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Autore: Loveslouis    01/05/2012    0 recensioni
L'amore fa male, gioca brutti scherzi... anche per Maya e la sua storia d'amore complicata...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero rimasta imbambolata a fissare quella ragazza per un po’, senza capire se fosse davvero un’amica oppure una fan un po’ strana… Cominciai quindi a fare i miei filmini mentali, collegandola alla vita di Louis, ma non ci riuscii molto…
- ehm, posso entrare? – mi chiese un po’ esitante la ragazza.
- sì sì certo – risposi io facendomi da parte per farla passare.
- chi è Maya? – mi chiese Louis dalla cucina, io conducendo la ragazza con il pancione gli risposi – ah non so, dimmelo tu -.
Quando Louis girò lo sguardo e vide la ragazza, per poco non cadde dalla sedia.
– e tu che cosa ci fai qui? – esclamò con una voce un po’ rotta dallo spavento. Ah, allora la conosceva… bene, ripartii con altri strani collegamenti.
- la conosci? – chiesi io. Che fosse un’ex fidanzata prossima ad un matrimonio riparatore, causato dal bebè, e che volesse invitarlo? Mmh magari, se fossi in lei non lo farei mai, però c’è gente strana in giro quindi…
- ehm, sì in un certo senso… - rispose lui sul vago.
- devo parlarti – annunciò la tipa, rivolgendosi a Louis. - perché sei venuta fino a casa mia? Che cosa vuoi? – Lou sembrava nervoso… raramente lo trovavo in difficoltà, voleva dire che era qualcosa di molto importante quello…
- lo puoi intuire benissimo il motivo della mia visita… - rispose lei indicando il pancione con fare abbastanza da fancazzista. Ok, la mia convinzione era che quella non fosse una situazione adatta per me, quindi forse era meglio non impicciarmi, beh, almeno per il momento ovvio.
- oook, forse è meglio che vi lasci soli – dissi guardando Louis, che stava fissando la ragazza con un’espressione indecifrabile sul volto. Decisi quindi di andare in cucina a mettere a posto piatti, bicchieri e quant’altro, giusto per tenere le mani occupate. Canticchiavo ‘one thing’ tutta tranquilla rimanendo sull’idea del matrimonio riparatore, ma certe idee come facevano a venirmi in mente? Avrei potuto pensare di far fortuna dando spunti di trame agli scrittori, di fantasia ne avevo a bizzeffe.
-… avevi promesso di non cercarmi… – sentii dall’altra stanza.
- sì ma adesso c’è un problema, lui, o lei, ha un problema! – disse la tipa là. Scusa ma cosa ne poteva fregare a Louis di questo bambino? Era per caso una parente? Mmh, no non penso, me l’avrebbe di sicuro presentata prima…
- … ti avevo detto che non volevo averne a che fare fin dal primo momento – sentii Louis… Ok Maya, far finta che non ti interessi qualcosa non è nella tua indole pensai. Smisi di lavare i piatti e mi misi dietro alla porta, stavo, come dire, guardando se c’erano tracce di tarli sul legno ecco, e ‘casualmente’ c’era un’ottima acustica da lì per sentire le voci dell’altra stanza…
- sì ma non sarei venuta se non fosse importante, il medico ha detto che ci sono delle complicazioni, potrebbe avere dei problemi dopo la nascita e mi ha assicurato che se voglio mandare avanti la gravidanza ci saranno costi ancora più elevati per crescerlo… -
- non potevi semplicemente scrivermelo per email che ti serviranno più soldi? – chiese Louis. No no aspetta un attimo. Soldi? Louis fornisce soldi alla tipa caviglie gonfie da gravidanza? Perché? Che cazzo di storia è questa?! Ero abbastanza su di giri, non ci capivo un cavolo, qual era il motivo di tutta questa st…. oh merda… avevo intuito un possibile e remoto collegamento… no, non è possibile… pensai in preda al panico.
- scusa per essere venuta qui, ma mi hanno offerto un lavoro part-time in un café qui vicino e sono voluta passare di persona… -
- beh già ogni volta che penso di essermi dimenticato di te, puntualmente ogni mese tutto mi torna alla mente, quindi vederti di persona è una delle ultime cose che vorrei. Scusa se ti sembro sgarbato, ma se ti servono più soldi per mantenere il tuo bambino all...-
- il ‘nostro’ bambino – puntualizzò lei.
- non c’è bisogno di essere precisi Charlotte… -
Louis continuò a parlare ma io ormai non lo ascoltavo più… - il ‘nostro’ bambino - questa piccola accortezza continuava a fluttuare per la mia mente senza sosta… Non. Ci. Posso. Credere. Che cosa aveva fatto? Che cosa MI aveva fatto? Lui… lei… bambino… soldi… non mi ci volle molto per trovare un filo logico a tutto.
Quindi lei riceve soldi da lui ogni mese? Dalla dimensione del pancione quella Charlotte avrebbe dovuto essere al quarto o quinto mese, feci due calcoli per capire se stavamo già insieme in quel periodo e… non ho parole pensai, ero giusto un po’ sconcertata ah beh certo, ero stata un po’ la spalla no? Non poteva di certo farsi vedere con una incinta nel fiore del suo successo, aveva bisogno di qualcun’altra…però dall’animo buono e gentile di Louis, non poteva lasciare quelle due creature al loro destino, eh no, doveva assicurare loro un buon conto in banca. Poi ogni tanto avrebbe fatto dei viaggetti per far visita al figlio… sì sì guarda, era un quadro perfetto, aveva anche la copertura, ovvero io…
- per favore è meglio che tu vada adesso – sentenziò Louis – non è il luogo adatto per parlare di questa situazione. Ci vedremo uno di questi giorni –.
La accompagnò alla porta. Poi sentii il rumore dei suoi passi avvicinarsi sempre più a dove mi trovavo io e con una voce ritornata allegra disse – ahah era proprio una fan un po’ strana quella sai?... Maya dove st… - non mi aveva ritrovato accanto al bancone della cucina, sorridente e solare come sempre, ma ero seduta per terra, immobile, con lo sguardo fisso sul pavimento e una lacrima che mi scorreva sul volto.
- che cosa è succ… - cominciò a chiedermi dirigendosi verso di me.
- non mi toccare – gli scandii per bene la frase, così da poter essergli chiara. Non lo volevo accanto, non lo volevo in quella stanza e non volevo più nella mia vita. La mia voce era un flebile tremolio, stavo per esplodere, ero letteralmente una bomba a orologeria. Dal mio sguardo a dire poco sconvolto Louis capì che avevo sentito la conversazione… neanche lui sapeva cosa dire…
- per favore fammi spiegare tutto… - cominciò lui - sì certo, non penso ci siano molte spiegazioni da dare – mi alzai, uscii dalla stanza senza neanche guardarlo in faccia – dai Maya, ti prego, siediti un secondo – neanche lo ascoltai, presi il cappotto e mi diressi verso la porta. La sua mano impedì quel mio processo di azioni, ma io fui più veloce di una qualsiasi sua altra parola e gli diedi uno schiaffo. Fu un gesto istintivo, dovuto a tutta la rabbia che avevo dentro, sapevo che cominciare ad urlare probabilmente non sarebbe servito a niente, così quello mi sembrò qualcosa di più ‘incisivo’ per così dire.
- vai al diavolo – gli dissi con un tono che non ammetteva repliche.
Avevo le lacrime agli occhi, lo guardavo con una rabbia e un dolore inimmaginabili. Era molto facile capire come mi sentivo. Mi lasciò andare, non sapendo come reagire a quel mio gesto, ed io mi chiusi la porta alle spalle.


Chiusi bene il mio spolverino a doppio petto, misi le mani in tasca e m’incamminai lungo la strada per una meta che non avevo ancora ben definito. Continuare a ripetermi che ero arrabbiata e ferita non migliorava la situazione, ero improvvisamente stanca di tutto quello che mi era successo, dovevo in qualche modo schiarirmi le idee…
Camminai lungo alcune vie ed entrai a Regent’s Park, uno dei miei preferiti, tutto sommato era una perfetta giornata di sole da godersi al parco. Mi sedetti su una panchina bianca, era vuota, perfetta per me, non volevo nessuno attorno, solo io, la mia mente e il sole. Mi stavo rilassando e d’improvviso mi squillò il telefono, diamine perché non l’avevo lasciato a casa? Era Rachel, evidentemente era già stata messa al corrente di tutto. Decisi di non risponderle, l’avrei richiamata più tardi, quando sarei completamente sbollita.
Invece no, mi richiamò altre quattro volte, alla quinta risposi per esasperazione.
- dimmi Rachel -
- ma porca miseria cosa gli è saltato in mente a quello?! – urlò così tanto che dovetti allontanare il telefono dall’orecchio.
– piacere di sentirti comunque – dissi sarcastica.
- sì lo so scusa, è che non riesco ad immaginare come tu ti senta… dimmi dove sei, ti raggiungo subito -.
Una parte di me avrebbe voluto risponderle che preferivo rimanere da sola, ma capii che avevo bisogno di qualcuno con cui parlare. – Regent’s Park – dissi e chiusi la telefonata.
Non ebbi neanche il tempo di mettere il telefono nella borsa che mi squillò di nuovo, eh ma basta adesso. Era Harry, immaginavo già che prendeva le parti di Louis e tentava di costruire sul momento una scusa per lui, a volte erano proprio culo e camicia quei due.
- Sì Harry? -
- Maya, c’è una spiegazione a tutto – esordì subito.
- ah ne sono certa, ma per favore Harry, risparmiati con le giustificazioni, ha fatto tutto questo casino lui e io non voglio più essere presa in giro -.
Chiusi la telefonata. Prevedevo già che mi avrebbe richiamato, così spensi il telefono. Feci un lungo respiro e cercai di godermi una di quelle poche giornate di sole a Londra. Pace finalmente.





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Lo so, lo so, sono in ritardo di.. un mese? mi sto sotterrando da sola... scusate ma è stato un mese infernale e non cambierà molto dato che sta anche per finire la scuola -.-
ma non voglio annoiarvi con i miei problemi:)
spero che vi piaccia questo capitolo e anticipo già un grazie a tutti quelli che lo hanno letto e stanno seguendo la storia e a tutti quelli che recensiscono :D
se volete lasciare un commentino, per favore scrivete, una recensione è più che gradita **
ora vi lascio, dovrò pur andare a dormire no? ùù
grazie ancora, a presto

-Gaia xx

   
 
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