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Autore: babydoll    26/11/2006    2 recensioni
Dopo la morte di Silente,il mondo magico è devastato da una guerra che sembra antecedere la sconfitta delle forze del bene. Harry ha una missione da portare a termine. Draco ha un destino da cui vuole fuggire. Forse, se le loro strade si incontreranno, potrebbe nascere un legame che neanche le tenebre dell'epoca più buia riusciranno a spezzare
Genere: Drammatico, Horror, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Il trio protagonista, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OSCURE PRESENZE A GODRIC'S HOLLOW

Godric's Hollow, era un minuscolo villaggio abitato da soli maghi, e totalmente circondato dai boschi.


A nord, il fiume Arion segnava il confine tra il boschetto al limitare del villaggio e l'inizio della foresta di Queerditch; mentre a sud, le ultime casette della vallata erano antecedenti alle fitte foreste di Stelehim.
Godric's Hollow, era un paesino famoso per due motivi: primo, perchè nessun visitatore vi giungeva mai. Secondo, perchè mai nessun strano avvenimento intaccava la quiete vigente.
Infatti, dopo il tragico omicidio dei signori Potter, avvenuto sedici anni prima (un argomento sul quale la gente ancora discuteva, quando era proprio a corto di pettegolezzi), nessun nuovo sconvolgimento aveva turbato la ritmica, monotona quotidianità locale.
Sembrava che neanche la terribile guerra che devastava l'intero mondo magico potesse violare quella tranquillità.
Quel giorno mezza estate, con i raggi del crepuscolo che iniziavano a rischiarare il paesaggio, questa affermazione venne smentita per mano di Harry Potter; che si era appena Materializzato in prossimità dell'inizio delle foreste di Stelehim, e, dopo una breve occhiata attorno a sé, aveva imboccato il sentierino che attraversava un boschetto e conduceva nel centro del villaggio.
Dire che lo stato interiore di Harry era tragico, non dava assolutamente un quadro sufficientemente realistico della sua situazione psicologica.
Nella sua mente, continuava ad andare in onda il film che aveva come trama gli avvenimenti della sera precedente; e ogni revisione dei fatti faceva nascere nel ragazzo una nuova serie di dubbi e inquietudini, che, accavallandosi, gli davano la concreta sensazione che la sua testa stesse per scoppiare.
La sera prima, Hermione era stata la prima a riprendersi dallo shock, ed era corsa giù per le scale chiamando a gran voce la signora Weasley.
Ron era stato sollevato di peso e trasportato sul letto attorno al quale Harry, Hermione, Ginny e i Weasley avevano vegliato l'intera notte.
Verso le quattro del mattino, Ron aveva aperto gli occhi, e si era guardato attorno con aria smarrita.
Nel vederlo svegliarsi, Molly Weasley era scoppiata a piangere, e tutti erano parsi sollevati nel vedere che, nonostante fosse debolissimo, Ron stava bene.
Tutti eccetto Harry.
Lui, invece, continuava ad essere attanagliato allo stomaco da un terribile senso di ansia.
Voldemort aveva posseduto il corpo di Ron; si era servito del suo amico per comunicargli quell'orrendo messaggio.
Nella memoria di Harry, era vivissimo il ricordo di quella voce gelida e di quegli orrendi occhi rossi che brillavano al posto di quelli di Ron.
Si sentiva responsabile per l'accaduto.
Per questo, quando i signori Weasley avevano spedito lui, Hermione e Ginny a letto, e avevano iniziato a contattare tutti i membri dell'Ordine per riferire l'accaduto, Harry ne aveva approfittato per scrivere un breve messaggio e infilare la porta:

A tutti i membri dell'Ordine:


Sono partito da solo alla ricerca degli Horcrux.
Dopo ciò che è successo, non riuscirei a portare nessuno con me, sapendo di condurlo a morte certa.
Vi prego di non cercarmi e di ricordare che questo viaggio lo avevo intrapreso assieme a Silente.
Ora, è il momento per me di continuarlo da solo.

Prima di andare a dormire nella stanza di Ginny, Hermione aveva lanciato a Harry uno sguardo molto significativo, che gli aveva fatto intuire che la sua amica avesse compreso le sue intenzioni.
Lei sapeva che, al risveglio, non avrebbe più trovato Harry.
Il fatto che non avesse tentato di fermarlo, faceva credere a Harry che la ragazza condividesse la sua opinione... cosa della quale non poteva certo biasimarla.
Il terribile evento della sera prima era stato una concreta, innegabile prova che chiunque gli stesse vicino, ormai, correva un terribile pericolo.
Harry era giunto al limitare del boschetto, e si era fermato a contemplare affascinato l'insieme di graziose casette che si stendevano lungo la valle ai suoi piedi.
I tetti di tegole rosse luccicavano alla luce dei raggi del sole di prima mattina; grossi cespugli bordavano i muri intonacati, e file di fiori multicolori spiccavano in tutti i giardini.
I sentierini che intercorrevano tra le molteplici abitazioni scintillavano di granelli d'argento, e uno di questi s'inerpicava lungo il modesto rilievo di una collinetta, dove facevano capolino numerose lapidi di pietra, antecedenti ad un'ulteriore concentrazione di alberi.
Harry sentì una morsa serrargli le viscere.
Lassù, vi era il cimitero di Godric's Hollow, e tra quelle lapidi si nascondevano quelle dei suoi genitori.
Col cuore in gola, Harry s'incamminò lungo il ripido sentiero.
Giunto alla sommità della collinetta, attraversò il piccolo cancello di legno col fiato corto per l'emozione, e iniziò immediatamente ad aggirarsi tra le molte file di lapidi.
Leggeva i nomi incisi con impazienza, procedendo rapidamente e senza soffermarsi su nessun dettaglio.
Quando finalmente trovò quello che stava cercando, l'emozione fu tale che si stupì di riuscire a mantenersi in piedi, visto l'esagerato tremolio delle sue ginocchia.
Incisi su due semplici lapidi di pietra, seguiti da una data di nascita che differenziava di un anno, e da una di morte risalente a sedici anni prima, campeggiavano i nomi di Lily e James Potter.
Tutto ciò che rimaneva al mondo dei suoi genitori, delle due persone che più di qualsiasi altre avrebbe voluto vicino, erano lì davanti a lui.
Due pietre mute, fredde, insignificanti; esistenti solo per ricordare al mondo che quelle due persone hanno vissuto, ma che ora non ci sono e non ci saranno mai più.
Senza che questi potesse fare assolutamente nulla per impedirlo, le lacrime cominciarono a scorrere sul volto di Harry, che si inginocchiò e sfiorò con le dita la lapide di sua madre,fremendo al contatto con la fredda pietra liscia.
Ripensò ai racconti di Sirius su James, di quando entrambi erano ragazzi spensierati che giocavano a fare gli arroganti.
Ripensò al disprezzo di zia Petunia nei confronti della sorella, e di come invece Lupin aveva definito sua madre una persona splendida, di come Lumacorno l'aveva ritenuta addirittura una delle sue migliori studentesse...
La tristezza divampava nel ragazzo, che rimase inginocchiato piangendo in silenzio, sconvolto da quel rapido susseguirsi di intense emozioni.
Dopo aver pianto per almeno mezz'ora, Harry si asciugò gli occhi e riuscì a trovare un minimo di autocontrollo.
Non serviva a niente divulgare nei ricordi.
Lui, Harry, avrebbe fatto molto di più.
Avrebbe ritrovato e distrutto gli Horcrux rimanenti, e poi avrebbe fatto fare a quel bastardo che aveva distrutto la sua famiglia la stessa fine che avevano fatto i suoi genitori; se non peggio.
Animato da una nuova ondata di coraggio, Harry distolse lo sguardo dalle lapidi di sua madre e suo padre.
Fu allora che la vide.
Una figura mingherlina, avvolta in un lungo mantello nero, si aggirava nell'angolo opposto del cimitero.
A giudicare dai movimenti del capo, si stava guardando attentamente attorno come per accertarsi di essere sola.
Nascosto dietro alla lapide di suo padre, Harry rimase a osservare con apprensione la sagoma scura.
Non sapeva perchè, ma quella figuretta gli provocava uno strano senso di inquietudine.
Dopo un ultimo sguardo attorno a sé, la sagoma si voltò, facendo frusciare sull'erba il lungo mantello nero, e si mise a correre con agilità alla volta del bosco, scomparendo ben presto alla vista.
Harry si rialzò, ancora immerso nelle sue riflessioni.
Il sole era ormai alto nel cielo, e un vuoto allo stomaco unito ad un'improvvisa sensazione di freddo, ebbero la meglio sulla curiosità di Harry di scoprire chi fosse lo strano individuo.
Dopo un ultimo sguardo alle lapidi della sua famiglia, Harry si voltò, e scese il sentiero diretto verso il centro del villaggio.

*****

"L'impennato", unica locanda di Godric's Hollow, era per questo frequentata da tutti i membri del villaggio.


Questo fattore, le competeva il diritto di potersi vantare di possedere un repertorio di clientela molto ampio rispetto a quello di molte altre taverne inglesi.
Vi si potevano trovare, infatti, tavoli occupati da gruppi di maghi benvestiti, che dialogavano con garbo tra loro, e, a poca distanza, altri tavoli occupati invece da straccioni della peggior specie.
Flick Speculator, proprietario della locanda da oltre venti anni, era un uomo basso e robusto, che quel giorno se ne stava appostato dietro il bancone.
Non sapeva ancora che il ricordo di quella mattina di metà agosto, quando un giovane, sconosciuto ragazzo occhialuto era entrato nella sua locanda, aveva ordinato una Burrobirra, e gli aveva fatto una domanda che mai nessuno nella sua ampia varietà di clientela gli aveva mai posto, avrebbe popolato i suoi pensieri per molti mesi a venire.
- Dov'è la vecchia casa dei Potter? - ripeté Flick, fissando il giovane negli occhi.
Occhi di un verde smeraldino, che davano all'uomo una fastidiosa sensazione di familiarità con quello sguardo.
Harry dal canto suo, annuì.
- Sa dirmi dove si trova? -
- E perchè mai saresti interessato alla vecchia casa dei Potter? - chiese sospettoso il locandiere - Sai, si dice che da quando... sì insomma DA QUEL GIORNO l'abitazione sia maledetta... -
Harry sospirò spazientito - Senta, ho le mie buone ragioni per voler sapere dove si trova quel posto; se lei ne è al corrente sarebbe così gentile da riferirmelo senza tante cerimonie? -
E fa anche l'arrogante! si scandalizzò Filck.
Harry rimase in attesa.
- Va bene, - borbottò infine il locandiere - La casa dei Potter si trova appena un po' fuori il villaggio, in prossimità dell'inizio della foresta di Queerditch. Segui il sentiero che porta a nord, la troverai lungo la riva del fiume Arion. -
In fondo, si consolò Flick, lui il ragazzo lo aveva avvertito... se poi questi voleva correre lo stesso il rischio di visitare una casa maledetta erano affari suoi.
- Grazie, - disse Harry, soddisfatto.
Bevve una lunga sorsata di Burrobirra, e lanciò uno sguardo fuori dalla finestra.
E la vide di nuovo.
La figura mingherlina ammantata di nero correva lungo la strada deserta, e fu a portata della vista di Harry solo per qualche istante.
Poi sparì oltre il rettangolo di visuale che la finestra forniva.
Senza pensarci, Harry balzò in piedi e corse verso l'uscita della locanda.
- Torna indietro brutto... - lo richiamò Flick.
Harry, arrivato in mezzo alla via, si guardò attentamente attorno.
Ma dello strano tipo col mantello nero non c'èra più traccia.
- Héi tu... -
Harry rivolse uno sguardo assente al locandiere che gli era corso dietro in gran fretta, e ora ansimava nel tentativo di riprendere fiato.
- Credi... huff... di potertela svignare... huff... huff ... senza pagare?! -
Harry realizzò che, nella fretta di uscire in strada, se ne era completamente dimenticato.
- Ecco qui, - mormorò in tono di scusa, infilando una manciata di zellini nella manona del locandiere.
Ma quest'ultimo per poco non lasciò cadere a terra la monete.
Fissava la fronte di Harry con gli occhi sgranati dallo stupore, finché il ragazzo non si accorse che un improvviso alito di vento aveva spostato i capelli dalla sua fronte, mettendo in bella vista la cicatrice a forma di saetta.
L'oste puntò l'indice tozzo contro Harry - Tu sei… -
Cercando di riappiattirsi la frangia, Harry non gli diede il tempo di finire la frase.
Girò sui tacchi, e si allontanò in tutta fretta lungo il sentiero che conduceva a nord.

*****

Il luogo dove Harry Potter aveva trascorso il suo primo, immemore anno di vita, era una piccola casetta seminascosta dagli alberi che davano inizio alla foresta di Queerditch.


La prima impressione che ebbe il ragazzo dell'abitazione, era che essere disabitata non le donava per niente.
Al tetto mancavano alcune tegole, crepe profonde solcavano le facciate laterali, che recavano solo un accenno di quello che una volta doveva essere stato un muro intonacato.
Tutt'attorno, nel giardino non più curato, le erbacce crescevano incolte, e strati di edera ricoprivano la corteccia di un albero secco, a lato della casetta.
La porta d'ingresso cigolò sonoramente quando Harry ne abbassò la maniglia arrugginita.
Il ragazzo era pronto a farsi strada districando fitte ragnatele, convinto che l'aspetto interno dell'abitazione fosse coerente con quello esterno.
Certamente non era preparato a ciò che vide dopo aver richiuso la porta dietro di sé e aver lanciato un primo sguardo al salottino.
Illuminata dalla fioca luce solare che filtrava dai vetri impolverati delle finestre, vi era una confortevolissima stanza occupata da un ampio tavolo di legno, circondato da pesanti seggiole di noce, un comodo divano marrone e due poltrone nere.
Un'enorme libreria stracolma di libri rilegati in pelle, occupava un'intera parete.
La certezza era una sola: quel posto era sicuramente abitato da qualcuno.
E il misterioso inquilino deve essere un fanatico del pulito, meditò Harry, osservando la superficie del tavolo, tanto lucida da fare concorrenza a quello dei Dursley.
Eppure pensò Harry il locandiere mi aveva detto che questo posto è considerato maledetto dagli abitanti del villaggio da quando sono stati ritrovati i corpi dei miei genitori... ma allora... chi c'è venuto ad abitare? E come mai da fuori la casa sembra disabitata? Forse chi ci abita si sta nascondendo?
La risposta arrivò pochi attimi dopo, preannunciata dal sonoro cigolio della porta d'ingresso.
Harry si tuffò dietro al divano, e lasciò sporgere il capo quel tanto che bastava per osservare di nascosto l'ormai familiare figura mingherlina ammantata di nero che aveva richiuso la porta dietro di sé, si era voltata, e aveva gettato indietro il cappuccio.

Un estraneo che lo vedesse per la prima volta, e che fosse al corrente del fatto che aveva diciassette anni, avrebbe sicuramente detto che Draco Malfoy non dimostrava la sua età.


A giudicare infatti dal visetto appuntito ancora imberbe, dalla statura minuta e dall'esile costituzione, gli si poteva attribuire un massimo di quattordici anni.
Ad accentuare la sua aria infantile, c'era quell'espressione impaurita e allo stesso tempo preoccupata che i suoi occhi azzurri riflettevano perennemente da qualche mese a quella parte.
Un'espressione che faceva intendere a colpo d'occhio che Draco non era maturo neanche sul piano psicologico.
A chiudere in bellezza, c'erano i lisci capelli di un biondo quasi bianco e la carnagione mortalmente pallida che conferivano al suo aspetto quel tocco spettrale che, a saputa di chi lo conosceva, molto si addiceva alla sua personalità.
Il ragazzo emanava anche una misteriosa aura di terrore, che però chiunque fosse a conoscenza della sua situazione, non avrebbe esitato a giustificare...

 

I tormenti di Draco, avevano avuto inizio l'anno precedente; di preciso quando aveva ricevuto il Marchio Nero.

In quel momento, Draco aveva avuto l'impressione che il mondo dorato dove aveva vissuto l'intera vita si fosse infranto come un sogno, facendolo destare in una realtà sconosciuta quanto terribile.
Una realtà dove non esisteva altro se non dolore, violenza e morte.
Dieci lunghi mesi scanditi giorno per giorno da angosce, minacce da parte del Signore Oscuro, e da una disperazione crescente.
Aver assistito all'omicidio di Silente era stato, per Draco, il colpo di grazia al suo equilibrio psicologico.
Oltre ad aver preso piena coscienza del fatto che mai sarebbe stato in grado di arrivare a commettere una simile crudeltà, infatti, sapeva che col vecchio Preside era morta la sua ultima speranza di sottrarsi al volere di Lord Voldemort.
Disperato... è questo l'aggettivo giusto per descrivere lo stato in cui Draco si presentò in seguito al cospetto del suo padrone.
Era infatti convinto che il suo fallimento, oltre a condurlo a morte certa, sarebbe stato la causa anche di quella dei suoi genitori.
Di ciò che accadde, aveva memoria solo di qualche flash, unito al ricordo di un dolore inimmaginabile.
Era la prima volta che provava sulla sua pelle i terribili effetti della Maledizione Cruciatus, e ciò che lo stupì, fu che dopo ciò che Voldemort gli aveva fatto, lui era ancora vivo.
Inerte e ansimante, disteso sulla schiena sul freddo pavimento di marmo, Draco si era sentito troppo debole per riuscire a sfogare in gemiti il dolore che ancora sentiva sconquassargli ogni nervo del corpo.
Ricordava l'orribile ghigno del Signore Oscuro, che pareva invece alquanto divertito da quella scena.
E Draco voleva solo che finisse, voleva essere ucciso subito perchè il dolore e l'umiliazione erano diventati insostenibili.
E invece no.
Sempre con il perfido ghigno stampato sul volto serpentino, Lord Voldemort si era avvicinato, e, fissandolo dall'alto della sua postazione, aveva sibilato: - Forse puoi essermi ancora utile, Draco. Sei giovane... ti concedo un'ultima possibilità. Se mi deluderai, nessun Malfoy rimarrà a popolare questo mondo. Non sei il primo a cui affido questo incarico... ma spero per te che tu sia l'ultimo. -
Ancora troppo scosso e dolorante, Draco non aveva capito il senso di quelle parole, e neanche il perchè Lord Voldemort si fosse premurato di fargli trovare a Godric's Hollow quella casetta pronta ad accoglierlo.
Troppe attenzioni per uno che lo aveva deluso, quasi tradito, e che sarebbe stato ucciso se non avesse portato a termine quella missione.
Quella strana missione.
Era suo compito ritrovare un antico oggetto appartenuto a Godric Grifondoro nascosto da qualche parte a Godric's Hollow.
Da giorni, Draco girovagava privo di ispirazione per le foreste e per i luoghi più appartati del paesino ben attento a non farsi sorprendere, conscio del fatto che un'intera squadra di Auror era stata mobilitata per trovarlo e spedirlo ad Azkaban.
Come suo padre.
Il ragazzo non sapeva se gli incutesse più timore l'idea di trascorrere il resto della sua vita in una prigione o la consapevolezza che, se non avesse ritrovato presto quel dannato oggetto, sarebbe stato veramente ucciso.
A coronare il tutto, lui non aveva neanche la più pallida idea di dove cercarlo, questo oggetto.
Ma comunque era questa la vita che lo aspettava?
Vivere nell'eterno timore di sbagliare qualcosa, in un infinito stato di angoscia e con il pericolo di morte sempre appostato dietro l'angolo?
Draco avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una possibilità di sottrarsi a quel destino... ma ora che Silente era morto, sapeva di non avere speranze.
Quella mattina era tornato nella sua casetta dopo un'altra infruttuosa esplorazione convinto che al peggio non ci fosse mai fine e che la sventura lo avesse preso di mira.
Queste sue convinzioni non poterono che rafforzarsi quando, voltandosi, si ritrovò faccia a faccia con la sua alta occhialuta, apparentemente incazzatissima nemesi.

Continua...

 

NOTE: Eccomi qui alle prese con un nuovo capitolo. Intanto vorrei chiarire con tutti voi che io non ho la minima idea di quanti anni abbiano di differenza James e Lily Potter... perciò molto semplicemente ho sparato a caso.
Sì, lo so che Qeerditch è una palude e non una foresta, ma scoprirete nei prossimi capitoli che il nome di quella foresta e la foresta in sé, saranno le chiavi che apriranno molte porte...
I nomi delle altre foreste e del fiume li ho presi dai libri di Shannara, dei quali sono una vera fissata.
Altra cosetta che avrete sicuramente notato: dalla mia descrizione risulta un Draco un po' diverso da quello della Rowling... e questo primo perchè io me lo sono sempre immaginato così, secondo perchè nella mia storia volevo che l'aspetto di Draco fosse coincidente con l'immagine che la Rowling ci ha dato nel suo carattere nel Principe Mezzosangue. Ci ha fatto capire che lui è molto meno maturo e preparato alla guerra di quanto lo sia Harry... e questo è il mio modo di inserire nella mia storia ciò che lei voleva farci capire. Quindi niente superuomo, ma un Draco un po' infantile ma, vedrete, questo fattore lo renderà molto inquietante...
A prestissimo, lo prometto.

babydoll

 

 

  
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