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Autore: SparkingJester    03/05/2012    0 recensioni
Nell'antica Babilonia, un abile condottiero siede annoiato nel palazzo reale dopo un estenuante giornata. L'unico modo per farlo addormentare è allietarlo con una favola: un'antica leggenda babilonese.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notai lo sguardo fisso di Alessandro sullo schiavo e ne approfittati per appoggiarmi con la schiena alla parete, intento a combattere la stanchezza e il sonno. Se non altro la storia sarebbe stata un ottimo passatempo.
«Come lei ben sa, mio signore, Babilonia ha ben dodici punti d'accesso. Molti di questi però sono poco utilizzati, quasi abbandonati, percorsi solo da viandanti, pastori e mercanti. Molti anni fa, durante una splendida mattina di primavera, un folle fece irruzione in una locanda. Era sudato e spaventato, tremava e balbettava. Disse di aver visto qualcosa di strano sulla strada che porta a Babilonia, qualcosa di strano era accaduto nei pressi di una delle dodici entrate. Il folle parlò rapidamente, senza riprendere fiato. Ombre. Parlava di ombre nere come la pece, di ombre più chiare e di ombre velate appena visibili. Il taverniere, colto dalla curiosità, gli chiese che natura avessero queste ombre e l'uomo rispose: pesci. Tutti i presenti rimasero muti. I loro sguardi si incrociarono ripetutamente e d’improvviso nel locale risuonò una fragorosa risata. Nessuno credeva alle sue parole. Alla domanda da parte di un cliente che desiderava conoscere il suo mestiere, lui rispose di essere un mercante. Matarkus, il mercante di seta, nome conosciuto nella zona Est della città. Dopo quest'episodio, i presenti non ne fecero parola con nessuno. D'altronde, perché avrebbero dovuto? Eppure, esattamente un mese dopo, l'episodio si ripeté. Questa volta erano dei bambini. Si potevano intravedere le loro piccole figure al di fuori dell'entrata della città. Correvano, anzi fuggivano da qualcosa. Superata l'entrata, si tuffarono fra le braccia dei loro genitori e uno di loro, una bambina, parlò:
"Mamma, mamma! Stanno arrivando! Andiamo via!”
"Cosa, amore? Chi sta arrivando?"
"Le ombre dei pesci!"
Tutti i bambini iniziarono a ripetere le parole della loro amica in tono spaventato.
La giovane madre sorrise e tranquillizzò la figlia e i suoi amichetti.
"Non è vero, tesoro. Non sta arrivando nulla. Forse hai preso troppo sole in testa."
I bimbi rimasero con gli occhi spaventati e fissi sull’ entrata, in attesa di ciò che avevano visto. Ma non arrivò nulla. Né dopo pochi minuti, né dopo pochi giorni. Niente di niente. Ma pensate sia finita lì, mio signore? Oh, no. Un mese dopo un pastore lasciò il suo gregge fuori dall'entrata e si introdusse in città per cercare ristoro. Entrò nella stessa taverna che il folle Matarkus aveva visitato esattamente due mesi prima. Si sedette su uno sgabello e ordinò del cibo. Il taverniere lo riconobbe. Era un pastore che frequentava spesso quella via, poiché conduceva a pascoli verdi e spaziosi. Il taverniere gli servì da bere e da mangiare e ne approfittò per porgli qualche domanda. Aveva assistito alla scenata del mercante impazzito e aveva sentito parlare dei bambini impauriti, così volle chiedere se per caso lui avesse visto qualcosa di simile durante il suo peregrinare. Il pastore annuì e il taverniere si irrigidì. Il vecchio iniziò a parlare. Disse che non ne aveva mai parlato con nessuno poiché non gli avevano fatto mai alcun male e che il folle non mentiva: si trattava di pesci. Pesci che nuotavano nella terra. Erano ombre sulla strada, forse nuvole, ma il cielo era quasi sempre limpido quando ciò avveniva. E se non c'erano pesci in aria o pesci nei paraggi, allora dovevano trovarsi sottoterra, affermò. Ma uno studioso parlò da un tavolo lontano.
"Ma i pesci non possono trovarsi sotto terra. Hanno bisogno di acqua. E se anche ci fosse acqua sotto la terra, non ci sarebbe luce per proiettare le loro ombre."
E allora il pastore diede inizio alla leggenda: "Allora sono spiriti."
Bastò quella frase per scatenare un passaparola senza fine. Spiriti con forme di creature marine che si dirigevano verso la città una volta al mese. I bardi di tutta la città festeggiarono per giorni alla notizia di una tale fonte di ispirazione per i loro canti. Le madri non mandarono più i loro figli a giocare fuori da quell'ingresso e i mercanti non batterono più quella strada. Era diventato un luogo oscuro e portatore di cattiva sorte per alcuni e un tempio sacro da consacrare agli antichi spiriti protettori per altri. I sacerdoti dicevano: "Sono gli spiriti dei nostri antenati. Vengono dall'oltretomba per controllare e proteggere la città."
E molti credettero alle loro parole.
Ma c'è un motivo se mio nonno raccontava continuamente questa leggenda: perché lui li aveva visti. Li aveva visti di persona.
Rapito da questo misterioso branco di pesci fantasma decise di andare a controllare di persona. Non era un personaggio molto influente, non avrebbe fatto cambiare idea agli scettici e non avrebbe smentito i bardi. Era solo giovane e tanto curioso.
Fece due calcoli e, scelto il giorno in cui sarebbero dovuti apparire, uscì dalla città. Si diresse verso l' "uscita maledetta", l'attraversò e continuò a camminare. Quando si fermò sopra un colle, la città era più lontana del previsto. Pensò che forse era troppo lontano, pensò di aver sbagliato orario. Tornò sui suoi passi. Ma ad un tratto, ad un migliaio di metri dalla città, qualcosa accadde.
Mio nonno sentì freddo. Guardo ai suoi piedi e vide ciò che non aveva mai visto prima d'ora. Migliaia e migliaia di ombre di pesci stavano 'nuotando' lungo la strada che conduceva a Babilonia. Il folle aveva ragione, alcune erano nere come la notte e altre appena visibili. Riconobbe poche specie ma altre sembravano mostri marini: gigantesche creature con decine di strane protuberanze, creature dall'aspetto affusolato con due grosse pinne ai fianchi, pesci con una lancia al posto della faccia e, come se non bastasse, un gigante dei mari. Dietro il banco di pesci, una gigantesca ombra stava per arrivare. Mio nonno ebbe paura ma non poté sfuggire al suo passaggio. Era enorme e occupò tutta la strada e oltre per almeno altri tre o quattro metri di larghezza. Non si era mai visto niente di così grande né nel Tigri né nell'Eufrate, anzi nessuna di quelle specie di animali si era mai vista nei due fiumi. Molte nuotavano lentamente, altre con una certa fretta. Vi erano molte ombre solitarie ma alcuni banchi erano formati da centinaia di individui identici che nuotavano all’ unisono. Il verde dell'erba e il marrone della terra vennero coperti dal nero delle ombre che si dirigevano sinuose verso l'entrata. Il nonno rimase immobile a contemplare quello spettacolo sublime ma non poté che iniziare a correre. Doveva avvertire tutti. Il folle, i bambini e il pastore avevano ragione.
Corse e corse, finché non si accorse di una cosa: le ombre erano svanite. Corse cosi velocemente e con tanta foga, che non si rese conto di aver perso di vista la minaccia. Non c'erano più i pesci, non c'erano più i mostri.
Ripensò alle parole dei sacerdoti, forse avevano ragione. Forse erano entrati nel cuore della città per sorreggerla, per proteggerla, per guidarla.
Ormai affaticato e privo di ogni speranza di rivedere quella marea nera, rientrò in città e non ne fece parola con nessuno. Era uno spettacolo che non avrebbe mai più voluto rivedere ma, allo stesso tempo, voleva conservarlo nella sua mente. Custodirlo gelosamente. Nessun altro avrebbe dovuto vedere quello spettacolo meraviglioso.
Ma così non fu. Parenti troppo esigenti e lingue troppo lunghe sparsero la voce per tutta Babilonia. Per mesi e mesi non si parlò d'altro. Ma il fato volle che una rivolta cittadina contro gli invasori persiani avesse distratto le menti dalla venuta di questi strani spiriti. La rivolta coinvolse la maggior parte della popolazione e molte furono le repressioni violente. Non si parlò più dei pesci ombra. Alla fine della rivolta, vi furono vari sconvolgimenti politici e, per questo e altri motivi, ormai non c'era più tempo per raccontare leggende. Coloro i quali conoscevano la leggenda ormai erano vecchi o morti. I pochi anziani rimasti però ripresero a raccontare la leggenda alle generazioni future, ma le reazioni furono totalmente diverse: molti partirono per la guerra, molti divennero pastori e vagarono per le terre fuori Babilonia, molti divennero studiosi e non ebbero tempo per ascoltare simili storielle dai loro nonni. Insomma, ormai oltre me siamo in pochi a conoscerla. Nessuno riuscì mai a capire di cosa si trattasse, ma dopo la vostra venuta, mio signore, venni a sapere di un giovane. Il ragazzo è stato uno dei pochi a credere nella leggenda e a seguire le orme di mio nonno, riuscendo a vedere i pesci ombra ogni mese sempre nello stesso punto. Ma la vostra venuta ha fermato questo miracolo.»
 
  
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