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Autore: Melanyholland    03/05/2012    13 recensioni
Chuck Bass era abituato ad ottenere sempre ciò che voleva. Il suo piano era infallibile e la vittoria avrebbe avuto il dolce sapore delle labbra di Blair.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Dan Humphrey, Serena Van Der Woodsen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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3. Mean Girls

 

“Non ho ancora capito perché l’hai consegnata a lei, invece che a me.” protestò Blair per l’ennesima volta, mentre rovistava spazientita nei cassetti di Serena.  Chuck le scoccò un’occhiata di apprezzamento, distraendosi un attimo dalla ricerca: Blair era leggermente chinata in avanti e la posizione rendeva la curva sporgente del suo fondoschiena ancora più accattivante.

“L’avrei fatto, se tu avessi accettato il mio aiuto prima.” obiettò in un sussurro di velluto, ammirando il panorama. Era chiaramente una bugia, perché che fosse Serena a ricevere la lettera per prima era essenziale al suo piano, ma la sua affascinante partner questo non poteva saperlo, per quanto intelligente e intuitiva fosse.

Blair sbuffò, chiuse il cassetto e ne aprì un altro, riprendendo la ricerca.

Appena Serena era uscita per la sua notte di follie, indossando un abito striminzito e scollato rosso fuoco che l’avrebbe resa il sogno erotico di chiunque posasse il suo sguardo impudico su di lei, Chuck aveva telefonato a Blair, come d’accordo:

“L’uccellino ha preso il volo. Possiamo cercare la lettera indisturbati, ho l’impressione che non tornerà prima dell’alba.”

“Sei sicuro che non l’abbia gettata via? In fondo, è la prova che Humphrey se l’è spassata con quell’Amanda.”

Chuck aveva sbuffato: “Stiamo parlando di Serena, Waldorf. Ricordi che ha conservato perfino lo snuff movie di Georgina?”.

Blair aveva riso con malignità, lieta di cogliere ogni occasione di rivalsa sulla sua avversaria. Una quindicina di minuti dopo, si era presentata a casa Van der Woodsen-Bass con un Yves Saint Laurent aderente nero e un’espressione combattiva sull’attraente viso.

“Mettiamoci al lavoro. Se Serena ha davvero conservato la lettera, dev’essere da qualche parte nella sua camera”.

Così, Chuck si era ritrovato a trascorrere la serata a rovistare fra gli effetti personali di Serena. La compagnia era deliziosa, ma dovette ammettere che l’intrattenimento poteva essere migliore, soprattutto perché Blair si era rifiutata categoricamente di lasciarlo frugare nel cassetto della biancheria intima della sua sorellastra. Quando Chuck si era offerto volontario per quella particolare incombenza, con un sorrisetto di pregustazione già sulle labbra, Blair gli aveva scagliato addosso uno sguardo tagliente e la borsa dei libri di Serena, esortandolo a cominciare da lì.

“Ah!” esclamò Blair in quel momento.

“L’hai trovata?” chiese Chuck speranzoso, stufo di sfogliare libri e quaderni per trovare quel maledetto messaggio. Avrebbe dovuto dire ad Amanda di scriverlo su qualcosa di più grande, magari un cartellone.

“Questo è mio!” strepitò lei indignata, ruotando su se stessa per fronteggiarlo e brandendo un tubetto dorato di rossetto. “Gliel’ho prestato almeno un mese fa! Non le basta rubarmi il regno, deve soffiarmi anche i prodotti di bellezza!”.

Chuck sbuffò, deluso, poi gli venne in mente un pensiero stuzzicante:

“Dimmi, Blair: che altro vi prestate, tu e Serena?” domandò vizioso, immaginandole che si scambiavano le mutandine nel bagno della Constance, fra una lezione e l’altra.

“Tutto. Siamo come sorelle.” bisbigliò Blair, più a se stessa che a Chuck.

Lo erano. Non c’era nulla che Blair non avrebbe dato a Serena, se lei glielo avesse chiesto. Ma Serena non aveva bisogno di chiedere: lei se le prendeva e basta, le sue cose. Blair ancora non riusciva a credere che, dopo tutto quello che avevano passato insieme l’anno prima, Serena fosse disposta a tradirla di nuovo.

Chuck notò che Blair si era rattristata di colpo e per la prima volta in tutta quella faccenda si domandò se non stesse superando il limite, creando acrimonia fra le due ragazze. Blair sembrava davvero provata e, ne era certo, anche Serena doveva stare male per i dissapori sia con il suo ex che con la sua migliore amica. Poi ricordò a se stesso che Blair e Serena litigavano in continuazione anche senza il suo aiuto, fin da quando avevano i denti da latte, ma che alla fine facevano sempre pace, non importava quali cattiverie si scambiassero durante la faida. Sarebbero tornate tutte abbracci e scambi di rossetti anche alla fine di quella storia, Chuck ne era certo. Anzi, se non ci fosse stato lui di mezzo, sicuramente avrebbero bisticciato per qualcos’altro. Capitava ogni anno. Non c’era nulla di male, quindi, ad approfittare di uno dei loro tanti litigi senza conseguenze a lungo termine. Quanto a Humphrey, non era all’altezza di Serena e del loro mondo. La sua cara sorellina meritava molto di più. Prima se ne fosse accorta, meglio sarebbe stato per tutti.

Così, Chuck sorrise e domandò, lascivo:

“Vi siete mai baciate?”

“Cosa?”.

Le guance di Blair si tinsero di una deliziosa tonalità di rosso acceso.

“Ma che ti viene in mente?”

“Non è un no.” commentò Chuck astuto, lieto di averla distratta dai suoi pensieri malinconici e ora profondamente intrigato da quella nuova prospettiva sul rapporto fra Blair e Serena. “Magari in una di quelle partite a Obbligo o Verità di cui mi parlavi stamattina...” rimuginò, umettandosi le labbra con la punta della lingua.

“Sei disgustoso. Rimettiti al lavoro.” sbuffò Blair, ma era ancora imbarazzata e non aveva ancora smentito la sua idea. Chuck si baloccò con immagini saffiche di Serena e Blair in lingerie provocante e trucco aggressivo –e lo stesso rossetto sulle labbra, ovviamente- finché non notò un cardigan grigio appallottolato che spuntava da sotto il letto, identico a quello che Serena indossava quella mattina.  

Lo raccolse e notò subito il gonfiore della tasca destra. Quando i suoi polpastrelli incontrarono la superficie crespa della carta, sorrise trionfante.

“L’ho trovata, Waldorf.”

“Davvero?”.

Blair lo raggiunse con un sorriso di trepidazione e gli occhi che brillavano. Era bellissima, così emozionata e accalorata. A Chuck venne voglia di baciarla.

Ma quando lei tese la mano per prendergli il messaggio, Chuck ritrasse la sua, fuori dalla portata delle dita affusolate di Blair.

“Beh? Che ti prende?” sbottò lei, passando dalla felicità all’irritazione in un battito di ciglia. Era una delle caratteristiche di Blair che lo facevano impazzire: poteva trasformarsi da dolce micetta a tigre feroce da un momento all’altro, senza alcun preavviso. A Chuck piaceva soprattutto quando accadeva a letto: un istante prima, Blair era lì che gli riempiva di baci il viso e di carezze il petto; un istante dopo, le sue unghie gli marchiavano la schiena e i denti gli mordevano le labbra. Insomma, non sapeva mai cosa aspettarsi da lei, per questo non si stancava mai di possederla. Ogni volta era sempre una sorpresa eccitante scoprire se si sarebbe abbandonata docile fra le sue braccia o se si sarebbe battuta con lui per il dominio, costringendolo a una deliziosa resa.

Cullato dal ricordo conturbante dei loro precedenti amorosi, Chuck la contemplò: Blair aveva legato i capelli in una coda laterale che faceva riversare in una cascata florida di boccoli sulla spalla i capelli castano chiaro, fino a sfiorarle il seno, ma che lasciava il collo scoperto dall’altra parte. Quel collo nudo lo stava facendo impazzire, così allettante e sexy.

“Se la vuoi, rispondi alla mia domanda. Vi siete mai baciate?”

“Abbiamo già fatto un patto ed era che mi aiutassi. Quindi sgancia, Bass.” obiettò lei, asciutta. “O forse vuoi che anch’io non rispetti la mia parte?” lo sfidò scaltra, alludendo all’uscita e al bacio.

Chuck sospirò e, quando Blair tentò di prendere di nuovo la lettera, non oppose resistenza, lasciando che la carta gli scivolasse fra le dita. Doveva ammetterlo, questa battaglia l’aveva vinta lei.

Ma era la guerra che contava, oh sì.

Blair stirò il foglio raggrinzito e lesse le poche righe di Amanda, mentre un sorriso sbocciava sulle sue labbra e si faceva sempre più grande. Ormai aveva la vittoria in pugno. Non doveva fare altro che copiare la lettera in un messaggio a Gossip Girl e Serena sarebbe stata umiliata pubblicamente. Le avrebbe dato un assaggio della sua stessa medicina. Scacciò ogni palpito di senso di colpa che sentì nel suo cuore: Serena se l’era meritato. L’aveva trattata male. Cosa pretendeva, che se ne stesse lì a guardare mentre le rubava tutto, tradendola per l’ennesima volta?

Serena si era cacciata da sola in quella situazione. Doveva rimproverare soltanto se stessa.

Incoraggiata da questi pensieri che misero definitivamente a tacere la sua coscienza, Blair estrasse il cellulare e digitò rapidamente il melenso messaggio di Amanda. Lo avrebbe spedito a Gossip Girl l’indomani, a scuola. Non poteva perdersi la faccia di Serena quando si fosse accorta che stavano tutti sparlando e ridendo di lei.

Ripose il cellulare, dopodichè infilò la prova cartacea nella sua borsa e sorrise a Chuck, che la guardava ammirato. Quella era l’immagine che Chuck doveva avere di lei: vittoriosa e astuta. Niente più ritirate patetiche in bagno, niente più capitomboli che le smagliavano le calze. La vera regina della Constance era bella e trionfante e il suo nome era Blair Waldorf.

“Sembra che la prima parte del piano sia conclusa.” commentò Chuck, soddisfatto.

“Spero per lei che questo le serva da lezione e che si arrenda. Non può competere con me.” affermò, altezzosa.

“Con noi.” la corresse lui, scivolando verso di lei con la sinuosità di un predatore felino. “Per questo dobbiamo stare insieme, Blair. Siamo una coppia perfetta. Inevitabili. Imbattibili...” sussurrò suadente, a pochi centimetri dalla sua bocca. Blair sussultò, ritrovandosi fra le sue braccia, il cuore che le batteva forte e il calore del suo corpo che aumentava vertiginosamente.

“Chuck...”

Blair abbassò le palpebre e sporse le labbra, in attesa del bacio –in fondo, glielo doveva-, ma Chuck corresse la traiettoria e le posò una serie di baci sul collo scoperto, leggeri come il tocco di una piuma, fino all’orecchio. “Sei la mia regina, Blair. Torna con me e regneremo insieme su tutta Manhattan”.

Le baciò l’orecchio, adorante. Blair sospirò, schiacciandosi contro di lui e aggrappandosi alle sue spalle coperte di seta, così solide, forti, maschili. Non faceva sesso da... troppo. Resistere sembrava impossibile, soprattutto mentre le labbra di Chuck si posavano in quel punto vulnerabile dietro il lobo che la faceva sempre rabbrividire per tutto il corpo. Oh, Chuck conosceva bene tutti i suoi punti deboli e non aveva remore a sfruttarli, seduttore sleale e implacabile.    

“Mi vuoi davvero?” chiese lei, con un fil di voce. Chuck la strinse ancora di più a sé, baciandole il mento, la guancia, fino all’angolo della bocca. Il profumo del suo dopobarba la avvolgeva come le sue braccia, riportandola indietro ai momenti passati con Chuck, momenti di pura estasi in cui Blair si sentiva la donna più bella e desiderata del mondo.

“Ti voglio. E tu vuoi me.” le soffiò contro le labbra, tentatore. “Torniamo insieme”. La mano le scivolò bramosa sulla coscia, risalì la sua schiena, lenta e carezzevole. “Dimmi solo sì e sarai mia. Stanotte e tutte le volte che vorrai”.

Il respiro le si mozzò in gola. Era accaldata, era eccitata, non voleva altro che accontentarlo, dirgli di sì e perdersi nel piacere che solo le carezze di Chuck, i baci di Chuck, il sesso con Chuck sapevano donarle.

Ma non poteva, perfino nelle spire della passione e del desiderio se ne rendeva conto. Non poteva, perché avrebbe perso qualcosa di molto più importante, per sempre.

“Prima tu dimmi quelle tre parole.” pronunciò, a fatica e Chuck bloccò all’istante le sue carezze e i suoi baci, rigido. Quando si scostò da lei, Blair sentì subito la mancanza delle effusioni, ma soprattutto, la delusione bruciante che le attanagliò il cuore fu per il rifiuto di accontentare la sua richiesta. Sorrise, ferita:

“Forse non mi vuoi tanto come dici, dopotutto.” provò a dire in tono faceto, ma le uscì in un bisbiglio sconfitto e desolato. Chuck scosse la testa.

“Blair...” borbottò e Blair aspettò, speranzosa, ma non arrivò nient’altro.

Il silenzio era qualcosa di solido che gravava addosso a tutti e due. Blair sentiva che stava per piangere di nuovo, come la malaugurata sera del White Party. Perché Chuck ora non riusciva nemmeno a guardarla, e anche se erano abbastanza vicini da permetterle di sentire ancora ogni afflato del suo respiro, Chuck era tanto distante da essere irraggiungibile. E forse la situazione non era destinata a cambiare, perché chi le assicurava che un giorno Chuck sarebbe stato pronto a dirle quelle tre parole? Certe persone semplicemente non sono fatte per l’amore, per donarsi completamente con fiducia a un’altra persona. Forse anche Chuck Bass era fatto così.

Blair scacciò quei pensieri che le imperlavano sempre le ciglia di lacrime pungenti e disse, in tono squillante:

“Allora ci vediamo domani, Bass”.

Non era il momento di pensare alla sua complicata vita sentimentale. Doveva prima tornare regina. Di Chuck e dei suoi irritanti, sciocchi, patetici blocchi emotivi si sarebbe occupata in seguito.

Visibilmente sollevato dalla finzione che quell’interludio non fosse mai avvenuto, anche Chuck riprese il suo solito atteggiamento disinvolto:

“A domani, Waldorf”.

La accompagnò all’uscita. Blair era appena entrata in ascensore, quando gli scoccò un’occhiata da sopra la spalla e disse, con voce seducente e uno scintillio da bambina cattiva negli occhi:

“Ah, Chuck?”

“Sì?”

“Era il primo anno di liceo. Eravamo entrambe in bikini nella mia vasca da bagno e un po’ brille. Il lucidalabbra di Serena era alla pesca”.

Gli scoccò un’ultima occhiata impertinente prima che le porte si chiudessero. Chuck, da parte sua, si ritrovò improvvisamente la bocca arida e i pantaloni stretti.

E io dov’ero?

Si domandò, disperato e dolorosamente eccitato, pensando che sarebbe stata una lunga, lunga notte insonne.

Blair nell’ascensore sorrise soddisfatta.

La vendetta era davvero dolce.

 

 

End#3

 

 

 

Note dell’Autrice:

 

[1] “Mean Girls” è un film del 2004 con Lindsay Lohan.

[2] Questo capitolo l’ho dedicato quasi tutto a Chuck e Blair. Nel prossimo mi concentrerò principalmente su Serena e Blair e su Dan e Serena, così Dan smetterà di essere un fantasma, sempre nominato e mai nei dintorni, e entrerà a far parte ufficialmente della trama. Non so ancora quanti capitoli durerà la storia, ma sicuramente non molti ancora.

[3] Grazie a tutti i lettori e a chi commenta. Siete adorabili. Le risposte individuali sono state spedite col solito metodo.

 

Al prossimo capitolo!

Melany

   

  
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