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Autore: Savio    25/11/2006    0 recensioni
Il destino di ogni cosa verrà svelato
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nei giorni seguenti tutto si ristabilì in famiglia, proprio come Malcom sperava. Arlen aveva smesso di tenere il muso a Eric già la mattina dopo e suo marito era arrivato addirittura a comprarle regali ogni giorno per farsi perdonare; da mazzi di fiori avvolti in pompose carte colorate ad abiti eleganti per serate particolari. Era ancor più sorprendente vedere come lei fosse sempre più abbindolata da tutto ciò, dimenticandosi completamente della sfuriata che aveva inscenato davanti ai suoi figli. Ma la vera sorpresa, per Malcom e Keira, era vedere loro padre arrivare in anticipo per la cena, cosa che prima accadeva molto raramente. << Buonasera amore>> salutò Eric allegramente un martedì sera entrando in cucina e baciando sua moglie. << Ciao>> rispose lei fissandolo estasiata come se fosse il primo giorno di matrimonio. << Ho lasciato un mazzo di rose all’ingresso>> disse suo marito con aria falsamente indifferente. << Oh! Grazie!>> esclamò lei con un sorriso. << Non dovevi proprio>>. << E invece sì>> le rispose Eric sedendosi a tavola. << Dove sono i ragazzi?>>. << Di sopra, stanno studiando>> rispose sua moglie.<< Malcom? Keira? Scendete! E pronta la cena!>>. I due ragazzi scesero e dal frastuono che fecero sembrò che una mandria di bufali impazziti stesse attraversando la casa. <> disse Arlen a suo figlio che era appena entrato nella cucina. << Io? Ma è quella deficiente che scende le scale tre gradini alla volta!>> si lamentò lui indicando sua sorella, ferma sulla soglia con un libro in mano. << Il tuo quoziente intellettivo è pari a quello di un babbuino>> rispose Keira. << Ciao papà!>>. Eric, che stava leggendo con aria molto interessata una rivista scientifica alzò appena la mano in segno di risposta. << Ah, ciao papà>> salutò Malcom accorgendosi per la prima volta che anche suo padre era seduto all’altro capo del tavolino. << Keira, perché ti sei portata dietro il libro? Non voglio che leggi mentre si mangia>> la rimproverò sua madre per l’ennesima volta. << E la stessa cosa vale per tutti…>>. Eric sistemò velocemente il giornale sulla credenza e appoggiò i gomiti sul tavolo. << Non posso toglierlo mamma!>> disse Keira con aria supplichevole stringendo il libro. << Lo sai quanti compiti ci hanno dato per domani?>>. << Non mi importa,posalo>> le rispose sua madre con tono autoritario. << E va bene…>>. Arrendendosi davanti al viso di sua madre che la fissava in cagnesco, la ragazzina gettò il libro sopra la rivista di suo padre e si sedette imbronciata. << Hai spento il computer di sopra?>> chiese Eric rivolto a suo figlio che giocherellava con la forchetta. << Sì. Oggi mi serviva per una ricerca>> rispose Malcom. << O per chattare con Sara…>> puntualizzò Keira a bassa voce, fissando il soffitto. Suo fratello le fece segno di star zitta. << Zitto ci stai tu!>> gli rispose lei a denti stretti. << Chi è Sara?>> chiese Eric interessato. << Nessuno>> rispose prontamente suo figlio addentando del pane. << La sua nuova ragazza>> rispose Keira servendosi dell’insalata. Suo padre sorrise e guardò sua moglie, colta da un attacco di risolini sommessi. Malcom si sentì sprofondare dentro, inondato dalla vergogna. << Oggi sono entrato per la prima volta nel nuovo centro dell’università, davvero bello e in più abbiamo una nuova sala per…>> La voce di Eric fu soffocata dal trillo del campanello dell’ingresso. << Chi sarà?>> chiese Arlen più a se stessa che agli altri.<< Keira, vai ad aprire>> << Va bene>> mormorò sua figlia scivolando dalla sedia. << Ah, forse è Thomas, doveva riportarmi alcuni appunti presi a scuola>> disse Malcom. Il ragazzo stava per alzarsi quando la voce di sua sorella risuonò dall’ingresso. << Papà! È per te!>>. Eric scattò in piedi rovesciando quasi la sedia e si incamminò a passo svelto nel corridoio. Un ometto basso e tarchiato dall’aria stralunata era entrato nell’ingresso avvolto in una pesante sciarpa di lana. << Buonasera >> disse con voce rauca e cavernosa. << Ciao Louis, ma cosa ci fai qui? Sei venuto da casa tua’>> chiese Eric andandogli incontro. << Sì, ma dovevo parlarti, è qualcosa di molto, molto importante>> annunciò l’uomo con solennità e levandosi la sciarpa dal collo. <<…ok, ma avresti fatto meglio a telefonarmi o mandarmi semplicemente un fax invece di fare tutta questa strada non ti pare?>> rispose Eric cortesemente. Louis lo guardò in viso con aria sconvolta.<< Be’… no, non potevo te lo ripeto è una cosa importante>> rispose scrutandolo con gli occhi resi minuscoli dal paio di occhiali dalla montatura di corno che indossava. << Tesoro? Chi è?>>. Arlen era appena entrata in salotto seguita da Malcom. << Ah! Giusto, le presentazioni…bene… lui è Louis Moudred, professore e ricercatore all’Università>> disse suo marito colto alla sprovvista. << Molto lieto, Eric mi ha parlato molto di lei, una moglie premurosa>> disse l’ometto con voce cavernosa facendosi avanti e stringendo la mano unticcia in quella di Arlen. << Eric, non mi avevi detto di avere colleghi così simpatici>> rispose Arlen guardando suo marito che era improvvisamente arrossito. << E questi sono i miei due figli, Malcom e Keira>>. << Bambina deliziosa>> rispose Louis tagliando corto. Keira rimasta in disparte vicino alla televisione si sentì ribollire dalla rabbia dentro:<< bambina a chi?>>. << Bene>> disse Louis tastandosi le tasche del giubbetto in cerca di qualcosa. << Scusa Eric ma ti devo parlare in privato e subito perché sai, ho una certa fretta>>. << Ok…allora…se vuoi seguirmi di sopra nel mio studio>> disse Eric colto alla sprovvista e indicando le scale. I due colleghi salirono al piano superiore, lasciando Arlen, Keira e Malcom che ritornarono in cucina a terminare la cena. << Cosa devi dirmi di così importante?>> chiese Eric chiudendo la porta ed entrando nella piccola stanza quadrata il cui unico arredo erano dei quadri appesi alle pareti e raffiguranti paesaggi naturali, un’antica scrivania due comode poltrone e un computer. << È arrivato Eric, è arrivato!>> disse con aria impazzita Louis. << Cosa esattamente?>> chiese Eric vagamente stupito del comportamento del collega. <> rispose l’ometto con aria compiaciuta. << senti Louis, ne abbiamo già parlato, sono troppi giorni, io, la mia famiglia è così complicata la faccenda, più di quanto immagini>> disse Eric spiacente. <>. << Hai dato la tua parola Eric! Chi meglio di te, tu ti sottovaluti, e poi tua moglie e i tuoi figli stanno bene, non succederà niente a nessuno di loro se ti assenti qualche settimana!>> ribattè l’ometto pulendosi con un fazzoletto estratto dalla tasca la fronte imperlata di sudore. << Stiamo parlando di tre settimane in Artide Louis, non me la sento…>> rispose Eric cercando di mettere fine alla discussione. << No, aspetta un attimo>> disse il suo collega deciso a non mollare e gettandogli sulla scrivania alcuni fogli di carta.<< Guarda queste foto>>. Eric ne prese uno, il foglio era piegato a metà, ma quando lo aprì rimase senza fiato.<< E queste cosa sono, non mi sembravano così estese dalle precedenti fotografie che Chambrus ci ha inviato circa due mesi fa>>. << Infatti, è stato lui a chiedermi di riunirvi, ha ottenuto i finanziamenti e solo i migliori possono partire>> concluse Louis. << Ma io…io mi occupo di geologia e non so spiegarmi come tutto questo avvenga>>. <<, Devi convincerti a venire, Chambrus stesso ha fatto il tuo nome>> lo ammonì. << Ma Arlen e i ragazzi…>> << Non fare lo sciocco dopotutto è solo per poco tempo, ma faremo in questo modo, io ti darò il tempo di convincerti che questo è quello che vuoi davvero, però avrai l’accortezza di dirmi come la pensi entro la fine della prossima settimana, la partenza è vicina Eric>>. << Devo rifletterci sopra>> rispose Eric massaggiandosi una tempia con lo sguardo perso nel vuoto. << Io conosco già la tua risposta e so che non deluderai né me nè gli altri>> disse Louis. << Ora ti devo salutare, mi aspettano a casa, ci vediamo a lavoro e mi raccomando cogli al volo l’occasione finché sei in tempo>>. L’ometto uscì dallo studio sbattendosi la porta alle spalle e venne accompagnato all’entrata da Arlen. << Molto gentile>> mugugnò afferrando la sciarpa che aveva appeso.<< È stato un piacere conoscerla>>. << Il piacere è stato mio, sa, non conosco molti colleghi di mio marito>> gli rispose lei con gentilezza.<< Buona sera>>. Quella notte Eric non riuscì a dormire. Nella sua mente rimuginava quello che Louis gli aveva detto poche ore prima: “Io conosco già la tua risposta”. Un pensiero fisso, come un chiodo che non si vuole staccare, che lo opprimeva. Doveva fare di nuovo una scelta, ma era proprio quello il problema. Da mesi aveva pianificato il viaggio, fin da quando gli era stato proposto la prima volta, ma erano passati mesi e mesi da allora. Ogni volta che cercava di chiudere gli occhi il pensiero affiorava di nuovo, ma in modo più intensivo. Si appoggiò suoi gomiti, si mise a sedere contro il cuscino e nel buio cercò di concentrarsi sulla sveglia fluorescente proiettata sulla parete di fronte, ma anche quel metodo non funzionava. << Eric, che cosai?>> chiese improvvisamente sua moglie con voce assonnata alzando leggermente la testa. << Niente, è solo che…>> le parole non gli uscivano di bocca, anche se dentro aveva un’immensa voglia di vuotare tutto. << È per il tuo collega di stasera vero? Cosa ti ha detto?>> chiese sempre la voce di sua moglie. << Mi ha fatto una proposta>> rispose Eric che pian piano stava vuotando il sacco. << Che tipo di proposta?>> chiese Arlen mettendosi seduta anche lei e accendendo la piccola lampada sul comodino. La luce inondò la stanza, rivelando un Eric bianco in volto. << Ti ricordi, parecchio tempo fa, di quel viaggio in Antartide?>> disse lasciandosi andare. << Eccome, sei stato una settimana a parlare sempre della stessa cosa>> rispose sua moglie sistemando la coperta. << Ecco appunto, abbiamo parlato di quello e…ho deciso di partire>>. Le ultime parole dell’uomo furono scandite troppo velocemente e Arlen non afferrò il senso subito, ma quando capì si rimise sotto le coperte, girandosi su un fianco e dando le spalle a suo marito apparentemente innocua. << Allora? Ti sei arrabbiata?>> chiese Eric con voce poco convincente e sentendosi piccolo, insignificante. La donna attese qualche istante prima di rispondere:<< Assolutamente no,tanto questa volta non scappi, verremo con te>>. ******************** << Cosa? In Artide? Al Circolo Polare Artico? Ma mamma ti senti bene?>> chiese Malcom la mattina dopo a colazione. << Mai sentita meglio>> rispose Arlen, indaffarata con la lavastoviglie. << Che bello! Ma fa freddo vero? E vedremo delle foche no? E naturalmente anche i pinguini imperatori>> disse Keira seduta in bilico sulla sedia con la bocca piena di cereali. << Se non stai zitta e non ti metti a sedere come si deve qui l’unica foca che vedremo sarai tu>> le rispose suo fratello. Per tutta risposta lei gli lanciò uno sguardo furioso. << No Keira, i pinguini reali non vivono al Polo Nord>> le rispose suo padre.<< E poi non è detto che possiamo andare tutti e quattro>>. << Oh sì invece>> gli rispose calma sua moglie. << Tesoro, io proverò a chiedere ma…>> << Eric non preoccuparti, vai a lavoro con calma, guida piano e poi una volta dentro farai la tua proposta e vedrai che tutto si risolverà al meglio>> gli disse Arlen baciandolo sulla guancia. << Va bene…>> rispose suo marito tutt’altro che tranquillo. Si alzò dalla sedia, raccolse la sua giacca di pelle dalla sedia e uscì in tutta fretta senza salutare i suoi figli. << Papà è impazzito vero?>> chiese Malcom a sua madre quando fu sicuro di aver sentito il rumore della porta che si chiudva. << No, tutt’altro, voleva partire da solo, ma questa volta non gli lascerò scampo facilmente: o con noi o deve abbandonare l’idea del viaggio>> gli rispose Arlen con tono deciso. La donna pretendeva che suo marito passasse più tempo con i suoi figli, che dimostrasse loro cosa significasse essere un genitore, quella parte d’affetto che a lei era mancata quando suo padre era morto precocemente affetto da una rara malattia ed era rimasta sola, chiusa in se stessa per anni. << E quando si parte?>> chiese Keira studiando il contenuto del suo zaino. << All’inizio dell’estate, cioè tra poche settimane>> rispose sua madre. << Io non voglio andare…>> disse Malcom in un brontolio. Arlen si voltò e lo guardo dritto negli occhi e con aria severa. << Oh, sì che ci andrai. E non farmetelo ripetere due volte, Si è fatto tardi, dovete andare a scuola>>. **************** Quella sera Eric torno a casa prima del previsto. Quando aprì la porta ed entrò nel soggiorno non immaginava di trovare Arlen, Keira e Malcom ad aspettarlo seduti sul divano. << Allora?>> chiese Keira ansiosa di sapere la notizia, << Ecco…i miei colleghi hanno fatto un po’ di storie, ma alla fine ho telefonato al dott. Chambrus e ha accettato di farvi venire>>rispose Eric con il sorriso sulle labbra. << Benissimo!>> urlò Arlen dalla gioia. << Dovremmo ringraziare il professore>>. << L’ho già fatto>> rispose Eric. << L’ho già fatto
  
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