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Autore: bice_94    02/05/2012    8 recensioni
un corso di scrittura, una ragazza ribelle, una detective e il nostro povero Castle.. cosa può uscire fuori?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I: ti prego, dimmi che non è quella la casa di quel.. Castle.
Beckett si voltò verso la ragazza.
B: si, è l’attico. Perché?
Iris sbuffò rumorosamente.
I: ecco lo sapevo. Sarà uno di quei grossi ricconi palloni gonfiati vanitosi. Andiamo via! Ora!
Beckett iniziò a ridere.
I: beh, che c’è?
La ragazza mise le mani sui fianchi e la guardò con uno sguardo per niente divertito.
B: scusa, scusa. Però ascoltami.
La detective afferrò le spalle di Iris.
B: lui lavora con me e, anche se a volte sembra un bambino di 3 anni, è un mio amico, forse l’unica persona che riesca a capirmi fino in fondo e probabilmente l’unico a conoscermi veramente. Quindi tu credi che io avrei permesso tutto questo a.. com’è che lo hai chiamato? Ah si.. ad un grosso riccone pallone gonfiato vanitoso?
Iris la osservò e sbuffò.
Beckett si stupì di se stessa.
Aveva veramente detto quelle cose ad alta voce?
Non volle pensarci.
I: e va bene. Ma ricordati bene: sono sicura che questo tizio non mi piacerà, perciò non chiedermi di trattarlo da docile bambolina. Chiaro?
La ragazza non aspettò la risposta di Beckett e si diresse verso la porta.
Beckett scosse la testa e sorrise.
B: agli ordini capo. Ah, tanti auguri Castle..
Aggiunse sottovoce.
I: ehy, Kate, andiamo??
La detective si riscosse e raggiunse Iris.
I: eccomi eccomi.
 
Quella sera la casa era veramente a sua completa disposizione.
Alexis era andata a dormire da Page e Martha era partita per l’intera settimana in visita a non so quali parenti.
Il silenzio casalingo era meravigliosamente accogliente dopo la giornata frenetica che aveva passato al distretto, giornata che fortunatamente sembrava finita.
Così Castle era tornato a casa, si era fatto una doccia, si era cucinato un’ottima cena, in compagnia di un buon bicchiere di vino e di un leggero sottofondo musicale.
Mangiò svogliatamente e, una volta ripulito tutto, si diresse nel suo ufficio.
Aveva indosso un semplice paio di jeans, un grosso maglione marroncino e un paio di occhiali da riposo che il medico gli aveva consigliato, vista la sua abitudine di stare ore ed ore davanti al monitor del computer.
Attraversò il salone e fu proprio lì che vide un piccolo libro, probabilmente abbandonato lì da Alexis.
Lo afferrò distrattamente, ma prestando più attenzione, decise di abbandonarsi per l’ennesima volta alla bellezza di quelle poesie.
Hermann Hesse.
Lo aveva già letto da adolescente, in preda alla splendida follia del suo primo grande e meraviglioso amore.
Gli venne da sorridere e, recuperando il suo bicchiere di vino, si abbandonò sul divano.
Arrivò più o meno a metà libro, quando il suono del campanello lo riportò bruscamente alla realtà .
 
Iris era già pronta a suonare un’altra volta, ma Beckett gli fermò la mano.
B: guarda che se aspetti un secondo, la persone normali capiscono comunque. Non c’è bisogno di attaccarsi al campanello come fai di solito a casa mia.
I: come sei noiosa.
Beckett roteò gli occhi, divertita.
Proprio in quel momento Castle venne ad aprire la porta, sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi, un misto di curiosità e divertimento.
Beckett rimase per un secondo in silenzio.
Non se lo aspettava in versione casalinga.
O per lo meno non se lo aspettava così dannatamente interessante in versione casalinga.
Ma come diamine era possibile?
Capelli scompigliati, occhiali, maglione?
Un attimo, occhiali?
C: ehilà, detective. Che ci fa qui?
Glielo avrebbe chiesto in un altro momento.
B: avrei bisogno di un piccolo favore. Posso? Anzi possiamo?
Castle si soffermò per un po’ sulla ragazza.
Sembrava confuso, ma dopo qualche secondo sembrò riprendersi.
C: ovvio, prego.
La casa dello scrittore fece uno strano effetto ad Iris che sembrò irritarsi all’istante.
Odiava la ricchezza e soprattutto chi la possedeva.
Aveva catalogato quel tipo di persone e non c’era modo di farle cambiare idea.
C: è successo qualcosa? Che posso fare?
Beckett guardò gli occhi azzurri di Castle e si sentì quasi in colpa per la situazione in cui stava per metterlo.
B: no, tranquillo.. non è successo niente. Solo ci servirebbe un piccolo favore per Iris.
Lo sguardo dello scrittore tornò immediatamente sulla ragazza che non sembrava per niente contenta.
C: immagino che tu sia Iris.
I: già, che genio è?
L’espressione di Castle era sconvolta, mentre quella di Beckett particolarmente divertita.
Lo scrittore sospirò.
C: però, che caratterino. Mi piace.
Disse facendo un sorriso, che però non ricevette risposta.
C: io comunque sono Richard Castle, piacere di conoscerti.
I: piacere tutto tuo.
Iris nemmeno si avvicinò, ma continuò a studiare il grande attico.
Castle si voltò con gli occhi spalancati verso Beckett, che tentava di soffocare una risata.
B: scusala, ma è una ragazza mooolto particolare.
C: oh, su questo non avevo dubbi.
La detective abbassò la voce
B: ascolta. Ho bisogno di te.
Non seppero bene il perché, ma entrambi sentirono una strana scossa a quelle parole, tanto che seguì solo un momento di silenzio.
I: che c’è? Volete una canzoncina di sottofondo?
Ok, quella ragazza non le stava per niente simpatica.
Castle si voltò con aria frustata, ma non rispose.
Beckett si riscosse e arrossì involontariamente.
B: bene, ecco.. dicevo.. Iris deve assolutamente consegnare entro la fine dell’anno un racconto o una serie di articoli di giornale altrimenti non potrà superare l’anno. Mi ha chiesto aiuto perché non ama particolarmente questo genere di cose..
C: non so perché, ma me lo immaginavo..
L’uomo parlò sottovoce, ma si guadagnò l’occhiataccia di Beckett.
B: comunque.. mi ha chiesto aiuto, ma io non posso  farlo. Non ne sarei capace.
Castle la guardò con curiosità.
Esattamente come Iris, sapeva del suo passato universitario e esattamente come lei il collegamento con le sue capacità fu immediato, ma Castle non disse niente.
B: perciò ho pensato subito a te.. chi potrebbe aiutarla meglio di uno scrittore di best-seller?
L’uomo osservò la ragazza, completamente immersa in un altro mondo, per nulla interessata alla conversazione tra i due.
B: per favore, Rick.
Quello era un colpo basso.
Lo sapeva lei e lo sapeva lui.
Castle sospirò.
C: e va bene.
B: grazie, veramente.
La detective sorrise e quello fu un ringraziamento più che sufficiente.
 




p.s ciaoooooo..
bene, ho visto che in fondo Iris vi sta pian piano iniziando a piacere..
sono proprio contenta.. :D
che dite, il nostro Castle riuscirà a reggere la situazione???
fatemi sapere se vi va.. :)
un bacione a tutti.. :D
al prossimo capitolo.. :)
   
 
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