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Autore: Cassandra14    25/11/2006    8 recensioni
Che brutta cosa la guerra. Più che altro strana. Sono i governi che dichiarano la guerra, mentre quelli che muoiono sono i poveri cittadini, coloro che fino ad un certo punto vivono felici, senza preoccupazioni, ma poi, all'improvviso, si ritrovano ad essere richiamati alle armi, e bisogna combattere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Minako/Marta, Rei/Rea, Usagi/Bunny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Un ghigno si formò sulle labbra di Rei, aveva la soluzione al suo problema

Un ghigno si formò sulle labbra di Rei, aveva la soluzione al suo problema.

 

Mamoru non ce la faceva più, prima Usagi e adesso Rei, sapeva che si era infilato in un bel pasticcio. Con Rei pensava di aver risolto la questione, ma con Usagi no: doveva capire e soprattutto parlarle.

Sapendo che lei non lo avrebbe ascoltato, decise di chiedere ad una delle sue amiche, ma avendo poche informazioni su di loro, non sapeva dove trovarle. Decise di andare nell’unico posto dove poteva trovare conforto, la sala giochi di Motoki.

 

Passeggiava per le vie principali di Tokyo, chiedendosi che cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo. Insomma, era da tanto tempo che si sentiva dire che con le ragazze doveva ascoltare il suo istinto, dato che era infallibile, ma con Usagi aveva totalmente sbagliato e baciandola lei si era spaventata.

 

“Motoki, per favore parlane tu con Mamoru” chiese una ragazza mora con i capelli raccolti in una coda.

“Makoto, ci penserò io. Unazuki acqua in bocca” disse il biondo risoluto, ma non sapeva che un ragazzo aveva ascoltato l’ultima parte di quella conversazione.

“Motoki, eccomi qua!” disse Mamoru entrando nel locale, Motoki rispose alzando la mano, mentre Unazuki e Makoto lo fissarono stupite di trovarselo davanti.

“Bene, ora devo…ecco, io devo…studiare…già, domani ho un compito e vado da Ami a ripassare…forse ci sarà anche Usa-“ Makoto s’interruppe, guardò l’orologio e poi esclamò “Accidenti, Ami mi ucciderà. Vado!”

Unazuki tornò al suo lavoro, Makoto uscì dal locale in fretta e in furia, mentre Motoki doveva fronteggiare un Mamoru che aveva un’espressione interrogativa, esigeva delle risposte a tutte quelle stranezze.

Il biondo trascinò il moro dove la gente non poteva né vederli né ascoltarli; Motoki chiuse la porta e poi disse: “Mamoru, che è successo? Che cosa hai fatto?”.

Mamoru era sconcertato, come poteva essere, era lui che si faceva questo tipo di domande e ancora non aveva trovato la risposta; rispose: “Eh?! Cosa hai detto? Quello che si deve fare domande dovrei essere io, non tu. Non so cosa stia succedendo e francamente non lo so. Dimmelo tu”. 

Motoki osservò l’amico davanti a lui, sapeva, ma doveva aspettare che la risposta uscisse dalle labbra del moro.

“Mamoru, ascolta, hai fatto qualcosa ad Usagi? L’altro giorno sei entrato nel locale dicendo che eri uno stupido…che significava?” chiese Motoki speranzoso di ottenere quella precisa risposta.

“Bhè ecco…” si morse un labbro, non sapeva cosa dire e non trovava le parole per farlo “Io…ho…ecco io….ohh al diavolo, ho baciato Usagi” disse tutto d’un fiato Mamoru.

Motoki era riuscito ad ottenere ciò che voleva, però la verità detta da lui gli faceva male.

 

“Mamoru la storia è molto complicata” disse in modo pacato Motoki.

“Voglio, anzi devo sapere” disse risoluto Mamoru.

“Ok. Quando siamo andati in guerra, io avevo chiesto ad Usa di scriverci oppure di telefonarci, e così fu. Un giorno Rei chiese ad Usagi di scrivere a te, dato che lei è affetta da una rara malattia…non so cosa sia, dovresti chiedere ad Ami. Comunque, Usagi lo fece ben volentieri e così cominciò la corrispondenza tra voi. Ovviamente Rei venne dimessa dall’ospedale e continuò a mandarti lettere, però Usagi continuava a scriverti senza problemi: molto probabilmente le piacevi” Motoki fece una pausa, non riusciva a continuare, le parole erano difficili da trovare, fu Unazuki a completare il discorso per lui “Rei ti ama Mamoru, ti ama così profondamente che non immagini. Sul letto d’ospedale Rei chiese ad Usagi una cosa importantissima, non doveva assolutamente innamorarsi di te”.

Mamoru era sconcertato, l’amore non si poteva comandare, Rei non poteva chiedere una cosa tanto grande ad Usagi. Rimase a fissare i due pensando a cosa doveva fare e soprattutto come poteva farlo.

In quel momento intervenne Ami che disse: “Mamoru, ascolta, ti devi muovere, Rei soffre di gravi disturbi mentali che potrebbe portarla a fare pazzie, per caso ti ha detto qualcosa?”

“Aspettate, si…al bar, mi aveva mandato una lettera dicendomi che provava dei sentimenti per me, ma io le ho detto che amo un’altra persona, ma non ho fatto il nome di Usagi” rispose Mamoru.

“Siamo arrivate in ritardo vero?” chiese Minako.

Unazuki, Ami, Makoto e Minako si guardarono negli occhi, Rei aveva in mente di fare qualcosa ad Usagi, fortunatamente c’erano con lei Naru e Umino.

Ami spalancò gli occhi, no…non era possibile, era giovedì e solitamente Naru in quel giorno andava alle prove di canto e Umino restava a casa a studiare, Usagi era da sola!

“Ragazzi” gridò Ami capendo che l’amica era in pericolo “Usagi…è…”. La giovane non terminò la frase, i presenti capirono ciò che intendeva Ami e si maledissero per averla lasciata sola in un momento come questo.

Motoki e Unazuki rimasero al locale, mentre le ragazze con Mamoru si divisero per cercare la bionda.

 

Usagi stava passeggiando per le vie di Tokyo, erano appena le sette e spesso la ragazza il giovedì faceva la strada più lunga per tornare a casa, passando per il Crow, il locale do Motoki.

Sentiva l’aria frizzantina nelle narici, il vento che le scompigliava leggermente i capelli biondi. Adorava tornare a casa sentendosi tanto felice.

Purtroppo la sua felicità durò poco, perché una mano la afferrò per il polso, trascinandola per un vicolo cieco. Si ritrovò braccata come un animale in gabbia, circondata da tre luridi ragazzi, sentiva il pungente odore di alcol che proveniva dai tre; capendo che non avevano buone intenzioni provò a gridare, ma una forte mano le impedì di farsi sentire.

I tre cominciarono a toccarla e ad accarezzarla, Usagi cominciò a dimenarsi, non voleva essere toccata e soprattutto non da quei tre.

 

Successe tutto in pochi attimi, riuscì a liberarsi dalla presa del primo, e con fatica si liberò anche degli altri due. Raccolse la cartella e cominciò a correre.

Correva con la disperazione in corpo, voleva andarsene dal luogo in cui stava per subire una violenza; era spaventata e in queste situazioni di paura, il cervello e la ragione smettono di funzionare, così la povera ragazza non si accorse che, invece di andare verso la salvezza, si dirigeva verso la sua trappola.

 

Raggiunse il porto di Tokyo, intorno a lei non c’era nessuno, solo angoscioso silenzio.

Spaesata si guardò intorno cercando una via di fuga ulteriore, ma vedeva solo contenitori di latta. Ad un certo punto una luce l’accecò; una macchina sportiva rossa le aveva puntato i fari addosso. Una figura uscì dall’auto e si diresse verso la giovane, mentre si avvicinava sempre di più si accorse che era una donna, dai lunghi capelli neri. Usagi riconoscendo la figura spalancò gli occhi un po’ per lo smarrimento e un po’ per la paura, di fronte a lei vi era la figura di Rei.

Rei si fermò a pochi metri da Usagi, la squadrò con uno fare minaccioso e poi le disse: “Cara Usagi, ti ricordi la promessa che mi hai fatto in ospedale? Ecco, dovevi rispettarla! Invece, ti sei innamorata di Mamoru, pur sapendo che fosse mio!”.

Usagi abbassò il capo, solo in quel momento capì il turbinio di emozioni che provava per Mamoru, lo desiderava e soprattutto lo amava. “Chi sei tu Rei per dirmi che Mamoru è solo tuo! Mamoru è grande e grosso e sa prendere benissimo una decisione da solo”. Disse Usagi con una carica improvvisa che le veniva dal cuore.

Rei rimase di stucco, non aveva osato mai risponderle; decise che era il momento di farle pagare la sua insolenza.

Si girò e corse verso la macchina rimasta accesa, entrò nell’abitacolo e si decise che ciò che stava per fare era solo per il bene suo e di Mamoru. Usagi guardò con perplessità Rei, alla fine un lampo le attraversò la mente, voleva investirla con la macchina!

Si girò e cominciò a correre, la macchina prese velocità e la inseguì fino allo sfinimento, Rei continuava a ridere nervosamente stringendo il volante nelle sue mani, Usagi continuava a correre e dava segni di cedimento, non aveva più il fiato, la milza e i muscoli delle gambe le dolevano.

 

La macchina prese il sopravvento su Usagi, investendola; Rei continuò a ridere fino a quando non si rese conto che il freno non funzionava più, l'auto, a causa dell'enorme velocità, finì nella parte alta ancora in costruzione, andando contro prima alle travi e poi cadendo nell'acqua.

 

Mamoru correva verso la scuola di Usagi, si fermò ad un tratto sentendo tre ragazzi che borbottavano qualcosa, comprese alcune parole che gli fecero ricordare Usagi. Andò da quei tre e chiese: “Avete visto una ragazza bionda con dei buffi codini?”

“Si, e devo dire che ha un ottimo sinistro” disse il primo massaggiandosi la mascella.

“Dov’è andata? Lo sapete” chiese Mamoru cercando di velare la sua preoccupazione.

“Rei ci aveva detto di mandarla verso il porto, non so il perché” si tradì il secondo.

Mamoru spalancò gli occhi, non era possibile, in questa storia c’entrava Rei: Usagi era davvero in pericolo!

 

Corse ancora verso il porto, ne era abituato, tutte le mattine faceva jogging, ma ora era una corsa disperata verso la salvezza della persona amata.

I suoi occhi  si soffermarono sulla figura di Usagi riversa a terra, corse verso di lei cercando di sentirle il battito cardiaco, dopotutto stava studiando per diventare medico.

Fece un sospiro di sollievo quando capì che la ragazza era solo svenuta, così chiamò un ambulanza e aspettò cercando di svegliare l’amata.

 

Usagi si risvegliò in una stanza bianca, tante domande le attanagliavano la mente; cercò di alzarsi dal letto, sentì il tipico odore dei disinfettanti e capì che era finita in ospedale.

In quel momento entrò un medico che cominciò a visitarla, quando ebbe finito entrarono le sue amiche, Motoki, Unazuki e soprattutto Mamoru.

“Usagi” disse Minako trattenendo le lacrime, “ci hai fatto penare” rispose Makoto concludendo il pensiero di Minako.

La bionda fissò le amiche contenta di vederle dopo l’incidente, era al settimo cielo.

 

Il tempo passò fra risate, lacrime di gioia e racconti, Mamoru stava in silenzio e fissava prima Usagi e poi la camera, e altrettanto faceva la ragazza; alla fine il gruppo notando la situazione pesante che si stava creando decise di sciogliersi e di andare a casa, lasciandoli soli.

 

Cominciò Mamoru dicendo: “Usagi, sono contento che tu stia bene, pensavo..”,“No, io ho commesso un errore, non dovevo fare nulla, ho sbagliato” lo interruppe la giovane.

Mamoru si sentì mancare il fiato, non era possibile, le sue amiche avevano detto che c’era un po’ di speranza, ma con quelle parole quella luce si era ormai spenta.

Decise di provarci e così le disse: ”Ma non puoi cancellare così l’amore? Proviamo gli stessi sentimenti, e non puoi impedire di innamorarti perché l’hai promesso”

Usagi si morse un labbro, conosceva la storia e soprattutto aveva ragione, pensò di non andare oltre a quella storia e così disse con tono duro: ”Mi spiace, era solo una cosa passeggera, passerà, anzi mi correggo, è già passata”.

Mamoru non ci credeva, perché si comportava così? Prese coraggio e le disse: “Ok, come vuoi. Comunque domani parto.”

“Dove vai?” chiese timidamente Usagi, “In guerra” fu l’unica risposta.

 

Usagi rimase nella camera da sola, perché l’aveva fatto? Perché?

Non trovava nessuna spiegazione al suo gesto. Disperazione? Non lo sapeva, la risposta l’avrebbe trovata dormendo, purtroppo era incurante del fatto che non avrebbe chiuso occhio pensando a lui.

 

Mamoru entrò nel suo appartamento, voleva farsi solo una doccia fredda e dimenticare.

Anche lui aveva tante domande in testa e la risposta non arrivava. Era deciso, sarebbe partito per dimenticarla e per rifarsi una vita nuova, sotto le bombe.

 

Il giorno dopo Usagi si svegliò, non aveva chiuso occhio durante tutta la notte, attanagliata dai sensi di colpa e dalla moltitudine di domande.

Ami entrò in camera sua, la salutò e vedendo che c’era qualcosa che non quadrava le chiese: “Usa, ma che hai?”, Usagi non disse nulla, fece solo scendere copiose lacrime dai suoi occhi profondi.

Ami capì e le disse: ”Usa, ascolta…vestiti e vai da lui. Ciò che hai fatto è stato per la disperazione, ma il tuo cuore ti dice di lasciarti andare e di correre da lui”. La bionda fissò l’amica chiedendosi perché sapeva tutte quelle cose, ma capì che non c’era tempo per le domande, si vestì e uscì.

Corse con tutto il fiato che aveva nei polmoni, la meta era l’appartamento di Mamoru.

Salì di corsa le scale e suonò alla porta:nessuno rispose. Attese, minuti che le laceravano il cuore, che la struggeva, fino a quando la vecchietta, vicina di Mamoru, uscendo dall’appartamento con i bigodini in testa le disse: “Se cerchi Mamoru non è in casa, è partito…pure di buon ora”.

La bionda capì che si era diretto alla stazione, scese le scale, cercando di non cadere, chiamò un taxi e si diresse verso la stazione.

 

Giunta a destinazione fissò il tabellone delle partenze e cercò il treno; Maledizione stava per partire!

L’annunciatore fece l’ultima chiamata, e Usagi pregava disperatamente di ritardare mentre andava verso il binario. Il treno stava partendo, con l’ultimo scatto cominciò a cercare con lo sguardo a cercare il ragazzo, ma il treno ebbe la meglio e il convoglio partì.

La ragazza si abbandonò per terra, le forze e il fiato le mancavano, cominciò a piangere per ciò che aveva fatto. Era stata una stupida!

“Usako” una voce profonda e calda, ma soprattutto sensuale, la richiamò, lei si girò cercando di capire se non era la sua immaginazione a giocarle un brutto scherzo; lo vide, davanti a lei, gli occhi pieni di lacrime e di disperazione.

La giovane non ci pensò un attimo e gli saltò al collo baciandolo con tutta la passione che aveva in corpo. Lui rispose accarezzandola e stringendola a sé.

 

Quel giorno segnò per loro l’inizio di ciò che avevano sempre cercato, un anima gemella che ti amasse nel profondo.

Passarono insieme il resto della loro vita, avvolti dall’amore che li univa.

 

FINE

 

Ecco qua l’ultimo capitolo!

Finalmente vero?? Ora potrò dedicarmi alla stesura delle altre storie, così non ci saranno più aggiornamenti biblici!

Cmq spero che vi sia piaciuta la storia e colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno letto e recensito!

Grazie.

 

Bacioni a tutti,

Alessandra

 

 

 

 

   
 
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