniera viscerale. Avrebbe pagato oro per poter rivedere il suo sorriso e per poter sfiorare la sua pelle anche solo per un secondo, mentre le passava il caffè.

In quei lunghi e solitari giorni si era perfino immaginato più volte di percepire il suo adorabile profumo di ciliegia, ma tutte le volte era rimasto deluso.

Lei non era venuta.

Forse non glielo avevano permesso.

L’aveva vista l’ultima volta al distretto quando era entrata nella sala interrogatori e avevano parlato. Non avrebbe mai dimenticato i suoi splendidi occhi verdi ricolmi di tristezza, sconcerto e paura.

Si passò le mani sul viso: sapeva di averla fatta soffrire, ma non aveva avuto alternative.

Cos’altro avrebbe potuto fare?

 Sperava solo non si stesse cacciando nei guai, che fosse al sicuro. Aveva sbagliato a dirle quella frase, mentre Ryan la trascinava fuori dalla stanza. Con il suo fenomenale intuito doveva aver capito, se non tutto, almeno qualcosa, ma sperava con tutto il cuore che avesse lasciato perdere. Conoscendola sapeva di stare sbagliando, non aveva mai visto Kate arrendersi davanti a una difficoltà.

Uno strano rumore metallico attirò la sua attenzione riportandolo alla realtà. Proveniva dalla serratura della porta della cella, qualcuno stava cercando di aprirla. Castle saltò a sedere e si mise in posizione d’allerta.

A quell’ora  nessuna guardia aveva un motivo valido per entrare.

Si nascose dietro lo stipite della porta, voleva cogliere di sorpresa l’intruso. Ogni movimento, però, gli provocava dolori inauditi e gli scappò un lamento, impedendogli di essere silenzioso come avrebbe voluto.

In quel momento la porta si aprì lentamente e una figura scura entrò nella stanza. L’uomo si scagliò contro di essa, ma questa riuscì a scansarsi in tempo prima che Castle potesse colpirla.

“Castle che fai? Vuoi uccidermi?”.

Credette di stare sognando,ma quella voce era musica per le sue orecchie. Per un istante pensò che il mondo si fosse capovolto, non poteva essere vero.

“Kate?! Cosa ci fai qui?”.

La guardò. Indossava un paio di jeans scuri, una felpa nera con cappuccio sulla testa, come a volersi nascondere, e i capelli dovevano essere racchiusi in quel terribile chignon, poiché non ricadevano lunghi sulle spalle, ma era lei.

Sembrava incredibile, ma era proprio la sua amata.

La donna lo guardò con aria sconsolata, ma nello stesso tempo, molto tesa: “Sono venuta a giocare a carte. Secondo te? Voglio per portarti via da questo posto. Devi uscire di qui”.

“Vuoi farmi evadere? Kate sei un poliziotto..”.

Castle non capiva più nulla.

La donna, al contrario, era molto determinata, lo prese per mano ed iniziò a tirarlo: “Lo so Rick, so bene quale sia il mio mestiere, ma ora andiamo, non abbiamo molto tempo per parlare”.

L’uomo si fermò: “No Kate, non posso lasciartelo fare. Se mi porti via di qui, la tua carriera in polizia è finita, avrai delle ripercussioni.. se ci scopriranno non potrai più fare il detective e la tua vita sarà rovinata..”.

La donna gli mise un dito sulla bocca per zittirlo e, incatenando i suoi occhi con quelli dell’uomo, lasciò fuoriuscire un fiume di parole represse nell’animo da troppo tempo: “Vuoi capire che non mi importa niente della mia carriera o del mio lavoro se tu non sei con me? Mi sono dimessa! Se tu non sei al mio fianco la mia vita non ha alcun senso. Vuoi sapere il perché? Perché sono follemente innamorata di te, scrittore. Si lo ammetto Richard Castle, ti amo e non posso vederti qui per causa mia. Ora, però, dobbiamo andare, o ci troveranno. Abbiamo poco tempo”.

La donna lo riprese per mano e si avviò verso la porta, tirandosi dietro un Castle totalmente ammutolito ed imbambolato. Quelle parole lo avevano colpito, di certo non si aspettava una rivelazione del genere in quel momento. Non dalla Kate che conosceva. Si rilassò e un’intensa sensazione di calore si diffuse in tutta la sua anima. Si sentiva come catapultato in un’altra dimensione.

Non appena ritornò un attimo in sé, l’uomo si fermò per la seconda volta.

Kate si girò con occhi preganti, non poteva credere di non essere riuscita a convincerlo. L’uomo non voleva parlare, il suo desiderio era un altro. Doveva farlo, non poteva più aspettare, era diventata un’esigenza impellente. Ne aveva bisogno come l’ossigeno per respirare.

Era un ulteriore rischio perdere ancora minuti preziosi, lo sapeva, ma come dice il proverbio? La fortuna aiuta gli audaci.

In fondo se il destino era dalla loro parte, strappargli ancora qualche secondo, non sarebbe stato di certo un crimine.

Così attirò Kate a sé senza darle il tempo di rendersene conto e posò le labbra su quelle della donna. Lei lo abbracciò, mentre con la mano libera gli accarezzò i capelli, e rispose al suo bacio. Sentirono le loro guance bagnarsi: tutta la tensione accumulata per giorni e giorni si era disciolta grazie al calore che quel contatto trasmetteva.

“Sei completamente fuori di testa, lo sai?” disse l’uomo posando la fronte su quella di Kate, continuando a stringerla per la vita.

“Grazie, ma devi ammettere che ho avuto un buon insegnante” gli sussurrò la donna.

“Touché”.

Castle riuscì a strapparle un sorriso.

“Cosa hai intenzione di fare una volta fuori di qui?”

“Ha importanza?”

“Forse non molta. Saremo in pericolo, ma da oggi cammineremo insieme. Non vedo l’ora”.

Kate si destò d’improvviso: “Ascolta, starei qui tra le tue braccia per tutta la vita, lo giuro, ma ora dobbiamo proprio andare. Tra poco l’intero penitenziario si sveglierà e, con tutti i posti nel mondo, per abbracciarci, questo lo eviterei, se non ti dispiace”.

Castle rise alla sua battuta e fu lui, questa volta, a stringerle la mano.

“Come vuoi mia musa”.

Si spinsero nel buio dei corridoi cercando di evitare le torrette delle guardie. Camminarono mano nella mano per un tempo che all’uomo sembrò infinito, mentre Kate lo guidava verso la libertà.

 Raggiunsero ben presto una porta che dava su un vicolo poco illuminato..

“Come faremo ad andarcene senza che nessuno ci noti?” chiese l’uomo.

“Un amico ci sta aspettando per aiutarci”.

Quando riuscirono ad uscire ed ad assaporare l’aria fresca della  notte, Castle notò una macchina scura semi nascosta tra i bidoni per l’immondizia. Non appena il guidatore li vide, si avvicinò per permettere loro di salire.

 Kate aprì la portiera, spinse dentro l’uomo e si sedette accanto a lui.

Al posto di guida un’ombra si voltò.

“Tutto bene detective? Il nostro piano è riuscito a quanto vedo”.

Kate annuì, mentre Castle manifestò apertamente il suo stupore: “Capitano Gates?”

“Buonasera signor Castle” rispose la donna.

 

 

Angolo mio!

Il capitolo è un po’ corto, ma ho dovuto stopparlo qui.. Mi dovevo togliere una soddisfazione personale! E’ dalla 3x05 che volevo che Kate lo facesse evadere!! Ahahahah ho adorato la scena finale di quella puntata e l’ho presa come spunto!

Somma ed immane soddisfazione..

Ho citato all’inizio del capitolo una frase stupenda a mio avviso, una frase che si adatta ai due perfettamente! Ora tra loro non ci sono più segreti, devono ancora parlare un po’, ma ora sanno che se le loro mani si stringeranno potranno superare ogni ostacolo!

Ora attendo i vostri commenti..

Un bacione e grazie a tutte!!

  
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