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Autore: Scaramouch_e    06/05/2012    1 recensioni
[aggiornamento del 23.07.2019: questa storia rimarrà incompiuta. Mi sto dedicando ad altro, ma non la voglio cancellare, e o eliminare. Quindi rimarrà qui, senza conclusione. Scusatemi.]
Prendete John Watson come insegnate di medicina legale e Sherlock Holmes come alunno, in più metteteci che Sherlock e John condividono un appartamento a Beker Street, e aggiungeteci un Jim Moriarty come professore di psicologia criminale…
…e avrete la mia ‘ancora di salvezza’, prima long su Sherlock della BBC.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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cap II
Disclaimer: io non scrivo a scopo di lucro. Tutti i personaggi sono rispettivamente della BBC.
Ringraziamenti: ringrazio, la mia beta Charme per i preziosi consigli riguardante questo capitolo!
Buona lettura ;)!


Ancora di salvezza


Era passato un mese, e John Watson si era quasi abituato alla stravaganza del coinquilino: aveva capito che Sherlock Holmes era un essere irritante, insopportabile e odioso; ma anche leale, onesto e un fedele amico.

Sherlock Holmes aveva una mente ingegnosa e deduttiva, ma inapplicabile a quello che ordinava l’università: Sherlock, infatti, aveva conoscenze sconfinate in alcuni campi assurdi, ma ignorava alcune delle concezioni più elementari -del tipo non sapeva che la terra girasse attorno al sole!-, eppure era brillante e le sue deduzioni aiutavano la polizia.
Sherlock Holmes, infatti, nonostante andasse ancora all’università, veniva spesso chiamato a seguire dei casi in cui poliziotti non riuscivano a vedere oltre il proprio naso. Sherlock sguazzava letteralmente in questi casi.

Watson aveva sperimentato Sherlock Holmes per un mese, eppure aveva resistito stoicamente a tutte le avventure che il suo amico continuava a propinargli: sì, perché il caro Holmes si portava dietro anche John, volente o meno che fosse.
Quella particolare mattinata di inizio aprile incominciò come di consueto al numero 221b di Baker Street.
John si svegliò nel suo letto, si fece una doccia gelida e scese giù per fare colazione,  trovando il proprio coinquilino immerso nella lettura del giornale mattutino.
“Buongiorno Sherlock. Novità importanti?” domandò John H. Watson sedendosi al tavolo dove Mrs. Hudson aveva preparato una colazione da re.

Sherlock abbassò il giornale e rispose in modo monocorde: “No, niente di che, mio caro John: le solite cose… l’economia estera è in calo e la nostra è in rialzo. Casi irrisolti, omicidi… oh, e domani non dovrebbe piovere, bensì ci sarà uno splendido sole”.
John l’aveva guardato come si guarda un cane idrofobo, aveva scosso la testa e si era appropriato della marmellata di mele.
“Aah! Ecco qui l’efferato crimine!” disse Sherlock, facendo sussultare John. “Una coppia di giovani amanti è stata uccisa nel suo appartamento, sgozzata. Sono stati ritrovati tutte e due nudi. Era la prima volta che si vedevano.” Sherlock posò il giornale e negli occhi azzuroverdi John lesse un po’ di sana follia.
“Tu, invece, quando vuoi incominciare a vedere qualcuno, John? Sono almeno due anni, da quando tua moglie è morta, che non esci più con nessuna.” John per poco non si strozzò, non chiese come faceva a sapere che sua moglie era morta da due anni, ma sospirò.
“Non sono domande da fare a quest’ora del mattino, Sherlock. Comunque non è vero che non esco con nessuno… proprio cinque giorni fa… ho… ecco conosciuto una ragazza… grazie a te, se devo essere sincero.”
Gli occhi di Sherlock si fecero piccoli, e John capì che il suo amico stava riflettendo.
“Ah, sì! Come no! Molly Hooper. Una brava ragazza, John… Peccato che mi abbia detto di essere innamorata del sottoscritto” John si strozzò, questa volta per davvero, con una briciola di torta, quindi fissò storto il suo coinquilino. No, Sherlock Holmes non aveva tatto. Per niente.
“Ah. A me non aveva dato quest’impressione. E comunque non ho detto che siamo  fidanzati, ho solo detto che usciamo. Punto. Comunque, che discorsi che sto facendo?… Ah, mi hai fatto passare anche la fame, Sherlock.” disse John, che aveva ricominciato a mangiare, ma si era fermato guardando in modo ostile il proprio studente; si pulì la bocca e si alzò dalla tavola, ma venne fermato dalla voce di Sherlock: “Perché te la prendi tanto, se è solo un’amica? Potreste parlare di me a tavola, se mancano argomenti.”
Gli occhi di John ruotarono a quell’ennesima provocazione: si impose di calmarsi, non voleva dare un pugno a Sherlock, anche se la tentazione era tanta, ma Sherlock quella mattina aveva lezione con lui e poi non voleva rovinare il viso del suo alunno.
John si voltò verso Sherlock, per dirgli di andare a quel paese, ma lo trovò che già si era alzato, e già stava con il violino dal quale emersero note tristi.
“Non osare conquistarmi così, Sherlock. Tu ti stai solo annoiando! Per questo te la prendi con me.” sibilò frustato l’uomo, facendo immediatamente smettere la musica. 
“Se è questo che vuoi, John, la smetto.” si era arreso troppo facilmente, e John si ritrovò a fissare l’alunno con il battito cardiaco a mille, non capendo cosa avesse in mente.
“Bene. Molto bene. Ti ringrazio, Sherlock… io vado veramente. Cerca di venire puntale almeno oggi.”
Sherlock annuì e salutò con la mano John, ma quando questi uscì ricominciò a suonare.

John Watson sbatté la porta, arrabbiato e confuso, con Sherlock ma anche e soprattutto con se stesso per essere così dannatamente umano e per aver deciso di condividere l’appartamento con un pazzo furioso.
Non era la prima volta che Sherlock Holmes lo faceva arrabbiare così, ma era la prima volta che lo faceva arrabbiare su un fatto personale.
Forse era superficiale, ma Sherlock aveva troppa faccia da schiaffi per essere perdonato, anche quando in realtà non insultava nessuno. Anzi, soprattutto in quei casi.
John aprì la porta del taxi che si era fermato davanti casa e gli diede l’indirizzo.
Voleva andare direttamente all’università, dimenticarsi di Sherlock Holmes per un momento e pensare solo a seguire le lezioni, a chiacchierare con i colleghi a condurre una vita… normale.
Ma John sapeva pure che non era possibile, che Sherlock sarebbe stato con lui ogni momento della vita; ormai era così, non c’era niente da fare, anche quando sarebbe uscito con Molly, l’altro sarebbe stato fra di loro, gli avrebbe mandato sms odiosi, gli avrebbe fatto rimpiangere la sua precedente solitudine. Era così che succedeva, non c’era niente da fare.
Spense il cellulare, almeno così non avrebbe ricevuto sms da Sherlock, e arrivò finalmente all’università.
Salutò i diversi colleghi e salì direttamente nel suo officio, dove aprì la cartella con tutte le cose dentro e buttò il computer sul tavolo, ancora arrabbiato.
S’impose di calmarsi e ci riuscì poco prima che qualcuno bussasse alla sua porta.
“Avanti.” mormorò John con voce rauca, e per un attimo ebbe lo strano pensiero che magari fosse Sherlock che si voleva scusare con lui, invece dietro la porta c’era James Moriarty, suo collega che insegnava psicologia criminale e che conosceva piuttosto bene Sherlock. A quel pensiero, John sentì di nuovo l’irritazione montare dentro di lui. Possibile che ogni discorso gli facesse tornare in mente Sherlock? Era troppo, chiedere che uscisse per un attimo dalla sua mente?

“Ciao Johnny-Boy.” lo salutava sempre così James, una cosa che John non riusciva a sopportare.
“Che ci fai qui, James?”
Il sorriso sul volto del suo collega si spense, e John si trovò ad rabbrividire e pensò che il posto per quello strano individuo doveva essere un altro, non doveva certo insegnare ai ragazzi.
“Ma come, Johnny-Boy, ti sto per invitare a pranzo con me e tu mi tratti così?”
John sospirò. Secondo lui James ci provava con lui, ma lui non era omosessuale, anche se molti dei conoscenti di Sherlock pensavano il contrario e che lui stesse con Sherlock; era molto fastidioso, anche perché non gli lasciavano vivere la vita sentimentale.
“Non è giornata, James. Oggi proprio non è giornata.” rispose il professore.
James, dopo un’occhiata profonda a John, fece un altro, inquietante sorriso enorme.
 “D’accordooo. –disse con quella specie di cantilena, che fece irritare ulteriormente John.-
“Sarà per un’altra volta? D’accordo,  Johnny-Boy.” e James Moriarty scomparve così come era venuto.


Il resto della giornata passò velocemente, fra lezioni  e chiacchierate, per John fu quasi come dimenticarsi di James, Sherlock e di ricominciare a vivere appunto una vita normale concentrata solo sul suo lavoro.

La giornata finì, e John, per mettersi in contatto con Molly, con la quale aveva un appuntamento, dovette chiedere in prestito il cellulare con la scusa che se l’era dimenticato, perché appunto quella giornata doveva essere la sua giornata, e non la giornata sua e di Sherlock. Si scambiarono diversi messaggi lui e Molly prima di venire alla conclusione che si sarebbero visti quella sera in ristorante italiano, da ‘Angelo’.

***

La giornata si concluse molto bene per John, con lui e Molly che se andarono ognuno a casa propria dopo essersi scambiati un bacio romantico davanti alla casa della ragazza. John era al settimo cielo: Molly era una ragazza normale, a parte per il fatto che conosceva Sherlock Holmes, e quella serata era stata abbastanza carina, oltre che molto simpatica.
John sorrise, ricordandosi finalmente di accendere il cellulare. Immediatamente trenta sms furono sotto i suoi occhi; tutti da parte di quello sociopatico del suo coinquilino che non lesse e che cestinò.
Tranne uno.
Proveniva da un numero sconosciuto. John l’aprì e lesse:
-Il tuo migliore amico è stato rapito. Se lo ri-vuoi fatti vivo a questo numero.-

Il cuore di John si bloccò e gli sembrò che la terra avesse smesso di girare, che tutto si fosse fermato, che niente fosse più al suo posto. John corse verso il numero 221b di Baker Street e impiegò meno di un minuto a salire le scale.
Quello che trovò dentro casa fu disordine addirittura peggio del solito, proprio come fosse avvenuta una rapina, e la signora Hudson svenuta.
Il cuore di John rimase bloccato e il corpo immobile mentre ammetteva che l’ultima cosa che aveva pensato di Sherlock Holmes era che aveva una faccia da schiaffi.

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Allora, in questo capitolo non c'è molto da dire.
Apparte una cosa: il rapimento.
Nelle intenzioni originali, ma sapete come va quando uno scrive...
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e di ricevere i commenti... Ovviamente se ci dovrebbe essere qualcosa che non va con i caratteri di John e Sherlock, ditemelo.
Ringrazio: chi ha commentato, ma anche chi ha solo letto, e i nuovi lettori che hanno messo, questa cosa, nelle seguite. A voi dico: se potete, commentate, sarei contenta di un vostro parere.




 

   
 
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