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Autore: Cheonefer86    03/05/2012    0 recensioni
Riuscirà un fiore tra la neve ad unire due persone solitarie che cercano di vivere tra il gelo che li circonda?
Il titolo della storia così come i titoli dei capitoli sono presi dalla canzone Frore in su nie dei Tazenda.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Parte 2 - Deo contr’ ‘e su tempus, su tempus contr’ a mie

Parte 2 - Deo contr’ ‘e su tempus, su tempus contr’ a mie[1]

 

L’aria è gelida, un vento forte spazza ogni cosa, persino quegli ultimi raggi di umanità che ancora colorano la terra. Questa notte, dove un manto candido stona in un’oscurità sempre più opprimente, li hai visti morire uno dopo l’altro, cadere ai tuoi piedi senza poter far nulla, sangue che attimo dopo attimo si addensava nei tuoi occhi neri come il male.

Da quanto aspettavi di cadere inerme sul freddo terreno che ti avrebbe abbracciato fino a quando il tuo corpo non fosse diventato gelido e vuoto? Da quanto, Severus?

Probabilmente non te lo ricordi nemmeno, hai smesso di contare i giorni che ti separano dalla fine da tempo ormai.

Ti ritrovi a camminare tra la neve, passi pesanti che non riescono a sorreggere il tuo corpo distrutto dal dolore per ogni tortura, da un animo che non sopporta più questa vita.

Un raggio di tenebra che avanza in questo candido prato dove gocce scarlatte non fanno crescere fiori, una scia di sangue tra la neve che colora una vita di dolore dove non c’è mai stato tutto questo bianco, mai una luce nei tuoi occhi di buio.

Cammini lento tra il rosso e il morbido manto bianco, che non si confondono, si sfiorano lievi senza mai toccarsi. Chi sei, tu, il sangue o la neve? Sei il sangue di ogni persona che hai visto morire, come quello che vorresti smettesse di scorrere nelle tue vene. La tua pelle bianca non basta per essere candida come la neve, pura e fresca, come la tua anima non è più da tempo.

Barcolli cercando di non cadere, di sostenere il peso di ciò che è impresso nei tuoi occhi da un’intera vita, cercando di allontanarti da lì per non sporcare con il tuo sangue quella bianca infinità.

Non sai dove andare?

Chi accoglierebbe il traditore, la spia, l’assassino?

I tuoi simili non ti aiuterebbero mai, trasgredirebbero ad un preciso ordine dell’Oscuro Signore che temono più di ogni altra cosa e che seguono più per timore che per ideali: vigliacchi!

Tu non lo sei, vero, Severus?

Non temi la morte che aspetti da un tempo ormai diventato infinito.

Il cielo è completamente bianco e la neve inizia di nuovo a scendere lenta, la senti fredda sul tuo viso, come gelido si fa il sangue che senti colare lungo il corpo, scendere fino a macchiare il niveo tappeto: una strada rossa delinea i passi che hai fatto, ne senti l’acre aroma, un veleno che riesce a sciogliere ogni candore.

Ormai non riesci più a camminare e ti accasci al suolo come un burattino cui hanno tagliato i fili, il freddo ti assale, il sangue ti nausea.

Senti la vita che ti sta abbandonando tra il gelido vento d’inverno e l’abbraccio del bianco. Una sagoma nella neve che presto svanirà.

Chissà se dalle ceneri del tuo corpo nascerà mai un fiore? Nero e forte come te.

Sdraiato sulla neve, la vita se ne va mentre guardi un cielo candido che piange gelidi fiocchi: forse le uniche lacrime che qualcuno verserà per te.

Gli occhi si chiudono e il mondo finisce.

 

***

 

Una sensazione di calore avvolge il tuo corpo: è questo che si prova quando si è morti?

Un tepore che in vita non ricordi di aver mai provato, è una bella sensazione, non trovi?

Giaci sulla neve, un fiore nero i cui petali si staccano pian piano, il tuo corpo è freddo, immobile, sei morto e finalmente qual caldo insperato circonda il tuo essere.

Uno strano presentimento ti assale, come se qualcuno ti stesse toccando, dei brividi lungo la pelle, ma sei morto e non puoi provare brividi.

Senti una voce, ma non riesci a distinguere le parole.

Un dubbio s’insinua nella tua mente, cerchi di aprire gli occhi nella speranza di trovarti immerso in una luce che non ti appartiene, tra un profumo che non è mai esistito, ma riesci a scorgere soltanto un sorriso tra le ombre sfocate.

- Li-Lily… - ma il sorriso scompare e cadi nuovamente nell’oscurità.

- Che va farfugliando questo mostro? – una voce maschile che non puoi ascoltare.

- Anthony, non vedi che è ferito! – forse è questa la voce che ti ha sorriso, una voce familiare ma che non ricordi.

- Cosa vuoi che ci importi, può anche morire qui. – un’altra voce di uomo.

- Ha ragione Mark, anzi, dovremmo ucciderlo e liberare il mondo da tale assassino.

- Andiamo, Aisha, ha ucciso Albus Silente, l’uomo a cui volevi bene più d’ogni altro e non sappiamo quante altre persone, è uno spietato Mangiamorte, non merita un briciolo di pietà.

“Lo so, ma…”.

La neve continua a cadere dipingendo ogni cosa di bianco, persino il tuo corpo si fa sempre più candido, sempre più freddo. Tre voci che ti osservano come se fossi un qualunque pezzo di terra: sei ancora vivo. Purtroppo, diresti se solo riuscissi a parlare.

Una di quelle voci la senti incrinata, come se le sue parole non coincidessero con i suoi pensieri, ma te ne curi solo per qualche istante, i fiocchi di neve si posano sul tuo viso, una fredda carezza che riesce a infonderti un po’ di energia, cerchi di aprire nuovamente gli occhi, ma sono così pesanti che dopo pochi secondi ripiombano nell’oscurità, non prima di aver visto un flebile riflesso verde.

- Li-Lily… - ogni altra parola si perde nell’aria, sai che non è ancora il momento, la strada da fare è ancora tanta e non è ancora tempo per te lasciare questa terra, hai ancora un compito che ti attende.

- Chi è Lily? – chiede la voce di donna.

- Che importanza vuoi che abbia. Andiamo, non abbiamo tempo da perdere con un assassino traditore. – come biasimarli, in fondo è quello che sei realmente.

Non puoi morire adesso, in questo modo, cerchi di rialzarti, ma non hai più forze e il corpo ti abbandona nuovamente. E di nuovo ti ritrovi abbracciato dalla soffice neve che ancora cade lenta.

 

***

 

Morte. Sangue. Urla.

Lampi verdi desiderati come un inspiegato sollievo, come la fine di ogni dolore. L’impulso ti porterebbe a brandire la bacchetta per esaudire le loro suppliche, ma sai di non poter fare nulla, non puoi far altro che osservare lo strazio di quegli innocenti, bambini torturati per soddisfare la sete di sangue di alcuni mostri.

Sangue tra le lacrime.

Ti senti un mostro anche tu, vero?

Il legno tra le mani, un incantesimo e sangue caldo che scorre lento fino alla polvere che ti sporca la veste. Ridi. Gelida risata che risuona sulle pareti che osservano mute la tua voglia di sentirti forte, brami del sangue tra le mani, caldo fluido rosso di vittime che si dibattono, urlano, piangono. E più resistono più ti senti appagato. Il dolce piacere di porre fine ad una vita, vedere il respiro che si perde tra le lacrime che scorrono in un corpo sempre più freddo.

Ti fa sentire potente essere il solo artefice del destino di un uomo.

Ti piace, vero?

- No! – certo che no, tu non sei come loro.

Ormai dovresti essere abituato a vedere persone morire, ma ogni volta è come se fosse la prima, ogni immagine di quel macabro spettacolo si presenta davanti agli occhi quando cerchi di dormire, per te la notte è popolata soltanto da incubi.

Ti svegli di soprassalto e alcuni rumori che ti sono quasi familiari ti distraggono, fortunatamente, ma la tua mente è troppo debole per focalizzare qualsiasi cosa, persino quegli strani odori che senti, sai di conoscerli, ma non sei in grado di dire con precisione cosa siano.

- Va tutto bene, professore, era soltanto un incubo. – una voce che riesce a scacciare ogni tuo pensiero.

Ti metti seduto sul letto e inizi a guardarti intorno per capire in che posto ti trovi, le ultime immagini che ricordi sono quelle di te tra la neve e tre sguardi fissi sul tuo corpo in fin di vita che lento era ricoperto da candidi fiocchi. Intorno a te delle pareti ruvide sulle quali danzano i riverberi del fuoco proveniente da un ampio camino, vicino al quale puoi scorgere i tuoi vestiti.

D’istinto ti guardi portandoti le mani al petto: sono fredde e un brivido ti fa trasalire.

Osservare le bende del tutto zuppe di sangue ti riporta di colpo in quella stanza, ai piedi di Voldemort che, mai sazio di crudeltà, continuava a lanciare tremendi incantesimi fino a quando, stanco, non ti ha ordinato di andartene, tra le risa degli altri Mangiamorte. E ti sei ritrovato in quel prato, solitario come un fiore tra la neve.

Provi ad alzarti, ma una forte nausea ti fa desistere all’istante e una smorfia di dolore t’increspa le labbra pallide.

Si avvicina a te porgendoti un’ampolla con un liquido dall’odore disgustoso che rifiuteresti all’istante se solo avessi un briciolo di forza, così non puoi far altro che bere e vederla sparire in un attimo e rimani ad osservare della polvere nel punto dove poco prima c’era quella ragazza che ti è così familiare, ma non riesci a ricordare nulla, troppo stanco, troppo vinto, troppo dolorante.

Non riesci a capire dov’è la tua bacchetta, dove ti trovi e come ti ha portato lì. Però la domanda che con più vigore si fa strada tra i tuoi pensieri è: perché? Perché ti ha salvato e sta cercando di aiutarti?

Ti rendi conto che non riusciresti a trovare una risposta nella tua mente nemmeno se avessi tutte le forze di questo mondo.

La nausea ti assale ancora, ma, cullato dal calore del fuoco, cadi nuovamente in un sonno dal quale speri di non svegliarti mai più.

Passa un tempo che ti sembra infinito, lunghissimi minuti che il tuo corpo percepisce quasi come giorni, ma continui a sentirti stanco e dolorante.

- Cosa le è successo? – chiede all’improvviso mentre ti porge una tazza fumante di caffè, non vorresti risponderle perché sarebbe come tornare a quelle immagini e non vuoi, ma qualcosa in quel calore ti spinge a parlare, e non è solo il tepore del camino.

Osservi per un istante i suoi occhi velati di tristezza e le parole ti escono da sole: - Quando commettiamo degli errori, bisogna anche sapersi assumere le proprie responsabilità, e io ho pagato in questo modo, troppo poco sinceramente. – ti guardi il corpo martoriato da numerose ferite, le uniche che mostreresti agli altri, perché quelle che hai nell’anima sono soltanto tue, compagne con cui dividere la tua esistenza e per questo sei felice che nessuno potrà mai vederle e che nessuna pozione o incantesimo potranno mai rimarginarle, perché sai che è giusto che tu le porti sempre con te.

- E quale colpa avrebbe commesso? Una delle… - si ferma di colpo, quasi in imbarazzo.

- Una delle tante, volevi dire, vero? – sorridi mentre la guardi abbassare il viso. Sai che ha ragione, la tua vita è piena di colpe e non hai modo di porvi rimedio. O almeno questo è quello che pensi tu, ma non vuoi porvi rimedio, perché non lo meriteresti, vero?

- Già. – inizi a ricordare quel viso, quella stessa tristezza che avevi letto sul suo volto, ma non ricordi altro, anche se cerchi di sforzarti con tutto te stesso, quelle sono le uniche immagini che riesci a visualizzare. Un triste velo che ancora persiste. Solo quello.

- Cosa stai facendo? – le chiedi vedendola armeggiare con alcuni ingredienti, cercando palesemente di cambiare argomento di conversazione.

- Se non mi dice cosa le è successo non posso fare molto. – per adesso sei riuscito a distrarla dalla mancata risposta, ma sai che non si arrenderà perché inizi a ricordare che la sua indole era prettamente Grifondoro… e il suo cervello fortunatamente Corvonero, anche se hai sempre pensato che potesse essere una perfetta Serpeverde.

Adesso ricordi, su quella maledetta Torre, dove ti eri scoperto come con nessuno, e c’era riuscita in un modo del tutto subdolo. Avevi sempre sospettato che fosse tutta una messa in scena per farti cedere di qualche passo, anche se non sapevi il perché avrebbe dovuto farlo, ma adesso vedendo quell’espressione triste immutata negli anni, ti rendi conto che il suo gesto non aveva nulla di fasullo.

Forse avrebbe preferito che tu l’avessi lasciata andare, morire com’era suo desiderio, com’era tuo desiderio rimanere tra la neve, un solitario fiore velenoso dal quale si staccano lentamente i fiori oscuri di una vita.

Su quella Torre non potevi di certo definirla Grifondoro, pensi.

Ti accorgi della sua espressione rassegnata e del suo viso carezzato dai vapori del fuoco, stanco e pallido, segnato da numerose ferite che riesci a scorgere nonostante siano impresse nel profondo, riconosci quegli enormi squarci nella sua anima, percepisci il dolore come se fosse il tuo e ti chiedi se anche lei riesce a vedere quello che ti ostini a nascondere così bene al mondo.

Cosa vedono in realtà i suoi occhi quando ti guardano?

Vorresti chiederglielo, ma temi ogni sua risposta, più di ogni altra cosa, hai paura che qualcuno possa conoscerti veramente, sfiorarti l’animo così in profondità da riuscire a dire ti conosco, Severus Piton.

E tremi all’idea di essere conosciuto.

- Sono qui con un Mangiamorte, non riesco a far chiudere quelle ferite, perché le ha provocate un incantesimo che non conosco e, se non lo conosco, non posso distillare nulla che contrasti i suoi effetti, non so come aiutare gli altri, non so come affrontare tutto questo, non ne ho la forza, non riesco nemmeno a trattenere le lacrime. – vedi le lacrime che iniziano a solcarle il viso, e d’un tratto torni indietro, ai piedi di quella Torre dove piangente ti ha abbracciato, noncurante di quello che eri, si è sfogata con te riversando tutte le sue lacrime sul tuo corpo, come se fossi un amico, ma eri soltanto un mostro.

Vorresti dirle che ci vogliono anni e anni di esperienza per riuscire a tenersi tutto dentro senza crollare, a reprimere ogni sentimento, ma ti limiti a guardarla singhiozzante con le braccia tese sul tavolo.

- Ti ho vista mentre volevi ucciderti e rialzarti più forte e determinata di prima, lo dimostra che sei qui, a lottare in questa sporca guerra, perciò non dire di non averne la forza, mentiresti soprattutto a te stessa.

Sorride, - Si ricorda di me? – annuisci. Come potresti dimenticarla, non capita spesso di volare giù da una torre per salvare la vita di una stupida ragazzina che voleva suicidarsi.

- Vorrei svegliarmi e accorgermi che tutto questo in realtà è un lungo sogno costellato da incubi. – cerca di calmarsi e di riacquistare quel controllo perso un attimo prima.

Un sorriso amaro ti piega le labbra, vorresti anche tu svegliarti e correre tra la neve, cogliere quel fiore solitario e donarlo a Lily, alla tua Lily ormai morta, che ti tiene la mano sotto soffici fiocchi bianchi.

Da quando sogni ad occhi aperti, Severus?

- Sarebbe molto più semplice vivere nei sogni dove tutto è luce e felicità, purtroppo questa non è una favola, ma anche nelle favole per giungere alla fine bisogna oltrepassare l’oscurità. – t’immagini Silente mentre dice queste parole che sono più da lui che da te, sorridi alla sua immagine bonaria e allegra che per un attimo ti passa davanti agli occhi.

- Però c’è il lieto fine.

- Però c’è il lieto fine. – ripeti. – Speriamo ci sia anche per tutti voi.

- Per lei no? Ha già scritto la sua sentenza?

- Io sto dalla parte sbagliata della barricata, per me non può e non deve esserci nessun lieto fine, la mia sentenza sarà semplicemente ciò che merito.

Nella grotta c’è una fessura dalla quale puoi vedere quello che c’è fuori: un paesaggio completamente imbiancato e un cielo candido dal quale scendono soffici fiocchi di neve. Un paesaggio ormai immutato da tempo di cui non ricordi assolutamente nulla, soltanto rumori e odori che ti sono familiari, soltanto una scia di sangue tra la neve.

 

Neve scendi e sciogli al sol

il mio peccato nel tuo candor[2]

 

Ne senti ancora l’aroma di metallo che ti da la nausea, nonostante anno dopo anno è fluito nelle tue mani, riesce ancora a farti star male, ma sai che non è per l’odore. È per ciò che rappresenta, vero?

Vite spezzate accatastate come legna da ardere, bagnate dalla pioggia che goccia dopo goccia riesce a lavare via ogni traccia di sangue, a pulire la terra pregna di vita che non c’è più. Non te.

Nemmeno l’abbraccio della neve è riuscito a togliere le ombre nella tua anima ormai dispersa tra il dolore e la colpa.

 

Neve scendi e sciogli al sol

il mio peccato nel tuo candor

 

- Perché perdi tempo con un peccatore? – si volta di scatto con un coltello tra le mani, ti guarda stupita, ma lo sa anche lei che sei un peccatore, non ha bisogno di dirlo perché riesci benissimo a leggerlo nei suoi occhi. – Perché io ho salvato te?

- Credo che ci sia un motivo che spinge una persona a commettere tale peccato. Lei è diventato un Mangiamorte, ha ucciso Silente, non so perché, ma sicuramente ci sono delle ragioni per le quali l’ha fatto.

- Non cercare motivi dove non ci sono. – le dici semplicemente cercando di scacciare le immagini di due occhi azzurri che ti imploravano e di due iridi verdi immobili senza alcun anelito di vita.

- Non li cerco, non avrei nemmeno il tempo di cercare qualcosa nella sua testa, quando non sono in grado di capire nemmeno i miei di pensieri, ma so che Silente si fidava di lei, e a me questo basta.

Anche Silente mi ha salvato la vita, quand’ero piccola, ero sola, è stato come un padre per me, mi sono sempre fidata di lui perché conosceva le persone nel loro animo, se per lui una persona era degna di stima, allora doveva esserlo per tutti. Lui si fidava di lei ciecamente. E anch’io.

Pensi che è la prima volta che qualcuno ti dice simili cose e non sai se esserne felice o meno, vorresti urlarle di farsi gli affari suoi, ma qualcosa ti spinge a rimanere in silenzio ad osservarla, quasi in imbarazzo, per le sue parole, ma hai ancora una recita da portare avanti e non puoi permetterti che nessuno sospetti nulla.

È la seconda volta che riesce a metterti così a nudo, e sai che non puoi permetterti che lo faccia una terza volta.

Come riesce ad entrarmi così dentro?, ti chiedi.

- La fiducia è un vetro che può ingannare la vista.

- Nessuno poteva ingannare Silente.

- Io sì.

- Senza offesa, professore, lei è indubbiamente un mago molto abile, ma non così abile come Silente.

Delle risate echeggiano sulle pareti di pietra, stai davvero ridendo, Severus? Peccato che il tuo piano sul non farti mettere a nudo stia andando con Merlino.

- Eppure ho ingannato tutti, ucciso Silente e sono un Mangiamorte tra i più fidati dell’Oscuro Signore che ha fatto la spia per lui anno dopo anno.

- Come vuole. – si limita a dire, forse troppo stanca per continuare quel discorso e forse è meglio così perché quella dannata ragazzina potrebbe scoprire ogni cosa, ogni verità, e non puoi permettertelo assolutamente. Devi stare molto attento, Severus. – Se solo mi dicesse che cosa le hanno fatto esattamente potrei aiutarla, non voglio sapere la storia della sua vita, solo sapere gli incantesimi che hanno usato, così potrà tornare ad essere il Mangiamorte più fidato di Voldemort e quindi mio nemico.

- Quando esattamente abbiamo smesso di esserlo? Non crederà che adesso io e lei siamo amici e per Natale le manderò gli auguri?

Ride di nuovo, - Sa, mi sarebbe più utile con la bocca bloccata e il corpo funzionante, così se la farebbe da solo questa dannata pozione. – ti rendi conto che forse hai un po’ esagerato, in fondo ti sta salvando la vita, non merita di essere trattata così. – anzi, se ne sarebbe andato da solo da quella radura e nessuno avrebbe ascoltato le sue idiozie per un po’ di giorni. Non posso mettere sangue all’infinito nel suo corpo se è del tutto inutile visto che continua a perderlo da queste dannate ferite! – risponde stizzita mentre lancia con rabbia alcuni oggetti sul tavolino, la vedi prendere le sue cose per andarsene, - Adesso può anche morire per i miei gusti! – e sparisce in un attimo lasciando un vuoto nella stanza.

Ti senti un idiota, uno stupido che non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto, ma riesce benissimo a parlare, sempre le parole sbagliate, vero, Severus? Ricordi quanto ti sono costate quelle parole quel giorno?

“Tutto”.

Un piccolo fiore solitario, appassito tra le mani e perso per sempre tra la neve che cancella i tuoi passi e il vento che ruba ogni singolo petalo per portarlo via, lontano da quel cuore di ghiaccio che non ha saputo alimentare la sua vita, lasciandolo morire dove le tue lacrime non sarebbero state nient’altro che veleno per quella terra ormai arida e ferita.

- Dannata ragazzina, non le ho chiesto io di salvarmi, poteva benissimo lasciarmi nella neve, me la sarei cavata da solo, come sempre, al massimo sarei morto. Devo assolutamente fare qualcosa, altrimenti rimarrò qui per sempre e cosa ben peggiore, dovrò sopportare ancora quella petulante ragazzina.

Cerchi nuovamente di alzarti, devi riuscirci a costo di dare fondo anche all’ultima goccia di forza che hai. Aggrappandoti a qualsiasi cosa che trovi, ti trascini al tavolo, ma ogni dolore ti colpisce di nuovo come tante lame che ti trapassano la carne, il sangue riprende a fuoriuscire dalle ferite, ne senti il calore invaderti la pelle, e una forte nausea ti fa barcollare.

- Le starebbe bene se la lasciassi in queste condizioni sul pavimento. – ti sussurra reggendo a fatica il tuo corpo prima di rovinare a terra.

- Perché sei tornata? – biascichi aprendo a fatica gli occhi.

- Perché sono una stupida che vuole aiutare un testardo antipatico cinico e bastardo peccatore.

- Che epiteti deliziosi, sono lusingato da tanto affetto. – stranamente le sorridi, in un’altra occasione l’avresti spedita a pulire calderoni su calderoni, nel caso migliore, probabilmente uccisa, nel caso peggiore. – Cr-Cruore… Ma-Manat… - riesci a dire prima di cadere nuovamente privo di sensi.

- Incanto Cruore Manat, bene, adesso so cosa fare, grazie, ti salverò, Severus, come tu hai salvato me. – un sussurro che non riesci a sentire, un nome così maledetto che nessuno pronuncia con tanta gentilezza.

 

***

 

Ti svegli e la stanza è stranamente in silenzio, il fuoco potente riscalda tutto, senti il calore sulla pelle, e illumina le pareti di pietra che adesso non sembrano più così oscure e tristi, ti senti bene, in forze, e non riesci a capire, ricordi solo di essere svenuto per l’ennesima volta tra le braccia di… non ricordi ancora il suo nome, vero?

“Aisha”.

Ti guardi intorno per cercare di scorgere i suoi occhi grigi, ma c’è un vuoto che non ti spieghi, un silenzio che speri solo di immaginare. Ti alzi di scatto dal letto, non t’importa se poi cadrai di nuovo sul pavimento, ma hai solo bisogno di vedere ancora i suoi occhi, di sentire la sua voce.

Perché adesso questa brama ti sta seccando la gola? Perché adesso desideri così tanto che il ghiaccio dei suoi occhi ti disseti?

Non sai rispondere, queste emozioni non ti sono mai appartenute, forse è solo la riconoscenza che hai verso di lei che ti fa provare simili sensazioni.

Trovi i tuoi vestiti puliti piegati sopra al tavolo dove non c’è alcuna traccia di pozioni o ingredienti.

Non c’è più alcuna traccia di lei.

Ti vesti, vuoi andartene il più lontano possibile da lì, dimenticare quelle ore che ti sono sembrate infinite e tornare ai tuoi maledetti doveri che contano più di ogni altra cosa, perché tu sei Severus Piton e la tua vita è solo espiazione di colpe che ancora ti macchiano l’anima, come il sangue di ogni persona che hai ucciso che ti stringe le vene.

Ti manca quel fiore solitario sulla neve.

Bellissimo e lucente come non sei tu, fiore nero di oscurità che sporca il manto candido dove giace.

Corri lontano, corri senza voltarti, sulla neve che si apre ai tuoi passi nervosi e stanchi, guardando solo l’orizzonte bianco davanti a te, vuoi solo dimenticare quella grotta, dimenticare quella donna per sempre, nessuno può penetrare la tua corazza, e questo ti spaventa perché se c’è riuscita lei chiunque potrebbe farlo.

Ne sei sicuro, Severus? Eppure Voldemort in tutti questi anni non c’è mai riuscito, invece lei…

“Chi è questa donna da turbare i miei pensieri e togliere ogni certezza al mio cammino sulla neve? Chi è questa donna che con un solo sguardo di ghiaccio è penetrata nella mia anima?”.

Continui a correre mentre i fiocchi riprendono a scendere, a toccare il tuo viso stanco gelandoti il cuore con le loro fredde carezze che in un istante si trasformano in rossi petali che cadono lenti sulle tue mani, li raccogli stringendoli, ma si trasformano in caldo sangue che ti scivola tra le dita macchiando la neve.

Di nuovo quell’aroma e la nausea ti getta di colpo a terra tra il freddo di quel manto, un solitario fiore nero dal quale sgorga copioso il sangue.

Cerchi di pulire le mani sul vestito, ma è del tutto inutile, il sangue continua a scorrere, ma ti accorgi di qualcosa nella tasca: la tua bacchetta e una pergamena con un fiore attaccato.

“Non lasciare che l’ombra inghiotta il tuo cuore.

Te le ricordi queste parole, Severus?

Mi piacerebbe che anche tu non lasciassi che un’ombra inghiotta il tuo cuore. Io ci ho provato, ci provo ancora oggi perché la mia guerra contro quell’ombra non credo finirà tanto presto, ma non so per quale motivo e come ci sei riuscito, ma in queste ore i tuoi occhi neri hanno donato un po’ di luce al mio cuore, come già avevano fatto su quella Torre. E quell’ombra sembra sempre meno grande.

So che dentro di te c’è molta luce, Silente lo sapeva e si fidava, e voglio continuare a farlo anch’io, ma se dovessi imbattermi in te in qualsiasi scontro, non esiterei un momento ad ucciderti, e lo stesso faresti tu, anche se in cuor mio spero che ci sia un lieto fine anche per te.

Perché anche se non lo credi tutti meritiamo una seconda occasione e credo che tu non l’abbia ancora mai avuta.

Ti ho salvato la vita perché credo che a questo mondo serva ancora un peccatore come te, in fondo siamo tutti peccatori, tutti abbiamo ombre nel nostro cuore, il vero coraggio è conviverci e trarne forza per continuare a lottare sempre.

Siamo un mondo fatto di opposti, la luce non può esistere senza il buio, non c’è bene senza male, in me ci sono entrambi, in te più di chiunque altro, ma senza uno di essi non saresti tu. Non avresti mai visto l’oscurità che alberga in me, donandomi un po’ di lucentezza.

Mentre mi allontanavo da quella grotta, da te, ho visto questo piccolo fiore nero e rosso tra la neve, mi ha ricordato quando ti ho trovato tra la neve. Mi ha ricordato te e non ho avuto il coraggio di tenerlo, mi avrebbe sempre riportato in quella grotta ogni volta che lo avrei guardato e, nonostante i tuoi occhi riescano a donarmi felicità, non riesco ad incontrarli con i miei, mi feriscono, non so il perché e questo mi spaventa. Qualsiasi sentimento che non riesco a spiegare e a controllare mi fa paura.

So che a te di tutto questo non importa nulla, forse avrai già bruciato la lettera col fiore appena l’hai aperta, ma io continuo ad avere fiducia in te.

Se dovessi sbagliarmi, convivrò col mio errore, non è di certo la prima volta che ripongo la mia fiducia nella persona sbagliata, ma io mi fido di te. Silente lo faceva e lui non si è mai preso gioco di me, quindi crederò in lui. Crederò in te.

Un addio perché so che non rivedrò mai più i tuoi bellissimi occhi neri, e ne sono felice e triste al contempo, ma siamo troppo distanti, ai lati opposti della barricata, come diresti tu.

Addio, Severus.”.

Raccogli quel fiore tra le mani insanguinate e all’improvviso ogni traccia di fluido scarlatto scompare, risucchiata dal suo stelo che ne assume le sue intense sfumature, la mano ora candida si confonde tra la neve.

Affondi il viso in quel manto mentre le lacrime scendono veloci e fredde lungo il viso mischiandosi ai fiocchi, non sai il perché di quel pianto, ma vorresti morire lì, con quel fiore tra le mani e quelle gocce amare a bagnare la neve. E il ricordo dei suoi occhi di ghiaccio.

Un dolore lancinante all’avambraccio ti riporta alla realtà spezzando ogni tuo desiderio e facendo scomparire quei ricordi che non possono esistere nella tua mente. Un dolore che fa parte della tua vita e che ti fa bruciare quella pergamena, ma il fiore non hai il coraggio di distruggerlo, lo getti a terra, sperando che qualcuno lo raccolga e lo custodisca per te.

Fai un passo, ma vedi una goccia di sangue sgorgare dai petali di quel fiore solitario nella neve, una lacrima rossa che brilla nei tuoi occhi, lo raccogli e scompari, lasciando impronte tra la neve, lasciando per sempre quelle ore imprigionate in essa.

 



[1] Io contro il tempo, il tempo contro di me

[2] Neve Rosso Sangue – Raphsody of Fire

   
 
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