Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Mabelle    05/05/2012    9 recensioni
Gli astrofisici le definiscono "stelle gemelle".
Le stelle gemelle sono fisicamente legate tra loro, non si possono separare con nessuno strumento. La stella più luminosa della coppia è chiamata Primaria, mentre la più debole, Secondaria. Queste due stelle si girano intorno in un movimento orbitale, la loro luce è 70 volte superiore a quella del Sole. Si illuminano a vicenda, ma la stella più forte tenderà piano piano a prendersi la luce dell'altra stella, portandola così a "morire".
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

7. Capitolo sette.
 

- I’m a lightweight better be careful what you say,
with every word i’m blown away.
You’re in control of my heart. -
{Lightweight - Demi Lovato.

 

Aspettava. 

 

Aspettava che alzasse lo sguardo. Aspettava che parlasse. Aspettava che iniziasse a vivere. Aspettava che lo amasse.

Non era solito aspettare, era noioso, illudente, dissipante. 

Ti logora dentro l’attesa, il tempo che scorre senza fermarsi, le giornate che non finiscono mai, il sole che non tramonta, l’amore che non arriva.

Ma per lei, solo per lei avrebbe aspettato.

Si passò una mano fra i ricci, leggermente nervoso.

Quel silenzio lo feriva, come piccoli dardi di ghiaccio durante una tempesta.

Gli era entrata dentro, si era infilata sotto la sua pelle, non lasciandolo. E gli piaceva quella sensazione di abbandono verso il mondo, quei battiti che acceleravano ogni volta che incontrava i suoi occhi così intensi ma quasi trasparenti, quando la sfiorava anche solo per un attimo, per sempre. 

Non si erano detti più niente dopo l’abbraccio, le aveva afferrato la mano - forse per non lasciarla andare via -  e l’aveva portata in salotto, facendola sedere su quel divano che tutt’un tratto era diventato scomodo.

Amélie lo guardò. Harry la guardò. Si guardarono. Si appartennero per un attimo, per sempre.

«Sono qua. Raccontami.» le disse, cercando di attirare la sua attenzione.

Sapeva che aveva bisogno di parlare, di sfogarsi, di liberarsi. Ma non ne aveva la forza.

«Sono una drogata. Ecco, ti ho raccontato tutto ciò che ti dovevo raccontare.» rispose Amélie, notando di essere stata sgarbata con lui.

«Non lo sei e non lo diventerai.» la rimproverò con quel tono duro e fermo, cercando di convincerla o, forse, stava cercando di convincere se stesso.

«Lo sono stata.» alzò bruscamente lo sguardo, ferendolo con quegli occhi così chiari.

L’aveva ammesso a se stessa, al mondo intero. Perchè, in quel momento, era Harry il suo mondo. Ora se ne sarebbe andato, lo sapeva. Come tutti d’altronde. Le persone se ne vanno, prima o poi. E’ naturale, è semplice, è doloroso.

Il riccio non aggiunse nient’altro, non sapeva che dire. Le parole non erano mai state sue amiche, non sapeva mai come usarle, come riordinarle.

«Non dovevo confessartelo. Non dovevo nemmeno venire a casa tua. Ho sbagliato.» afferrò la sua borsa, diede un’ultima occhiata in giro e poi si alzò, pronta per andarsene.

Si diresse verso la porta, il più velocemente possibile. Sapeva che se l’avesse fermata, sarebbe restata.

«Amélie - la chiamò, si voltò - voglio aiutarti. Voglio far parte della tua vita a partire da ora. Scusa se non ho saputo che dire, ma non ho mai avuto a che fare con situazioni del genere.» ammise, cercando di scusarsi.

«Intendi dire, con la droga.» puntualizzò.

«Sì, ecco. Non mi sono mai ritrovato in una situazione simile. E’ tutto nuovo per me.»

«Per l’amor del cielo, Harry, stai zitto. Parli come se io per te fossi un’estranea, come se avessi qualcosa di diverso. E, comunque, non ho bisogno del tuo aiuto. Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno!» sbottò, non gli dede nemmeno il tempo di ribattere, uscì. Si lasciò dietro il mondo intero. Faceva male, tanto, molto, troppo. 

 

 

 

 

 

 

 

I ragazzi erano tornati, fortunatamente.
 

Aveva sbagliato, lo sapeva, lo sentiva. 

 

«Harry, tutto okay?» gli domandò Liam, vedendolo sovrappensiero. Il riccio annuì. 

Lui e Louis erano gli unici in salotto, gli altri ragazzi stavano preparando la cena, ma lui non aveva fame.

«Sono qua. Raccontami.» Louis interruppe il silenzio, si accomodò meglio sul divano, pronto ad ascoltare il suo migliore amico. Harry ripensò alla frase che aveva appena pronunciato il amico, gli era famigliare, forse perchè poche ore prima era stato proprio lui a dirla ad Amélie.

Sospirò.

«Si droga.» confessò, non sapendo se avesse fatto la scelta giusta dicendogli tutto.

«E tu che hai fatto?» gli domandò l’amico, notandolo in difficoltà.

«L’ho lasciata andare.» ammise, sconsolato.

«No, Harry, non questa volta - Louis si sfregò le mani - avresti dovuto fermarla. Tu non hai idea di come ti abbia cambiato quella ragazza. Io non ti ho mai visto sorridere in questo modo da tanto tempo.» le parole gli facevano sempre male, ma questa volta più del solito. Quanta verità era contenuta in quello che aveva appena detto Louis.

 

Aveva sbagliato, lo sapeva, lo sentiva. 

 

«Lei ha bisogno di te, e tu lo sai.» era incredibile come Louis riuscisse a capirlo. Nonostante i pregiudizi che aveva avuto all’inizio il suo migliore amico, ora stava capendo la reale situazione. Non gli importava se Amélie facesse uso di droga, sapeva che Harry avrebbe potuto aiutarla. Si sarebbero aiutati a vicenda.

«E’ pronta la cena!» urlò Niall, impaziente, dalla cucina. I due migliori amici si alzarono e si diressero verso il tavolo, pronti per cenare. 

 

 

 

 

 

 

 

Amélie era nervosa, agitata. 

Percorse il corridoio velocemente, dirigendosi verso il luogo prestabilito con il ragazzo. Quella notte non aveva dormito a causa dei brividi. Le crisi di astinenza erano apparse prima del previsto. Erano passati solo tre giorni da quando aveva fatto uso di droga, da quando non parlava più con Harry, da quando aveva riallacciato i rapporti con Jason.

«Buongiorno, Lie.» sentì delle mani afferrarle i fianchi e si voltò. Il ragazzo le scoccò un bacio sulla guancia, assaporando il profumo alla fragola della bionda. 

«Dammi la roba, prima che ci vedano.» la ragazza ormai non aveva più pazienza.

«Va bene, va bene.» estrasse dalla tasca la solita bustina bianca, fece per porgergliela quando si fermò a mezz’aria.

«Esci con me sabato sera, altrimenti niente.» sorrise maliziosamente. Sapeva che Amélie avrebbe accettato, aveva bisogno della droga, aveva bisogno di lui per averla.

«Io... - Jason sventolò la bustina davanti ai suoi occhi, ricordandole l’accordo - va bene.» cedette alla fine, rassegnata.

«Questa dose ti basterà per i prossimi due giorni. Sabato sera ti farò provare qualcosa di nuovo. Stammi bene, Lie.» la salutò con un altro bacio, questa volta più vicino alle labbra. 

Si allontanò bruscamente da quel contatto ed incontrò gli occhi di Harry, il quale era impegnato a chiacchierare con i suoi amici vicino agli armadietti. Sperò che venisse da lei a parlare, ma scacciò quasi immediatamente quel pensiero. Doveva smetterla di affezionarsi a quel ragazzo che conosceva a malapena, doveva pensare solo a se stessa. Non gli importava se sbagliava, se stava male, se doveva dipendere da qualcosa. Non gli interessava più niente. 

La campanella suonò e si ricordò che aveva chimica, lo stesso corso che frequentava Harry. 

Affrettò il passo, non voleva arrivare in ritardo. Entrò in classe.

«Allen, non si saluta?» Amélie non rispose alla provocazione della professoressa, troppo esausta per ribattere. Si diresse verso il banco in fondo all’aula.

«Dove pensa di andare? Il suo posto, ormai, è vicino a Styles.» in quel momento rimpianse di non aver saltato la lezione. Inutile dire che avrebbe preferito non sedersi accanto ad Harry, ma non obiettò. Si sedette e prese il libro.

«Oggi tratteremo qualcosa riguardante l’ambito dell’astrologia. In particolare ciò che riguarda le stelle.» Amélie iniziò a scarabocchiare sul proprio quaderno, non aveva voglia di ascoltare, di ascoltarla.

Harry osservava la sua compagna di banco. Le mancava, forse.

La Smith fece una breve introduzione sull’argomento, nonostante nessuno dei presenti la stesse ascoltando.

«Gli astrofisici le definiscono "stelle gemelle". Le stelle gemelle sono fisicamente legate tra loro, non si possono separare con nessuno strumento. La stella più luminosa della coppia è chiamata Primaria, mentre la più debole, Secondaria. Queste due stelle si girano intorno in un movimento orbitale, la loro luce è 70 volte superiore a quella del Sole. Si illuminano a vicenda, ma la stella più forte tenderà piano piano a prendersi la luce dell'altra stella, portandola così a "morire".» Harry ed Amélie alzarono contemporaneamente lo sguardo, attratti da quelle parole che, forse, alludevano alla loro situazione. 

 

Aspettava. 
 

Aspettava che alzasse lo sguardo. Aspettava che parlasse. Aspettava che iniziasse a vivere. Aspettava che la amasse.








Ciao bellissime. *-*
Finalmente il weekend è arrivato e da me ha grandinato. WTF? D:
Comunque, stasera esco lo stesso. u.u
Vi ringrazio immensamente per le bellissime recensioni che mi lasciate e perchè continuate ad aggiungere la storia fra le seguite/preferite/ricordate. <3
Recensite, mi raccomando. c:

GREKJGNKERNG UN BACIO. xx

L'altra FF, "Love isn't for me": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1046994&i=1

A
mélie.

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mabelle