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Autore: Lemon    02/05/2012    4 recensioni
Quando John aprì lentamente gli occhi sentì una mano che stringeva debolmente la sua e un peso che gli premeva sul busto. Inizialmente pensò che fosse Yoko, in realtà non sapeva neanche cosa pensare, ma si stupì quando vide la chioma scura del suo amico Paul McCartney.
E se John non fosse morto?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney , Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Scusa» Disse Paul appena la moglie lasciò la stanza. Si sedette sul bordo del letto facendo attenzione a non dare fastidio all'amico e si coprì il viso con le mani. Lennon lo guardò interrogativo. Cosa significava ciò che aveva detto Linda? «Avrei dovuto dirtelo subito, senza mentirti» Aggiunse e si scoprì il viso, voltandosi a guardare John negli occhi, che lo fissava confuso. «Qual'è il problema?» Chiese il maggiore, arrancando una mano verso il comodino, dove erano posati i suoi occhiali e se l'infilò. Macca si passò una mano tra i capelli e sospirò rumorosamente. «Sai qual'è il problema?! Il problema è che ti amo ancora, stupido di un Lennon» Rispose, dopo un lungo silenzio. «Il problema è che dopo tutto quello che mi hai fatto io continuo ad amarti. Che ho fatto di tutto per dimenticarti ma, appena ho sentito che un folle ti ha sparato, ho avuto paura di perderti.» Disse McCartney e sorrise amaramente. «E m'illudo. Perché tu hai lei e non hai bisogno di me» Lennon sgranò gli occhi e schiuse le labbra, facendo per parlare ma si rese conto che non aveva nulla da dire, non sapeva cosa dire. «Mi dispiace» Si limitò a sussurrare con un filo di voce, chinando il viso e mordicchiandosi il labbro inferiore. A Paul sfuggì un risolino nervoso. «Ti dispiace? Me lo dici adesso, dopo tutte quelle giornate, nottate insonni passate a piangere contro uno stupido cuscino e tu dov'eri? Tra le braccia di... quella» Improvvisamente tutti i sentimenti che McCartney si era tenuto dentro furono finalmente liberati. «Ti credevo quando dicevi che saremmo stati insieme per sempre. Mi sono detto: "Cazzo Paul, lui è quello giusto", poi sei venuto da me e mi hai detto, me lo ricordo ancora come fosse ieri, "Noi due non possiamo avere un senso, abbiamo chiuso"» Paul guardò l'altro freddamente negli occhi. John era rimasto con le labbra schiuse a fissarlo ammutolito. «Vedo che stai zitto, mh? Per te era tutto un gioco?» Aggiunse il minore, scuotendo la testa, deluso. 
«A-Assolutamente no!» Esclamò Lennon, facendo un cenno negativo con il capo. «Io ti ho amato veramente e...» Fece una breve pausa, poi alzò il viso, puntando gli occhi nocciola sui quelli di Paul, più scuri di quello che si ricordava. «... Ti amo ancora. Un sentimento così grande non sparisce facilmente, Paul» L'altro sospirò e si alzò. Non voleva controbattere, significava solo riaprire una vecchia ferita che difficilmente era riuscito a curare. «Ti chiamo un dottore» Disse freddamente lui e prima che John potesse controbattere uscì dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Lennon si portò le mani davanti al viso, coprendoselo e per una volta, dopo chissà quanto tempo, si sentì solo. Incredibilmente solo con quattro cicatrici stampate sul corpo. Non c'era nessuno per lui in quel momento, non c'era Yoko, non c'era Sean, non c'era Julian, non c'era Cynthia, non c'era Paul, non c'erano i Beatles, non c'era sua madre, non c'era suo padre. Nessuno. Tenne gli occhi chiusi e vi fece sopra appena pressione con la punta delle dita, facendo comparire nella sua mente immagini indistinte e dai colori sgargianti. Poi sospirò e si sistemò il cuscino, incantandosi a contemplare il vuoto con sguardo perso. I suoi occhi percorsero tutta la stanza, troppo luminosa per i suoi gusti. John si girò e posò i piedi a terra, dopo mesi. Sorregendosi al palo della flebo si alzò e quando si vide allo specchio gli venne da piangere, ma doveva essere forte, lui era John Lennon, un uomo grande e cresciuto. Deglutì a vuoto e fece qualche goffo passo, percependo la freddezza delle piastrelle dell'ospedale sulla propria pelle nuda. Lennon si avvicinò alla finestra e si soffermò a guardare il cielo leggermente nuvoloso della sua New York. Dopo molti anni non si sentì più sicuro in quel luogo, dove pazzi e maniaci armati si aggiravano senza pudore. Si appoggiò al davanzale e chinò appena il viso, notando i vari cartelli e fiori rimasti nell'asfalto del parcheggio. "Resisti John" Recitavano. Lui sospirò profondamente e chiuse le tapparelle, tornando con stanca lentezza al lettino dell'ospedale. John si sentiva impotente, confuso, in colpa, triste, deluso ma anche felice di avercela fatta. Quel miscuglio di emozioni gli stringevano il petto, facendogli provare una fitta dolore al cuore, così, in balia da emozioni contrastanti chiuse lentamente gli occhi, abbandonandosi ad un sonno inquieto. 
 
«Non dovevo dirglielo, dovevo starmi zitto, stupido McCartney!» Paul camminava furioso per i corridoi dell'ospedale, passandosi una mano tra i capelli scuri. Appena era uscito dalla stanza di John si era sentito terribilmente in colpa, dopotutto si era appena svegliato dopo un coma abbastanza lungo e lui che aveva fatto? Gli aveva sputato addosso una parte dei sentimenti che si era tenuto dentro tutto quel tempo, mentre il suo amico lo guardava sconvolto. «Sbaglio sempre tutto» Sussurrò, calpestando con forza il pavimento, camminando nervoso, mentre varie infermiere si fermavano a guardarlo, scuotendo la testa, altre ridacchiavano e si scambiavano sguardi divertiti. «Si è svegliato» Disse al dottore appena entrò nel suo studio, guardandolo serio. 
Quando McCartney si accorse che aveva dimenticato nella stanza di John la propria borsa imprecò. No, non voleva vederlo di nuovo, magari si sarebbe perso nei suoi occhi color nocciola e si sarebbe incantato. Scosse la testa e guardò la porta della camera, dove non che una manciata di minuti fa era entrato il dottore a visitare il Lennon. "Fatti coraggio" Si disse, alzandosi ed aprì la porta con decisione, affrettando subito un «Scusatemi» Macca tenne il viso chino e prese la sua borsa, quando, rialzando gli occhi non potè fare a meno che notare le condizioni pietose del suo John, che suo di certo non era: il viso pallido e sciupato, contrassegnato dalle guance scavate. I capelli leggermente mossi erano stati portati indietro e i suoi occhi sembravano ancora più piccoli. Era seduto a petto nudo sul lettino e lo guardava con espressione vuota. Paul rabbrividì, notando quanto magro era l'unico uomo che aveva amato. L'addome coperto da bende, le quali arrivavano fino la schiena, dove erano gli erano stati afflitti i colpi di pistola. Notò subito quanto John sembrava debole. Piccolo e indifeso, sia fisicamente che mentalmente, completamente scosso. 
E improvvisamente sentì il bisogno di proteggerlo, forse, pensò l'ex bassista, ha bisogno veramente di me.

Lemons;
Sì, lo so, ci ho messo tanto ad aggiorare. Diciamo che dovevo essere dell'uomore giusto, è una di quelle cose che ti metti a scrivere solo quando ti senti triste. Non è molto, però spero vi piaccia :I
Ringrazio tutte per le recensioni, siete magnifiche.
 
Peace, Lemons.
   
 
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