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Autore: Cheonefer86    01/05/2012    0 recensioni
Riuscirà un fiore tra la neve ad unire due persone solitarie che cercano di vivere tra il gelo che li circonda?
Il titolo della storia così come i titoli dei capitoli sono presi dalla canzone Frore in su nie dei Tazenda.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il titolo della storia l’ho preso in prestito dalla canzone “Frore in su nie” dei Tazenda, così come i titoli delle 3 parti della storia, quindi quelle frasi appartengono ai Tazenda e a loro soltanto

Il titolo della storia l’ho preso in prestito dalla canzone “Frore in su nie” dei Tazenda, così come i titoli delle 3 parti della storia, quindi quelle frasi appartengono ai Tazenda e a loro soltanto.

Vi consiglio di ascoltarla e di leggere il meraviglioso testo, perché è veramente molto bella e ringrazio chi mi ha fatto amare ancora di più questo gruppo dedicandogli questa storia :)

 

 

 

 

Parte 1 - Che foza in su ‘entu so deo[1]

 

Un cielo completamente bianco rende questo luogo così irreale, come se fosse sospeso su di una nuvola infinita di cui non scorgi la fine, un gelo che ti fa tremare sotto il pesante cappotto.

Tornare qui ti distrugge il cuore, vedere le stesse pietre che ha visto Albus prima di lasciare questo mondo è come morire tu stessa, ma hai bisogno di respirare quest’aria per riuscire a credere che ti abbia abbandonata per sempre, i suoi occhi azzurri sapevano darti pace.

- Che ci fai qui? Chi abbandona non torna.

- Sto solo pensando alla felicità.

- Sei felice? – appena un sussurro che ti sfiora la pelle.

Una semplice domanda riesce a gettarti nell’abisso più profondo, dove non sei in grado di dare una semplice risposta, non più ormai. Prima ti bastava guardarti semplicemente intorno per sussurrare un “sì”. Adesso non più.

Il tuo silenzio risponde per te, le tue labbra ferme sono le parole migliori che tu possa pronunciare. Ripensi a quando eri bambina e a tutti i sogni che avevi, ai giochi sul prato e al fango sui vestiti, alla scoperta della magia dentro di te che aveva acceso la speranza di vivere una vita diversa, fuori dall’ordinario, dove mai ti saresti annoiata e dove saresti sempre stata felice. Vedere una penna librarsi in aria a causa della tua magia, era la più meravigliosa delle felicità.

Adesso, su quella Torre, i ricordi sono soltanto fotografie sbiadite che si perdono nel tempo, dentro di te soltanto un vuoto che nessun passato felice è in grado di colmare, una buca che si scava sempre più in profondità relegandoti in un anfratto buio dal quale è difficile risalire. Dal quale non vuoi risalire.

Senti un tepore in quel luogo, ti senti protetta rannicchiata su te stessa, aspetti solo che il gelo ti accolga tra le sue braccia per non lasciarti più andare.

È questo quello che vuoi?

In questo istante ti accorgi che è una risposta facile da dare, sai che il tuo desiderio è solo quello di camminare nel buio eterno e non dover più guardare negli occhi nessuno, non dover più fingere di stare bene, smettere di cercare una forza che non si possiede.

Ripensi a quell’unica persona che credeva in te e adesso non c’è più, spazzata via dall’uomo che ti è vicino. Dovresti odiarlo, ma non lo fai o forse sei solo stanca di ogni cosa per riuscirci.

Sei tornata di nascosto in questo luogo per sentirti di nuovo vicino all’unico uomo che somigliava ad un padre, in quel castello che hai sempre odiato con tutta te stessa da quando hai compreso che non c’era niente di magico nella crudeltà della vita e delle persone.

Sei felice?

No, non lo sei, e questa sarebbe la tua risposta da gridare nel vento per mostrare realmente quello che hai dentro, per non tenerti più segreti che ti corrodono l’anima, ma non puoi fare altrimenti, perché nessuno capirebbe i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri così oscuri.

Pensieri che nascondi dietro uno sguardo vuoto, dietro un sorriso che dura sempre troppo poco, una vita che ti ha tolto ogni forza di lottare, ma sai che non serve a niente prendersela con il mondo, sai benissimo che la colpa è soltanto tua se ti sei arresa.

- Hai paura di rispondermi?

Ce l’hai, vero? Non vuoi che nessuno conosca la verità che celi così bene da tempo.

- Perché le interessa tanto saperlo? Lei è felice?

- Non sono affari che la riguardano.

- Nemmeno i miei la riguardano.

- No, mi riguardano se un’ex-studentessa si introduce senza autorizzazione nella mia scuola. Non m’interessano, ma mi riguardano.

- Giusto, l’importanza della scuola. A cosa serve imparare tutto questo se usciti da qui, non saremo in grado di fare nulla? Siamo solo degli incapaci, vero?

- A salvarti la vita. Se non lo sapesse, fuori di qui c’è una guerra in corso. – sorridi.

- Ma pensa, non ne ero assolutamente a conoscenza. E se non volessi salvarmi la vita?

- E per quale motivo?

- Non ha detto che non le interessava?

- No, infatti. È solo curiosità.

- Curiosità... le hanno mai detto di essere totalmente inutile e che nulla di buono sarebbe scaturito dalla sua vita? Le hanno mai detto che ogni sua scelta sarebbe stata completamente sbagliata? È mai arrivato al punto di tenersi tutto dentro preferendo la solitudine e il buio, perché tanto nessuno avrebbe cercato di capire le sue parole? – quante volte hai provato a spiegare quello che hai dentro, cercare di liberarti dai pesi che ti opprimevano il cuore. Troppe volte, e un giorno hai semplicemente smesso, preferendo sussurrare che tutto andava bene pur di evitare sguardi strani e domande di circostanza che odiavi più dei silenzi.

- Forse le persone hanno i loro problemi e non possono curarsi di quelli degli altri. – “Dovrei rispondere sì ad ogni domanda, in questa vita non mi sono mai sentito utile, parole e gesti completamente sbagliati che hanno portato soltanto dolore nelle vite delle persone a cui tenevo. Dolore che mi porto dentro ogni giorno.”.

- Giusto. Non si parla di persone qualunque, ma di famiglia e amici.

- La superficialità è propria anche delle persone che ci sono più vicine.

- Giusto anche questo. Quindi perché perdere tempo a cercare di rendere meno superficiale chi non smetterà mai di esserlo?

- Giusto. – ripete anche lui - Siamo dotati di libero arbitrio e possiamo scegliere le persone da tenere vicino. – un sorriso t’increspa le labbra, t’immagini ogni persona trasformarsi in una pedina che puoi prendere tra le mani e spostare sulla scacchiera, allontanandole da te, o cambiando ogni pezzo con un altro. Un’immagine del tutto impossibile da rendere reale.

- Lei le ha mai scelte?

- No. Io mi sono semplicemente isolato dal mondo. – “Stupido, Severus, chiudi la bocca!”.

Ti accorgi della sua strana espressione, quasi di rabbia, un’espressione che forse conosci bene perché è del tutto simile a quella che fai tu quando parole che vuoi rimangano per te, escono dalle tue labbra.

Che strana ironia avere qualcosa in comune con lui, pensi.

- Non si sente mai stanco di vivere in questo modo?

- Perché dovrei risponderti?

- Perché no?

- Per molte ragioni di cui nessuna dovrebbe interessarti.

- Ha ragione, non dovrebbe interessarmi, ma non la conosco, lei non conosce me, quindi nessuno dei due avrebbe modo di giudicare l’altro.

- Sei ancora inesperta della vita, ragazzina, la gente giudica, anche se non ti conosce, non dimenticartelo. Basta solo avere una passione per essere derisi, basta vestire in modo diverso per essere esclusi e schifati, un’amicizia per essere etichettati, una scelta sbagliata per essere marchiati fino alla fine dei propri giorni e non avrebbe senso che tutti scoprissero la verità se poi ne conseguisse essere guardati con pietà. – le parole escono veloci, senza avere la volontà di fermarle, ti stupisce di averle sentite da un uomo come lui, che forse è più sorpreso di te per quelle frasi che mai credeva di pronunciare di fronte a qualcuno.

- Sono stanca delle persone che mi giudicano senza conoscermi.

Fai un passo verso la balaustra, dove il vento soffia più forte, - Che intenzioni hai? – ti segue camminando lentamente.

- Solo vedere la neve. Se un fiore si nasconde in essa. – ti siedi, le gambe libere nell’aria e con gli occhi chiusi cerchi di assaporare il caratteristico odore della neve, quella freschezza che riesci a sentire sulla pelle, che ti penetra a fondo donandoti quasi sollievo.

È questo quello che ha provato Silente?, ti chiedi. Impossibile, era già morto quando è stato inghiottito dall’abisso di ombra, non avrebbe potuto percepire nessuna sensazione.

- Scendi di lì. Subito!

- Si sta così bene qui, la vista è meravigliosa e l’aria così piacevole.

- Se scendi, la vista non cambia, e nemmeno l’aria.

- Non si è abbracciati dal vento come qui.

Senti il suo respiro dietro di te, un caldo sospiro che contrasta il gelo circostante, provocandoti brividi su tutta la pelle, la sua presenza è così forte da farti vacillare per un istante; è una strana sensazione avere i suoi occhi addosso che ti scrutano così in profondità. Ti senti completamente nuda al suo sguardo.

- Non ho altro tempo da perdere con te e con i tuoi vagheggiamenti, ragazzina. – un lieve sospiro sulla nuca. – Vuoi rimanere lì? Bene, rimanici pure! Sei venuta qui per questo, precipitare da questa Torre come Albus, non sarò anche il tuo carnefice. Non voglio avere nulla a che fare con le tue smanie suicide. Perché è di questo che si tratta, vero? – non aspetta una risposta, non gli interessa, sa già qual è, si volta allontanandosi da te, neanche un passo verso la porta, che il tuo corpo si è fatto così leggero tra il vento e la neve che cade lenta.

Fiocchi che quasi non riescono a toccarti, ma ti sfiorano appena. Una sensazione che aspetti di vivere da tempo, così forte che senti i battiti del tuo cuore furiosi e veloci come mai ti era capitato, come mai avevi sperato di sentire.

Lassù dove non c’è nient’altro che carne ed aria, sei sola, completamente sola come non ti capitava da tempo, ma è una solitudine che ti piace, che desideri da molto ormai.

Ti senti leggera, serena come mai eri stata, c’è un buon profumo nell’aria, sai di conoscerlo, sai di averlo già sentito, quando da piccola correvi sulla spiaggia e il mare ti sfiorava i piedi, quando passavi ore a guardare il sole affacciarsi su quello specchio limpido illuminandolo d’intense sfumature che danzavano seguendo i movimenti dell’acqua.

È strano sentire il profumo del mare nell’aria tra i fiocchi di neve, e ti chiedi se quelle sensazioni sono solo il frutto della tua fantasia, se l’attesa della morte riesce a farti tornare tra i ricordi felici.

Vuoi solo continuare a vedere quei ricordi, a farti cullare da quella felicità, chiudi gli occhi lasciando che quelle immagini fluiscano, lasciando che la gravità ti trascini nel punto di non ritorno che desideri, morire abbracciata dalla neve tinta di rosso, il rosso del tuo sangue.

Ormai sei consapevole che manca poco a toccare terra, sorridi.

All’improvviso senti un forte spostamento d’aria alla tua destra, apri gli occhi e riesci solo a scorgere un lampo completamente buio, un fumo denso che non riesci a capire cos’è.

Prima di toccare il suolo qualcuno ti afferra, senti come un caldo abbraccio che ti avvolge, - Stupida, ragazzina! – una voce che conosci e che non avresti mai voluto sentire, non in quel momento, una voce dura che poi si fa più calma, un lieve sussurro sulla pelle.

- Non lasciare che l’ombra inghiotta il tuo cuore. – ti stringe ancora di più a sé. – Sei ancora così giovane, non lasciarti sconfiggere da quel mostro che reclama la tua vita. Non importa se sei sola, devi trovare la forza per te stessa, riuscire a stare bene dentro di te per trovare il tuo posto nel mondo perché solo così potrai trovare persone con cui condividere ogni cosa. – per un attimo lo vedi sorridere, - Non fare i miei stessi errori. – ma in un istante il sorriso scompare dalle sue labbra per lasciare il posto alla malinconia e al dolore e ti senti una stupida.

Incateni gli occhi ai suoi, al suo nero triste e stanco, dove puoi scorgervi il peso di un intero mondo, il peso della solitudine, il peso di una colpa che non sai definire con certezza, ma sai che c’è, la vedi in quello sguardo oscuro.

Ha ucciso Silente, l’unica persona che ti abbia trattato con rispetto, che credeva in te, l’unico che potevi considerare un padre, lo sai che è stato lui, ma allora perché quella tristezza e disperazione nei suoi occhi?, ti chiedi.

In un attimo tutte quelle emozioni ti esplodono in petto e non riesci a frenare le lacrime, ti stringi a lui afferrando con forza i lembi del mantello, il viso affondato tra la stoffa colma del suo odore, che riesce a calmarti, ma non riesce a fermare quel pianto così forte.

Immobile e immersa nella neve tra le sue braccia lasci che quei candidi fiocchi ti sfiorino la pelle, una fredda carezza per svegliare il torpore del tuo cuore.

Il contrasto tra il suo corpo caldo e la neve fredda riesce a calmarti, - Grazie. – è l’unica parola che riesci a pronunciare, lo vedi sorridere prima di farti alzare da terra.

- È meglio se vai via di qui, se dovessi imbatterti in qualche Mangiamorte non sarebbero così gentili come me. – ti limiti ad annuire incapace di pronunciare anche solo una sillaba di fronte a quegli occhi che ti scrutano l’anima.

“Perché io cosa sono? Non sono uno sporco Mangiamorte?”.

- Sia chiaro che non tollererò che tu ti introduca di nuovo qui per le tue idee malsane. Non nella mia scuola. – annuisci nuovamente prima di abbassare lo sguardo e fissare il candido manto.

“Mia? Non farmi ridere, Severus. Nulla in questo luogo potrà mai essere accostato al tuo nome, tutto è sempre stato e sarà…”. – Ti accompagno ai limiti della Foresta e poi te ne andrai da qui.

Affretta il passo lasciandoti indietro, cammina quasi con rabbia mentre senti salire una profonda vergogna lungo la schiena, come saresti riuscita a guardarlo da adesso in poi?

T’immagini distesa tra la neve, inerme, senza più battiti del cuore, senza respiro, un solitario fiore tra la neve e il sangue che si fa sempre più freddo, sarebbe tutto migliore, cosa farai adesso?

Andare avanti convinta che a tutto ci sia una spiegazione, il destino ti ha fatto salvare da quell’uomo per un motivo, e non puoi far altro che essere una foglia sospinta dal vento e dal suo volere.

 

 



[1] Come foglia nel vento sono io

   
 
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