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Autore: Kong    28/11/2006    5 recensioni
Colto da una tragedia inaspettata, Harry Potter ,fuggito dai Dursley, va incontro al suo destino, ora tutto solo, o forse...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Harry Potter ricomparve davanti ai cancelli della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, lo stomaco era in subbuglio e permaneva la sensazione spiacevole che aveva provato sin dalla prima volta in cui si era smaterializzato. Maledì dentro di se chi aveva inventato questo mezzo di trasporto magico, anche se in realtà sapeva benissimo che era una capacità innata per ogni mago o strega vivente che, se minimamente allenata, si sviluppava con successo. Harry pensava anche che in realtà con i mezzi di trasporto non Babbani non aveva mai avuto molta fortuna. I camini erano garanzia di guai, si ricordava ancora molto bene di essersi ritrovato, al primo anno, a Nocturne Alley invece che a Diagona Alley per una pronuncia leggermente imperfetta. Per non parlare poi delle passaporte, una sensazione, se possibile, ancor peggiore della smaterializzazione, per quanto fosse simile; la botta che prese cadendo rumorosamente a terra nelle vicinanze dello stadio di Quidditch per la coppa del mondo era viva e chiara nella sua testa, difatti tra le tante cicatrici, oltre quella più famosa, dovute alle continue battaglie, conservava ancora un piccolo bernoccolo dietro alla nuca.

C’era un unico mezzo di trasporto che amava sin dall’inizio, dalla scoperta di essere mago: La scopa. Quando ci saliva sopra si sentiva come libero da ogni costrizione, libero di fare, di dire, di urlare ciò che voleva al mondo senza che alcuno potesse sentirlo. Si sentiva un’unica cosa con la scopa che cavalcava, non avrebbe ne mai potuto ne mai dovuto liberarsene. Ricordi fantastici, come tutti quelli del quidditch, e ricordi tra i più brutti, come la Umbridge e i suoi infidi decreti ministeriali, lo legavano a quell’oggetto tanto umile e povero per i Babbani, tanto splendente e importante per Harry. Amava la scopa.

Appena riprese coscienza dai suoi pensieri, si guardò intorno per riconoscere il posto che gli era tanto familiare, vide subito Draco osservare la scuola con aria sorridente e sognante, poi spostò il suo sguardo anche lui. Davanti a loro si mostrava una scena splendida, che non avevano mai notato all’inizio degli altri anni, causa numerose distrazioni, principalmente l’orda di studenti affamati che regolarmente correvano verso il castello per accaparrarsi più cibo, ignorando come ogni anno che da mangiare ce n’era in quantità quasi infinita, e il banchetto d’inizio soddisfava ogni singolo studente. Si avvicinò a Draco che si era a sua volta affiancato al cancello ad ammirare il panorama.

“Che bello” disse il ragazzo biondo, rapito dalla visione.

“Eh si” gli fece eco Harry.

Davanti a loro la luna piena illuminava il lago nero, e la luce lunare, prima di essere assorbita dall’oscurità delle sue acque, illuminava una fitta nebbiolina che si era formata in superficie, dandole un aspetto tanto spettrale quanto affascinante. Ai lati la valle era chiusa dai monti alti e un pò ammorbiditi nelle cime, sulle quali persistevano ancora residui di neve invernale, che rifletteva la luce notturna donando un cappuccio chiaro a quelle montagne cosi scure. Arrampicata sul versante destro del lago nero, finalmente, c’era Hogwarts, coi suoi torrioni alti e forti, i tetti rotondi e spioventi, le mura cosi robuste alla vista da sembrare invalicabili, anche se Harry sapeva benissimo che cosi non era, poichè proprio il suo compagno di fianco a lui aveva reso Hogwarts assai vulnerabile ad attacchi esterni. Al pensiero si intristi e cominciò a crescere un pò di rabbia. Si girò e squadrò Draco, che nello stesso momento si girò verso di lui. I due si guardarono negli occhi, e Harry lesse senso di colpa nel volto dell’altro, e ne rimase sorpreso, quasi allibito. Com’era possibile? Avevano pensato alla stessa cosa nello stesso momento? Per quale motivo il biondo avrebbe dovuto provare sensi di colpa in quel preciso attimo? Si convinse poi che il motivo fosse più futile, Hogwarts ricordava a entrambi sei anni di dispute e di dispetti, di offese e di attacchi vigliacchi l’uno verso l’altro. Nulla che riguardasse amicizia, confidenza o anche semplici scherzi senza malizia li accomunava, ciononostante entrambi sapevano di conoscersi reciprocamente in maniera meno superflua rispetto ad altri con cui vivevano maggiormente a contatto. Harry si convinse che la situazione dovesse essere proprio quella, e a pensarci un pò su sorrise amaramente, dispiaciuto.

“E’ ora di muoversi, c’è qualcuno in sala grande” intimò draco, indicando le finestre della sala, dalle quali trapelavano lampi dei più svariati colori. Il cuore di entrambi si raggelò, non avevano la più pallida idea di che cosa succedesse dentro alla scuola, ne di chi ci fosse o la frequentasse in estate, dopo la dipartita di Silente. Cominciarono a correre e superarono prima i cancelli, poi la casa di hagrid che Harry scrutò con la coda dell’occhio, ma nella quale non colse alcun segno di vita. Proseguirono fino al grande portone, che era aperto e danneggiato. *Nessuno avrebbe potuto distruggerlo* pensò Harry *forse neanche Voldemort*. Cosa stava succedendo?

Corsero su per le scale, Harry aveva oramai la gola secca per la foga con cui stavano raggiungendo la sala grande, e cominciava a fargli male l’addome nella parte sinistra. Davanti a lui Draco procedeva senza alcun segno di cedimento, ma concentratissimo e decisamente più rapido di lui.

Lo perse di vista per un secondo, accelerò: salite le scale, infondo al corridoio, c’era la porta da cui si accedeva alla Sala Grande, dalla quale provenivano urli non di disperazione, piuttosto di rabbia.

Harry si avvicino, tirando fuori la bacchetta pronto ad usarla. Stava già per spingere il portone quando venne immobilizzato: un braccio gli bloccava le mani e l’altro li chiudeva la bocca. Si agitò cercando di divincolarsi dal suo aggressore, che però non voleva saperne di lasciarlo libero. Quando stava per liberarsi , fu scaraventato a terra con uno sgambetto, cadendo a pancia in su. Subitò reccolse la bacchetta, ma nello stesso momento fu sormontato da colui che alle spalle l’aveva aggredito.

“Lumos” pensò Harry. Dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce a illuminare la faccia di colui che lo aveva immbilizzato sedendosi sul suo addome.

“Draco, ma che diamine...” non riusci a finire di inveire che Malfoy gli mise nuovamente la mano sulla bocca.

“Potter, zitto e ascolta...” disse sottovoce il biondo.

Harry si concentrò per sentire i rumori strani che provenivano dall’interno della sala grande.

Uno scaraventare continuo di panche , sedie e tavoli contro i muri produceva un frastuono che copriva ogni altro suono, quando a un certo momento un urlo, forte più di ogni altro rumore, blocco tutto.

“Hagrid, calmati, devi stare tranquillo, cosi non si risolverà nulla”, intimò la professoressa McGranitt “ in quanto a lei” disse rivolgendosi ad un altro individuo “pretende che noi gli diamo ciò che vuole quando è venuto qua, ci ha attaccato alla minima risposta negativa? Credo per caso che siamo pazzi? Può tornare quando si sarà tranquillizzato”, disse pronunciando le ultime parole come lo diceva agli studenti dopo interrogazioni andate male.

“Lei non ha l’autorità per fermarmi, perciò, glielo ripeto, mi dia ciò che voglio” disse una voce misteriosa e tutt’altro che chiara, sembrava come se parlasse attraverso una maschera.

“Io sono la preside di questa scuola, e non sarà lei a portare via ciò che deve rimanere qui, al sicuro” rispose la professoressa.

“Mi dia ciò che voglio, il signore oscuro lo ordina”, intimò il misterioso individuo.

Ai due ragazzi si raggelò il sangue, il peggior sospetto possibile si stava rivelando vero, un mangiamorte, uno scagnozzo di Voldemort, a quanto pare piuttosto potente tanto da impedire a Minerva McGranitt e a Hagrid anche solo a tentare di reagire, stava minacciando i professori che resistevano ad Hogwarts per acquisire un qualcosa di misterioso di cui ancora non avevano idea.

Harry pensò in fretta, e quando si ricordò di avre preso, prima di uscire, il mantello dell’invisibilità esultò dentro di se.

“mmmmmm”

“Che c’è Potter” disse draco.

“mmmmm...mmmm” replicò il ragazzo, ancora sdraiato per terra, con Draco che ancora era seduto su di lui e gli teneva la bocca chiusa.

“Ops...scusami” disse, spostandosi e aiutando Harry ad alzarsi.

“Ho il mantello dell’invisibilità dietro con me” disse, e lo tirò fuori dalle tasche “entriamo”

“Ho sempre desiderato vedere com’è...” disse malizioso Draco.

I due si avvicinarono e Harry ricoprì entrambi col mantello. Piano piano si avvicinarono alla porta.

“Ahi...Attento hai piedi, Malfoy!” soffiò Harry.

“Potter, mica stiamo ballando un valzer”.

Entrambi sorrisero, il che alleviò per pochi secondi la tensione che gli attanagliava.

Aprirono pian piano la porta , e guardarono davanti a loro. Nessuno aveva notato che la porta si era aperta da solo, ed era un vantaggio in più da sfruttare. Davanti a loro praticamente tutti i tavoli e le sedie sulla destra, soprattutto quelle di Grifondoro, erano rovesciate e ribaltate, e dietro c’era Hagrid che imbufalito guardava di fronte a se. La McGranitt verso il fondo della sala teneva la bacchetta puntata verso la parte sinistra della sala, dove, immerso nell’oscurità, si nascondeva una figura nera coperta da un mantello fino alla faccia, dalla quale spuntava una maschera di metallo, che impediva di individuarne l’identità.

“Dovrebbe saperlo, non tratto con i Mangiamorte, mai e poi mai su una cosa che Silente ha sempre difeso a costo della sua stessa vita” disse decisa la McGranitt, avanzando a baccheta puntata verso il mangiamorte.

“Dammi ciò che voglio o per te sarà la fine” intimò la figura incappucciata.

Harry era sicuro di aver già sentito quella voce, ma non riusciva a riconoscerla perchè era palesementre contraffatta e anche alterata dalla maschera stessa.

I due ragazzi si avvicinarono scansando tavoli e panche, alla parte più scura della sala.

Draco urtò contro uno spigolo, provocando un movimento rumoroso che attirò l’attenzione dei tre presenti nella sala. Tutti si girarono verso la zona dove Harry e Draco erano fermi sotto il mantello.

“Chi va là” urlò il mangiamorte puntando la bacchetta contro di loro, ma senza veder nessuno.

“Lei dovrebbe sapere che qua è pieno di fantasmi” incalzò la McGranitt, avvolta nel suo mantello nero in una veste tipicamente scozzese e col caratteristico cappello a punta dal quale raramente si separava “fossi in lei mi preoccuperei di stare in guardia....EXPELLIARMUS”.

Una luce rossa intensa usci dalla bacchetta della professoressa diretta contro il corpo del mangiamorte, ma il colpo andò a vuoto. Per un attimo la luce illuminò la sagoma di un uomo basso e corpulento, poi il buio tornò ad avvolgerlo.

“Bel tentativo, Minerva” urlò rabbioso e concitato il Mangiamorte “ma purtroppo per te, hai fallito la tua unica opportunità”.

“A me non mi ci importa niente di cosa mi succede, ma tu brutto sudicio incappucciato non la passi liscia” dall’altra parte della stanza Hagrid s’era destato ed era partito di slancio verso la figura incappucciata, con l’ombrello puntatogli contro.

“STUPEFICIUM”. Hagrid fu sollevato da terrà per poi ricadere privo di conoscenza, senza che potesse far nulla.

“E ora, CRUCIO!”. Quando Harry vide Hagrid dimenarsi dal dolore che lo attanagliava, non potè resistere alla visione; stava per uscire da sotto il mantello, ma Draco ancora una volta lo blocco e all’orecchio, nella maniera più silenziosa possibile gli disse: “dietro di lui, dobbiamo andargli dietro”. Harry capì cos’aveva in mente il biondo.

Si spostarono senza far silenzio, e arrivarono dietro il mangiamorte.

“Maledetto!” Esclamò Minerva McGranitt con la furia che divampava negli occhi.

“Dammela adesso...!” gli rispose il mangiamorte, puntandogli la bacchetta contro. Dalla finestra un fascio di luce lunare illuminò la figura incappucciatà “...O ti uccido”.

Draco stava osservando la situazione pronto a scattare; si spostò i fluenti capelli biondi, chiarissimi e più lunghi del solito dietro le orecchio, e strinse gli occhi come a voler impedire alla luce di toglierli il minimo campo visivo. Appoggio una mano sulla spalla di Harry :”E’ il momento”.

Agli occhi della McGranitt la situazione apparve estremamente imprevedibile, e inizialmente ci capì davvero poco di ciò che accadde successivamente. Vide Harry potter uscire dal nulla dietro al Mangiamorte e Pronunciare le parole “PETRIFICUS TOTALUS”, vide Draco Malfoy, una frazione di secondi dopo comparire dallo stesso punto e a sua volta pronunciare “INCARCERAMUS”. Vide il mangiamorte bloccarsi rigido e freddo come marmo, poi lo vide avvolto da funi e corde, intrappolato, e infine lo osservò cadere rovinosamente per terra.

“Professoressa, va tutto bene?” chiese Harry frettolosamente, correndo verso di lei.

“Io sto benone Potter!” disse ancora sorpresa la McGranitt, "...ma è Hagrid che non se la passa molto bene, è ferito da tagli profondi, e Madama Chips arriverà tra una ventina di minuti, è stata chiamata con l’inganno a Londra, per far si, immagino, che evitasse di curarci il prima possibile."

Harry si fiondò sul corpo sofferente di Hagrid, con le lacrime che gli colavano dagli occhi oramai copiose.

“Hagrid, tu sei forte, resisterai...hai la pelle dura” gli disse sorridente.

“Ciao Harry, è sempre bello rivederti” gli rispose il semigigante, coi capelli e la barba arruffati più che mai. Subito dopo perse i sensi.

“Ferula!” pronunciò Draco, arrivato in quel momento dai due.

Harry, inginocchiato davanti alla enorme massa del corpo dell’amico, vide uscire dalla bacchetta di Malfoy delle bende che andarono a arrotolarsi sopra alla ferita, fermando il flusso di sangue.

“Questo dovrebbe farlo stare meglio” disse ad alta voce Draco, per tranquillizzarlo “presto si riprenderà”.

“Grazie Draco, grazie davvero” gli sorrise riconoscente Harry.

Intanto la professoressa si avvicinò ad entrambi con aria investigativa ma felice.

“Potter, Malfoy, che significa tutto ciò?”

“L’abbiamo salvata professoressa McGranitt” fece Draco, con una punta di malizia; Harry sorrise a questa affermazione.

“Suppongo che cosi si possa dire, ma ciò non spiega la vostra presenza, in particolare la sua Malfoy...la sapevo in fuga con il traditore a tramare contro l’Ordine della Fenice...non credo di capirci molto” aggiunse la professoressa guardandosi intorno, come a cercare da qualche parte la spiegazione.

“Non si è aggiornata, evidentemente” incalzò ironicamente Harry, questa volta fu Draco a sorridere.

“Voi due, vi sembra il momento di fare giochetti e scherzetti stupidi? Quand’è che capirete come affrontare le situazioni serie?”. La McGranitt era ora abbastanza imbufalita, al chè entrambi smisero, e Harry prese la parola.

“Draco ora fa parte dell’Ordine, o quantomeno da esso dovrà essere protetto” disse.

“E perchè mai? Perchè proteggere un traditore? Perchè rischiare la disfatta per un nostro errore?” lo interruppe la McGranitt.

“Perchè non lo farà, mai e poi mai, lo so!” rispose spazientito Harry.

“E ora mi ascolti: io e lui siamo in missione, è una cosa di cui non possiamo parlare...”.

“Sai che novità...” aggiunse ironicamente la professoressa, ma Harry non aveva intenzione di fermarsi.

“Arrivati ai cancelli abbiamo visto che la sala grande era sotto attacco, siamo venuti qua a vedere se poter dare una mano, e l’abbiamo fatto...ma ora non capisco io, che diavolo sta succedendo qua dentro?”

Minerva McGranitt si destò dai suoi pensieri e andò a passo lento verso la finestra che dava sul panorama mozzafiato della vallata di Hogwarts, immersa tra foreste, prati e torrenti, illuminate oramai dalla luce rossastra dell’alba. Guardava all’orizzonte come un gatto chiuso in casa che desiderà di poter uscire per sapere e conoscere.

“Credo che vi debba dire tutto, oramai. Silente, quando ancora era vivo, da quando sei nato tu, Potter, ha protetto qualcosa che nelle mani del nemico sarebbe stato troppo pericoloso. Voi-sapete-chi, da quando ha scoperto uno dei grandi misteri che si celano dietro alla vostra oramai tristemente famosa storia, non fa altro da tanto e tanto tempo che cercare di catturarla, ma con Silente non ci aveva mai esplicitamente provato, perchè Silente, oltre a te , Harry, era l’unico mago che incuteva un certo timore al Signore oscuro. Ora che lui è stato ucciso, gli attacchi si moltiplicano incessantemente, è tutta l’estate che siamo alle prese, noi del corpo insegnanti, con continui tentativi di rapimento, ma fino a stasera non ci eravamo mai resi tanto vulnerabili...con uno stratagemma infatti quasi tutti, tranne appunto me e Hagrid, sono stati chiamati chi a Londra chi nelle immediate vicinanze. Subito dopo, è avvenuto l’attacco di questo perfido individuo”.

La luce mattutina illuminava gli occhi della professoressa, che pensierosa si era tolta il cappello e l’aveva appoggiato sul tavolo degli insegnanti. Tornò a guardare, riflessiva, il cielo.

“Ha parlato di catturare, di rapimento...”disse Draco, che stava pensando ad alta voce “possibile che ciò che Silente stesse proteggendo fosse una persona?”

“Ottima intuizione Malfoy, davvero eccellente...infatti, se fai attenzione, vedrai che tra i tavoli e le panche ribaltate da hagrid c’è una donna, è viva, non vi preoccupate, è stata schiantata da quell’infido essere”.

Harry si girò velocemente, i suoi capelli si mossero in maniera autonoma sparpagliandosi come d’abitudine. Corse verso il punto indicato dalla McGranitt, e man mano che si avvicinaiva avvertiva un odore che conosceva bene, assai caratteristico, l’odore di un particolare Liquore.

“Ma certo!” si tirò un buffetto in testa, “La Cooman!”

Draco lo guardò allibito: “E di grazia, che centra quella svitata indovina che non azzecca mai niente?”

“La profezia” disse Harry sopvrappensiero.

“POTTER!” tuonò la McGranitt, improvvisamente giratasi verso di lui, livida.

“Non si preoccupi professoressa, ne so qualcosa in proposito, non lo scopro ora” la interruppe Draco.

“Il mangiamorte voleva la Cooman per portarla da Voldemort” ragionò Harry.

“Esattamente” riprese la professoressa “ e tu meglio di me sai cosa avrebbe significato se costui...” indicò la figura incappucciata con la maschera, ancora legata a terra “...fosse riuscito nel sue intento, ma grazie al cielo siete arrivati voi e avete salvato tutti”.

Mentre il sole spuntava da dietro i monti a illuminare l’interno dell’immensa sala grande, e dalle cucine già si sentiva provenire l’odore di piatti di pancetta e uova per la colazione di chi al castello abitava anche d’estate, Harry Potter e draco malfoy stavano osservando una misteriosa figura incappucciata, un Mangiamorte, un seguace di Voldemort che era intrappolato da funi, steso a pancia in giù di fianco alla parte sinistra della sala. Tuttavia l’identità di costui rimaneva ancora segreta.

“Non resta altro che scoprire chi è” disse Harry.

“Io lo so già, l’ho riconosciuto...” gli rispose la McGranitt “...e mai e poi mai avrei immaginato tanto”. Incuriosito dall’affermazione della professoressa, Harry non perse tempo.

Raggiunse il Mangiamorte, con un piede gli mise la faccia in modo che guardasse verso di lui, poi puntò la bacchetta “Specialis Revelio”.

La Maschera si dissolse nel nulla, e ai suoi occhi, agli occhi di tutti si rivelò l’identità di colui che aveva minacciato la loro stessa vita: Un viso perennemente ansioso, che conoscevano bene, capelli tutti arruffati. Spostò anche il mantello, e come la prima volta in cui l'aveva conosciuto, lo soprese un particolare del suo abbigliamento: quell’uomo indossava ancora quei terribili stivali a punta color viola. Harry era allibito, mai e poi mai, se glel’avessero raccontato, avrebbe creduto a una cosa del genere. “Oddio” disse “Anche lui...”.

Draco , che ancora non aveva scoperto l’identità del Mangiamorte, si avvicinò agilmente a Harry. Arrivato verso metà della sala,gli si affiancò: “Cosa? Cornelius Caramell Mangiamorte?”, guardò allibito la persona sdraiata a terra davanti a se.

“Proprio lui” annui Minerva McGranitt.

  
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