Il titolo della storia
l’ho preso in prestito dalla canzone “Frore in su nie” dei
Tazenda, così come i titoli delle 3 parti della storia, quindi quelle frasi
appartengono ai Tazenda e a loro soltanto.
Vi consiglio di
ascoltarla e di leggere il meraviglioso
testo, perché è veramente molto bella e ringrazio chi mi ha fatto amare
ancora di più questo gruppo dedicandogli questa storia :)
Parte 1 - Che foza in su ‘entu so deo[1]
Un cielo completamente bianco
rende questo luogo così irreale, come se fosse sospeso su di una nuvola
infinita di cui non scorgi la fine, un gelo che ti fa tremare sotto il pesante
cappotto.
Tornare qui ti distrugge il
cuore, vedere le stesse pietre che ha visto Albus prima di lasciare questo
mondo è come morire tu stessa, ma hai bisogno di respirare quest’aria per
riuscire a credere che ti abbia abbandonata per sempre, i suoi occhi azzurri
sapevano darti pace.
- Che ci fai qui? Chi abbandona
non torna.
- Sto solo pensando alla
felicità.
- Sei felice? – appena un
sussurro che ti sfiora la pelle.
Una semplice domanda riesce a
gettarti nell’abisso più profondo, dove non sei in grado di dare una semplice
risposta, non più ormai. Prima ti bastava guardarti semplicemente intorno per
sussurrare un “sì”. Adesso non più.
Il tuo silenzio risponde per te,
le tue labbra ferme sono le parole migliori che tu possa pronunciare. Ripensi a
quando eri bambina e a tutti i sogni che avevi, ai giochi sul prato e al fango
sui vestiti, alla scoperta della magia dentro di te che aveva acceso la
speranza di vivere una vita diversa, fuori dall’ordinario, dove mai ti saresti
annoiata e dove saresti sempre stata felice. Vedere una penna librarsi in aria
a causa della tua magia, era la più meravigliosa delle felicità.
Adesso, su quella Torre, i
ricordi sono soltanto fotografie sbiadite che si perdono nel tempo, dentro di
te soltanto un vuoto che nessun passato felice è in grado di colmare, una buca
che si scava sempre più in profondità relegandoti in un anfratto buio dal quale
è difficile risalire. Dal quale non vuoi risalire.
Senti un tepore in quel luogo, ti
senti protetta rannicchiata su te stessa, aspetti solo che il gelo ti accolga
tra le sue braccia per non lasciarti più andare.
È questo quello che vuoi?
In questo istante ti accorgi che
è una risposta facile da dare, sai che il tuo desiderio è solo quello di
camminare nel buio eterno e non dover più guardare negli occhi nessuno, non
dover più fingere di stare bene, smettere di cercare una forza che non si
possiede.
Ripensi a quell’unica persona che
credeva in te e adesso non c’è più, spazzata via dall’uomo che ti è vicino.
Dovresti odiarlo, ma non lo fai o forse sei solo stanca di ogni cosa per
riuscirci.
Sei tornata di nascosto in questo
luogo per sentirti di nuovo vicino all’unico uomo che somigliava ad un padre,
in quel castello che hai sempre odiato con tutta te stessa da quando hai
compreso che non c’era niente di magico nella crudeltà della vita e delle
persone.
Sei felice?
No, non lo sei, e questa sarebbe
la tua risposta da gridare nel vento per mostrare realmente quello che hai
dentro, per non tenerti più segreti che ti corrodono l’anima, ma non puoi fare
altrimenti, perché nessuno capirebbe i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri così
oscuri.
Pensieri che nascondi dietro uno
sguardo vuoto, dietro un sorriso che dura sempre troppo poco, una vita che ti
ha tolto ogni forza di lottare, ma sai che non serve a niente prendersela con
il mondo, sai benissimo che la colpa è soltanto tua se ti sei arresa.
- Hai paura di rispondermi?
Ce l’hai, vero? Non vuoi che
nessuno conosca la verità che celi così bene da tempo.
- Perché le interessa tanto
saperlo? Lei è felice?
- Non sono affari che la
riguardano.
- Nemmeno i miei la riguardano.
- No, mi riguardano se un’ex-studentessa
si introduce senza autorizzazione nella mia scuola. Non m’interessano, ma mi
riguardano.
- Giusto, l’importanza della
scuola. A cosa serve imparare tutto questo se usciti da qui, non saremo in
grado di fare nulla? Siamo solo degli incapaci, vero?
- A salvarti la vita. Se non lo
sapesse, fuori di qui c’è una guerra in corso. – sorridi.
- Ma pensa, non ne ero
assolutamente a conoscenza. E se non volessi salvarmi la vita?
- E per quale motivo?
- Non ha detto che non le
interessava?
- No, infatti. È solo curiosità.
- Curiosità... le hanno mai detto
di essere totalmente inutile e che nulla di buono sarebbe scaturito dalla sua
vita? Le hanno mai detto che ogni sua scelta sarebbe stata completamente
sbagliata? È mai arrivato al punto di tenersi tutto dentro preferendo la
solitudine e il buio, perché tanto nessuno avrebbe cercato di capire le sue
parole? – quante volte hai provato a spiegare quello che hai dentro, cercare di
liberarti dai pesi che ti opprimevano il cuore. Troppe volte, e un giorno hai
semplicemente smesso, preferendo sussurrare che tutto andava bene pur di
evitare sguardi strani e domande di circostanza che odiavi più dei silenzi.
- Forse le persone hanno i loro
problemi e non possono curarsi di quelli degli altri. – “Dovrei rispondere sì
ad ogni domanda, in questa vita non mi sono mai sentito utile, parole e gesti
completamente sbagliati che hanno portato soltanto dolore nelle vite delle
persone a cui tenevo. Dolore che mi porto dentro ogni giorno.”.
- Giusto. Non si parla di persone
qualunque, ma di famiglia e amici.
- La superficialità è propria
anche delle persone che ci sono più vicine.
- Giusto anche questo. Quindi
perché perdere tempo a cercare di rendere meno superficiale chi non smetterà
mai di esserlo?
- Giusto. – ripete anche lui - Siamo
dotati di libero arbitrio e possiamo scegliere le persone da tenere vicino. –
un sorriso t’increspa le labbra, t’immagini ogni persona trasformarsi in una
pedina che puoi prendere tra le mani e spostare sulla scacchiera,
allontanandole da te, o cambiando ogni pezzo con un altro. Un’immagine del
tutto impossibile da rendere reale.
- Lei le ha mai scelte?
- No. Io mi sono semplicemente
isolato dal mondo. – “Stupido, Severus, chiudi la bocca!”.
Ti accorgi della sua strana
espressione, quasi di rabbia, un’espressione che forse conosci bene perché è
del tutto simile a quella che fai tu quando parole che vuoi rimangano per te,
escono dalle tue labbra.
Che strana ironia avere qualcosa
in comune con lui, pensi.
- Non si sente mai stanco di
vivere in questo modo?
- Perché dovrei risponderti?
- Perché no?
- Per molte ragioni di cui
nessuna dovrebbe interessarti.
- Ha ragione, non dovrebbe
interessarmi, ma non la conosco, lei non conosce me, quindi nessuno dei due
avrebbe modo di giudicare l’altro.
- Sei ancora inesperta della
vita, ragazzina, la gente giudica, anche se non ti conosce, non dimenticartelo.
Basta solo avere una passione per essere derisi, basta vestire in modo diverso
per essere esclusi e schifati, un’amicizia per essere etichettati, una scelta
sbagliata per essere marchiati fino alla fine dei propri giorni e non avrebbe
senso che tutti scoprissero la verità se poi ne conseguisse essere guardati con
pietà. – le parole escono veloci, senza avere la volontà di fermarle, ti
stupisce di averle sentite da un uomo come lui, che forse è più sorpreso di te
per quelle frasi che mai credeva di pronunciare di fronte a qualcuno.
- Sono stanca delle persone che
mi giudicano senza conoscermi.
Fai un passo verso la balaustra,
dove il vento soffia più forte, - Che intenzioni hai? – ti segue camminando
lentamente.
- Solo vedere la neve. Se un
fiore si nasconde in essa. – ti siedi, le gambe libere nell’aria e con gli
occhi chiusi cerchi di assaporare il caratteristico odore della neve, quella
freschezza che riesci a sentire sulla pelle, che ti penetra a fondo donandoti
quasi sollievo.
È questo quello che ha provato
Silente?, ti chiedi. Impossibile, era già morto quando è stato inghiottito dall’abisso
di ombra, non avrebbe potuto percepire nessuna sensazione.
- Scendi di lì. Subito!
- Si sta così bene qui, la vista
è meravigliosa e l’aria così piacevole.
- Se scendi, la vista non cambia,
e nemmeno l’aria.
- Non si è abbracciati dal vento
come qui.
Senti il suo respiro dietro di
te, un caldo sospiro che contrasta il gelo circostante, provocandoti brividi su
tutta la pelle, la sua presenza è così forte da farti vacillare per un istante;
è una strana sensazione avere i suoi occhi addosso che ti scrutano così in
profondità. Ti senti completamente nuda al suo sguardo.
- Non ho altro tempo da perdere
con te e con i tuoi vagheggiamenti, ragazzina. – un lieve sospiro sulla nuca. –
Vuoi rimanere lì? Bene, rimanici pure! Sei venuta qui per questo, precipitare
da questa Torre come Albus, non sarò anche il tuo carnefice. Non voglio avere
nulla a che fare con le tue smanie suicide. Perché è di questo che si tratta,
vero? – non aspetta una risposta, non gli interessa, sa già qual è, si volta
allontanandosi da te, neanche un passo verso la porta, che il tuo corpo si è
fatto così leggero tra il vento e la neve che cade lenta.
Fiocchi che quasi non riescono a
toccarti, ma ti sfiorano appena. Una sensazione che aspetti di vivere da tempo,
così forte che senti i battiti del tuo cuore furiosi e veloci come mai ti era
capitato, come mai avevi sperato di sentire.
Lassù dove non c’è nient’altro
che carne ed aria, sei sola, completamente sola come non ti capitava da tempo,
ma è una solitudine che ti piace, che desideri da molto ormai.
Ti senti leggera, serena come mai
eri stata, c’è un buon profumo nell’aria, sai di conoscerlo, sai di averlo già
sentito, quando da piccola correvi sulla spiaggia e il mare ti sfiorava i
piedi, quando passavi ore a guardare il sole affacciarsi su quello specchio
limpido illuminandolo d’intense sfumature che danzavano seguendo i movimenti
dell’acqua.
È strano sentire il profumo del
mare nell’aria tra i fiocchi di neve, e ti chiedi se quelle sensazioni sono
solo il frutto della tua fantasia, se l’attesa della morte riesce a farti
tornare tra i ricordi felici.
Vuoi solo continuare a vedere
quei ricordi, a farti cullare da quella felicità, chiudi gli occhi lasciando
che quelle immagini fluiscano, lasciando che la gravità ti trascini nel punto
di non ritorno che desideri, morire abbracciata dalla neve tinta di rosso, il
rosso del tuo sangue.
Ormai sei consapevole che manca
poco a toccare terra, sorridi.
All’improvviso senti un forte
spostamento d’aria alla tua destra, apri gli occhi e riesci solo a scorgere un
lampo completamente buio, un fumo denso che non riesci a capire cos’è.
Prima di toccare il suolo
qualcuno ti afferra, senti come un caldo abbraccio che ti avvolge, - Stupida,
ragazzina! – una voce che conosci e che non avresti mai voluto sentire, non in
quel momento, una voce dura che poi si fa più calma, un lieve sussurro sulla
pelle.
- Non lasciare che l’ombra
inghiotta il tuo cuore. – ti stringe ancora di più a sé. – Sei ancora così
giovane, non lasciarti sconfiggere da quel mostro che reclama la tua vita. Non
importa se sei sola, devi trovare la forza per te stessa, riuscire a stare bene
dentro di te per trovare il tuo posto nel mondo perché solo così potrai trovare
persone con cui condividere ogni cosa. – per un attimo lo vedi sorridere, - Non
fare i miei stessi errori. – ma in un istante il sorriso scompare dalle sue
labbra per lasciare il posto alla malinconia e al dolore e ti senti una
stupida.
Incateni gli occhi ai suoi, al
suo nero triste e stanco, dove puoi scorgervi il peso di un intero mondo, il
peso della solitudine, il peso di una colpa che non sai definire con certezza,
ma sai che c’è, la vedi in quello sguardo oscuro.
Ha ucciso Silente, l’unica
persona che ti abbia trattato con rispetto, che credeva in te, l’unico che
potevi considerare un padre, lo sai che è stato lui, ma allora perché quella
tristezza e disperazione nei suoi occhi?, ti chiedi.
In un attimo tutte quelle
emozioni ti esplodono in petto e non riesci a frenare le lacrime, ti stringi a
lui afferrando con forza i lembi del mantello, il viso affondato tra la stoffa
colma del suo odore, che riesce a calmarti, ma non riesce a fermare quel pianto
così forte.
Immobile e immersa nella neve tra
le sue braccia lasci che quei candidi fiocchi ti sfiorino la pelle, una fredda
carezza per svegliare il torpore del tuo cuore.
Il contrasto tra il suo corpo
caldo e la neve fredda riesce a calmarti, - Grazie. – è l’unica parola che
riesci a pronunciare, lo vedi sorridere prima di farti alzare da terra.
- È meglio se vai via di qui, se
dovessi imbatterti in qualche Mangiamorte non sarebbero così gentili come me. –
ti limiti ad annuire incapace di pronunciare anche solo una sillaba di fronte a
quegli occhi che ti scrutano l’anima.
“Perché io cosa sono? Non sono
uno sporco Mangiamorte?”.
- Sia chiaro che non tollererò che
tu ti introduca di nuovo qui per le tue idee malsane. Non nella mia scuola. –
annuisci nuovamente prima di abbassare lo sguardo e fissare il candido manto.
“Mia? Non farmi ridere, Severus.
Nulla in questo luogo potrà mai essere accostato al tuo nome, tutto è sempre
stato e sarà…”. – Ti accompagno ai limiti della Foresta e poi te ne andrai da
qui.
Affretta il passo lasciandoti
indietro, cammina quasi con rabbia mentre senti salire una profonda vergogna
lungo la schiena, come saresti riuscita a guardarlo da adesso in poi?
T’immagini distesa tra la neve,
inerme, senza più battiti del cuore, senza respiro, un solitario fiore tra la
neve e il sangue che si fa sempre più freddo, sarebbe tutto migliore, cosa
farai adesso?
Andare avanti convinta che a
tutto ci sia una spiegazione, il destino ti ha fatto salvare da quell’uomo per
un motivo, e non puoi far altro che essere una foglia sospinta dal vento e dal
suo volere.