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Autore: ethelincabbages    07/05/2012    9 recensioni
E finalmente abbiamo finito di contare. Buon Compleanno Lo’ e Happy Birthday-A a purpetta98 :P
La flash partecipa al contest Welcome to London, indetto da Calypso sul forum di EFP, c’è ancora Hermione, c’è ancora Harry e c’è ancora Teddy, i suoi dentini,la notte e l’alba. E Kensignton Park Gardens.

I genitori di Hermione, ogni volta che da bambina non riusciva ad addormentarsi, la portavano a passeggio per la città. Quando Teddy, in piena notte, piange a dirotto a causa dei nuovi dentini, per Hermione una passeggiata nel parco sotto casa è l’unica soluzione. Sostenere Harry nel prendersi cura del figlioccio potrebbe diventare il miglior modo per aiutar se stessa.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Delusions of Granger & Potter'
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E finalmente abbiamo finito di contare. Buon Compleanno Lo’ e Happy Birthday-A a purpetta98 :P
La flash partecipa al contest Welcome to London, indetto da Calypso sul forum di EFP, c’è ancora Hermione, c’è ancora Harry e c’è ancora Teddy, i suoi dentini,la notte e l’alba. E Kensignton Park Gardens.
 
Titolo: Once upon a night
Autore: jaybree88
Fandom: Harry Potter
Genere: Fluff, Slice of life, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: //
Conteggio parole: 722 (Word)
Introduzione: I genitori di Hermione, ogni volta che da bambina non riusciva ad addormentarsi, la portavano a passeggio per la città. Quando Teddy, in piena notte, piange a dirotto a causa dei nuovi dentini, per Hermione una passeggiata nel parco sotto casa è l’unica soluzione. Sostenere Harry nel prendersi cura del figlioccio potrebbe diventare il miglior modo per aiutar se stessa.
Betareading: Sì. L'inestimabile Kukiness (<3 <3<3)
Note: L’abitazione dei Granger si trova al numero 28 di Kensington Park Gardens. No, non l’ha deciso la Rowling, l’ho deciso io. E niente riuscirebbe a farmi cambiare idea ora. (Non è che serva per capire la fic, ma serve un po’ per focalizzare la zona di Londra). Le notizie su Dickens le ho estrapolate da quel librone gigante che è London, The Biography di Peter Ackroyd, che sono felice di aver potuto riutilizzare prima di lasciarlo ammuffire in libreria. La frase finale, sempre per gentile informazione di Ackroyd, era l’espressione che il guardiano della città usava per salutare l’alba.

 


Once upon a night

Il vento che fa tremare i fiori di lavanda e le foglie di faggio. Il respiro pesante che gonfia il pancino di Teddy contro il petto di Harry. È tutto quello che riesce a sentire.
Casa. Hermione abbassa lo sguardo sul viso finalmente sereno di Teddy. Qualche anno prima, una panchina come quella, forse la stessa, Ladbroke Square Garden, una notte come quella, una bambina infaticabile e un papà con le braccia forti e il sorriso stanco.
Harry sta ancora cullando Teddy, forse neanche se ne rende conto, gli accarezza piano la testolina. Sa abbracciare, Harry, e sa anche tenere ben saldo un bambino. Proteggerlo. Casa.
“Non credevo fosse così difficile tenerlo con me per una notte,” bisbiglia, sembra avere ancora un po’ paura che Teddy possa svegliarsi e scoppiare a piangere, piangere, piangere, come qualche minuto prima.
“È normale che i dentini gli diano fastidio in questo momento.” Le viene naturale passargli una mano sulla frangettina blu notte e sistemargli le orecchie di coniglietto del giubbotto. Anche il ciuffo di Harry andrebbe rimesso a posto.
 “Disse la figlia del dentista,” ridacchia lui, ma poi si morde il labbro.
Le dita di Hermione si bloccano  e si ritraggono, si stringono contro il palmo, forte. È come se cercassero di scacciare via ricordi troppo dolci e troppo facili da rievocare.
“Mi spiace, so che non-,” prova a correggersi Harry, sistemando Teddy sull’altra spalla.
“Harry,” Hermione tira su le labbra a mo’ di sorriso, “dovresti smetterla di scusarti per qualsiasi cosa.” Non è colpa di Harry se la memoria non sempre profuma di lavanda, di notti fresche, di strade larghe, parchi silenziosi e bambine con i denti larghi. Non si torna indietro, superato il limite, non si torna indietro.
La mano di Harry le copre il pugno. È grande, ruvida e impacciata. “Non credo di averti mai ringraziato per aver preso me e Ron qui con te. Aspetta, aspetta. Conosco la storia ‘l’ho fatto per me, non per voi’, è quella che uso sempre io, ricordi? E ti credo, ma be’, comunque, grazie.”
Hermione tira un sospiro e scuote la testa. Riuscirebbero a vivere separati dopo tutto quello che hanno condiviso? Riuscirebbero a sopravvivere l’uno senza l’altro? Potrebbero tornare nell’incubo di Grimmauld Place o nella confusione della Tana? Avrebbe lei la forza di abitare la casa della propria infanzia completamente da sola? Dovrebbe controbattere, argomentare la propria tesi di totale egoismo, ma Harry le stringe la mano, ruvido, grande, impacciato, e Teddy riposa piano. Ricambia la stretta della mano e si china sulla spalla di Harry. “Prego.” È tutto quello che può rispondergli.
“Charles Dickens era solito passeggiare per Londra di notte. Aveva bisogno di sentirsi rassicurato del fatto che la sua città fosse sempre lì, qui, solida e tangibile, silenziosa, infinita e presente.”Sente la spalla di Harry tremare sotto la sua guancia: sta ridacchiando. Gli pizzica il braccio per dispetto. “Quando ero nervosa perché, per caso, il rastrello di Carrie Stilton al parco giochi le aveva strappato il vestitino nuovo color lillà, o quando, sempre per caso, il portone d’ingresso della mia scuola diventava blu mare, mio padre mi portava qui e là, dove di giorno brulicava di gente e di notte gironzolavano solo un paio di poliziotti e qualche coppietta d’innamorati, ogni tanto veniva anche mia madre, e mi raccontavano di Londra, di Dickens, e della sua città immensa e taciturna. E tornavo serena.”
Harry corruccia la fronte, continua a tenerle la mano, si sposta piano per disturbare Teddy il meno possibile. “E andiamo. Finiamo la nostra passeggiata.” Oltre gli appartamenti di Kensington Park Road il blu si è schiarito e velato di rosso. “Guarda laggiù, è quasi l’alba.”
C’era una volta un bambino con dei bei denti bianchi, un paio di occhiali tondi, una cicatrice a forma di saetta sul sopracciglio destro. Era un bambino allegro, ma nessuno gli aveva mai detto: “Ti voglio bene.” Aveva bisogno di qualcuno che lo abbracciasse.
C’era una volta una bimba con tanti capelli ricci, ricci, ricci, un nasino impertinente, un sorriso da nascondere dietro un librone di favole. Amava scoprire le cose e credere nella magia, ma nessuno voleva mai imparare cose nuove insieme a lei. Aveva bisogno di qualcuno da abbracciare.
Braccia forti e sorriso stanco. Casa.

God give you good morrow, my master, past five o’ clock and a fair morning.

 
 

   
 
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