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Autore: phoenix_esmeralda    03/05/2012    0 recensioni
Ailanda è la signora di Piccola Terra Fiorita, vive in pace con il suo popolo e assolve ai suoi doveri lungo il fiume Diamante, così come si addice a un'Ancella Fiorita. Ma la sua pace è turbata dal signore di Geocenda, che da mesi rapisce le sue ancelle mettendola in seria difficoltà. È arrivato quindi il momento di incontrare Shandar di Geocenda e far chiarezza sulla situazione...
Prima classificata al contest "L'uomo dei sogni" di Dark Aeris ; Terza classificata al contest "There must be someway out of here - Cercando una via d'uscita" di WhatHasHappened; Seconda classificata al contest "Together with our feelings" di Mister Eye (giudice sostitutivo: Erika8304). Premio Speciale Miglior Coppia
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Porto con me solamente due accompagnatori, benché non mi fidi di Shandar le nostre terre non possono dirsi in guerra e non voglio dare l’impressione di volerne iniziare una. Il potere di Piccola Terra Fiorita è vasto e nessuno sarebbe tanto sciocco da mettersi contro il popolo che purifica l’acqua del Fiume Diamante; neppure Shandar può fare a meno di un’alleanza con la mia terra. Sarà su tali argomentazioni che punterò in questo incontro, lo farò ragionare e riuscirò a riavere le mie ancelle.
L’incontro avverrà all’incrocio delle nostre terre, ciascuno di noi ben radicato entro la propria linea di confine. Le leggi sono chiare in merito: chi attraversa il limitare per entrare nella terra altrui, perde ogni diritto di aggressione e di difesa ed è costretto a sottostare al volere del sovrano del posto. Sarebbe piuttosto interessante, in effetti, se Shandar sbadatamente attraversasse il confine...
 
Il luogo indicato per l’incontro è una parte di terra arida contornata solamente da grosse rocce. La linea di confine è tracciata da un solco che secoli fa i nostri antenati scavarono con cura. Mi fermo a pochi passi da essa e mi guardo intorno incuriosita, senza notare traccia della presenza di un re.
Non ho mai avuto modo di incontrare Shandar, ma lo immagino come un signore vizioso, corrotto
da una vita di piacere e perversioni, sarcastico, maligno e... beh, stupido. Per forza. Sta rapendo le ancelle che contribuiscono a salvare anche il suo regno!
Devo in qualche modo far valere la mia autorità e costringerlo a ragionare.
L’abito che ho scelto per questo incontro, bordeaux, dalle lunghe maniche larghe e dallo scollo rotondo, ispira senza dubbio dignità, rispetto e superiorità.
Ho legato i capelli biondi e mossi, lunghi fino alla vita, in un’acconciatura severa e ho indossato orecchini pendenti, di un verde chiaro come i miei occhi.
Le ancelle mi hanno assicurato che il mio aspetto favorirà le trattative. Sempre che il signore di Geocenda si presenti.
I miei accompagnatori siedono sulle rocce, annoiati e perplessi. L’ora dell’appuntamento ormai è passata. Anch’io sto meditando sulla possibilità di riposare.
- “State attenta signora, camminate un po’ troppo vicina al confine. Credete che mi lascerei scappare l’occasione di tirarvi dalla mia parte?”
Sussulto di sorpresa e mi volto verso la voce irridente che ha parlato.  Il sole cocente mi acceca e per qualche istante faccio fatica a trovare il signore di Geocenda. Poi lo vedo, seduto a mezza altezza su un grosso roccione, il braccio piegato su un ginocchio, il viso affondato nel braccio. Mi sta studiando attentamente e l’impressione che dà è quella di essere fermo lì da parecchio tempo.
Il suo sguardo ironico non mi piace, mi sta palesemente prendendo in giro.
- “Non siete che una bambina” – dice sorpreso –“Le vostre ancelle sono affascinanti, venerabile Ailanda, credevo che la loro signora lo fosse mille volte di più.” – sta ridendo di me adesso, senza neppure nasconderlo – “E invece mi trovo di fronte a una ragazzina travestita da regina!”
Ovviamente non mi lascio turbare, il signore di Geocenda non avrà la soddisfazione di vedere la mia ira.
- “Ho diciotto anni signore, dubito che voi ne abbiate molti di più” – rispondo, con la sua stessa ironia.
Ed effettivamente Shandar non è l’uomo di mezza età che mi aspettavo di trovare.
È giovane e la sua pelle dorata crea un accostamento luminoso con i capelli biondo scuro. Ha uno sguardo affilato, occhi grigio chiaro acuti, un fisico tonico e dinamico.
Sorride di scherno alla mia risposta e si alza in piedi, rivelando una buona statura, accompagnata da un fisico snello dalla muscolatura ben allenata. Ha spalle forti e mani grandi, dalle dita lunghe.
- “Ho ventiquattro anni “ – risponde – “Temo di poter vantare su di voi il vantaggio dell’età.”
Scende dalla roccia e si avvicina alla linea di confine. Mi osserva attentamente dall’alto in basso, sempre con lo stesso sorriso ironico che sembra giudicarmi una bambina sprovveduta.
- “Cosa posso fare per voi, signora di Piccola Terra Fiorita? Le vostre missive si stanno facendo insistenti!”
- “Sapete perfettamente cosa potete fare per me! Restituirmi le ancelle e smetterla con i vostri rapimenti! Se continuate in questo modo, presto il numero di ancelle non sarà più sufficiente a purificare le acque del fiume!”
Lui scoppia a ridere.
- “Vedo che vi prendete molto sul serio, mia piccola signora!”
Quel “piccola” mi fa uscire dai gangheri. Non sono più “piccola” da molto tempo, ho preso il comando di Terra Fiorita quando non avevo che quindici anni!
Faccio due passi verso di lui, a filo del confine.
“Voi non avete idea del pericolo che...” – inizio, ma Shandar, veloce come il lampo, sporge una mano, mi afferra per il gomito e dà uno strattone.
Sorpresa, perdo l’equilibrio, annaspo per restare in piedi, ma tutto è inutile. Cado rovinosamente in avanti, contro Shandar... e oltre il confine di Piccola Terra Fiorita.
Il cuore mi si ferma, mentre il respiro dei miei accompagnatori si mozza.
Ci sono cascata come un’allocca. E ora sono impotente nella terra di Shandar.
 
- “Eppure vi avevo avvisata” – sibila alle mie orecchie e nel contempo avvicina una lama affilata alla mia gola. I miei uomini sono rimasti pietrificati, osservano il coltello come se non avessero mai visto un’arma. Non sono guardie del corpo addestrate, non ce ne sono a Piccola Terra Fiorita. Nessuno ci è nemico, nessuno ci ha mai messo nelle condizioni di doverci difendere.
- “Rimanete dove siete” – dice Shandar con calma ai miei uomini – “Se vi muovete di un solo passo le taglio la gola. Ma se restate tranquilli, ve la restituirò in fretta!”
Fa un cenno con la testa e istintivamente seguo il suo sguardo. In cima al roccione, dove prima non c’era nessuno, è seduto un uomo. Da dove è arrivato? Sembra che gli abitanti di Geocenda abbiano la capacità di comparire dal nulla!
- “Avvertimi se si muovono” – gli raccomanda. E poi voltandosi verso di loro – “Se avverto un solo grido da parte del mio servitore, la vostra signora è morta!”
Poi mi spinge con delicatezza verso le rocce, la lama sempre a contatto con la mia pelle. Non mi ferisce, ma basterebbe un solo millimetro in più per creare un danno irreversibile. Lo seguo docilmente, non potendo fare altro. Indosso una collana di fiori freschi, come sempre, se fossi su un’altra terra potrei sfruttarla per usare il mio potere. Ma nella terra di Geocenda non posso fare nulla contro Shandar. Maledizione!!
Shandar mi sospinge dietro le rocce, dove un’incavatura crea una zona nascosta, in ombra.
- “Ora tolgo il coltello, ma desidero che facciate come vi dico. Altrimenti le cinque ancelle nelle mie mani moriranno.”
- “Siete spregevole” – sussurro, mentre lo sento allontanarsi di un paio di passi.
- “Vorrei dire che invece voi siete incantevole” –  risponde con un sorriso innocente – “Ma avete troppi abiti addosso. Devo chiedervi di toglierli.”
Rimango immobile per un istante senza capire. Osservo annichilita questo giovane dalla pelle color miele e mi soffermo sulle sue mani forti, sugli occhi espressivi, sulla bocca piegata in un sorriso ironico. Che cosa vuole da me?
- “Signora, devo forse pregarvi?” – mi chiede canzonatorio.
Capisco che dice sul serio. Vuole che mi spogli. Davanti a lui.
Oppure... farà  uccidere le mie ancelle.
Rimango senza respiro, la testa mi si svuota.
L’eco della voce di mia madre mi ronza in testa con suono sordo. Imperturbabile, devi mantenerti imperturbabile.
Con mani tremanti slaccio i bottoni del vestito e lo sfilo in un unico movimento fluido. Lancio al signore di Geocenda uno sguardo freddo, come se le azioni che mi sta costringendo a commettere non mi stessero squassando l’animo.
Lui risponde con un cenno divertito della testa in direzione della mia sottoveste.  La tolgo senza scompormi e poi, a un altro suo cenno, levo il corpetto che mi copre il seno.
A quel punto non so più cosa fare né come stare. Vedo lo sguardo di Shandar che scende a scrutare l’ultimo indumento che mi rimane addosso. Sta per scapparmi uno sguardo implorante, ma mi trattengo. Non lo farò. Se questo è il prezzo da pagare per le mie ancelle... e per la mia idiozia nell’avvicinarmi così tanto al confine... beh, pagherò!
Mi sfilo le mutande e le lascio a terra. Anche se cerco di restare impassibile, sto tremando e il mio respiro è affannoso.
Gli occhi grigi di Shandar corrono sul mio corpo velati di divertimento.
- “Giratevi per favore”
Obbedisco, sentendo una fitta di umiliazione percorrermi l’intero corpo. Non mi sono mai vergognata così tanto in vita mia. Non mi sono mai sentita tanto vulnerabile e impotente.
- “Avete un fondoschiena niente male, mia signora. Forse potrei considerare la possibilità di trattare con voi.”
Mi mordo la lingua per non rispondere. Vorrei insultarlo, vorrei scoppiare a piangere, vorrei picchiarlo, vorrei scappare!
- “Scioglietevi i capelli”
Impiego un po’ a farlo, le mie dita tremano troppo. Quando i capelli mi ricadono sulla schiena sento un fugace senso di sollievo per la copertura che mi offrono.
Ma è il respiro di un solo istante, perché sento i passi di Shandar farsi più vicini.
- “Ailanda, i vostri capelli rappresentano la miglior parte delle vostre attrattive, siete così poco vanitosa da nasconderli con assurde acconciature come quella con cui vi siete presentata da me?”
Mi giro di colpo, terrorizzata e furibonda al contempo.
- “Credete che  possa anche solo interessarmi usare le mie attrattive su di voi?” – scatto all’improvviso – “Su di un pervertito mascalzone che rapisce ragazze innocenti?” – devo fare uno sforzo terribile per non piangere – “È questo che avete fatto anche alle mie ancelle? Ve le siete portate a letto con la forza?”
Lui scoppia a ridere. Sarebbe un giovane bellissimo, senza quel sorriso sarcastico perennemente ricamato in volto.
- “Non vi sto portando a letto con la forza, signora” – risponde beffardo – “Potrei portarmi a letto i vostri capelli e il vostro fondoschiena, ma il resto di voi è decisamente al di sotto dei miei gusti.”
Fa un passo indietro e mi osserva ancora una volta da cima a fondo, le caviglie, i polpacci, le cosce. Si sofferma sull’inguine per un po’, mentre tremo di vergogna. Poi risale lungo i fianchi e fa una sosta sul seno, osservando come sale e scende sotto il mio respiro affannoso. Alla fine i suoi occhi tornano sul mio viso.
- “Questo è quello che succede quando una ragazzina sfacciata cerca di impormi il suo volere” – dichiara, incrociando le braccia sul petto – “Desiderate dirmi qualcos’altro, signora di Piccola Terra Fiorita?”
La verità è che vorrei solo piangere. Dopo questa umiliazione, non avrò più il coraggio di guardarmi allo specchio.
Di fronte al mio silenzio, Shandar torna a sorridere.
- “Se è sufficiente questo per ammutolirvi, provvederò a spogliarvi ogni volta che riceverò un vostro sollecito!”
Si avvicina di nuovo e con una mano sfiora la collana di fiori che porto al collo.
- “Da qui proviene il vostro potere, vero?” – dice, curioso – “Scommetto che se non fossimo sulla mia terra, mi avreste già incenerito!”  Il pensiero sembra divertirlo.
Poi, senza preavviso, mi passa una mano dietro la schiena e una sotto le gambe e mi trovo intrappolata fra le sue braccia. Mi accorgo con orrore che sta uscendo dal vano delle rocce, di nuovo verso la linea di confine... e verso i miei uomini.
- “No!” – ansimo – “Non così, i miei abiti...”
- “Vi preferisco nuda signora, avete una lingua meno tagliente”
Si ferma presso la linea di confine e affondo il viso nel suo petto per non vedere le facce sconvolte dei miei uomini.
- “Questo è il patto che vi offro” – dice all’improvviso, sorprendendomi – “Fra tre giorni partirò per un breve viaggio in cui mi farà comodo potermi servire dei vostri poteri. Accompagnatemi in questo tragitto Ailanda. Sola. Venite con me e io smetterò di rapire le vostre ancelle.”
- “La signora non può venire via sola con voi!” – ribatte indignato uno dei miei accompagnatori – “Siete un uomo pericoloso, l’avete appena dimostrato. Se accetterà di venire, lo farà con una scorta.”
- “Nessuna scorta, questo è il patto” – risponde calmo Shandar – “Per difenderla dai pericoli esterni basto io. E per difenderla da me... “ – anche se non lo sto guardando, sento il sorrisetto canzonatorio spuntare tra le pieghe della  sua voce – “... vi siete già dimostrati sufficientemente fallimentari.”
Detto questo si china e sporge le braccia oltre la linea lasciandomi a terra
Immediatamente uno dei miei uomini si precipita su di me a coprirmi con il mantello. Ma io me ne accorgo a malapena. Tornata nella mia terra, la mia furia si incendia. Scatto in piedi in preda alla rabbia e sento l’alone di energia crepitare intorno a me in una fiammata multicolore.
- “Risparmiatemi la vostra rabbia signora” – dice Shandar, affatto impressionato – “Avrete bisogno di energie per il nostro viaggio. Fra tre giorni qui, all’alba”
Mi lancia un ultimo sguardo beffardo e si allontana in compagnia del suo servitore. La sua figura snella, dorata, contrasta con l’azzurro del cielo.
Quando sono certa che non si volterà più a guardarmi, crollo a terra annientata.


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Dopo la partenza un attimo lenta del primo capitolo, la storia inizia a "scantenarsi" e seguirà più o meno il ritmo di questa parte appena pubblicata.
Spero che questi personaggi possano presto incuriosirvi e indurvi a seguire la breve ma intensa avventura che li attende....

 
 
  
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