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Autore: IosonoOmbra    05/05/2012    3 recensioni
Una ragazza come tante va al cinema a vedere The avengers, Loki tocca il suo cuore, e succede qualcosa che ha dell'incredibile.. chissà che i sogni non possano diventare realtà..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo capitolo della storia! Lo so che ho pubblicato il primo capitolo oggi stesso, ma non sono riuscita a controllarmi, e dato che stavo a casa senza fare niente mi sono detta... ma perchè non continuare? Quindi abituatevi, vedrete periodi di abbondanza di funfic, e periodi di amgra, perchè sono molto altalenante in questo.. ve lo posso garantire! Spero solo che la storia vi piaccia! Commenatte in molti!!! :)


Risveglio ad Asgard

Dormii profondamente, come non facevo ormai da anni. Sentivo una piacevole sensazione di calore avvolgermi tutto il corpo, e un profumo di incensi e frutta mi riempii i polmoni. Aspetta un momento, incenso e frutta?!
Aprii gli occhi ma li dovetti richiudere subito perché fui accecata dalla luce. Lentamente mi abituai e riuscii a guardarmi intorno. La stanza in cui mi trovavo era enorme, e circolare, le pareti erano bianche come il latte, e il pavimento era fatto di un mosaico di pietre preziose, gemme, quarzi, e ambre. Dal soffitto pendeva una specie di enorme lampadario fatto di lamiera d’orata. Il letto a baldacchino su cui mi trovavo, era morbido come la piuma, quasi non avrei detto che ci fosse stato un materasso dentro, ed era coperto da una specie di stoffa rossa, simile alla seta, intrecciata con fili d’oro. Dalla finestra entrava una luce d’orata calda e rassicurante. Non c’è bisogno che vi descriva il mio stupore nel vedere tutto questo. La mia testa cominciò immediatamente ad analizzare la situazione e le varie possibilità. Mi avevano per caso rapito? Magari qualcuno che volesse un riscatto dai miei genitori? Ma anche se fosse si sarebbero poi forse presi la briga di mettermi a riposare tranquilla su questo letto, soffice come le nuvole? Non credo proprio. Mi alzai barcollante, e andai alla finestra. Se prima c’è da dire che rimasi stupita, quando guardai fuori rimasi completamente senza fiato. Una città fantastica, dalle fattezze non esattamente terrene, ma quasi celestiali, mi accecò per la sua bellezza. Sembrava la mitica eldorado della leggenda. Una città che brillava come un gioiello, e che sembrava essere fatta d’oro. Mi poggiai una mano sulla fronte e sorrisi. Quello doveva essere un sogno, non c’era altra spiegazione. Non che quella città non avesse potuto esistere, per carità, ma la cosa che più mi convinceva che tutto quello non era reale era il fatto che io la conoscessi: era Asgard.
Mi diedi un pizzicotto alla guancia, ma non successe nulla. E il bagliore di quella città continuava a tornarmi agli occhi e come a sbattermi d’avanti il fatto che lei era vera. Sentii qualcuno bussare alla porta.
D’istinto mi buttai sotto le coperte e poi tremante dissi:
«Chi è?!»
Entrò una giovane donna, vestita con una specie di tunica greca, e con una fascia di alluminio d’orato attorno alla vita. Aveva i capelli corvini raccolti, e uno sguardo gentile.
«Buon giorno Midgardiana. Il mio nome è Gena, e sarò disponibile per qualsiasi cosa lei abbia bisogno.»
Mi fece un piccolo inchino.
Anche se era un sogno, mi parve maleducato fingere di restare nascosta sotto le coperte, e decisi che era meglio presentarmi. Scesi dal letto, mi avvicinai e le tesi la mano:
«Ciao, io mi chiamo Ester.»
Mi guardò la mano, un attimo interdetta, poi la prese e sorrise imbarazzata:
«Perdonami, non conosco bene le tradizioni dei midgardiani. – E poi aggiunse. – Intanto metti i vestiti che ti ho preparato sotto al letto, dopo andremo a fare un giro e ti porterò da chi può rispondere a tutte le tue domande.»
Gena uscì dalla stanza, e mi lasciò sola. Il nome di quella ragazza mi suonava familiare... dovevo già averlo sentito da qualche parte. Ah, ma certo! Gena è il nome di una stella nella costellazione del Corvo! L’astronomia mi torna sempre utile.
Guardai sotto al letto e trovai i vestiti accuratamente piegati. Indossai quindi la tunica rosso bordeaux, la fascia d’oro, che rispetto a quella di Gena sembrava essere più preziosa, con quelle pietre di giada incastonate, e mi legai i capelli con un nastro. Se proprio mi trovavo ad Asgard, mi sarei comportata come una di loro, almeno finché il sogno me lo permetteva, ovvio. Cercai dei sandali o qualcosa del genere ma mi accorsi che non c’erano. Non mi vorranno far girare scalza, vero? Ripensai a Gena, e mi resi conto che anche lei non aveva alcun tipo di calzature. Mi strinsi nelle spalle e uscii dalla stanza. La ragazza mi sorrise benevola, e mi disse:
«Seguimi.»
Eravamo in una specie di castello, dall’architettura strana e meravigliosa. Tutto sembrava essere ricoperto d’oro, ed essere stato modellato da un fulmine. L’arredamento era ridotto ai minimi termini, ma la decorazioni dei mosaici, dei disegni lungo le pareti, e una specie di sensazione, come di regalità che regna sovrana sopra ogni cosa, mi faceva credere sempre di più che tutto quello non era un sogno; ma che piuttosto ero morta, e mi trovavo in paradiso. Guardavo a bocca aperta quella costruzione elegante e semplice, e tutto mi lasciava senza fiato. Cominciai ad accelerare il passo, e ad un certo punto superai anche Gena. Uscii da una specie di arco e mi ritrovai fuori, all’aria aperta, sopra una specie di piccolo ponte di cristallo. Una cascata saltava copra le nostre teste, e il cielo era tinto da sfumature di rosa e azzurro.
«Bella, non è vero?» Gena mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi gentili, ma nei suoi occhi tu potevi leggere quanto amore ci fosse nel suo cuore per la propria terra.
“Io tenevo così tanto alla mia casa?” Mi sorpresi a domandarmi.
Il tour delle allegre marmotte continuò fino a quando non arrivai di fronte ad una porta d’oro massiccio, che sembrava essere molto pesante e spessa.
Gena passò oltre senza fermarsi, a me invece prese un giramento di capo, e quasi svenni. La ragazza venne subito in mio soccorso, chiedendomi preoccupata se stessi bene. La rassicurai. Avevo avuto una sensazione stranissima, una sensazione che non saprei descrivere.
«Cosa c’è dall’altra parte di quella porta?»
Gena guardò ciò che stavo indicando, e la sua espressione si accigliò leggermente.
«Ci sono le prigioni, signorina Ester.»
Il cuore mi sobbalzò nel petto.
«C’è anche Loki?»
Gena si rattristò leggermente e rispose:
«Si, c’è anche Loki. – Poi guardò con aria pensosa e sofferente la porta e disse. – Gli volevamo tutti bene, al signorino Loki. E gliene vogliamo ancora, anche se lui non lo pensa.»
Mi aiutò a rialzarmi e mentre ci allontanammo guardai più volte verso quella porta, mentre dentro sentivo una tristezza strana invadermi il cuore.
   
 
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