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Autore: Niniane_88    06/05/2012    9 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Jasper fosse riuscito a mordere Bella durante la festa per il suo diciottesimo compleanno raccontata all'inizio di New Moon? La mia storia parte proprio da questo presupposto. Bella si trasforma in vampiro e la famiglia Cullen è costretta a farla sparire. In Alaska, a Denali, la ragazza si risveglierà: ma riuscirà a essere felice nella sua nuova esistenza? Edward non riesce ad accettare la sua trasformazione e si allontana gradualmente da lei; Jasper invece, in preda ai sensi di colpa, ma anche animato dalla volontà di riscattarsi, si adopera per starle accanto ed educarla alla dieta dei Cullen. Lentamente, gli equilibri della famiglia si spostano e un nuovo, inaspettato sentimento d'amore inizia a fiorire. Intanto Victoria è ancora nell'ombra, intenzionata a vendicare James e i Quileute sospettano la rottura del patto. A far luce sul lontano futuro, solo una confusa visione di Alice...
La voce rotta e disperata taceva. Taceva da ore. Ne sentivo la nostalgia e la cercavo. Ero certa che appartenesse a qualcuno di importante… Edward? Ma non capivo perché Edward avrebbe dovuto sentirsi disperato.
Tre giorni… quanto mancava perché mi trasformassi del tutto? Perché mi stavo trasformando, vero? Saremmo stati insieme per sempre, ne ero certa, insieme come avevo sempre desiderato. Allora perché non mi parlava più? Perché? Edward, dove sei?
L’altra voce, quella tenebrosa e pacata mi parlava spesso.
- Coraggio, Bella, manca poco.
Mi aggrappavo a quel suono senza poter comprendere chi mi parlasse. Non avevo mai udito quella voce.
- Coraggio, cara…
… era una voce così bella…

Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, sono stati tutti creati da Stepheny Meyer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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Capitolo XXXX: Il profumo della paura


I'd listen to the words he'd say
But in his voice I heard decay
The plastic face forced to portray
All the insides left cold and gray
There is a place that still remains
It eats the fear it eats the pain
The sweetest price he'll have to pay
The day the whole world went away

                      (Nine Inch Nails The day the wold went away)



Bella

   Spesso, la paura non fa rumore.
   La paura striscia, sinuosa e silenziosa come un serpente e s’intrufola a poco a poco in ogni angolo del cuore, senza che niente possa fermare la sua lenta, ma inesorabile avanzata…
   La paura non può essere sconfitta, quando la vita delle persone che ami è in pericolo. In casi del genere, il suo potere è troppo grande, riesce a soggiogare totalmente la mente e l’animo, rendendo impossibile il rimanere lucidi. Il coraggio, la forza di volontà, la determinazione possono arginarla, possono renderla più gestibile, ma non potranno mai eliminarla: anche i gesti più coraggiosi sono spesso, infondo, animati solo e soltanto dalla paura.
   Paura di morire. Paura di veder morire coloro che si ama. E così il cerchio si chiude.
   Quella notte di maggio, la paura ebbe per noi un volto: quello di Maria.
   Un volto bellissimo, marmoreo, incorniciato da folti riccioli neri.
   Ebbe anche il suo profumo: un misto di viole, erba, oceano… e sangue.
   Strano a dirsi, visto che Maria non era né un essere umano, né un’animale: eppure era proprio odore di sangue, quello che raggiungeva il mio olfatto e mi atterriva, annebbiandomi la vista e la mente.
   O era solo una suggestione, la mia?
   Sapere quanto sangue doveva aver sparso quella vampira, nell’arco di due secoli o forse più, mi aveva impressionato tanto da farmi credere di poterne percepire il tanfo attorno alla sua persona?
   Strinsi spasmodicamente la mano di Jasper, cercando di controllare le mie emozioni.


Jasper


   Arrivarono marciando in formazione compatta: Maria e Victoria in testa al loro esercito, schierato in cinque file ordinate. Contai circa trenta neonati, un numero alto, anche se non quanto avevo temuto: se ci fossimo spartiti gli avversari con attenzione, avremmo potuto farcela. Avevamo dalla nostra parte il dono di Kate, che avrebbe potuto fulminare parecchi di quegli esseri, l’inafferrabilità di Alice e Gabriel, la forza di Emmett e di Eleazar, la mia abilità di stratega, la lettura del pensiero esercitata da Edward. Avevamo i licantropi, nascosti nel fitto della foresta. Avevamo anche lo scudo di Bella, anche se contro dei neonati un potere di quel genere non era particolarmente utile...
   Lo scudo di Bella…
   Mi sentii gelare.
   In nome di Dio, che cosa stavo facendo?
   Bella, la mia Bella non doveva trovarsi lì. Perché era al mio fianco? Avrebbe dovuto essere al sicuro, da qualche parte… Perché non l’avevo mandata via quand’ero ancora in tempo?
   Mi sentii stringere lo stomaco da una morsa dolorosa.
   Erano gli uomini a dover combattere, non le donne. Era sempre stato così e così doveva essere anche questa volta, non mi importava che Bella fosse immortale, forte, veloce, indistruttibile… avrei dovuto essere io a combattere per lei, come per mia madre Esme, le mie sorelle, Rosalie e Alice e tutte le altre…
   Non era giusto che Bella combattesse per me.
   La mano della mia compagna si strinse attorno alla mia e io percepii tutta la paura che il mio piccolo cigno stava provando. Automaticamente mi sforzai di usare il mio potere per infonderle almeno un po’ di lucidità, ma scoprii, senza nemmeno troppa sorpresa, che il mio dono era inutilizzabile. Le mie emozioni erano troppo confuse e violente perché potessi pensare di occuparmi di quelle altrui.
   Mi imposi di mantenere la calma: anche se nessuno l’aveva detto esplicitamente, il capo del nostro piccolo esercito ero io. Tutti contavano su di me, Bella per prima e io non potevo deluderla. Non potevo deludere nessuno. Dovevo calarmi nel mio ruolo di soldato esperto, dimenticare i sentimenti, l’ansia, tutto e pensare solo agli avversari.
   Mi accorsi che stavo tremando quando Bella strinse ancora di più la mia mano.
   - Jasper? – sussurrò – Come stai?
   - Ho paura, Bella, lo sai. – mormorai.
   - Jazz, ricordi cosa ti ho detto ieri sera?
   - Sì…
   - Sono qui con te, non dimenticarlo. Saremo insieme fino alla fine, qualsiasi cosa accada.
   Quelle parole ebbero il potere di farmi sentire meglio.
   Già, perché in guerra il ruolo degli uomini è combattere, quello delle donne è di consolare e asciugare le lacrime. E Bella, la mia piccola donna, stava svolgendo il suo ruolo alla perfezione, dunque era indispensabile che io facessi altrettanto.
   - Grazie, amore mio. – sussurrai.
   - Jasper?
   - Sì?
   - Devo dirti una cosa… Jacob sa tutto. Gliel’ho detto io, alla fine… e lui aveva già capito. E’ stato felice per noi.
   Jacob. Che tipo...
   Se ce l’avessimo fatta avrei davvero potuto contemplare l’idea di diventare suo amico.
   Mi concentrai sui neonati: non erano diversi da quelli che avevo incontrato in passato, sembravano fremere dalla voglia di combattere e ci osservavano con i loro occhi rossi e perennemente in movimento. Alcuni di loro, però erano ragazzi molto giovani, tra i sedici e i diciotto anni e sembravano quasi spaventati dalla prospettiva di uno scontro.
   - Non tutti amano la lotta. – sussurrò Edward, che doveva avermi letto nel pensiero – Questo è un punto a nostro favore: se riusciamo a creare abbastanza scompiglio da spaventarli davvero potrebbero arrendersi.
   - Quanti sono? – chiesi mentalmente a mio fratello.
   - Circa una decina, tutti quelli più giovani d’età. – rispose lui – Non hanno ben chiaro il motivo per cui sono qui e hanno paura di Maria.
   - Qualcuno sospetta la presenza dei lupi? – pensai, di nuovo.
   - No, - rispose Edward – al momento nessuno ha captato nulla.
   Ci fu un attimo di silenzio.
   E poi sentii che dovevo dirlo:
   - Edward? – azzardai.
   - Sì?
   - Grazie. Di essere tornato e di essere qui con noi… nonostante tutto.
   Lo sentii sorridere al mio fianco: - Siete la mia famiglia, dovevo tornare… ti chiedo perdono per tutto, fratello mio.
   Non potei trattenere il sorriso che voleva sbocciare sulle mie labbra: cosa importava delle incomprensioni passate? Edward era mio fratello ed era accanto a me, anche se solo pochi giorni prima avevo addirittura tentato di ucciderlo.
   - Ti perdono, fratellino. Ti voglio bene. – pensai e la nostra bizzarra conversazione si concluse così.
   Continuammo ad attendere: l’esercito nemico era ormai vicino, ma avanzava ancora molto lentamente.
   Forse, prima di sporcarsi le mani, Maria vorrà parlare con me…
   Una prospettiva alla quale avevo cercato di prepararmi mentalmente. Sapevo che non sarebbe stato facile ingannare quella donna, perciò, anche se era stato doloroso, mi ero sforzato di rievocare tutte le sfumature del suo carattere ambiguo, in modo da rendermi in grado di prevedere le sue mosse.
   Finalmente la massa di vampiri si arrestò, a pochi metri da noi e il mio sguardo fu subito catturato da quello della nostra nemica numero uno.
   Rivederla mi fece una strana impressione: mi chiesi, prima di tutto, come avessi fatto, in passato a trovarla bella. Non lo era affatto, al contrario, mi parve la vampira più brutta che avessi mai incontrato: nei suoi occhi c’era una luce di follia, i suoi movimenti non avevano nulla di umano. Mi fece pensare a una pantera pronta a spiccare un balzo. Sorrideva appena, come se fosse già sicura del risultato della battaglia e quel sorrisetto malefico fece subito salire di parecchio il livello della mia rabbia: Non toccherai la mia famiglia, belva maledetta…
   Al suo fianco, Victoria sembrava invece piuttosto nervosa. Il suo sguardo era caduto immediatamente su Bella e i pensieri della rossa erano perfettamente intuibili: voleva Bella morta. Subito.
   Strinsi più forte la mano della mia compagna: Ti sistemo io, Victoria, fatti avanti se ne hai il coraggio.
   Fu Maria a prendere la parola e come avevo immaginato, si rivolse direttamente a me:
   - Jasper, mio caro. Quanto tempo.
   La sua voce era profonda e vibrante come la ricordavo e mi diede i brividi.
   - Maria. – risposi seccamente.
   - Che accoglienza! – commentò lei, per nulla impressionata – Dunque la mia amica Victoria aveva ragione, c’è qualcuno, tra voi, che sa prevedere il futuro e ci ha visti arrivare.
   Lo sguardo di Maria percorse il nostro schieramento, misero, in confronto al suo.
   - E’ quella ragazzina laggiù. – sibilò Victoria, indicando Alice – E’ di lei che James mi aveva parlato.
   - Molto bene, mia cara. – replicò Maria, fissando a sua volta mia sorella – E dimmi, qual è la nostra preda?
   Gli occhi di Victoria saettarono verso Bella.
   Maria seguì il suo sguardo e per la prima volta parve sorpresa: - Lei? – chiese – Ma Bella Cullen non è la compagna di Edward, colui che ha ucciso il tuo James? Perché dovrebbe trovarsi accanto a Jasper?
   Victoria parve confusa: - Non lo so, mia Signora. Ma è proprio lei, ne sono certa.
   Maria tornò a rivolgersi a me: - Dunque, devo dedurre che questa ragazza è la tua compagna, Jasper?
   - Sì. – risposi, guardandola negli occhi – Molte cose sono cambiate rispetto all’anno scorso, quando James è morto. Edward e Bella sono fratelli, adesso. In ogni caso, non è questo ciò che conta: Victoria farà bene a rinunciare immediatamente al suo intento, nessuno le permetterà di uccidere questa ragazza.
   - Ma davvero? – sibilò ironica la rossa – Di’ un po’, non hai visto l’esercito che mi segue?
   Le sorrisi, sardonico: - Quell’esercito non segue te. Segue Maria. Sei proprio sicura che Maria voglia mettere a rischio i suoi soldati per assecondare i tuoi desideri? Ben trenta neonati per una vendetta personale? Fossi in te, avrei qualche dubbio.
   - Vedo che mi conosci bene, Jasper. – commentò Maria, lusingata – Ammetto che in parte hai ragione, preferirei evitare uno scontro. Posso proporti un accordo?
   - So già cosa vuoi. – la interruppi – Vuoi che io torni in Texas con te. La mia risposta è no.
   - Ma, mio tesoro, rifletti. – continuò Maria, carezzevole – Se tu mi seguissi, la tua famiglia sarebbe salva, inclusa Bella.
   - Non è vero, Maria, non è vero. – risposi stancamente – Tu vuoi che io mi allontani da coloro che amo, perché sai che sono io a guidarli… una volta che mi fossi fatto convincere da te, li faresti uccidere tutti dai tuoi neonati e daresti Bella in pasto a Victoria. No, mai: io resto accanto alla mia famiglia.
   Un silenzio pesante seguì le mia parole.
   - Ne sei proprio sicuro, Jasper? – bisbigliò la vampira mora, con voce seducente – Vogliamo vedere se è proprio il caso che ti rifiuti con tanta veemenza?
   - Ho già rifiutato, due volte. Per la terza volta: non verrò con te.
   Maria sorrise e riconobbi con orrore un sorriso che avevo già visto tanto tempo prima.
   Capii in anticipo cosa stava per succedere.
   - Quand’è così… - mormorò, serena.
   Il suo braccio si alzò e poi ricadde.
   Era il segnale.
   Victoria e i neonati si lanciarono all’attacco, ringhiando all’unisono. Noi partimmo alla carica per rispondere all’assalto e un possente ululato annunciò l’arrivo della retroguardia, i nostri alleati licantropi. Vidi un lampo d’incertezza negli occhi di Maria e questo mi riempì di soddisfazione. Atterrai in men che non si dica un paio di neonati, vidi Eleazar fare lo stesso con altri due, vidi Kate correre e far crollare a terra, come fulminati i nemici che incontrava. Udii il grido di battaglia di Garrett, che si lanciava coraggiosamente nella mischia, in aiuto di Edward, che stava facendo a pezzi una nemica. Vidi Alice, Gabriel, Rosalie ed Emmett circondare Bella e impedire a chiunque di avvicinarsi a lei.
   Grazie ragazzi… pensai infinitamente sollevato.
   I lupi ci raggiunsero.
   La bellissima, argentea Leah superò tutti i suoi compagni e spezzò le ultime file dell’esercito dei neonati, che cercavano ancora di rimanere uniti. Jacob e Sam la seguivano a ruota e bastò la loro presenza a seminare il panico tra gli avversari.
   In preda all’euforia lanciai un urlo e corsi il più velocemente possibile da una parte all’altra del campo di battaglia, per cercare di aiutare chi dei nostri ne aveva bisogno.
   Ad un certo punto vidi Victoria, sola, nel bel mezzo di quel putiferio. Sembrava smarrita e molto meno spavalda di prima.
   - Ehi, rossa! – urlai, correndo verso di lei  – Lo sai che sono stato io a uccidere James?
   Victoria si volse verso di me e mi guardò stralunata.
   - Proprio così! Io, sono stato io! Non Edward! Mio fratello l’ha solo allontanato dal corpo di Bella!
   La vampira si mise in posizione di attacco, ringhiando minacciosamente. Bene, era proprio quello che volevo: almeno ci saremmo liberati di lei. Cominciai a girarle intorno, velocemente, continuando a provocarla, mentre attorno a noi, amici e nemici combattevano gli uni contro gli altri:
   - Non lo sapevi, vero? Volevi uccidere Bella e magari anche Edward, vero? Invece non ucciderai Bella e te la vedrai con me! Perché sono io il compagno di Bella e sono io che ho ucciso James!
   Victoria si lanciò all’attacco con un urlo disumano e io, che non aspettavo altro, fui pronto a risponderle.
   Era veloce, la rossa e molto agile. Si batté eroicamente, come una furia, anche se sapeva di non avere scampo, ero un avversario troppo forte per lei. Provò in ogni modo di attaccarmi e solo quando si vide davvero in difficoltà cercò una via di fuga, senza però riuscire a trovarla. Più volte l'atterrai e poi finsi di lasciarla andare, solo per atterrarla di nuovo. Usai anche il mio potere per destabilizzare ulteriormente le sue emozioni: le causai paura, nervosismo, esasperazione, tutte cose che peraltro meritava, dato che lei stessa le aveva causate a noi, ingiustamente. Ad un tratto riuscii a staccarle un braccio, poi anche l'altro e a quel punto, per lei non ci furono più speranze. Era stato uno scontro talmente rapido da sembrarmi deludente e tuttavia non riuscii a spiegarmi il suo sorriso snaturato, che colsi proprio nel momento in cui l’afferravo per il collo, pronto a tirare.
   Quando il sorriso si trasformò in una vuota risata pensai che forse, dopotutto, era completamente impazzita.
   Non ci misi molto a staccarle la testa, facendo morire per sempre i suoi bei capelli rossi.
   Il primo fuoco a divampare nel campo di battaglia fu proprio per Victoria.
   In quel momento sentii dei suoni diversi da prima.
   Urla di terrore nel nostro schieramento...
   Mi guardai intorno, cercando di capire cosa stesse succedendo e non tardai a scoprirlo.
   Ecco perché Victoria rideva... compresi all’improvviso, orripilato.
   Da sud, altri neonati avanzavano verso di noi.



Ehm , buonasera!
Visto? Sono tornata anche prima del previsto!
Questa battaglia, che spero vi sembri avvincente (io del mondo militare ne so molto poco...) durerà ancora, come potete ben intuire... mi spiace lasciarvi in sospeso come al solito, adesso mi odierete tutti a morte, lo so, ma che ci posso fare, mi piacciono troppo i colpi di scena!
Non dico altro, stavolta, chiacchiererò un po' di più a battaglia conclusa, per oggi mi limito a ringraziarvi tutti e a mandarvi un abbraccio affettuoso!
Aggiornerò in settimana, spero!
Un bacione, vi voglio bene
Niniane

   
 
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