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Autore: ek_directioner    06/05/2012    4 recensioni
Mi ero promessa di non partire più, ma non ero riuscita a non farlo.
'Ti prometto che non appena finirà questa situazione, ti verrò a riprendere' mi ripeteva continuamente mio padre.
Ma come facevo a credere ancora ad un bugiardo come lui?
Davvero volevo tutto quello?
Davvero volevo scappare dalla mia vita?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia più incredibile, che conosco.
 
'La storia più incredibile, che conosco'
 
Era ormai da un pezzo che non facevo altro che ascoltare canzoni su canzoni.
Eccoti, di Max Pezzali era stata l'unica che mi aveva convinto ad alzarmi dai gradini che rialzavano la mia villetta, per andare a fare qualcosa di sensato.
Una volta arrivata a casa avevo riposto tutte le cose comprate al loro ordine, avevo preso l'ipod e mi ero chiusa in me stessa come spesso facevo, dedicandomi solo all'unica cosa che riusciva a tirarmi su di morale: la musica.
E' strano descrivere una passione così forte vero un qualcosa di così astratto; perchè infondo la musica non è niente di concreto, se non lacrime e sorrisi.
Queste ultime cose, sono le uniche due testimonianze che la musica influisce davvero sull'animo di una persona, anche se non è nulla di realmente esistente.
Non possiamo descrivere la musica come qualcosa di concreto, perchè non esiste alcun oggetto che riesce a farti ridere e piangere, ma allo stesso tempo non è nulla di astratto, perchè riesce a cambiare lo stato dei tuoi sentimenti in un modo
impensabile.
'La musica è uno strumento che esprime emozioni nella vita di ognuno di noi, avvolte tante emozioni da farci piangere, avvolte tante da farci scatenare!'mi ripeteva sempre il mio professore.
Esatto, suonavo il violoncello e il pianoforte, imparavo da sola la chitarra e strimpellavo con la batteria; tutto questo prima che la mia famiglia si sfasciasse in pezzi incontabili.
Con i problemi che avevo iniziato ad avere a causa degli infiniti litigi che inondavano la casa, avevo abbandonato ogni tipo di strumento musicale, perchè avevo capito che l'unico tipo di musica nel quale ero capace di rifugiarmi veramente, era quello degli altri.
Suonando non riuscivo più a distrarmi da quello che prima era il mio mondo, e non riuscivo più a concentrarmi su una semplice melodia.
Volevo scrivere, suonare, esprimermi, ma l'unica cosa che riusciva ad uscire fuori dalle mie mani erano soltanto note pensanti che raffiguravano il mio animo: perso.
Iniziai a pensare che l'unico modo con il quale la musica poteva aiutarmi, era quello di farmi rispecchiare nel testo di canzoni altrui, nella quale molte volte sembra riflessa tutta la vita delle persone.
Questo era quello che stavo continuando a fare.
Non facevo altro che ascoltare le parole di una canzone e perdermi in quelli che, alla fine, potevano essere gli stessi problemi del cantante.
 
'Ricordati che mi manchi da morire e che anche se non fisicamente, io sono sempre accanto a te' mi aveva ricordato la mia migliore amica.
Erano ormai quasi due giorni che ero arrivata in quella città, e non avevo sentito nessuno, apparte Hel.
Mia madre non si era degnata di una chiamata, tantomeno mio padre, che faceva tanto il dispiaciuto ma infondo non desiderava altro che la mia assenza.
Ritorniamo sempre allo stesso discorso: la musica ancora una volta era riuscita a tenermi compagnia come nessun altro aveva saputo fare.
Notai che si erano ormai fatte le cinque del pomeriggio.
Mi alzai dal gradino, arrotolando le cuffiette attorno all'ipod, consapevole che poco dopo, le avrei trovate con il nodo da marinaio.
Aprii la porta che avevo socchiuso, presi le chiavi e la richiusi, decidendomi ad andare a fare un giro per la città.
-Scusami, hei-sentii una voce chiamarmi.
Mi sembrava già sentita.
Mi voltai per vedere chi fosse e mi ritrovai davanti alla ragazza che la mattina stessa era venuta allo Starbucks insieme al camaleonte.
-Ciao-
Ok, ammetto di essere stata un po' troppo fredda.
-Belle, giusto?-
-Esatto-risposi.
Era riccia e mora, con dei riflessi ancora più scuri del suo colore naturale.
Gli occhi di un colore intenso ed un sorriso travolgente.
-Piacere, Danielle-
-Piacere mio-dissi stringendo la mano che mi aveva porso.
-Beh, vedo che stavi uscendo quindi non voglio trattenerti per molto-disse grattandosi la nuca, giustamente intimidita.
-Tieni, ti ho portato questi muffin. Sai, qui si usa che quando arriva un nuovo vicino di casa, gli si porta un regalo, per farlo sentire subito a suo agio-continuò porgendomi un vassoio coperto.
Rimasi senza parole.
-Davvero sono per me?-domandai con gli occhi che mi luccicavano.
Potevo benissimo immaginare la mia faccia; amavo i dolci.
-E di chi sennò?-
Gli sorrisi, ringraziandola con un bacio su entrambe le guancie.
Alzai leggermente la carta che ricopriva il cibo, riempiendo le narici dell'odore di cioccolato.
-Ma sono tantissimi!-dissi richiudendo.
-Beh sai, sei l'ultima villetta della via e io sono la tua unica vicina, sei una ragazza come me, qui non hai amici e tantomeno parenti. Penso che un po' di dolci in più ti servano-spiegò facendo l'occhiolino.
Risi; quella ragazza mi conosceva senza che io lo sapessi.
-Ah, ed in più, sono anche la terza commessa di Starbucks-continuò.
-Quindi io e te ci vedremo ogni giorno?- chiesi ridendo.
-Ebbene sì-
-Perfetto, quindi dovrai aiutarmi con le strade perchè sono un vero disastro-confessai posandomi una mano sulla fronte.
-Se vuoi domani mattina posso portarti a fare un giro per la città, così inizi un po' ad ambientarti-propose.
-Oh no, non voglio ostacolare i tuoi impegni. Tranquilla, prima o poi imparerò-
Sorrisi in modo molto falso.
-Non preoccuparti, non ho nessun impegno-
-Ma sei sicura? Cioè io.. non..-
-Ti passo a prendere a mezzogiorno cara!- m'interruppe.
Non feci in tempo a risponderle che subito la vidi scendere le scalette saltellando ed entrare nella casa affianco; quella che doveva essere la sua casa.
Rimasi ferma a guardare il vuoto per un tempo indeterminato.
Finalmente ero riuscita a trovare una persona normale con la quale potevo fare amicizia, dato che lì mi sembravano un po' tutti irritati dai nuovi arrivati.
Entrai in casa, con il vassoio pieno di muffin ancora in mano, quando mi si ripropose in mente la frase di Danielle.
'Ti passo a prendere a mezzogiorno cara!'
Mezzogiorno?
Questo voleva dire che domani non avrei dovuto fare il turno di mattina?
Mi diedi uno scappellotto sulla fronte prendendomela con la mia sbadataggine.
Come avevo potuto lasciare quel locale senza nemmeno chiedere cosa avrei dovuto fare il giorno dopo?
Misi le scarpe che avevo tolto da poco, presi le chiavi di casa e uscii, per andare a chiedere a Danielle se fosse a conoscenza dei miei orari.
Arrivai davanti alla porta ricordandomi di aver dimenticato il cellulare in casa.
Mi diedi un ennesimo scappellotto.
Possibile che riuscivo ad essere così sbadata anche quando ero in momenti di contorsione mentale (?) come questi?
Suonai il campanello, cercando di avere un'espressione più amichevole possibile.
Aspettai qualche minuto, ma nessun rumore sembrava provenire da quella casa.
Ripetei le mosse, aspettando ancora un po'.
Niente, la casa era vuota.
 
 
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Gfdfgtrefgtref entra in scena Danielle :3
Ma, (c’è sempre un ‘ma’ (?)) Danielle, si rivelerà dolce e simpatica come TUTTE NOI crediamo, oppure diventerà una gallinella irritata dalla nuova arrivata, come tutti gli altri? :)

Anyway: VOGLIO TAAAAAANTE RECENSIONI :D
Ciao care <3
 
 
 
  
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