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Autore: Mana    29/11/2006    76 recensioni
Morgan viene abbordato in spiaggia da un affascinante sconosciuto che considera un po' grande per lui... e se le avventure estive non fossero fini a se stesse? Quante cose si nascondono dietro a ciò che ognuno di noi mostra agli altri ogni giorno?
[Se tu volessi fidarti di me...]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prima volta che vinco con una poesia che mi hanno anche pubblicato, e mi sono decisa a pubblicarla anche qui, spero vi piaccia
Note dell'autrice: revisionata e corretta, questa storia che ormai ha parecchie primavere alle spalle, essendo stata iniziata nel lontano 2006. Questa storia parla dell'amore tra due uomini, di cui uno temporaneamente minorenne. Non c'è nessuna base di verità in questa storia; il tutto è solo e semplicemente frutto della mia fantasia... ogni riferimento a cose o fatti realmente esistenti è puramente casuale. Non c'è pretesa di veridicità né di verosimiglianza, tutto è puramente e completamente fittizio. In ogni capitolo segnalerò il nome del personaggio il cui punto di vista dominerà il capitolo. Ho riunito le tre parti in tre macro capitoli, sistemando anche le recensioni. Vorrei ringraziare chi, nel corso degli anni, ha commentato la storia aiutandomi a continuarla o anche chi semplicemente è passato per una lettura.
 
Fidati di me... ti prego!

Prima parte
 
Capitolo 1
Un'estate interessante (Morgan)
Appunto. Uno luglio.
Quasi non ci credo di essere qui, solo, in spiaggia, tra la sabbia bollente e il sole che mi brucia la pelle. Per di più i capelli sciolti, fin troppo lunghi, mi fanno sentire il collo madido di sudore. Non mi sono portato neanche l'asciugamano, per quanto fa caldo oggi... però mi sto cuocendo! Ah, giusto, la crema solare... la cerco, ma non la trovo. Ma cavoli, non ce l'ho!
«Qualcosa non va?»
Mi giro, e che mi trovo davanti? Un tipo che avrà un po' più di vent'anni credo. Capelli castano chiaro, sorriso apparentemente dolce... si è seduto accanto a me, non troppo vicino, e mi osserva in attesa della mia risposta.
«No... ecco, io mi sono dimenticato la crema solare...»
Sorride ancora. Cavoli se è bello! Senza esitare infila la mano nella sua sacca, scrutando l'interno, cercando finché trova la sua crema.
«Ecco, tieni. Stai già diventando rosso sulle braccia e in faccia...» dice porgendomela.
«Grazie, io credo di averla dimenticata...»
Restiamo in silenzio per un po', intanto che mi spalmo la crema. È già un sollievo così, anche se ormai sono già cotto a puntino direi... sospiro e gliela rendo, ringraziandolo e sentendomi un po' a disagio.
«È un piacere. Io sono Alan, piacere. Tu come ti chiami?»
Cavoli, ha una bella voce. E poi mi sta parlando. Cioè, vuole fare conversazione?! Con uno come me?!
«Morgan, piacere...» sorrido come a stringergli la mano. «Quanti anni hai?»
«Beh... tu quanti me ne dai?»
«Direi, venti, venticinque...»
«Sì, venticinque. E tu?»
Improvvisamente mi sento un po' intimorito. O forse solo in imbarazzo, perché mi sento piccolo... effettivamente però lo sono.
«Quindici.»
«Ah...»; sembra un po' stupito. «Te ne davo un po' di più... do fastidio se resto qui? Sono solo oggi...»
Non riesco a immaginare minimamente come un tipo del genere possa essere solo.
«Anche io. Tu come mai... ?»
«Immagino sia perché cerco ogni giorno di conoscere gente nuova...» sorride. «Sai, in genere mi stanco di avere attorno sempre le stesse persone...»
«Beh... viaggi molto?»
Mi mette un po' agitazione pensare che sto parlando con un tipo tanto bello. Un po' più pensare che lui sta parlando a me, veramente. All'improvviso penso a mio padre e mi sento un po' in colpa, ma scaccio all'istante questa sensazione fastidiosa che mi spinge a grattarmi un po' la base del collo.
«Mh... non proprio, ma mi muovo. Diciamo che mi capita di cambiare abbastanza spesso posto a causa del mio lavoro... senti, ti dà fastidio se fumo?»
«No... prego...»
Sembra piuttosto vago... beh, se non vuole spiattellare tutti i fatti della sua vita al primo sconosciuto, lo capisco. Il fumo mi dà un po' fastidio, ma lui tiene la sigaretta dall'altra parte, con la mano destra... relativamente lontano da me. Mi sento affascinato a guardarlo mentre aspira il fumo lentamente... ma lo guardo di sfuggita, altrimenti che penserà?
«Tu come mai sei solo? L'altro giorno giurerei di averti visto in spiaggia dieci metri più in là con un paio di amici...» butta lì casualmente.
Cavoli, mi guardava?! Cioè... mi avrà notato, no? Mi sento il cuore che batte all'impazzata mentre lotto per rispondere normalmente, con calma. «Sì... ecco, loro si sono spostati un po' più in là in effetti, e io ho preferito restare più in qua invece... per loro va bene, tanto siamo comunque a dieci passi, e ci vediamo più tardi...»
Ad un tratto apre un po' di più gli occhi, e sembra ricordarsi di qualcosa. Spegne la sigaretta nella sabbia.
«Senti, io devo andare, mi sono ricordato di un impegno... però mi farebbe piacere qualche altra volta parlare con te qui in spiaggia...»
Non ha buttato la sigaretta nella sabbia, quando si è alzato; non l'ha fatto... non so perché non riesco a non pensare a questo particolare...
«Se sono solo? Cioè, voglio dire...»
Arrossisco pensando... proprio quello che sto pensando. Come mi vengono in mente certe cose?! Dannazione a me e a quando parlo senza pensare...
Ma lui non sembra farci caso; anzi, sorride.
«Sì, certo» mi risponde infatti tranquillissimo, poi abbassa la voce sporgendosi verso di me... «se sarai solo.»
Mi sorride un'ultima volta facendomi sentire ancora più in imbarazzo, poi mi saluta con un ultimo cenno della mano, e chissà perché noto che non ha anelli... poi si volta e sparisce.
Mi sento il cuore a mille e una strana sensazione nello stomaco. Cioè, forse mi sto montando la testa, ma sembrerebbe che quello mi abbia messo gli occhi addosso! Ha una voce così sensuale... da brividi. Sorrido come uno stupido, poi sospiro e mi ripeto che se voglio rivederlo devo solo convincere di nuovo i miei amici che io resto in quella zona... solo...
I miei genitori mi lasciano libero l'estate. Sanno che non potrei vivere rinchiuso anche quei pochi mesi di libertà che ho, e mi mandano con i miei amici, quelli che mi invitano al mare. Come spesso succede, sono venuto anche quest'anno qui con Mark e Claude, che sono cugini fra loro.
Mark è mio compagno di classe dalle medie, ci conosciamo abbastanza bene, anche se, detta sincera, non la definirei un'amicizia di quelle da affidare tutto all'altro... Claude è il cugino, mica lo conosco più di tanto. Abbiamo legato superficialmente durante le vacanze, come fanno due ragazzi della nostra età, due ragazzi normali.
Qui ritorna sempre mio padre, ma non mi va di pensarci, quindi scaccio il pensiero con un'alzata di spalle. Questo è il momento di godersi le vacanze, che neanche sono iniziate e già si fanno interessanti...
La sera trascorre tranquilla, mangiamo tutti e tre leggero, il padre di Mark è fuori da qualche parte con la moglie. Non si preoccupa a lasciarci, lo sa che non gli sfasciamo la casa! Dopo cena usciamo un po' sul lungomare, nello stesso tempo cercando qualche locale carino. Mark e Claude ne adocchiano subito uno, e mi chiedono se mi va di entrare.
«Ragazzi, io farei un po' ancora un giro sul lungomare, se permettete.»
«Dai, Morgan, se resti dobbiamo stare con te...»
«Perché? Dai tu piuttosto, entrate! So badare a me stesso, non preoccupatevi... vado a farmi un gelato più in là e torno qui a riprendervi!»
«Ma sicuro? Anche oggi, in spiaggia, mi sono sentito un po'... non so, a disagio a lasciarti solo. In fondo sei ospite...»
«Mark, non farti problemi per me okay? A me è rimasta un po' di fame perché stasera non abbiamo mangiato poi tanto...»
«Okay, ma hai insistito tu... vieni presto, mi raccomando. E non rimpinzarti troppo se no ingrassi!»
Ride un po', poi sparisce col cugino nel locale. Ovviamente scherzava, non fa che ripetermi quanto io sia troppo magro. Mi guardo un po', ma sentendomi imbecille comincio a ridere mentre mi avvio per il lungomare.
Come ho annunciato ai miei, chiamiamoli compagni, faccio un giro verso i bar, indeciso tra frittura e gelato. Sono ancora fermo e indeciso quando sento una voce vagamente familiare dietro di me, e oserei aggiungere, leggermente sensuale...
«Posso offrirti qualcosa?»
Mi giro. Sorriso. Eccolo lì, Alan. Bello, bellissimo, forse interessato a me... e terribilmente più vecchio di me di dieci anni. Cioè, non lo definirei mica vecchio. Solo, più grande. Cazzo, me e le mie seghe mentali.
«Ecco, non so...»
Alza un sopracciglio, mentre sorride per metà.
«Non sai?!»
«Cioè...» mi affretto a rispondere un po' nervoso, «cioè... io non avevo ancora deciso... ma penso che prenderò qualcosa di fritto. Ho voglia di qualcosa di caldo.»
«Bene, e posso offrirtelo, vero?»
E figuriamoci. Neanche mi fa rispondere che già me lo sta comprando. Balbetto qualcosa che dovrebbe essere un grazie senza riuscire a guardarlo, poi mi fa segno e usciamo fuori, sedendoci sul lungomare a mangiare. Stranamente mentre mangiamo non parliamo; sono contento. Finiamo quasi in contemporanea, buttando poi i fazzoletti nella spazzatura più vicina. Seguendolo, un po' incerto, mi siedo di nuovo accanto a lui.
«Mi tieni compagnia ancora un po'?» chiede con quella voce bassa e sensuale.
Cerco di non agitarmi.
«Sì, mi pare il minimo... grazie.»
«Macché, dai. Se ti dà fastidio la mia compagnia, non mi va che stai qui, anche se ti ho offerto lo spuntino.»
Mi chiedo come faccia ad essere così spontaneo e diretto.
«No, ecco, mi fa piacere...» rispondo senza guardarlo. In realtà mi sento un idiota, ma allo stesso tempo sono contento. «È solo che ho detto ai miei amici che li avrei raggiunti e non vorrei farli preoccupare...»
«Okay, allora ci si becca.»
Si alza e sorride, facendo per andarsene.
«Domani?»
Maledetta mancanza di buon senso che mi ritrovo. Ma mi sento il sangue che pulsa incredibilmente dentro, e non voglio perdere tempo a imbarazzarmi.
Mi pare di averlo stupito, ma è solo un attimo. Poi sorride, di nuovo, con quel suo bel sorriso, devo dire.
«Certo, in spiaggia.»
Poi si volta e riprende la sua strada.
Non mi ero mai svegliato tanto presto d'estate. Eppure alle otto in punto sono già in spiaggia, nella speranza che anche Alan sia mattiniero. Ma di lui neanche l'ombra per ora. In effetti, non so praticamente niente di lui. Ieri quando sono tornato da Mark e Claude mi hanno chiesto se fosse successo qualcosa.
«Ho mangiato qualcosa.» ho detto io.
Però mi hanno guardato strano, perché sorridevo.
«Tu non ce la racconti giusta!» ha affermato sicuro Mark, sghignazzando un po' con Claude.
Ma poi per fortuna hanno lasciato cadere l'argomento.
Possibile che Alan mi piaccia già così tanto? Eppure cosa so di lui? Vediamo un po'... alto, capelli castano chiaro, occhi castani, magro ma non troppo, diciamo in forma. Fisicamente. Invece per il resto... sorriso carino, Alan di nome, okay, gli piace conoscere nuova gente, è gentile, fuma... forse viaggia, non saprei. Probabilmente. Un lavoro per cui si viaggia? Non ne ho idea... sono così concentrato su questi pensieri che non mi accorgo di un'ombra accanto a me.
«Ciao.»
Sussulto per la sorpresa.
«Cavoli, m'hai spaventato!»
«Oh... scusa, eh! A che pensavi tutto così assorto?»
Finalmente mi permetto di guardarlo meglio, con un piccolo broncio da finto offeso che lo fa sorridere ancora di più. È veramente stupendo. Cioè, ancora una volta mi chiedo che cosa possa mai volere. Cioè, se veramente ci sta provando con me oppure sta solo giocando, così, tanto per vedere se abbocco, e poi magari mi prende in giro. Abbasso il viso, passandomi le braccia ai lati delle ginocchia. Guardo il mare e respiro profondamente, assottigliando un po' gli occhi per la placida sensazione di calore che sento.
«Tutto ok?» Il suo tono è calmo, un filino sospettoso forse. «Hai la crema oggi?»
«No...»
Mi sento un po' deluso pensando che potrebbe essere venuto solo per portarmi la crema. E magari mi ha offerto quel calzone ieri solo come gesto amichevole, magari prendendomi come un amico o peggio come un figlio... anche se è troppo giovane per essermi padre. È anche un po' troppo lontano dalla mia età per essere mio fratello, mi dico...
«Sembri pensieroso oggi. Che hai in mente? Vuoi la crema... ?»
Sembra sinceramente interessato.
Respiro ancora profondamente. Quasi un sospiro, quasi.
«No, niente di particolare... ma se devo essere sincero... okay, la crema...»
Prendo la crema, mettendomela come ieri. Sembra una specie di rito, perché è già successo ieri. Lui arriva come se niente fosse, mi dà la sua crema... dannazione, perché penso sempre a queste cose nei momenti meno opportuni? Sono il solito maniaco, e devo essere pure arrossito, perché lo sento sorridere anche senza guardarlo.
«Sei un po' timido, vero?»
«Sì.»
Mi sento un idiota.
«Ma se devo essere sincero... poi non mi hai detto... cioè, non hai continuato...» dice fingendo disinteresse...
«Davvero, niente.» replico io seccamente.
Mi sento un po' disturbato dalla situazione. E non so neanche io il perché. E questo non mi piace. E Alan sembra quasi percepire il mio disagio, perché non sorride più come prima.
«Senti, se vuoi star solo... non voglio mica disturbarti.»
«No, nessun disturbo.» dico cercando di mantenermi calmo, mentre sono in realtà terribilmente teso. «Solo, mi imbarazza un po' questa cosa, ecco.»
«Cioè, io?»
Ora sembra più tranquillo anche lui. Meglio, però se ritorna a sorridere mi si aggroviglieranno di nuovo le budella, sul serio...
«Ecco sì.» Evito accuratamente di guardarlo. «Cioè, non so che dire...»
Sembra molto serio, ora che lo guardo.
«Okay, allora se vuoi sarò chiaro e sincero, così dopo decidi un po' tu cosa fare.»
Sono un po' combattuto dentro di me. Così gli toglierei un po' di mistero? Però vorrei sapere se davvero gli interesso. Ma non sono tanto sicuro di cosa fare... quindi, che faccio? Alla fine alzo le spalle, e rispondo con un tono altrettanto serio, guardandolo negli occhi.
«Sì, dimmi.»
Alan se la prende comoda, si accende una sigaretta, poi fissa il mare e dopo un paio di boccate si gira verso di me.
«Okay. Pensavo di abbordarti per un paio di sere e divertirci insieme. Se proprio devo essere sincero mi ha attratto quel bellissimo orecchino che tieni all'orecchio sinistro, e mi piacciono i ragazzi con i capelli un po' lunghi. Ancora più sincero: ammetto che forse, se non avessi avuto quell'orecchino, non ti avrei neanche notato. Però quando ho sentito quanti anni hai, ho pensato di lasciar stare. Poi ti ho visto ieri sera e siccome eri proprio carino ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente e ti ho offerto quello spuntino.»
Prende un altro paio di boccate di fumo lentamente, e mi pare sia un po' teso, o forse è solo una mia impressione, che mi sento mortalmente immobile, con lo sguardo fisso su di lui.
«Ieri sera mi hai detto che non ti dispiaceva la mia compagnia, e mi sono detto che forse un pensierino ce lo potevo fare su di te. Niente di male, sia chiaro. Lo faccio solo se con gente che mi vuole allo stesso modo.»
Io sono ammutolito e per più di un minuto non so che dire, perché il suo sguardo mi mette una certa apprensione.
«Beh... per me va bene.»
È stupito di nuovo. Non so dove ho trovato il coraggio, ma mi sento la testa in fiamme, per non parlare del viso. Però più lo guardo più mi sento meglio, anche se euforico dentro di me. Lui è davvero troppo, troppo bello... tanto che quasi non mi accorgo di star trattenendo il respiro.
Sorride, è bellissimo.
«Sicuro? Se non l'hai mai fatto, magari preferirai qualcun altro, tipo qualcuno della tua età...»
Ma nonostante le parole sento una certa speranza dietro al suo tono. O sono io che mi immagino tutto?
«No, sono sicuro... quando ci vediamo?»
 
Capitolo 2
Una storia che non è proprio una storia (Morgan)
Apro gli occhi, svogliatamente. Non ho per niente voglia di alzarmi. Sono steso di lato, proprio nel modo in cui solitamente dormo. Ma sento subito qualcosa di diverso. Provo ad alzarmi con la testa che pulsa, e sento una fitta un po' più giù... cazzo, come ho fatto? Sono stato praticamente con uno che conosco da neanche due giorni... trattengo un gemito mentre sento parlare nella stanza accanto... striscio a terra fino all'uscio della porta facendo meno rumore possibile, cercando di sentire che si dice... 
«Tieni, te le ho portate. Quelle che mi hai chiesto. Sicuro di star bene?»
«Sì, certo, non ti preoccupare.» È Alan. «Sto magnificamente, quest'anno. Sono contento che sei qui, avevo voglia di vederti.»
«Davvero? Devi dirmi qualcosa?»
Chi è questo? Anche se non dovrei, mi sento a disagio a sentirlo parlare... 
«No, tranquillo, solo che fa piacere rivedere un amico ogni tanto... soprattutto se sei tu.»
Mi sembra di sentirlo sorridere da qui. Chiudo gli occhi e lo vedo, mentre sorride, alla luce del sole, in pieno giorno... butto uno sguardo al letto e vedo il disordine assoluto. Ma non sono affatto pentito... cioè, forse... 
«Chi hai di là? C'è qualcuno vero? So che questo è il tuo orario preferito per farlo...»
«Mh...»
Alan e quell'altro parlano di me?! Improvvisamente mi sento avvampare, e non certo per il caldo.
«Dai, almeno dimmi qualcosa. Ci sa fare?»
«No, è un principiante.»
Mi sento un po' la nausea a sentire queste parole. Anche se è vero.
«Davvero? Quanti anni ha?»
«Mh...»
Alan forse non sa cosa dire... 
«Dai Alan, dimmi...»
Ma perché cavolo insiste?! Non potrebbe farsi i fatti suoi, dico io?
«Quindici.» Ecco, gliel'ha detto... 
«Cosa?! Sei pazzo?!» Ha alzato un po' il tono, quello là... poi si controlla quando Alan gli fa notare che in effetti sono piuttosto vicino. Mi sento un brivido a pensare che potrebbero anche decidere di venir qui... «Alan, sei pazzo? Da quanto lo conosci? Non dirmi che ci stai insieme...»
Dovrei fare schifo solo perché ho quindici anni? Mi sento sempre più ostile verso quel tipo. Perché Alan ci parla? Poi sento che ha ripreso...
«Senti, lo conosco da ieri, a malapena so come si chiama. Era carino e consenziente, niente di più. Non è stato granché, prevedibilmente anche. Tra un po' lo sveglio e lo mando via. Non ho storie serie da più di tre anni, lo sai...»
Okay, mi sento di merda. Okay anche che non dovrei, però... ho sentito abbastanza. Mi trascino sul letto e mi stendo a pancia in giù. Mi sento un paio di lacrime, ma chi se ne importa. Chiudo gli occhi, e stranamente mi addormento. Subito.
---
A svegliarmi è una mano che lenta, quieta e tranquilla mi accarezza i capelli, spostandomeli verso destra e lasciandomi quindi il collo scoperto. Poi mi sento il suo fiato addosso mentre sussurra.
«Ehi, bell'addormentato...»
Mi sento un brivido e cerco di rispondere ma mi esce qualcosa di indecifrabile che non saprei dire neanche io. Riesco solo a pensare alla sua voce, così bassa... 
«Dai, alzati, è tardi. Non devi tornare dai tuoi amici?»
Improvvisamente mi sveglio. Cerco di alzarmi cautamente ma mi sento piuttosto a pezzi. E mi ricordo quella conversazione di prima, quindi mi scosto un po', alla sua sinistra, sempre restando sulla pancia, ma poggiandomi sui gomiti.
«Come stai? Cioè... scusa, forse sono stato un po' brusco prima...»
Si accende una sigaretta. Mi sembra di poter ipotizzare che lo fa quando è nervoso.
«Ora... non ci rivedremo più?»
Domanda sbagliata. Sbagliatissima.
Infatti distoglie lo sguardo, intanto fuma.
«Beh, non penso... senza offesa, ma ti avevo avvisato...»
«Certo, sì...» Ormai non mi resta che improvvisare, e le parole mi escono da sole. «Solo che praticamente non ci vedremo mai più alla fine dell'estate, quindi se passiamo un po' di tempo insieme ora, che c'è che non va... ? Cioè... lo so che non sono bravo... ma mi puoi insegnare... se vuoi.»
Abbasso gli occhi. A volte non so neanch'io da dove le tiro fuori queste cose, ma quando qualcosa mi attira tanto... e sembra proprio che io l'abbia stupito di nuovo, noto mentre ritorno a guardarlo per vedere la sua reazione.
Sembra anche indeciso.
«Mh...»
Sta veramente pensandoci? Seriamente? Mi sento euforico. Ma poi ripenso a quello che ho sentito e mi passa la gioia. In che guaio mi sto cacciando?
«Okay, Morgan. Ma niente sentimentalismi. E non tutti i giorni, certo...»
«Va bene.»
Sono il solito idiota che risponde senza pensare. Ma in questo momento non me ne frega niente. Devo essere completamente ammattito.
«Cominciamo subito?»
«Eh?!»
Mi sento salire un certo panico. Poi però lo vedo ridere, è bellissimo.
«Scherzavo. Non sono un maniaco...»
Improvvisamente mi viene un pensiero che butto subito fuori.
«Ti senti un maniaco a farlo con uno di quindici anni?»
«Beh, non sono proprio tranquillissimo, se devo esser sincero... capiscimi. Non l'avevo mai fatto con un minorenne e sei anche sotto l'età del consenso... cioè, in teoria credo di essere proprio un maniaco!»
Rido, e ride anche lui, e come pensavo anche la sua risata è bella. Ora l'atmosfera è più leggera, e mi sento anche meglio. Con un piede gli tocco una gamba e lo guardo, finché non ricambia. Mi sento arrossire fino alle punte dei capelli...
---
A svegliarmi è una mano che lenta, quieta e tranquilla mi accarezza i capelli, spostandomeli verso destra e lasciandomi quindi il collo scoperto. Poi mi sento il suo fiato addosso mentre sussurra.
«Ehi, bell'addormentato...»
Questa situazione non mi è nuova... cazzo, mi sono addormentato di nuovo dopo averlo fatto! Mi tiro subito a sedere, nonostante ora sia ancora più a pezzi che prima... 
«Oh, Alan, scusa...» Mi sento di nuovo un cretino, e cerco di balbettare qualcosa, anche se non so proprio che dire. «Ecco, io...»
«Shhh, non dire niente. Tutto okay.»
Si sporge un altro po' verso di me e comincia a massaggiarmi la schiena, i fianchi... che mani stupende.
«Grazie...» Continua così per un tempo che oserei dire sfiori il quarto d'ora. Mi sento molto meglio, rilassato. Mi sento ancora un bambino, o forse sarà colpa sua? Cioè, della sua presenza, perché è più grande, non altro. «Io ora vado. Ci vediamo ok? Ciao...»
Sono un po' incerto, ma non mi resta altro da fare. Mi guarda mentre mi rivesto e mi sento un po' in imbarazzo. Calma, mi dico. Per fortuna lui si è coperto con un lenzuolo... è bellissimo, non potrei mai pensare che sia un maniaco... al massimo quello sono io. Mi sento in fiamme.
«Ti sei incantato a guardarmi?»
Ecco. Solita figura di merda.
«Scusa...»
Riprendo a vestirmi, stavolta più in fretta, senza guardarlo minimamente. Mi sembra di sentirlo sorridere... 
Mi accingo a uscire, ma all'improvviso mi sento premere contro la porta mentre Alan accosta le labbra al mio orecchio sinistro...
«Voglio che ci vediamo domani... ti cercherò in spiaggia...»
La sua voce è così seducente, mi sento percorrere da mille brividi...
«S-sì, okay...»
Mi sento il cuore alle stelle. Mi giro e ci baciamo... lui è più alto di me. Abbastanza più alto... mi sento completamente nelle sue mani. Poi il momento però passa, e finalmente ci separiamo.
Finalmente?! No, volevo dire purtroppo. Chissà che avevo in mente quel momento. In realtà è stato bello... okay, in questo momento sono sicuro che non sono affatto pentito. Mi sento affiorare un sorriso idiota, poi ripenso a tutta la situazione e non ho poi tanto da rallegrarmi, mi dico. Tranne che avrò un bel po' da fare quest'estate... sempre questi pensieri, che razza di maniaco che sono... 
«Ciao, Morgan. Dove sei stato fino a ora? È ancora presto per andare in spiaggia...»
Mark. Sorrido, in fondo si è solo preoccupato.
«Beh, avevo trovato un bel bar, e ci ho passato un po' di tempo, tutto qui.»
«Temevamo quasi che fossi andato in spiaggia a suicidarti! Col caldo che fa!» dice Claude.
«No, tranquilli...» mi sento sogghignare pensando a quel che invece ho fatto. «Tutto okay, davvero. Non volevo che vi preoccupaste...»
«Certo, certo. Mica Morgan è prigioniero, è ospite!» Mi sorprendo un po' a sentire il padre di Mark. «Magari ha trovato una buona compagnia... e se vuole uscire solo va bene, basta che non si cacci nei guai...»
Inaspettatamente, cavoli, mi fa l'occhiolino.
Arrossisco improvvisamente consapevole che praticamente ci ha beccato in pieno su tutto. Soprattutto con il fatto che mi sono cacciato nei guai. E sudo freddo, anche se cerco di mantenere un minimo di calma per rispondere, con non proprio soddisfacenti risultati.
«Grazie, signore. Ecco, sì, penso di sì...»
Gli altri cominciano a fissarmi sbalorditi, Mark e Claude. Poi, passato il momento, cominciano a farmi mille domande, dalle quali mi libero chiudendomi in bagno. Ho proprio bisogno di lavarmi, così decido che una bella doccia fredda è la cosa migliore... ma ancora mi sento dietro la sua voce che sussurra...
---
È passata una settimana. E fa sempre più caldo. Le cose vanno piuttosto bene, cioè, meglio di quanto avrei mai pensato. Ah, Alan. È perfetto, ora andiamo nel suo posto... cioè, in spiaggia, mi porta dalla sua parte, ancora un po' più lontano dai miei amici. Praticamente siamo sempre soli però. Ovviamente in spiaggia non mi sfiora neanche, mi guarda e basta, e ogni tanto sorride. Ma giurerei che è sul punto di liberarsi di me.
Questa settimana ci siamo visti praticamente tutti i giorni. Non che mi dispiaccia. È stato lui a venirmi a cercare. Io pensavo che l'avrei visto poco, e invece... stavolta è stato lui a sorprendermi. Ho provato a chiedergli se la sera cerca qualcuno, ma ha sorriso senza rispondere. Mi è un po' dispiaciuto, anche se non so perché. In fondo non stiamo mica insieme... 
Le cose vanno meglio, sto bene insieme a lui. Cioè, insomma... anche in quel senso, però mi piace pure la sua compagnia. È piacevole e mai invadente. Però non parliamo praticamente di niente di serio. Dopo che lo facciamo mi fa un sacco di complimenti sussurrandomeli sul collo... proprio come il primo giorno. Mi sembra un sogno bellissimo; cioè, è lui che è un sogno!
Ho convinto i miei amici, ma soprattutto il padre di Mark, a farmi mangiare fuori, per lo meno all'ora di pranzo. Mi danno sempre dei soldi... troppo gentili. Dopo pranzo sto con Alan, nella sua casa. Me l'ha detto dopo un po' di giorni, che quella casa era proprio sua. Però mi ha anche chiesto di non andarlo a cercare lì; se non sono con lui praticamente per me è zona vietata.
Finalmente la smetto di pensare. Mi è impossibile pensare a qualcosa mentre Alan si muove sopra di me, mi fa dimenticare tutto, tutto quello a cui non voglio pensare... e sarà perché ho quindici anni, ma è tutta la mia vita. Sbuffo quando si sposta, stavo così bene... anche se pesa, non mi da fastidio. Ogni tanto resta su di me ad accarezzarmi i capelli... oggi no.
«Tutto ok?» gli chiedo.
«Sì.»
Si accende una sigaretta, tenendola lontano da me. È nervoso.
Però, perché sento il bisogno di sapere che cos'ha?
«Non mi sembri molto tranquillo...» Domanda sbagliata? Forse. Mi sembra arrabbiato... ha aggrottato la fronte e mi fissa storto. Ops... speriamo che non mi cacci via a pedate... «Scu-scusa...»
Ma Alan non sembra farci caso.
«È una cosa da niente, non ti preoccupare...»
Sento il mio respiro calmarsi un po'... mi giro di fianco per guardarlo meglio... è davvero bellissimo, cazzo. Non voglio che pensi che sono una specie di moccioso appiccicoso, quindi dopo poco mi giro completamente sulla pancia abbracciando il cuscino sotto di me, affondandoci il viso... sentendo il calore in un certo senso rassicurante dei miei stessi capelli sul collo.
Sto quasi per appisolarmi di nuovo quando sento Alan che si sposta su di me. Evidentemente ha finito la sigaretta. Direi che gli piace toccarmi i capelli, scostarmeli... praticamente lo fa quasi sempre, ma forse è solo l'abitudine. Però mi mette sempre i brividi. Adoro questa sensazione. Non avrei mai pensato di potermi sentire così, è meraviglioso.
Prima che riesca a scivolare nel mondo dei sogni mi sveglia come suo solito parlandomi sul collo, ogni tanto dandomi qualche bacio dietro o di lato.
«Mor... gan...»
Mi sento sempre in paradiso quando si rilassa. Insomma, fa rilassare anche me con il suo atteggiamento. Mi lascio andare mentre ormai sono fin troppo sveglio, facendo però finta di essere ancora immerso nel languore... anche se, tutto sommato, un po' ci sto dato il caldo che fa!
Sembra proprio che questa sia una di quelle volte in cui Alan ha voglia di parlare... praticamente non capita quasi mai, a meno che non abbia da dire qualcosa di imbarazzante su quello che facciamo... e ovviamente, imbarazzante solo per me. A me non dispiace affatto sentirlo parlare... anche se capisco che è un po' impegnativo per lui.
«Non pensavo... che sarebbe... stato... così bello... con te...»
Cazzo. Come può uscirsene con queste cose, in questi momenti... 
«Mh...»
Non ho la forza né tanto la capacità di rispondere, così nascondo un po' la testa nel cuscino, senza far vedere quanto sono agitato in questo momento, e mi concentro solo sulle sensazioni che sto provando.
Per fortuna il momento passa, e possiamo parlare liberamente. Cioè, più o meno. Mi è rimasto addosso... e non sono proprio tanto tranquillo, nonostante il rilassamento fisico che avverto... si alza un po' e riprende a parlare, accarezzandomi i capelli...
«Morgan...»
«Mh...»
Sono nervoso, perché? Lo conosco da una settimana... una... una sola settimana.
«Pensavo... tu di dove sei?»
Continua baciandomi il collo come prima.
«Di Hipyon... città idiota...»
Perché ora me lo chiede? Però, in un certo senso sono contento... 
Lui rimane in silenzio per un po'. Chissà che pensa.
«Tu di dove sei, Alan?»
Non risponde... beh, non mi aspettavo niente. Quando penso che proprio dovrei cercare qualcosa io da dire, mi sorprende e parla.
«Hipyon più che una città... secondo me è un paesino...»
Sento il cuore accelerare i battiti.
«Ci sei stato?»
«Sì... a giugno...»
Ora sembra un po' più reticente. Ma perché?
Purtroppo io sono sempre abbastanza curioso... anche se so che dovrei star zitto non riesco a fare a meno di pensarci, quindi dopo un po' riprendo a parlare. In fondo, è stato lui a cominciare.
«Perché?»
«Beh. Sai com'è... per affari.»
Affari? Che affari?
«Sei molto ricco... ?»
«No, figurati. Diciamo... per lavoro, okay? Mica se uno dice affari significa che è ricco...»
«E... mi puoi dire che lavoro fai?»
«Beh... io...»
 
Capitolo 3
L'inizio, seppur inconsapevole, di quello che sarà un supplizio (Alan)
«... sono un professore.»
Ecco, gliel'ho detto. Chissà perché poi sembra totalmente sconvolto.
«Ho iniziato da poco... insegno matematica, pensa un po'...»
«Ah...»
«Dai, riprenditi... non ci avresti pensato, eh?»
«Beh, in effetti no...»
Arrossisce... è davvero carino. Un pensiero mi sfiora, ma lo scaccio subito, perché in realtà non c'è davvero nulla di cui preoccuparsi, almeno per ora.
Gli accarezzo un po' quei bei capelli che ha; sembra subito più tranquillo.
«Alan?»
«Mh... ?!»
In qualche strano modo riesce a fregarmi, con le sue parole. O forse, con il suo viso...
«Cioè... mi chiedevo...»
Il solito tono... ma devo ammettere che sta migliorando...
«Sì, dimmi.»
«Ecco... come mai... cioè, avevi detto...»
Rido un po', è davvero divertente.
«Certo, ho capito. Beh, diciamo che ci ho preso un po' gusto con te. Ma se vuoi ci vediamo di meno...»
«No! Cioè... per me va bene così...»
In effetti è vero, non so neanche io perché ho deciso di frequentarlo così spesso. Ma non ci voglio pensare, lo conosco da una settimana, e ha quindici anni...
Soprattutto questo, ha quindici anni.
Ma ultimamente non riesco propriamente a controllarmi più di tanto. Sarà che sto così... mi sento un po' strano. In qualche modo sto cambiando, ma non saprei dire neanche io in cosa. Però, stranamente sono tranquillo con questo ragazzo.
«Alan, a che pensi?»
Rieccolo.
«Niente di importante...» rispondo, anche se non ne sono certo.
Cioè, non capisco quale sia il motivo, ma quando sono insieme a Morgan, è come se non contasse più nulla, sento un'insensata serenità...
«Alan... ?»
Certo che parla parecchio! Mi vien da ridere...
«Alan!»
«Che c'è?»
«Perché te la ridi sempre alle mie spalle?»
È troppo carino quando fa quel broncio.
«No, pensavo, dai! Dimmi pure.»
«Ecco, io...» No, ora ricomincia. Basta.
«Senti, Morgan, dimmi quello che mi devi dire e basta. Non puoi fare ogni volta così! Se vuoi dire una cosa, dilla!»
Abbassa gli occhi. Semplicemente, secondo me, dovrebbe essere più deciso.
«Scusa!»
Oh, in qualche modo sono riuscito a farlo uscire allo scoperto.
«Ma non è mica facile dire, chiedere se ti va...»
Oh... sorprendente.
«L'abbiamo fatto già due volte oggi...»
«Beh, scusa tanto!»
Si volta. Sì, immagino come si senta. Non posso fare a meno di abbracciarlo, baciarlo, accarezzarlo...
«Alan...»
«Dai, scherzavo...»
---
Anche se odio ammetterlo, soprattutto con me stesso, dentro di me, comincio a provare qualcosa per Morgan. O forse penso soltanto di cominciare a provarlo.
Sorride. È adorabile. Cazzo. E sta solo riposando. Però è sveglio, no?
«Morgan?»
«Sì?»
Voce tranquilla, rilassata. Ne deduco che è del tutto a suo agio. Totalmente diverso dai primi giorni.
«Che c'è?»
Ora guarda verso di me un po' accigliato.
«Niente, pensavo... e mi sono dimenticato che volevo dire.»
«Ah, ah...» ride.
Cazzo, sì che è carino.
Va bene, mi concedo un mezzo sorriso anch'io. Poi Morgan mi abbraccia. Roba da matti quanta confidenza abbia preso con me... okay, facciamo con il mio corpo.
Sospira. Chissà che pensa... no, non devo pensare a cosa pensa. Lo so, sono paranoico, mi devo calmare.. Però ora le cose sono diverse. Come la chiamo io? Astensione dai legami troppo seri.
Peccato che Paul lo chiami terrore dei sentimenti. Sì, okay, ma io non posso permettermeli...
«Usciamo un po'?»
Morgan interrompe i miei pensieri guardandomi.
«E dove andiamo?» domando incuriosito.
In questi momenti vedo quanto in realtà è insicuro. Quanta paura ha di sbagliare. Certo che non è pronto per un rapporto del genere, ha solo quindici anni! In che guaio mi sono cacciato?
«Beh... in spiaggia, no? È ora... cioè, se ti va...»
Odio lasciarmi intenerire, ma anche se non lo do a vedere, è proprio quello che succede.
Ma come sempre fingo indifferenza.
«Mh... okay, perché no? Però cambiamo zona, vuoi?»
Non so neanche perché l'ho detto. Ma ormai è troppo tardi.
«E dove mi porti?»
Ecco, esattamente. E ora?
«Da alcuni miei amici.»
«Okay, non mi vuoi dire. Ma ci andiamo a piedi?»
«Macché, in macchina.»
«Ah...»
«Non ti fidi? Ormai ci conosciamo da un mese...»
«Per quanto ne so potresti aver deciso che è il momento di farmi fuori!»
Lo dice serio, ma capisco che scherza dai suoi occhi.
«Beh, okay che forse sono un maniaco, ma non un assassino!»
Per far risaltare meglio l'idea mi lascio andare anch'io, senza ascoltare quella vocina dentro di me che cerca invano di avvisarmi che devo essere cauto...
«Dai, Alan, lasciami!»
Ridiamo, insieme. Ma poi l'atmosfera cambia, e so che mi è impossibile resistere ancora per molto...
«Morgan, non riesco... a trattenermi...»
«Non farlo...»
Assolutamente indecente.
---
E ora eccoci qui, in spiaggia. Alla fine Morgan è salito sulla mia auto, dopo che ci siamo un po' ripresi. Però lui continuava a stuzzicarmi per gioco.
«Vuoi forse che ci ammazziamo tutti e due?» ho asserito con enfasi.
Da quel momento ha taciuto. Non l'avrei mai detto.
Gli ho presentato Paul, più che altro perché ce lo siamo ritrovato davanti in spiaggia, e non ho potuto evitarlo. Appena l'ho visto ho capito subito che era nervoso... no, forse solo un po' a disagio.
«Alan, che ti è presto?» mi ha chiesto infatti mentre eravamo soli.
«Niente, perché?»
Ma sapevo già cosa stava per dire.
«Lo sai. Scommetto che quello è quel ragazzo dell'altra volta! Dell'ultima volta che ci siamo visti.»
«Mh...»; non sapevo bene come rispondere. «Senti, Paul, so quello che faccio, non c'è pericolo, fidati. Piuttosto, ti aspetto a inizio mese, okay? Me lo fai questo favore, vero?»
«Certo, certo, cambia argomento. Comunque siamo amici, è ovvio che ti aiuto, no? Tra qualche giorno sono da te.»
Il discorso è caduto lì. Ma non sono tanto sicuro di avere tutto sotto controllo. Non è tanto per ora, adesso, ma quando forse per quel dopo...
«Alan, tutto okay?»
Ecco Morgan. Terribilmente premuroso.
«Sì, perché?»
Sorrido, non voglio che pensi che qualcosa non va. E anche se fosse, mi dico, perché dovrebbero essere fatti suoi?
«Di solito sono io quello silenzioso, no?»
«Ultimamente no... vuoi che ti coccoli un po'?»
Ride, anche se non mi sembra di aver detto qualcosa di divertente. Ecco, cazzo, ci sono ricascato. Perché non resisto?
«Ehi, Alan...», ha abbassato il tono, «cioè... ci vedono...»
«Stiamo solo un po' più vicini... chi vuoi che ci disturbi?»
E naturalmente nessuno lo fa. Nessuno fa caso a noi, la spiaggia è molto affollata oggi. Alla fine però mi allontano un po' per fumare una sigaretta. Mi rilassa. Anche se già così sto piuttosto bene.
«Ehi, Alan, posso fare un tiro?»
No, no. Pessima domanda.
«Non sia mai che cominci a fumare per colpa mia!»
«Uff... dai, che male può farmi?»
Capricci, capricci. Questi sono capricci adolescenziali.
«Okay, tieni...», e gli passo la sigaretta, «ma cambierai idea.»
E infatti è quello che succede. Anche se non glielo direi mai, provo una certa soddisfazione.
«Fa schifo!»
Sorrido.
«Certo... un solo tiro, ora spero tu non voglia riprovare...»
«No, no, per carità... non fa per me.»
«Che hai?»
«Niente...»
«Non è vero!»
«Come fai a dirlo?!»
Sorrido di nuovo.
«Un po' ti conosco, no?»
«Uffa, accidenti. Ma se poi ridi?»
Okay, ora sono incuriosito. Un po'.
«Perché dovrei ridere?»
«Alan...»
«Dai, parla senza tante storie.»
«Okay, allora...»; prende un bel respiro. «... stasera che fai?»
Guai. Guai, guai e ancora guai. E non so che dire. Morgan se ne accorge...
«Scusa, Alan...»
«Sono libero.»
Accidenti. Anzi, cazzo.
«Beh...»
«Okay, ti porto da qualche parte...»; l'ho stupito, e mi viene in mente una cosa... «Ci scambiamo i numeri di cellulare?»
Forse è un po' strano pensare che non l'abbiamo già fatto, e invece è così. E mi viene da pensare anche che non so poi molto di Morgan.
 
Capitolo 4
Piacevoli sorprese (Alan)

Come mi sono fatto convincere? No, non lo so. Okay, sì, lo so. Avrei dovuto aver superato l'età in cui si è impulsivi e si fa tutto ciò che si vuole. Forse capita quando si è come me... o quando si sta come me. O quando si ha accanto mister impulsività. O quando mister impulsività è così carino.
Ma ho incontrato seri problemi. Prima ancora di pensarci, naturalmente ho riaccompagnato Morgan a casa. Certo, era piuttosto palesemente contento, ma questo non significa nulla. E soprattutto non mi giustifica.
Okay, tanto per cominciare mi sono posto il problema maggiore, cioè dove portarlo. Questo per il semplice fatto che io qui a Sundale nei mesi estivi ci abito. Cioè ci vivo proprio e quelli del posto mi conoscono e anche nell'ipotesi più ottimistica potrebbe comunque vedermi qualcuno.
Certo, forse non c'è niente di male a uscire con un amico. Ma se c'è una tale differenza di età spesso si da un po' nell'occhio. Se fosse una ragazza non credo sarebbe diverso... quindici anni sono pur sempre quindici anni, no?
Dopo questa questione, sono passato a me stesso. Nel senso che non sapevo cosa mettere. Nel senso che non esco da un sacco di tempo, perché la mia ultima storia, se si può chiamare così, risale a Paul, cioè più di due anni fa.
E anche se a malincuore, alla fine decido di chiedere aiuto proprio a Paul, quindi lo chiamo.
«Pronto?»
«Paul... sono Alan.»
«Che c'è? Stai bene?»
«Sì, sto bene, tranquillo.»
«Ah... bene. Allora, cosa vuoi? Ah, è per oggi? Scusa, non ho avuto tempo, passo domani mattina, okay?»
«No, no... cioè, okay. Comunque... non ti stavo chiamando per quello... senti, prometti di star calmo e prenderla seriamente.»
«Prenderla seriamente?! Che mi devi dire?»
«Stasera esco.»
«Oh... oh, no... oh, cazzo! Alan!»
Sapevo che non l'avrebbe presa bene.
«Dai, Paul, per favore.»
«Quello che mi preoccupa è con chi uscirai, lo sai.»
«So quello che faccio.»
«Spero per te che sia vero. Allora?»
«Ecco... sono un po' in crisi. È da un po' che sono solo, lo sai...»
«Sì, sì, da quando stavamo insieme.»
«Beh, allora, mi aiuti o no?»
«Certo, che altro ti aspettavi?»
---
«Pronto?»
La sua voce è bella anche solo al cellulare. È incredibile. Oppure sono io?
«Ciao, Morgan, sono Alan.»
«Ah, ciao... sì?»
È trasparente anche al telefono. Terrore, ansia. Aspettativa?
«Senti, è un po' problematico uscire...»
«Ah... beh, l'avevo immaginato...»
Delusione, tristezza.
«Puoi uscire?»
«Sì, perché?»
Speranza?
«Beh, puoi venire a casa mia, se ti va.»
«Ah...»
«Non per quello che pensi. Intendo per passare un po' di tempo insieme.»
«Mh...»
Perché non si decide?
«Dai... giuro di non avere cattive intenzioni.»
«Mh... okay. Se prometti di non fare niente di sconveniente...»
«Sconveniente?! Ho in mente di preparare la cena.»
«Cucini?!»
«Vivo solo. Pensavi che vivessi di cibi precotti e insalate?»
«No, sarebbe da pazzi in effetti... comunque, vengo con piacere.»
«Vuoi che ti passi a prendere?»
«No... ehm, come mi vesto?»
«Beh, come vuoi. Ma se mi vuoi aiutare a cucinare niente di troppo impegnativo, okay?»
«Mh... sì, ci penserò. Tra quanto vengo?»
«Se vieni ora mi aiuti. Comunque non ho fretta...»
«Okay, vengo subito allora. Dammi solo il tempo di sistemarmi.»
«Subito? Ti manco già tanto?!»
Ultimamente adoro scherzare insieme a Morgan.
«Scemo!»
«Senti, quanto puoi restare?»
«Non so... tutta la notte?»
«Sul serio?!»
Mi sento strozzare all'idea...
«No, scherzo! Comunque vedrò cosa posso fare!»
«...»
«Dai, Alan, riprenditi...»
«Penso» dico tirando fuori la mia voce più sensuale, «che dovrai farti perdonare...»
E Morgan risponde allo stesso modo.
«Farò tutto quello che vuoi...»
---
Questo è quello che è capitato. Anche se non è andata esattamente come avevo immaginato.
«Alan, eccomi.»
C'è stato un terribile, tremendo momento di imbarazzo nel quale non sapevamo come salutarci. So che se l'avessi baciato senza andare avanti, io l'avrei considerato troppo smielato. E chissà che avrebbe pensato lui. Ma so anche che se l'avessi baciato non mi sarei limitato a quello... o meglio, non ci sarei riuscito, per colpa di Morgan e di come stava bene quella sera.
«Ciao.»
Sorrido e gli faccio segno di seguirmi. Mi è sembrata la cosa migliore da fare.
Morgan conosce già la casa, però. Va beh, l'ingresso e la camera da letto...
«È tutto un po' strano.»
«Proprio quello che pensavo anch'io.»
«Sei nervoso?»
«No, perché?»
«Perché ti accendi la sigaretta?»
«... ah. Ti da fastidio?»
Non ho mai fumato molto in vita mia. Da quando ho conosciuto Morgan però...
«Beh, in effetti sì. Ti spiace?»
Mi ha leggermente spiazzato. E siccome volevo una serata tranquilla, ho deciso di lasciar stare le sigarette.
«Grazie.»
Anche se all'inizio ci comportiamo praticamente come due al loro primo incontro serio, e questo non è molto lontano dal vero, la tensione pian piano si smorza, e ci divertiamo anche a cucinare. Morgan è davvero buffo.
«Sei stato gentile a invitarmi.»
«Ah... beh, figurati. Ormai!»
«Ormai?!»
«Intendo, ci conosciamo da un po', tutto qui.»
«Sei contento?»
«Mh...»
Non lo ammetterei mai, ma è così.
«Beh, io sì...»
«Ti è piaciuta la cena?»
«Sì, certo...»
Si alza e viene verso di me. Credo che il tempo delle parole sia finito. Ma all'inizio della serata non avevo in mente questo, anche se ora non sono affatto dispiaciuto. Quasi automaticamente mi sposto e faccio per alzarmi, ma Morgan mi blocca e mi si siede sopra cominciando a darmi piccoli baci sul collo, ai quali sospiro piano.
«Stasera posso restare?»
 
Capitolo 5
Ritrovarsi al risveglio (Morgan)
«Stasera ho un appuntamento, cioè, una specie!»
La cosa sorprende anche me, certo. Insomma, non mi aspettavo che Alan accettasse, anche se praticamente ha fatto tutto lui. Però sono contento.
«Davvero?! Con chi?!»
Mark. È sempre stato curioso.
«Dai Mark... con qualcuno che ho conosciuto...»
«Ah... prima vai solo in spiaggia, e poi ovviamente conosci... qualcuno! Va beh. Dai, dimmi!»
«No!»
«Dai!»
«Su, su! Mark...» dice il padre di Mark, «non essere troppo curioso. Potresti sembrare un impiccione!»
«Ma Morgan è mio amico e voglio sapere! E poi se no perché mi avrebbe detto che ha un appuntamento?!»
«Non proprio...»; poco fa mi ha chiamato Alan per invitarmi a cenare a casa sua.
«Sembri già più maturo di Mark?»
Mi chiedo se sia davvero una domanda. Domanda trabocchetto? Constatazione?
«Davvero?!» dico mentre faccio la linguaccia a Mark, che mette il broncio.
«Mh... forse no!»
Mi fanno sentire a mio agio... sto bene in questo momento, davvero bene. E se ci penso, effettivamente mi sento un po' diverso. Sarò cresciuto almeno un po'?
«Tra poco dovrei uscire.»
«Sono solo le otto!» afferma stupito Mark.
«Non è mai troppo presto per andare a un appuntamento...» asserisce con solennità il padre di Mark. Oggi dev'essere in vena di insegnamenti. «La tua nuova conquista?»
«Papà!»
«Ehm, all'incirca.»
«Morgan!»
«Mark, vai a vedere se è pronta la cena, vuoi?»
«Ma... !»
«Mark.»
«Oh, uffa, okay, ci vado, ci vado.»
Oh, cazzo. Mi sento in imbarazzo, e allo stesso tempo sono al settimo cielo all'idea di vedere Alan.
«Allora, Morgan. Forse dovremmo parlare.»
«No. Cioè, non ce n'è bisogno, sul serio.»
«Ah...»
Sembra stupito. E io mi sento sottoterra, perché credo proprio che abbia capito.
«Non dica queste cose a mio padre, per piacere...»
«Mh... certo, non vorrei mettermi tra voi, però...»
«Per favore.»
«Okay.»
«Potrei tornare... domani?»
Ormai, tanto vale rischiare.
«Mh... non lo so, Morgan. Mi posso fidare?»
«Sì. Si fidi.»
Ho il cuore a mille mentre prego dentro di me che si convinca che sono affidabile e che non mi caccerò nei guai. Però non sono sicuro di farcela.
«Okay, Morgan. Ma devi promettermi che non farai nulla di irresponsabile...»
«Sì, lo prometto.»
Sto per svenire dalla gioia.
Quando rimango solo torno in camera e mi cambio, mettendo qualcosa di meno impegnativo di quello che avevo prima. Impegnativo... bah! Sarà meglio che vada.
«Non ceni con noi, Morgan? Almeno prendi qualcosa?» mi chiede la madre di Mark vedendomi.
«No, non si preoccupi, mangio fuori.»
Poi saluto tutti e mi scambio uno sguardo con il padre di Mark. E finalmente esco.
---
«Cosa?! Puoi... restare?!»
Ho appena detto ad Alan che posso restare. Tutta la notte. Cioè, una notte insieme a lui. Cioè, dormire insieme di notte. Ora che ci ripenso un attimo, la cosa è molto, molto imbarazzante.
Ma Alan non sembra affatto dispiaciuto. Semmai, un po' spiazzato.
«Sei contento?»
«Sì...»
«Alan, se c'è qualche problema...»
«No, nessuno. Solo, non mi aspettavo sul serio...»
«Beh, neanch'io!»
«Che vuoi dire?»
«Sono qui con alcuni miei amici e i loro genitori, cioè sono solo ospite. Per questo...»
«Ah, non ci sono i tuoi?»
«Già...»
Ora che mi rendo un po' più conto di quello che sta succedendo, mi sento molto agitato. Non nervoso, diciamo emozionato. E non è perché sono seduto su Alan in una posizione non proprio amichevole, e neanche per quello che avevo pensato di fare.
Ma perché stiamo parlando e questo è una specie di appuntamento.
«Alan...»
Non so bene che dire quindi prendo tempo giocando con i suoi capelli. Sono così morbidi... o forse è solo lui che è così bello.
«Sì?»
Dal modo in cui mi guarda direi che è più di là che di qua.
Ovviamente intendo dire che il suo sguardo parla chiaro e che quindi ci sta già pensando. Non che mi dispiaccia.
«Ci spostiamo di là in camera?»
Ma sorprendentemente Alan fa una cosa che da lui non mi sarei mai aspettato: mi prende di peso e mi siede sul tavolo, mettendosi in piedi di fronte a me.
«Alan...»
Questo suo improvviso cambiamento, dato che Alan è sempre molto tranquillo, mi mette una certa ansia addosso.
«Oggi è un giorno particolare, Morgan.»
«Pe-perché?»
Non mi sento molto rassicurato.
«Perché è un mese che ci conosciamo. Oggi è uno agosto. Sai che vuol dire, col fatto che resterai qui?»
«No...»
«Che oggi sarà fantastico...»
Non credevo l'avrebbe fatto davvero, ma invece... cioè, anche io c'entro, ma... okay, l'abbiamo fatto. Sul tavolo. Dove avevamo appena mangiato.
E quello è stato solo l'inizio. Soprattutto visto che dopo, prima di arrivare in camera, ci siamo fermati anche per un po' in corridoio. E stranamente non è stato affatto spiacevole come avrei creduto altrimenti. Del resto, prima o poi bisogna provare cose nuove, no?
«Morgan, ti va di provare qualcosa di nuovo?»
Ed è stato fantastico. L'ennesima volta che l'abbiamo fatto, dopo aver perso il conto, è stata la più dolce, e alla fine mi sono addormentato su Alan senza nessuna paura, nessun timore.
Solo pace.
---
Sento qualcosa, anche se non so bene cosa. Oh, cazzo, lo so! Ed è stupendo. Cioè, sono qui, abbracciato ad Alan. Anzi, forse sarebbe più appropriato dire che è lui che è abbracciato a me. Comunque, è piacevolissimo.
Mi scosto un po', il più delicatamente possibile, finché riesco a guardargli il viso. Una rivelazione improvvisa mi affiora alla mente: il suo viso ha un'espressione molto dolce! Sarà perché sta dormendo ed è completamente rilassato, ma è stupendo.
Ma sento un'incredibile sensazione di... pienezza, una cosa mai provata prima d'ora. Quasi senza rendermene conto porto la mano sul suo volto, fino ad accarezzarlo piano... poi all'improvviso mi rendo conto della situazione e di quello che sto facendo, e smetto immediatamente.
«Mh...»
A quanto pare non avevo considerato l'ipotesi che Alan potesse essere sveglio. Non ci ho pensato minimamente.
Si stringe di nuovo a me baciandomi il collo e mi sussurra qualcosa che potrebbe essere un ciao o un buongiorno.
«Morgan...»
«Sì?»
Sento crescere dentro di me una certa apprensione, anche se non ne capisco il motivo.
«Dormito bene?»
«Sì...»
Lo stringo più forte a me. Sto così bene che non vorrei alzarmi mai più. Ma è un pensiero sbagliato no? Assurdo... perché questa è solo una semplice storia estiva senza alcun seguito...
Sospiro mentre stringo ancora Alan. Ormai so che provo qualcosa, pur se resta ancora da stabilire cosa. Anche se non ho mai provato niente di simile, però, questo non significa che io non sappia almeno intuire di cosa si possa trattare.
Attaccamento.
«Morgan, alziamoci, dai. Io ho fame...»
«Okay.»
Lo lascio a malincuore, e mi sento subito perso. Uffa.
Alan prepara la colazione, e così mangiamo in silenzio, dove ieri sera abbiamo cenato... è strano come tutto sembri diverso ora. Anche se non sono certo che saprei dire la differenza. Sarà la luce, l'atmosfera? Oppure noi due...
Alan indossa solo la canottiera e i pantaloncini... e a guardarlo mi sembra di impazzire al ricordo di ieri.
Anche Alan sembra accorgersi che sono strano.
«Che hai?»
«Niente!»
Cazzo. Risposta troppo precipitosa.
«Mh... se lo dici tu.»
Passa qualche minuto, ed io mi sento sempre più stupido.
«Dai, Morgan. Pensi di potermi ingannare?»
«No, ma...»
«Ho capito, vuoi tenerti questa cosa per te.»
Vorrei farlo? Questa cosa?! Cosa?! È solo che Alan è così... mentre io, boh, non so...
«Vuoi rifarlo?»
«Eh?!»
«Intendo mangiare insieme.»
«Ah... beh, sarebbe bello...»
«Quando vuoi... e quando puoi. Io resto fino al ventisette agosto.»
«Okay.»
Perché me lo sta dicendo?
«Tu?»
«Eh? Io cosa?»
«Fin quando resti qui?»
«Di solito fino ai primi di settembre...»
Suona il campanello, e Alan si alza per ansare ad aprire.
«Sarà Paul, non preoccuparti. Gli avevo chiesto un favore...»
Ma non sono affatto preoccupato. Più che altro sono seccato. E forse anche nervoso. Uffa. Perché?
«Cos'hai lì?»
Alan ha in mano una piccola scatola di cartone.
«Niente.»
Caspita, che tono!
Poi però sembra dispiaciuto e dopo aver portato la scatola in un'altra stanza torna da me sorridendo e abbracciandomi... e io sono sommerso dalla forza dei ricordi. E dal suo odore. Così buono...
«Morgan, quando devi andare?»
Già, cazzo, quanto sono scemo.
«Verso le dieci e mezzo.»
«Bene, allora abbiamo tempo...» dice contento, poi mi sorride e mi bacia.
«Aspe'... che ore sono?»
«Rilassati, sono le nove e un quarto.»
Bene. Perfetto.
 
Capitolo 6
Quello straziante periodo pre-scolastico (Morgan)
Ventotto agosto. Appunto. Sono qui in spiaggia, non da solo né con Alan, ma con Mark e Claude. Niente da dire su di loro, per carità, ma preferirei essere con Alan. Se n'è andato ieri, e già mi manca da morire.
«Beh, ehm, allora, ciao, Morgan.»
Sembrava impacciato.
«Alan, io...»
«Morgan,» ha cominciato con il suo tono serio, «questo periodo insieme è stata una bellissima esperienza per me.»
«Anche per me...» ho risposto contento.
Ma alla fine naturalmente ci siamo dovuti separare. Mi ha abbracciato... sembrava dispiaciuto... o forse sono io che volevo pensarlo.
«Morgan, dai! Vieni a bere qualcosa di fresco con noi!»
«Okay, Mark.»
Ho notato che Claude quest'anno mi ha detto sì e no dieci frasi. E non credo che c'entri con il fatto che ero spesso fuori casa, perché non abbiamo mai parlato molto. Forse non gli sto molto simpatico...
«Arrivo.»
Ma quando ci ritroviamo soli sotto il sole, mentre Mark è in acqua, mi sorprende parlandomi.
«Morgan?»
«Sì?»
«Volevo chiederti una cosa.»
«Dimmi.»
Sono veramente curioso di sentire cosa dirà.
«Che hai?»
«Che vuoi dire?»
«Che sembri... non so, triste. È così, vero?»
«Mh... forse.»
Possibile che io sia tanto trasparente?
«Che è successo? Cioè, se sei qui con noi vuol dire che hai, diciamo, perso compagnia?»
«Mh... già, più o meno.»
«Avevi solo conosciuto qualcuno oppure... una ragazza?»
«Che vuoi dire?»
«Se avevi trovato una compagnia migliore di me e Mark, visto che ci conosciamo intendo. Oppure se avevi proprio trovato una ragazza.»
«Ah...» Questo ragazzo è sorprendente. «Beh, direi un po' tutt'e due...»
«Okay.»
Da questo momento non parliamo più.
---
Apro leggermente la porta della mia camera. Sono ancora un po' frastornato per il sonno, dato che mi sono appena svegliato. È mia madre.
«Morgan, c'è Mark di là, vieni?»
Cosa può volere?!
«Ehi, Morgan!» urla. Cosa avrà poi da urlare tanto? «Su, sveglia. È pomeriggio, sai?»
«Eh... sì. Che vuoi?»
«Pensavo di invitarti in un posto. Ma sai com'è mio padre, prenota secoli e secoli prima!»
«Natale?!»
«Non proprio. La prima settimana dell'anno, ce la facciamo in montagna.»
L'idea non mi attira molto. Ma riflettendoci un secondo penso che sarebbe bello. Allo stesso tempo non voglio approfittarne...
«Senti, Mark, facciamo che ci penso e ti faccio sapere presto, okay?»
«Okay, entro domani?»
«Mh... okay. Sei gentile.»
«No, ma figurati.»
E così a quanto pare le vacanze invernali sono sistemate. Anche se ufficialmente accetterò l'invito domani, sono solo formalità.
«Tutto okay, Morgan?»
«Sì, mamma. Mark mi ha invitato in montagna per la prima settimana dell'anno...»
«Oh, Mark è sempre così gentile!»
«Si figuri, signora! Comunque, io ora vado!»
«Ciao, Mark.»
«Ciao!»
Solo. Con mia madre.
«Ma'...»
«Dovresti dirgli di sì. Queste sono le tue occasioni per le vacanze, Morgan. Sai che noi non possiamo permettercele.»
Odio quando fa così. Quando fa questi discorsi...
«Okay, okay, lo so. Domani glielo dico.»
«Tuo padre torna domani.»
Mio padre. Mi sento a disagio al solo pensiero. Ho la pelle d'oca... non siamo mai andati molto d'accordo, fin da quando ero piccolo.
«Morgan, mi ascolti?»
«Sì, mamma.»
Ma non ne ho molta voglia, quindi con una scusa mi chiudo di nuovo nella mia stanza a riposare. In fondo sono le tre del pomeriggio! E praticamente si può dire che è ancora estate.
Per rilassarmi accendo lo stereo. Alan metteva spesso della musica negli ultimi tempi, anche se non ci facevo molto caso. Ma poi quella canzone mi è tornata in mente: niente di smielato, naturalmente, ma soft e piacevole come sottofondo. Parte la musica e ripenso alle tante volte che abbiamo passato in acqua a giocare, poi a casa a lavarci, insieme...
Scuoto la testa per scacciare i ricordi. So di non doverci pensare più, ma non ci riesco. Forse è solo questione di tempo, eppure non ho voglia di dimenticare nulla... tra qualche giorno comunque tornerò a scuola, e forse ci penserò di meno, o almeno lo spero. La vita riprenderà il suo corso abituale, e il sabato sera sarà ancora e ancora insieme a Mark e ai suoi amici. Chissà perché non ho mai legato molto con loro.
Sarò strano io. Boh... non che m'importi più di tanto... sento che le forze mi abbandonano e sono vicino ad addormentarmi...
... e l'unica cosa che sento, dentro la mia testa, mentre questa musica mi addolcisce il tutto, è la voce di Alan.
«Mor... gan...»
--- 
I giorni passavano lenti. Era il tredici settembre e com'era consuetudine io ero a pranzo e cena dai Delozier. E il giorno successivo sarebbe stato Mark a passare la giornata da me. Più che altro è una sorta di consuetudine tra le nostre famiglie. La mia vuole esprimere un ringraziamento, quella di Mark vuole rassicurarla che è un piacere prendersi cura di me durante le vacanze.
«Allora, Morgan,» aveva tirato fuori suo padre durante il pranzo, «vieni con noi a sciare?»
«Certo.»
Il fatto di non poter in nessun modo ricambiare mi ha sempre dato un po' fastidio, ma naturalmente non posso farci nulla. Per fortuna però Mark è molto comprensivo. E suo padre lo è ancora di più.
«Il fatto che tu non possa ricambiare non significa nulla, Morgan. In fondo siamo amici, no?» ha affermato una volta con semplicità Mark.
Pare che abbia una buona considerazione di me... stranamente questa cosa mi fa stare bene, anche se non penso di meritarmela.
«Sei una bella persona» mi ha detto quest'estate Mark.
«Perché lo pensi?»
«Lo so e basta, Morgan! Io ti capisco e ti conosco meglio di quanto pensi, anche se non parli molto...»
Io mi sono sentito un brivido lungo la schiena quando ha detto così, e mi sono chiesto cosa avrebbe detto di Alan, se gliel'avessi raccontato.
«Grazie, Mark, sei un amico.»
Ora ci sto ripensando, e mi sento bene. Ma come sempre non riesco a dormire, perché domani ricomincia la scuola. Non ne ho molta voglia, tanto più che so di dovermi impegnare di più, perché adesso sono al terzo anno.
A differenza di Mark, io ho cominciato la scuola come anticipatario... ma per poco, perché sono nato a gennaio. E l'altro ieri, quando mio padre è tornato, come ogni anno me lo ha ricordato.
«È come avere un anno in più di vita!» ha detto tutto contento.
A suo tempo, l'idea è stata sua... anche se a me non sembra poi una grande idea. Sarei potuto nascere a dicembre, e non sarebbe cambiato nulla.
Sospiro. In questo momento mi andrebbe bene anche solo scomparire lentamente nell'oscurità che mi avvolge nella mia stanzetta... ma mi rassegno e accendo il lettore cd, mettendo a ripetizione quella che ormai definisco la canzone di Alan. Si chiama Something pretty e a furia di ascoltarla la so già a memoria... me l'ha trovata Mark con il suo computer. Prima non avevo mai saputo cantare per intero una canzone in inglese; non mi interessava. Comunque sono contento, perché questa canzone è davvero carina e rilassante.
Nonostante tutto, però, non riesco a dormire. Prendo un libro e provo a leggere qualche riga per vedere se ha un effetto soporifero, ma nulla. Così passo alla televisione: volume basso, cose poco impegnative... ma ancora niente, e non so che fare.
Sbuffo e mi arrendo, esausto. Assurdo, perché sono stanco di provare ad addormentarmi!
Alla fine rimetto gli auricolari e finalmente mi rilasso. E mi sento prendere dal sonno mentre ancora una volta i ricordi di quest'estate si accavallano nella mia mente...
 
Capitolo 7
I guai della quotidianità (Alan)
Ricomincia tutto anche quest'anno, e ne sono contento in fondo, anche se so che sarà dura. Sono davvero di ottimo umore stamattina, e per colazione prendo un cappuccino e qualche biscotto. Solo una cosa è strana. Cioè, non strana, diciamo che è rilevante, rispetto ad altre.
Sono nella città di Morgan, Hipyon.
Certo, mi dovrei chiedere quanta probabilità c'è di incontrarlo, o di insegnare proprio a lui, ma sento già che in ogni caso lo rivedrò, o chissà, forse sarà lui a cercarmi...
E chissà perché sono convinto che insegnerò a lui. Maledetto oroscopo. È il momento giusto per riallacciare vecchie conoscenze, diceva. No, no, d'ora in poi mai più televisione di prima mattina, soprattutto niente più oroscopo di nessun tipo.
Morgan è nella mia classe della terza ora. Adesso conosco il suo nome per intero, Morgan Chrisman. Non mi è servito neanche vederlo per sapere se era lui... l'ho capito nel momento stesso in cui ho letto il nome sul registro.
Stranamente, Morgan non dà alcun segno di volermi parlare... e la cosa mi pare un po' sospetta, anche se dopotutto siamo in classe e quindi non c'è motivo che lui mi parli ora. È tranquillo, non interviene neanche una volta nel solito dialogo del primo giorno, tranne che per presentarsi.
Io copio il suo atteggiamento distaccato, e tutto mi sembra assurdamente una strana recita obbligata... comunque mi comporto come al solito. E si può dire che mi sento sollevato, perché tutto fila liscio fino all'ultima ora. Del resto a scuola sono quasi sempre a mio agio, e sono poche le cose che mi fanno perdere la pazienza...
«Alan?»
È Morgan. Davanti alla mia auto.
«Che vuoi?»
Parlo piano, ma improvvisamente sono agitato e ho un brutto presentimento.
«Mi dai un passaggio?» chiede con l'aria più innocente del mondo... ma dal suo sguardo capisco che c'è dell'altro, e sento che da ora in poi avrò solo guai.
«E se non volessi?»
«Beh... qualcuno potrebbe notarci, oppure io potrei dire a qualcuno...»
«Okay, sali, subito.»
Sorride soddisfatto e sale. Dietro.
Mentre ci muoviamo mi sento più tranquillo, ma non troppo.
«Prima mi hai spaventato.»
«Scusa, non volevo. Portami a casa tua, vuoi?»
«Perché dovrei? Sai bene che le tue minacce non valgono nulla.»
«Lo so. Contavo sul tuo buon cuore...»
«Certo, come no. Voglio che sparisci.»
«Dai, Alan... è così che si tratta un tuo studente e peggio un vecchio amico? Dobbiamo passare un anno insieme a scuola, no? Se io ti girassi un po' troppo intorno qualcuno potrebbe insospettirsi...»
«Okay, dimmi quello che devi dire.»
«Voglio solo che ci vediamo a casa tua. Sono certo che sei solo. E a scuola non ti darò nessun fastidio. Non ti piaccio più, forse?»
Cazzo, sì...
«Certo che mi piaci.»
Valuto la proposta con calma, dentro di me. Penso ai pro e ai contro... e i contro sembrano di più. Ma i pro sono più piacevoli, soprattutto se ripenso alla prima volta che io e Morgan abbiamo dormito insieme...
«Alan... scusa, ma non ho tutto il giorno.»
«Okay. Tu ci vieni a piedi a casa mia, non mi importa quanto è lontana dalla tua. E poi è vicina alla scuola. Io uso la macchina. Casa tua?»
«Aspe'... ho perso il filo ma credo di aver capito. Casa mia è vicino a questa strada.»
«Sì, perfetto. Io abito qua. Ma vedi di non darmi guai.»
«Ci puoi contare.»
--- 
Eh, sì, in qualche modo mi sono fatto incastrare. Di nuovo. Da Morgan. Ora siamo insieme, dopo che ha mangiato per l'ennesima volta da me e dopo il resto. Non che mi dispiaccia... ma il fatto che tutta questa situazione gli vada bene è strano, assurdo forse.
«Alan, oggi posso restare un po' di più?»
«Perché? Vuoi il bis?»
Arrossisce, e io mi pento di essermi quasi aspettato che ridesse... e sento un certo rimorso per aver parlato con tanto astio.
«Scusa, Morgan.»
Mi sento un verme... e anche maniaco. In fondo Morgan ha solo quindici anni...
«Mh... fa niente. Comunque volevo solo che mi aiutavi un po' perché non ho capito bene quello che hai spiegato oggi.»
«Matematica?!»
Morgan è uno dei migliori in matematica.
«No, scienze.»
«Ah, okay. Hai fatto bene a dirmelo.»
«Hai molto da fare?»
«A parte correggere i vostri noiosissimi test di venerdì scorso? No, figurati!»
Finalmente Morgan ride di nuovo. È un po' come un piccolo perdono, per me...
«In cambio dopo ti aiuto, okay?»
«Okay, ma il tuo lo correggo io.»
«Ecco...»
«Che c'è adesso?»
«Ci sarebbe un'altra cosa...»
«Cosa?»
«Okay, ma prometti che non ti arrabbi?»
Sospiro per cercare di restare calmo...
«Hai detto a qualcuno di noi?»
«Assolutamente no!»
«Allora parla pure.»
«Mh... è così sbagliato volere il bis?»
Oh, che intraprendenza inaspettata. Soprattutto dopo che prima ho parlato in quel modo.
«No, anzi... scusa, Morgan, è che questo è un periodo in cui sono nervoso.»
«Okay, mh... scuse accettate.»
«Ne so un'altra.»
«Un'altra cosa?!»
«Prima il piacere e poi il dovere...»
--- 
Ormai siamo a novembre.
Morgan ultimamente è più taciturno, scostante quasi. Anche con me, e la cosa è sospetta. Gli ho anche detto che se si comporta così, forse non dovremmo più vederci.
E mi preoccupo ancor di più perché non ha risposto.
«Morgan, interrogato.»
Non lo interrogo praticamente mai. E anche se ci vediamo, non gli dico quando lo interrogherò... ma ieri gliel'ho detto dato che in scienze ogni tanto ha bisogno di aiuto... anche se ultimamente non me ne ha chiesto.
«No.»
«Come?!»
Anche la classe è sorpresa quanto me. Morgan non si è mai comportato così. Ieri gli ho chiesto se voleva ripassare con me, ma ha rifiutato.
«Ho detto di no.»
«E... per quale motivo?»
«Perché non ho studiato.»
Okay, Alan, calma. È arrabbiato. Perché? Se voleva che lo aiutassi, lo avrei fatto...
A volte odio dover fare alcune cose, come adesso.
«Se non accetti sarò costretto a metterti un impreparato...»
«Okay.»
Nessuno fiata. E io adesso sono molto arrabbiato, dentro di me. Soprattutto perché non riesco a capire cos'abbia Morgan.
«John, vieni tu?»
«Sì, professore.»
Morgan non mi guarda, non guarda nessuno. E io, nonostante tutto, non posso guardarlo più di tanto. Dopotutto, sono solo un professore.
Quando torno a casa, so già che Morgan oggi non verrà, così lo chiamo sul cellulare... non so che altro fare, ma voglio prima di tutto parlargli. Prima che risponda, mi sembra che passi un'eternità.
«Che vuoi?»
Già il tono della sua voce non mi piace.
«Morgan, vorrei parlare con te. Se puoi venire a casa mia...»
«Okay, arrivo.»
«Morgan...»
Ma prima che possa dire altro, mi chiude la chiamata. E mentre lo aspetto sono nervoso, però ho un po' di tempo per pensare a cosa gli dirò.
Morgan arriva poco dopo; in fondo abitiamo abbastanza vicino. E come sempre non suona, perché gli ho lasciato la porta aperta.
«Eccomi, Alan. Immagino tu voglia parlare di oggi.»
Di nuovo quel tono.
«In effetti, sì. Se non avevi studiato potevi dirmelo...»
«Non sarebbe stato giusto, no?»
«Ti avrei aiutato...»
«Cambiava qualcosa? Sono troppo indietro!»
«E perché?! Non hai capito niente?!»
«No! Non volevo studiare e basta!»
«Senti, quale cazzo è il tuo problema?! Lo so che non è la scuola!»
Inaspettatamente Morgan non risponde, anzi. Abbassa gli occhi. E si mordicchia il labbro inferiore.
«Parla, Morgan!»
 
Capitolo 8
Risolto un guaio ne compare un altro peggiore (Alan)
Morgan è qui, e io sto cercando di cavargli fuori quello che vorrebbe dirmi ma che fino ad ora non è riuscito a dirmi.
«Alan, io...»
Morgan sembra tornato quello di sempre, quello di quest'estate. E di nuovo infatti comincia a piangere, mentre io mi dico che posso anche cercare di essere meno insensibile... quindi mi avvicino a lui e lo abbraccio, e come pensavo si scioglie subito, piangendo ancora di più.
«Alan, mi dispiace tanto, lo so che ti ho deluso...»
«No, non fa niente.»
Non so quanto tempo passa, ma rimaniamo così per un bel po', almeno finché Morgan non si calma. E anche dopo, continua a respirare pesantemente, stringendomi in quel modo particolarmente apprensivo che non ammette distacco.
Poi finalmente mi decido a separarlo da me e gli accarezzo il viso, ancora umido di lacrime. E all'improvviso capisco qual è la cosa giusta da dire.
«Mi hai inzuppato la camicia.»
E infatti Morgan ride e svanisce anche l'ultima traccia di pianto. Poi mi stringe di nuovo e sospira.
«Io ti voglio bene.»
Lo ha detto a voce bassa, e capisco benissimo che ha paura.
«Anche io te ne voglio, ma se non ti impegni a recuperare quell'impreparato di oggi...»
«Lo so, devo studiare.»
«Voglio che recuperi prima dell'incontro con la tua famiglia.»
«Per forza?»
«Beh, no. Ma preferirei di sì. Sempre che tu voglia che ci vediamo ancora...»
Tasto giusto.
«Sì, okay.»
Morgan resta zitto per un po' ed è nervoso, mentre io so esattamente a cosa sta pensando.
«Lo vuoi fare, adesso?» dico sfiorandogli il viso.
«Mh... però...»
«Cosa? In realtà volevi dirmi che non ti piace più farlo?»
Adoro giocare.
«No...»
«Forse allora hai trovato qualcun altro?»
«No! Solo... Alan...»
«Dai, dimmi.»
«È molto bello, davvero, però vorrei tanto che tu fossi un po' più...»
«Più... come?»
«Ecco, non so...»
«Dai, Morgan, sì che lo sai. Guarda che casino hai fatto... e di certo saprai il motivo per cui l'hai fatto, no?»
«... dolce.»
«Dolce?! Tutto qui?! Beh, bastava dirlo!»
«Scusa.»
Se fa così. è troppo carino.
«Pace?»
«Sì.» dice sorridendo... okay, se lo merita.
Gli prendo un braccio e lo riavvicino a me lentamente.
«Vieni qui, Morgan...»
Morgan è ancora qui da me. Sta studiando tutto quello che gli ho dovuto rispiegare, e mi ha detto che pensa di riparare domani stesso... e aveva detto che era troppo indietro...
Sentirlo è buffo, perché ripete quello che gli ho spiegato io, e insomma, sembra quasi un Alan in miniatura, e questa cosa è spaventosa, in un certo senso.
«Alan, mi interroghi di nuovo?»
«Certo, io sono il professore!»
È incredibile quali miracoli possa fare la forza di volontà di un essere umano. Anche se per tante altre cose non basta...
Morgan, però, è perfetto, e io mi sento orgoglioso di lui.
«Se domani vai così, andrà bene...»
«Quanto mi dai?»
«Mh...»
«Dai, Alan!»
«Otto... per prima...»
«Alan!»
«Per ora, otto e mezzo...»
«Mi basta?»
«Sì, ma devi venire un'altra volta.»
«Okay, lo farò... però mi aiuti?»
«Certo! Non voglio più imprevisti con te, chiaro?»
«Okay.»
Non sono certo di sapere cosa sia la vera dolcezza, dato che negli ultimi tempi ho sempre allontanato chi me ne dimostrava troppa. Non so bene cosa fare... però so anche di poter essere dolce, se voglio. Quindi prendo Morgan per mano e lo porto in camera. Allora lui parla.
«Alan, che vuoi fare?»
«Niente, tranquillo. Fidati.»
Lentamente, mentre Morgan mi guarda con diffidenza, comincio a sfilargli i vestiti che poche ore fa ho tolto senza pensare più di tanto se lo stavo facendo dolcemente oppure no. Anche se ero calmo, non significa che fossi lucido.
Vedo subito che le mie nuove mosse fanno effetto su Morgan, che mi osserva languidamente. Io, a vederlo così, me lo mangerei subito...
«A che pensi?»
«Non ti piacerebbe saperlo...» dico ridendo.
«Ne sei sicuro?»
«Mh... pensavo che ti mangerei volentieri, dato che sembri delizioso...»
«Oh... vedi che mi piace?!»
E dopo tutto si mischia: dolcezza e foga, calma e fame...
Dodici novembre, ore dieci. Ho interrogato Morgan stamattina, fingendo da professionista di essere sorpreso del suo voler riparare così presto. Almeno, così ha sostenuto Morgan nel biglietto che mi ha dato di nascosto durante la ricreazione.
Gli devo far notare che non può fare cose simili... o meglio che non può fare niente di minimamente rischioso qui a scuola.
Alla fine gli ho dato otto e mezzo, con l'approvazione della classe. Tutti pensano che Morgan ieri fosse nervoso e non che non avesse studiato sul serio... ed io, ovviamente, non ho detto nulla.
«Se vuoi recuperare oggi, okay. Altrimenti qualcun altro.»
Naturalmente, nessuno ha fiatato, oltre a Morgan.
«No, certo che no, cioè, non credo.»
Temevo di scoppiare a ridere all'improvviso, ma ho concentrato i miei pensieri su qualcos'altro... e ha funzionato. A volte conviene avere qualcosa di non proprio allegro a cui pensare...
Il resto della mattinata trascorre tranquillo, anche se avverto una certa voglia di fumare. Comunque, mi trattengo, perché non voglio che tutta la scuola sappia che fumo. Okay, no, è una cazzata. Forse non ho tanta voglia...
Salgo in macchina e già pregusto il momento in cui sarò a casa con Morgan, così potrò stritolarlo... mica altro. Beh, forse anche altro.
«Alan!»
«Ehilà...»
«Uno di questi giorni voglio le chiavi di casa tua...»
«Sul serio? Okay.»
«Okay? Beh... sul serio?!»
«Che fai, ripeti quello che dico? Ho detto okay, sul serio, mi fido di te.»
«Beh, grazie.»
«Non dovevi mandarmi quel biglietto, oggi.»
«Mh...»
«Morgan...»
«Okay, prometto che non lo farò più. Ti sono piaciuto?»
«Sì.»
«I nostri... ehm, discorsi, non sono granché!»
«Lo so.»
«Mh... non dici niente?»
«Cosa vuoi che dica? Trova tu qualcosa di rilevante da dire!»
Bella sfida. Cosa dovremmo dirci? Sembra che Morgan ci stia pensando molto seriamente. Forse un po' troppo.
«Non so molte cose di te.»
«Okay, chiedi, e se posso rispondo.»
«Stiamo insieme?»
«Beh, sì...»
«Nel senso, siamo una coppia?»
«Se vuoi, sì...»
«Insomma, mi vuoi dire che pensi?!»
Ecco qui, domande serie. Sapevo che si sarebbe arrivati a questo discorso prima o poi... solo speravo non tanto presto. Più che altro perché io non sono tanto sicuro di sapere ciò che penso in questo momento...
«Morgan, io non credo che questa cosa, qualsiasi cosa sia, durerà ancora per molto. E naturalmente chiederò il trasferimento in un'altra scuola a fine anno...»
«Non puoi farlo!»
«Perché non dovrei?»
«Per... per me...»
«Ci penserò durante l'anno. Intanto ho pensato che davvero non sappiamo molto l'uno dell'altro...»
«Comincio io?»
«Okay, okay. Cosa vuoi sapere?»
«Mh... fammici pensare un attimo...»
 
Capitolo 9
L'inizio di una leggera svolta (Morgan)

Ormai è più di un'ora che chiedo ad Alan le cose più assurde, ma anche più comuni, che mi vengono in mente. Ogni volta che risponde cerco di capire invano ciò che pensa, infatti lui non è trasparente per me quanto io lo sono per lui... e a volte la cosa è davvero snervante.
Però non sono certo così stupido da non capire una cosa. E sono un po' triste, perché nonostante ridiamo mi sembra che Alan sia generalmente seccato da tutta questa situazione.
«Morgan?»
«Sì?»
«Tutto okay? Ti sei incantato, sai?»
È adorabile.
«Scusa, ero soprappensiero.»
«Io ho sete, mi hai fatto parlare fino a ora! Mangiamo, anche?»
«Sì, grazie.»
Per un po', mentre mangiamo, non diciamo nulla. Alla fine è Alan che parla di nuovo.
«Morgan?»
«Sì?»
«Ai tuoi cosa hai detto che facevi?»
«Quello che faccio sempre... mangio da Mark, mio amico e compagno di scuola... poi studiamo insieme e infine parliamo finché non è ora di tornare a casa.»
«Mh...»
«È importante?»
«Non lo so. Per te lo è... era solo una curiosità, comunque.»
«Okay...»
«Quando la prossima venuta?»
«Co-cosa?!»
Ho sentito male?! Però Alan sta ridendo...
«Scemo, intendo quando la prossima interrogazione!»
«Eh?!»
«Sei il solito maniaco!»
«Smettila di ridere, io non sono un maniaco!»
«Ah, ma davvero? Allora perché pensi sempre male?»
«Semmai quello sei tu! E mi fai pure le battute apposta!»
Mi sono alzato in piedi e improvvisamente Alan è diventato serio. Stavolta che ho fatto?
«Alan?»
«Scusa, scherzavo...»
«Mh... okay.»
«Pace?»
«Sì.»
Sono contento, ora sto molto meglio. So che Alan lo fa apposta; forse sono io che sono troppo suscettibile...
Idea.
«Ci stai pensando, ora, vero?»
«Sì...»
«Alan... ti sfido.»
«Mi sfidi?!»
«Sì, ecco, perché... lo facciamo troppo spesso.»
«Ah... e cos'è questa sfida?»
«Niente sesso fino a Natale.»
«Mh... fino all'inizio delle vacanze.»
«Mh... okay. Ma non lo devi neanche fare con qualcun altro, altrimenti non vale...»
«Okay.»
---
Venti dicembre, ore dieci e mezzo, di sera.
Com'è per Alan non stare con me? A scuola è perfetto e impeccabile come sempre, mentre il pomeriggio... beh, mi ha detto che è colpa mia se fuma di nuovo, dato che è più nervoso. Dice che l'attività fisica serve a scaricare le energie del corpo, che altrimenti si accumulano e diventano causa di stress... almeno, questo è quello che ho capito.
Proprio stamattina ho recuperato definitivamente il mio impreparato, e dato che Alan è stato molto generoso, sia nell'aiutarmi ieri che nel premiarmi oggi, avrò un voto soddisfacente in pagella.
Perché abbia scelto di essere interrogato adesso è molto semplice: Alan ha finito il secondo giro di interrogazioni molto più in fretta di quanto avrei creduto possibile; inoltre domani pomeriggio conoscerà i miei genitori... per quello che si è soliti definire incontro scuola-famiglia.
E naturalmente io sono tranquillissimo.
Durante questo periodo, comunque, Alan ha fatto le cose più impensabili, cose che non mi sarei mai aspettato da lui. Ovviamente ha fumato molto più di prima... non di fronte a me, ma l'ho capito. Qualche volta mi ha costretto a studiare in anticipo le lezioni che stava preparando... ed è stato un po' come se io lo interrogassi. Tutto sommato, è stato bello. Altre volte mi ha sfidato a risolvere esercizi e problemi di matematica e fisica prima di lui.
Insomma, roba assurda. Una volta mi ha persino lavato i capelli, e poi me li ha anche asciugati... per fortuna li avevo appena lavati e mia madre non si è accorta di nulla. Ora mi arrivano poco sotto le spalle, ma nel complesso sembro spennacchiato, perché quelli di sopra sono più corti e con quelli di sotto ci faccio un codino quando studio.
Comunque, è stato divertente, almeno per me. Alan ha guadagnato un solo giorno con quella storia delle vacanze, perché iniziano proprio la vigilia di Natale. E questa credo sia l'unica volta in cui non ne sono poi tanto dispiaciuto.
Alla fine credo che Alan resisterà anche questi ultimi giorni. Mentre ascoltavo Something pretty si è fatto tardi, quindi spengo tutto e cerco di dormire. Solo che ultimamente, quando penso ad Alan, oppure quando lo guardo, a volte, mi sembra quasi di soffocare... è una cosa stranissima... o forse è solo una mia impressione.
Però ho paura di dirlo ad Alan. Forse è una stupidaggine, ma non voglio assolutamente che mi prenda in giro. Merda, non riesco a dormire. Prendo il cellulare... gli mando un messaggio? Mh... sì.
«Alan, sei sveglio?»
«Sì.»
«Non riesco a dormire.»
«Perché pensi a me?»
Cazzo, come fa a saperlo?»
«Sì, ma come lo sai?»
«Perché mi stai mandando messaggi, scemo!»
«Ah... scemo sarai tu, comunque.»
«È tardi, vedi di dormire.»
«Non dire così. Voglio sapere una cosa.»
«E dilla, no? Tremila messaggi per parlare a monosillabi...»
«Cosa dirai domani ai miei genitori?»
«Sto finendo i soldi.»
«Alan!»
«Vuoi proprio saperlo?»
«Sì... dai!»
---
«Morgan è un elemento molto silenzioso, ma anche molto laborioso.»
Mio padre naturalmente non c'è. Alan sembra divertito, allegro.
«È brillante, non ha nessun problema. Se vuole vedere il registro...»
«Grazie, non ce n'è bisogno.»
Dopo ridiamo di tutto, soprattutto del tono che ha usato Alan, da vero professionista.
«Sei stato perfetto, dovresti fare l'attore!»
«Temevo che da un momento all'altro tu dicessi qualche idiozia o peggio che mi chiamassi per nome!»
«Beh, non l'ho fatto!»
«Che c'è? Oggi ti vedo particolarmente allegro, e non posso credere che sia solo per quello che ho detto.»
«Mh... no, no... oggi vorrei festeggiare...»
«Come?»
«Beh... non lo so.»
«Usciamo? Oggi però è solo mercoledì. Tu a che ora devi tornare a casa?»
«Durante la settimana massimo alle dieci...»
«Allora sabato?» dice accendendosi una sigaretta.
«Okay, comunque non posso tornare troppo tardi...»
«Tranquillo, andrà bene... e non dobbiamo tornare troppo tardi.»
«Che vuoi dire?»
«Mh...»
«A che stai pensando?»
«Ho già un'idea in mente.»
«Che idea? Dimmi!»
«No! Scemo, è una sorpresa!»
«Alan!»
«Morgan... non fare il bambino.»
«Uffa! Okay...»
Non so se ho la forza di aspettare, però so che devo farlo, perché non ho altra scelta... e se Alan dice una cosa con quel tono e quella decisione, è impossibile che ceda. In un certo senso lo adoro quando fa così.
Io mi sento sempre più strano... e non saprei neanche dire perché, ora. Ho tanta voglia di stare con Alan, forse troppa. Com'è possibile che io senta la voglia di starci insieme se già in questo stesso momento siamo insieme? Non capisco... cosa c'è che non va? Sono io, oppure qualcosa del nostro rapporto?
Aspetterò con ansia sabato. Voglio che sia una giornata indimenticabile, e chissà dove mi vuole portare Alan... ah, ora che ci penso...
«Alan, ma usciamo fuori città?»
«Sì, certo, tranquillo.»
«Dove?»
«Mh... non te lo dico. Comunque non ti preoccupare, quando saremo lì, sicuramente non c'è pericolo di incontrare qualcuno di qui.»
«Perché?»
«Non posso dirtelo.»
«Perché?»
«La smetti di dire perché? Perché altrimenti rovino la sorpresa, no?! Non ci arrivi da solo?»
«Scusa... non ti arrabbiare, eh!»
«Non sono arrabbiato... dai, vieni qui, vicino a me...»
«No...»
«Pace... per favore, Morgan, non voglio litigare.»
«Mh... pace. Ma solo perché sono incredibilmente buono e paziente e ti voglio bene...»
«Macché, sei infantile, curioso ed esasperante, altro che buono e paziente...»
«Però ti voglio bene.»
«Mh...»
 
Capitolo 10
Una giornata perfetta... o quasi! (Morgan)

Ventiquattro dicembre, sabato.
Finalmente è arrivato questo giorno. Mi sembrava non arrivasse mai, roba da non credere. Appena uscito da scuola, però, decido di non andare da Alan. Mangio a casa, perché dopo voglio sistemarmi per bene... voglio che Alan mi trovi magnifico, oggi. Dopo poco mi arriva un suo messaggio.
«Non mangi con me?»
«Oggi no, scusa.»
«Perché?»
«È una sorpresa...»
«Ah, sì?! Non vedo l'ora di sapere di cosa si tratta...»
Dopo mangiato mi lavo i denti e tiro fuori i vestiti. Ho scelto due abbigliamenti diversi durante questi giorni, e ora è il momento della decisione finale. Naturalmente sono stato molto attento a non far capire niente a mia madre. Potrei mettermi i miei nuovi pantaloni grigi, lisci e sensuali, con una maglioncino aderente azzurro e come giacca il mio giubbotto di pelle... oppure i miei jeans neri, non meno belli ma semplicemente diversi, e il maglione rosso che mi ha regalato l'anno scorso la madre di Mark a Natale, e come giacca ho il cappotto che fa completo con i jeans...
Anche se il maglione è rosso, non sembra natalizio. Mi dico che se indosso i pantaloni grigi, Alan mi prenderà in giro dandomi dell'infantile... ma in fondo io ho solo quindici anni. Però voglio far comunque colpo su di lui, in qualche modo, perché se metto quel maglione Alan magari non vorrà più vedermi... mh... forse ho trovato. Metterò i pantaloni neri con il maglione azzurro, così sarà una cosa di mezzo tra le due scelte... sì, mi pare la cosa migliore. Speriamo bene.
Prendo le chiavi e sto per uscire, quando improvvisamente mia madre mi chiude la porta davanti.
«Ma', ma che fai?»
«Morgan...»
Improvvisamente sudo freddo... che cosa c'è che non va? Non mi piace il suo tono sospettoso.
«Sì?»
«Cos'hai in mano?»
Le chiavi. Di Alan. Cioè, la mia copia. Una del cancello esterno e l'altra della porta di casa.
«Niente...»
Prima che possa pensare qualsiasi cosa di intelligente per liberarmi da questa situazione, mia madre mi prende il braccio, e naturalmente le chiavi, pur essendo solo due, fanno un rumore inequivocabile.
«Dove le hai prese? Di chi sono?»
«Mie. E ora se non ti dispiace io dovrei uscire.» dico seccato divincolandomi.
«Morgan, tu non esci finché non mi dai delle spiegazioni.»
Cazzo, e ora. Calma... il cellulare è nelle mie tasche, non c'è pericolo che lo prenda. Le chiavi... ce le ho in mano. Le metto subito dentro i jeans, ma mia madre è ancora lì, ferma, che mi fissa. Ed io sono terrorizzato come non mai. Sono le chiavi della mia gioia, ecco cosa sono...
«Non possiamo parlarne dopo...?»
«Quando? Quando viene tuo padre?»
«No, no... per favore. Ti prometto che dopo parliamo, ma ora fammi uscire, ti prego.»
«Mh...»
«Non faccio niente di male.»
«Ne sei sicuro?»
«Sì.» rispondo deciso senza esitazioni... stare con Alan non è sbagliato, per me.
«Va bene. Ma domani voglio una spiegazione, altrimenti potrebbe venirmi voglia di parlarne a tuo padre...»
«No, no... domani, promesso.»
Finalmente riesco ad uscire, e l'aria pomeridiana di dicembre mi sembra fresca, piena del sapore della libertà... in quella famiglia io ci soffoco, e prima o poi ci muoio. Improvvisamente mi accorgo che fa davvero freddo, e mi avvolgo di più nella giacca, abbottonandola. Appena Alan mi vede il viso gli si illumina in un sorriso bellissimo, che però svanisce quando vede la mia espressione terrorizzata.
«Tutto okay, Morgan?»
«Sì, scusa, è solo che...»
Non voglio rovinare la giornata... non posso rovinare la nostra giornata insieme.
«Che... ?»
«Mh... niente di importante.»
«Dimmi subito cos'hai, Morgan. Avanti.»
Non lo sopporto quando usa questo tono... sembra lo stesso dei miei genitori...
«Niente, solo un piccolo litigio con mia madre... ma non ti preoccupare...»
«Perché non me ne parli?»
«Non mi va!»
«Okay... come vuoi. Sei triste?»
«No, semmai arrabbiato. E voglio uscire con te.»
«Okay... mh... vediamo un po', che ti sei messo?»
Finalmente mi sento più rilassato, e faccio vedere ad Alan il mio maglioncino.
«Carino.»
Carino?! Tutto qui?! Uffa... Alan probabilmente si accorge del mio broncio perché comincia a ridere.
«Che c'è da ridere?! Faccio così schifo?!»
«Oh, Morgan, datti una calmata! Prima di tutto, scherzavo, sei stupendo. Secondo, cercavo di migliorare il tuo umore. Terzo, se ce l'hai con tua madre, perché cazzo ti metti a urlare con me?!»
«Oh, Alan, scusa!» dico abbracciandolo. «È solo che quello non è il modo migliore per farmi stare meglio.»
Alan mi prende dolcemente i capelli e mi tira indietro, poi ci guardiamo per un po' e, come sempre in questi momenti, sento crescere l'imbarazzo per la strana atmosfera che si crea ogni volta... proprio quando sto per dire qualcosa, qualsiasi cosa, Alan mi bacia piano, lentamente, tanto lentamente quanto non avrei mai creduto fosse possibile. Mi sento sciogliere, e stranamente non mi ero mai sentito così bene come in questo momento. E già prima pensavo che ogni gesto con Alan fosse fantastico...
«Dimmi, Morgan... io voglio aiutarti.» mi sussurra all'orecchio mentre io sono completamente confuso.
«No... non voglio...»
«Mh...»
«Se mi vuoi bene, non chiedermelo...»
«Okay...»
---
Alan non mi ha detto dove siamo... mi ha detto di chiudere gli occhi e rilassarmi, mi ha detto che potevo stare tranquillo, che non mi avrebbe ammazzato facendolo sembrare un incidente d'auto, mi ha detto... mi ha detto tante altre cose, molte delle quali per farmi ridere, e io sono molto felice. Perché vuol dire che ci tiene a me, no? Che vuole che io stia bene... in fondo una volta me lo ha anche detto che mi vuole bene... significa qualcosa?!
«Alan, dove siamo?!»
«In un bel posto, fidati.»
«Spero ne sia valsa la pena, con due ore di macchina, perché si gela.»
«Appunto, guarda come ti sei vestito e pentiti. Entriamo lì?»
«Negozio di abbigliamento?! E perché?»
«Perché ho deciso così.»
Dopo quasi un quarto d'ora, durante il quale Alan mi ha fatto fare mille prove, usciamo da quel negozio... con un paio di sciarpone di lana in più. La mia è blu, quella di Alan è gialla. Lui si è messo dei jeans chiari e una camicia nera, con sotto trecento imbottiture, a detta sua. E porta un cappotto di jeans imbottito internamente... ma questi per lui sono abiti quotidiani. È stupendo. Sembriamo quasi uno il contrario dell'altro, a vestiti. Sotto io scuro, lui chiaro, sopra viceversa... e anche le giacche. Mi vien quasi da ridere...
«Sei stupendo, oggi.»
«Davvero?!»
Stranamente mi sento in imbarazzo. Eppure non dovrei, dato che io e Alan ci conosciamo da un bel po' di mesi. Ma non mi fa i complimenti tanto spesso, anzi, ora che ci penso, quasi mai; quindi, quelle poche volte che li fa, devono essere veri.
«Sì. Dovresti essere più sicuro di te stesso, Morgan.»
«Più sicuro di me stesso?»
«Se sto con te da tanto tempo, vuol dire che comunque mi piaci... credevo che ormai lo sapessi.»
Cazzo, perché mi sento svenire?! Sono felicissimo, e per una scemenza simile... ma se Alan mi parla così... devo cercare di controllarmi.
«Beh... ehm, anche tu mi piaci molto.»
«Questo lo so.»
Per il resto della giornata andiamo in giro per negozi, roba da matti... e ad un certo punto, Alan vuole comprarmi un portachiavi...
«Dai, scegline uno.»
«Ehm... veramente io...»
«Che c'è? Dai...»
Alla fine ne prendo uno a forma di stella, giallo trasparente. Alan sembra soddisfatto e mi dice di aspettarlo fuori... chissà perché.
«Okay, ora andiamo a casa.»
«Così presto?!»
«Ci vuole tempo per tornare e voglio andare con calma.»
«Comunque, arriveremo troppo presto per salutarci!»
«E chi ha detto che dobbiamo salutarci?»
Infatti, quando arriviamo a casa, quasi automaticamente cominciamo a spogliarci, senza neanche guardarci, come se fosse un'abitudine. Alan accende il riscaldamento e mi prende alle spalle, sorprendendomi un po'.
«A che ora devi tornare?»
«Beh...» comincio a dire, ma in realtà non lo so neanche io. Dato che però ho litigato con mia madre... «... io non voglio che mia madre si arrabbi, quindi se tornassi un po' presto forse sarebbe meglio. Che ore sono?»
«Sono le nove e mezza.»
«Facciamo per le undici, allora?»
«Non devi chiedere a me il permesso, Morgan.»
«Sì, lo so...»
---
Alle undici e cinque circa sono a casa. Mia madre mi sente rientrare e mi guarda... chissà perché credo che mi stesse aspettando apposta. Mi sento subito a disagio, ma non voglio dargliela vinta.
«Ciao, ma'.»
«Ciao, come mai così presto? Ti sei divertito?» dice beffarda... che cazzo ha da sogghignare poi...
«Tanto. Ma sono stanco.»
«Quella sciarpa è tua?»
«Sì... mh... l'ho comprata oggi.»
«Perché non ti siedi a parlare con me?»
«Mh...»
«Tuo padre è già a letto.»
«Abbiamo detto che parliamo domani, no? Ora vorrei riposare.»
Mi preparo in due minuti e mi chiudo in stanza, senza nessuna musica, senza niente. Questo, finora, è stato il giorno più bello, e allo stesso tempo il più brutto della mia vita...
 
Capitolo 11
Sospiri... di sollievo (Morgan)
Domenica mattina. Natale.
«Morgan, buon Natale.»
«Anche a te, ma'.»
«Buon Natale.»
È mio padre...
«Buon Natale, papà.»
A causa dei nostri rapporti un po' complicati, che forse derivano solo dalla mia età... o forse no, mi sento sempre a disagio quando c'è lui.
Sotto l'albero ci sono tre regali. Uno da me a mamma, uno a papà... uno da parte loro per me. Mi hanno regalato un maglione carino... nero con dei laccetti bianchi. Io a mia madre e a mio padre ho regalato i biglietti per un concerto qui vicino di un vecchio gruppo della loro giovinezza, che canta la loro canzone di matrimonio. Mia madre sembra contentissima...
«Oh, Morgan, ma non hai speso troppo?»
«No... tranquilla.»
Papà dopo un po' esce, dice che va a prendersi qualcosa al bar qui vicino, dove vuole anche dare il buon Natale ai suoi amici, credo. Mamma improvvisamente diventa seria e mi si avvicina, e mi cresce subito l'ansia, ma mi dico che devo assolutamente essere un attore perfetto, ora più che mai.
«Morgan, dobbiamo parlare.»
Calma, calma... calma.
«Scusa, ma'... ieri, ecco, avevo fretta.»
«Mh... allora hai una spiegazione?»
«Certo. Sono del professor Steele, le ha dimenticate a scuola e io le ho raccolte, ma era già andato via.»
«Ah... e perché non me l'hai detto ieri?»
«Ero di fretta e... ero nervoso perché non volevo fare tardi.»
«Se ti comportavi così, però, avevi qualcosa da nascondere...»
«Ti giuro che non faccio niente di male, ma'! Te l'ho già detto... e non so come rintracciare il professore. Non posso mica chiedere il suo numero a scuola, non mi sembra giusto, e poi sicuramente lui ha una copia delle chiavi...»
«Mh... e perché le avevi in mano, allora?»
«Mi ero dimenticato di averle e non volevo che le trovassi e pensassi chissà cosa...»
«Okay.»
«È la verità.»
«Ti credo...»
«Ma... ?»
«Ma penso che mi nascondi comunque qualcos'altro, anche se non so cosa... da quando sei tornato dalle vacanze sei strano, diverso...»
«Ma no... sono uguale... cioè... sono solo cresciuto.»
---
«Alan, ha funzionato, ce l'ho fatta!»
«A fare cosa? Comunque, buon Natale.»
«Ah, oh, scusa... buon Natale... questo è per te.»
«Ah, grazie...»
Spero tanto che il mio regalo piaccia ad Alan. Gli ho regalato due scoiattolini di legno, alti circa tre centimetri... li ho presi la settimana scorsa in un negozio di artigianato, mi sono piaciuti subito perché erano molto teneri: uno è sulle zampe anteriori e rivolto verso il basso, mentre l'altro è accucciato e teso verso l'alto... messi vicini sembra che si bacino e sono carinissimi.
«Grazie, Morgan, sono stupendi.»
«Davvero?! Cioè, ti piacciono?»
«Sì...»
Guardo Alan che sistema il mio regalo sul tavolo del soggiorno, e ne sono contento; poi aspetto invano che Alan mi dia il suo, e mi sento tremendamente nervoso, strano. Ho voglia di grattarmi il collo, e sto quasi per farlo, ma Alan sembra improvvisamente accorgersi di me.
«Sì?»
«Ehm... niente.»
«Hai un'aria strana... dimmi pure.»
Sembra divertito. Perché?
«Alan, mi stai prendendo in giro?! Mi fa soffrire... per favore, non farlo...»
«Scusa, vuoi il tuo regalo?»
«Sì.»
«Mh...»
Non capisco, non capisco proprio cosa succede, ma mi sta salendo l'ansia dentro...
«Alan!»
«Ieri ti ho già regalato un po' di cose no?»
Cosa?! Non può essere...
«Alan, non puoi dire sul serio!»
«Scusa. Io vorrei che il regalo di Natale che io ti voglio fare... sia lo stesso che tu fai a me... anche se sembra un po'... mh, troppo seria la cosa, detta così.»
«La cosa... cosa?»
E mentre Alan parla, mi sembra di morire per l'eccitazione e per l'idea assurda ma esaltante che mi si sta formando in mente...
«Okay, perfetto.»
«Sul serio, Morgan? Cioè... sicuro che non ci sono problemi a casa poi?»
«No... sta' tranquillo, posso farcela.»
«Mh... non so... per questo non ero molto sicuro che fosse una buona idea...»
«Se tu vuoi... cioè, se tu mi vuoi così... io posso fare qualsiasi cosa...»
«Non dire così. Per favore.»
«Perché no?»
«Mh...»
«Oggi non mi dici granché...»
«Scusa, è solo che...»
«Dimmi, io ti ascolto...» dico con sincerità, e voglio davvero aiutare Alan.
«... niente. Solo, alcuni pensieri che... ma tu non devi pensarci.»
Oggi Alan è così strano... a Natale si dovrebbe essere felici, non tristi, malinconici, o qualcos'altro. A che starà pensando Alan?! Non ne ho idea, ma non sembrano bei pensieri... e non voglio assolutamente che lui stia male oggi. Oggi, Natale. Questo da solo deve significare che Alan deve passare una giornata splendida, e se ha bisogno di me per farlo, farò davvero tutto ciò che sono capace di fare.
«Alan?»
«Mh?!»
«Adesso facciamo andare via questi brutti pensieri, vero?»
«Mh...»
«Mangiamo insieme?»
«Non mangi a casa?»
«Sì, ma se mangio poco a casa posso mangiare anche qui con te...»
«Non ho cucinato niente di speciale di quello che si fa a Natale...»
«Non fa niente. Se stiamo insieme, basta e avanza... qualsiasi cosa, no?»
«Mh... okay.»
«Sì!»
«Morgan?»
Ops...
«Ehm... sì?»
«Grazie.»
---
«Mh... sembra una cosa pericolosa... non so, Morgan...»
«Ti prego!»
Ecco il punto centrale del mio problema: convincere un amico a darmi tutto il suo aiuto... anche se significa mentire pesantemente e correre il rischio di finire in grossi guai. Anzi, in guai enormi. Almeno per noi...
«Non ne sono sicuro! Non capisco cosa ti prende, non ti sei mai comportato così prima d'ora... e non so se va bene...»
«Ti prego... è una cosa importante, importantissima. Per me ha importanza vitale. Insomma, questione di vita o di morte!»
«Morgan, aspetta. Starai bene? Che farai? E poi almeno dammi qualche informazione... se ti succedesse qualcosa, io...»
«Mh... c'entra questa estate... ma non posso dirti nient'altro, per adesso.»
«Ah... me lo sentivo, lo sapevo. Allora... c'entra un'altra persona?»
«Sì.»
«Qualcuna che ti piace?»
«Mh... forse!»
«Anche a me in questo periodo piace una tipa...»
«Chi?»
«Sally...»
«Sally?! ... non l'avrei immaginato! Complimenti!»
«Ma va'! Lei non fa che guardare te...»
«Me?! Ma cosa dici! Vai e conquistala...»
«Grazie, Morgan, sei un amico.»
«Ma va'... tu sei un amico!»
«Però capisci che dovrà saperlo anche mio padre... vero?»
«Sì... spero che capisca anche lui! Grazie, mille, Mark!»
Alan sarà contento ora. Non vedo l'ora di dirgli che è andato tutto bene e che presto potrà stare molto meglio di come sta adesso... perché io mi prenderò cura di lui, da adesso in poi, finché potrò... voglio che lui sia felice.
 
Capitolo 12
Paura e tristezza (Alan)
«Alan, è andato tutto come avevo sperato!» ha quasi urlato Morgan travolgendomi.
Morgan è su di giri. È da giorni che fa su e giù da casa sua a casa mia, e non l'ho mai visto così agitato. Forse è anche nervoso, chissà. Mi chiedo se non sia stato uno sbaglio invitarlo... però in realtà non voglio domandarmelo, perché ora mi sento molto meglio, dato che la gioia di Morgan ha coinvolto anche me alla fine. È strano come riesca a influenzarmi, e davvero non sono certo di sapere come faccia... ma forse è solo perché è Morgan.
«Morgan, che giorno è oggi?»
«Come che giorno è?! Trenta dicembre! Domani è l'ultimo dell'anno!»
«Sì, lo so... domani è anche sabato però.»
«Che vuoi dire?»
«Andiamo un po' in giro?»
«Dopo pranzo però. Cioè, mangio a casa mia e poi sto fuori tutto il giorno. Teoricamente dovrei dormire da Mark...»
«Okay, dormi da me...»
Morgan sorride in modo un po' diverso... e non so perché avverto un brivido corrermi lungo la schiena.
«Morgan, c'è qualcosa che devi dirmi?»
«No, assolutamente...»
«Mh... sicuro?»
«Sì... allora, domani pomeriggio dove mi porti?»
«Mh... ci sto ancora pensando.»
«Ehi, quello è il tuo paio di chiavi?»
«Sì, perché?»
«Hai comprato il portachiavi uguale al mio...»
«Mi hai detto che tua madre pensa che il tuo paio fosse il mio, no?»
«Mh... ma ci sei riandato per comprarlo?»
«No, a essere sincero no. Mi piaceva e l'ho preso anche per me.»
«Che bello...»
«Bah... non è che ci sia poi tanto di speciale...»
«Ihihih...»
«Smettila di ridacchiare e vieni qua...»
«Scusa...»
«Mh... scuse non accettate. Si prega di riprovare in un altro modo!» dico cercando con tutte le mie forze di non ridere.
Morgan abbassa gli occhi e... sbadiglia.
«Morgan! Ti sembra il modo?»
«Scusa, non ho resistito!»
«Vuol dire che ti annoi a stare con me?!» insinuo tanto per divertirmi un po' a prenderlo in giro.
«No...»
«Allora cosa? Sei... triste?»
«No, non è niente.»
«Mh... se lo dici tu.»
Ma ormai da un bel po' mi sono accorto che Morgan è cambiato. E non credo che dovrò aspettare molto perché la mia curiosità sia soddisfatta... infatti credo proprio che sarà Morgan stesso a parlarmene, quando si sentirà pronto...
---
Finalmente è arrivato, l'ultimo giorno dell'anno.
Morgan e io siamo stati in vari posti, più che altro abbiamo girato qualche città qui vicino, ma non troppo vicino, senza dare nell'occhio. Lui naturalmente era molto entusiasta ed io mi sarei aspettato che... beh, sì, insomma, che saltellasse qua e là contento... invece è stato insolitamente tranquillo, calmo accanto a me, senza mai scomporsi troppo, e la cosa fa crescere ancora di più i miei sospetti... e sento un'incredibile paura. Perché io non voglio che Morgan si innamori di me... assolutamente no. È impossibile, lui non può, io non posso, ma soprattutto io non posso, perché non devo... altrimenti...
«Alan.»
«Sì?»
Ora siamo a casa, sto preparando qualcosa per mangiarla insieme mentre aspettiamo la mezzanotte.
«Senti... non è che ora mi serva urgente, ma...»
«Cosa? Dai, dimmi.»
«Mi fai una ricarica?»
«Di nuovo?!»
«Guarda che tutti con te li spendo i soldi! Non posso mica chiederli ai miei genitori!»
«Uff... ma chi ti dice di mandarmi tutti quei messaggi... ci vediamo praticamente ogni giorno...»
«Sì, ma quando non siamo insieme mi manchi.»
«Mh... e va bene, tanto ormai...»
«Ormai cosa?»
«Niente.»
«Cosa?! Dai!»
«Ho detto niente, quanto rompi!»
«Alan... scusa... io...»
«Scusa tu, sono nervoso.»
«Ah...»
«Non vorrei sfogarmi con te, ma praticamente ci sei sempre tu a portata di mano.»
«Fa niente.»
«Mh... fa invece. È un brutto vizio.»
«Okay... come vuoi. Cioè... non ho capito bene cosa stai dicendo, che devi togliertelo? Comunque, in ogni caso, non ti preoccupare. E poi mi chiedi sempre scusa... cioè...»
«Basta, per favore. Non mi sento molto bene.»
«Che hai?»
«Niente, sul serio, solo stress.»
«Ah... quello sappiamo come curarlo... no?»
«Adesso no. Mi riposo un po', okay? Sono solo stanco... svegliami tra un'oretta.»
«Alle undici?»
«Sì, okay. A dopo.»
Non mi sento molto bene, oggi. Volevo essere contento, ma in realtà non lo sono... e il nervosismo mi fa star male più di ogni altra cosa... o quasi. Vorrei che Morgan sparisse, che se ne andasse e mi lasciasse in pace, così non avrei paura, non dovrei preoccuparmi... no, non è vero. Mi pento subito di questi pensieri, e li scaccio. Anche se mi sento tutto un malessere per questa situazione... poi, proprio quando sto per addormentarmi, suona il cellulare.
«Pronto?»
«Alan, sono io.»
«Ah, ciao Paul.»
«Ma che fai, dormivi?! Hai la voce rauca...»
«Sì...»
«Sta per iniziare il nuovo anno e tu dormi?! Alan... ehm... tutto okay?»
«Mh... sì. Sta' tranquillo. Allora, che volevi?»
«Volevo dirti buon anno adesso perché domani... insomma, dopo sarà impossibile chiamare e non potrò venire. Lo sai, vero?»
«Sì... ho già provveduto da solo, non ti preoccupare.»
«Sì, ma più mi dici di non preoccuparmi più io mi preoccupo, lo sai!»
«Scusa... davvero, sta' tranquillo e goditi le tue vacanze.»
«Grazie.»
«Grazie a te... sei un tesoro.»
«Eh, figurati... per te, questo ed altro... ah, senti...»
---
«Alan... ci sarebbe una cosa che dovrei dirti...»
Siamo a letto, io e Morgan. Oggi non ci siamo neanche sfiorati...
«Dammi un bacio, Morgan...»
«Eh? ... sì...»
Morgan si sporge lentamente verso di me per baciarmi, ed è un bacio lieve, proprio come lo volevo in questo momento... ma mi stacco quasi subito perché non riesco a sopportarlo.
«Tutto okay, Alan?»
«Sì.»
«Perché sei così nervoso?»
«Niente, davvero.»
«Io... ecco, dovrei dirti una cosa... che forse ti farà arrabbiare, non so... però spero che tu non ti arrabbi, sul serio...»
«Dai, parla. Così mi fai solo innervosire di più.»
È giunto già adesso il momento? Non me la sento, non sono pronto ad affrontarlo. In realtà non vorrei ascoltare neanche una parola, perché credo di sapere cosa dirà.
«Ecco, allora... sono molto contento che tu mi abbia invitato per Capodanno, però... io sono stato invitato da Mark e la sua famiglia a trascorrere una settimana in vacanza con loro, in montagna... e ho detto a Mark non solo che volevo saltare questo giorno con lui, ma anche tutta la vacanza... capisci?»
«Eh?! Aspetta un attimo... fammi un riepilogo.»
«Vorrei stare qui con te questa settimana... se vuoi. Altrimenti domani mattina alle cinque devo partire con Mark...»
«Accidenti...»
«Preferirei restare con te, se non ti è di troppo disturbo.»
«Vivere insieme un'intera settimana... cioè sempre. Tutto il giorno. Credi di potercela fare?»
«Io sì, e tu?»
«Sei tu quello che non potrà mettere piede fuori casa, Morgan.»
«Se mi porti fuori città...»
«Escluso, scordatelo. Non se ne parla proprio. Se vuoi restare, voglio che sia una cosa tranquilla.»
«Okay...»
«Possiamo farci anche noi le nostre vacanze in montagna, se vuoi...»
«Ah... noi due soli?»
«No... mi ha chiamato Paul per invitarmi, nel caso fossi solo.»
E lo ero...
«Ah... beh, se tu vuoi... ma non gli dà fastidio?»
«Se glielo chiedo, non gli darà fastidio.»
«Quando?»
«Il due e il tre. Non è un'intera settimana ma... okay?»
«Okay.»
Dopo questo discorso Morgan si accoccola più vicino a me e si addormenta tranquillamente, serenamente, mentre io non riesco a chiudere occhio per un bel pezzo. È così dolce... lui è ancora innocente, spesso ingenuo. Lo trovo terribilmente puro e pieno di fascino e gioia di vivere, di lottare... e terribilmente, dentro di me, molto profondamente, lo invidio anche...
Vorrei solo che tutto fosse più facile per me... perché non lo è? Perché me... ? Perché... me?!
 
Capitolo 13
Il discorso tanto temuto... (Alan)
Quattro gennaio.
Questi giorni insieme a Morgan, Paul e il suo attuale compagno, sono stati davvero rilassanti. Poter stare appiccicati in vacanza anche senza neanche sfiorarsi fisicamente è talmente insolito... perché in genere preferivo attaccarmi solo al corpo di qualcuno senza che ci fosse nessun vero contatto. Durante la vacanza Morgan e Paul hanno avuto modo di conoscersi meglio e credo che almeno un po' della reciproca diffidenza sia scomparso.
«Morgan?»
«Che c'è?»
Per adesso, che sono quelle poche ore del mattino, tra me e Morgan è tutto okay.
«Senti... non ti ho detto una cosa. Oggi è il mio compleanno...»
«Cosa?! Cosa?! Eh?! Perché non me l'hai detto?! Ti avrei fatto un regalo!»
«No, no... non voglio un regalo... basta che... ehm, che stai qui.»
«Ah... compi ventisei anni?»
«Sì, ventisei. Sembro vecchio?»
«Per niente!»
«Già, ti credo... se no non ti avrei sedotto così in fretta, no?»
«Alan!»
«È la verità. Se ti avesse proposto... quello che ti ho proposto io, un tipo che poteva essere tuo padre, l'avresti accettato?»
«Beh... non lo so... forse no, ma se tu avessi quarant'anni e fossi ancora così penso di sì...»
«Mah... se lo dici tu. Già non va bene così...»
«Perché non va bene?»
«Morgan, lo sai.»
«No, veramente non lo so.»
«Ci sono dieci anni fra di noi. E non è neanche la questione principale. Tu sei minorenne, e io... sono anche un tuo professore, ora. Sai che vuol dire, no?»
«Scusa... ma io, veramente, anche se capisco il tuo discorso, non ci trovo niente di male a stare insieme a te... e in fondo in fondo, neanche tu, altrimenti mi lasceresti perdere.»
«Mh... sì, credo di sì... me lo dai, un bacio?»
«Sì... sì... ultimamente me l'hai chiesto altre volte...»
«Tu non mi salti mai addosso... che pretendi?»
«Eh?!»
«Nel senso... sembra che ti piaccia, ma poi non fai quasi mai niente per farmi capire... insomma, mi sembra di desiderarti più di quanto mi voglia tu...»
«Questo non è affatto vero, Alan...»
«Sessualmente, direi di sì.»
«Oh, scusa tanto...»
«Neanche per il resto, visto che non mi baci... va beh, quasi mai, però...»
«Uff... Alan...»
«Dimmi.»
«Tu... ecco, sei comunque grande, più di me intendo... e mi metti un po' di soggezione...»
«Cosa?! Stai scherzando, vero?!»
«No...»
«Mi pare che tu sia a tuo agio con me, o no?!»
«Sì, ma... beh, i gesti intimi sono diversi...»
«Mah... non capisco il problema.»
«E poi ora sei anche un mio professore...»
«Non mi dire cazzate, non è per questo. Puoi anche essere sfacciato, se vuoi.»
«Va bene, mica a me va sempre di baciarti o di farlo ogni volta che ti vedo, Alan!»
«Beh, bastava dirlo! Mi fai sembrare un insensibile che non si accorge quando qualcosa ti frulla nella testa!»
«No... no, scusa.»
«Uff...»
Parlare con Morgan mi stanca sempre, e spesso finiamo per litigare, o peggio per non dirci proprio un bel niente...
«Alan?»
«Cosa?!»
«Ehm... il sei è il mio compleanno, compio sedici anni...»
«Ho capito, vuoi un regalo...»
«No. Non trattarmi come un bambino, non... non lo sopporto, ecco.»
«Va bene... ma se non ti comporti da adulto non posso che trattarti da bambino.»
«Beh... che tu ci creda o no, mi sto impegnando!»
«Mh... non devi impegnarti troppo, perché comportarsi da grande solo per far piacere a qualcuno non serve a niente... e non saranno le tue azioni a renderti responsabile.»
«Lo so, ma non è facile!»
«Non lo è per nessuno.»
---
Dopo le nostre... piccole divergenze... io e Morgan siamo andati abbastanza d'accordo, per oggi, anche se ci evitiamo un po'. Le cose si sistemano un po' la sera, quando siamo seduti al divano in camera a guardare un po' di televisione. Nel senso che la fissiamo, ma in realtà stiamo pensando a tutt'altro che agli stupidi programmi che vanno in onda.
Mentre mi lamento appunto di questo, Morgan si tira un po' su e si avvicina a me, togliendomi il telecomando senza dire una parola; spegne la televisione e si alza per spegnere anche la luce della stanza, accendendo poi quella del lume sul comodino, dietro il divano. Allora torna verso di me...
«Alan, girati.»
«Eh?»
«Fidati...»
Faccio come mi ha detto e lo sento abbassarsi un po' a baciarmi la guancia destra da dietro, poi posa le mani sulle mie spalle... e incomincia a massaggiarmi. Mi sento subito meglio; ne avevo proprio bisogno, con tutto quello che ho accumulato in questi giorni, anche se la maggior parte forse era insofferenza mentale.
«Mh... hai le mani di un angelo...»
Morgan rallenta i suoi movimenti, aumentando un po' la pressione delle sue mani, e mi bacia di nuovo, stavolta l'altra guancia. Dopo scende giù e mi abbraccia, baciandomi il collo, che sposto quasi automaticamente per il piacere che sto provando... Morgan non è sempre così audace. Sembra così sicuro di sé in questo momento... sarà vero?
«Mh... Alan...»
La sua voce è bassa e calda, la adoro in questi momenti. È molto elettrizzante.
«Vuoi farmi un succhiotto?»
«Mh... non so se lo so fare...»
«Vieni qui...»
Morgan fa il giro del divano e si avvicina a me, allontanandosi però un attimo con gli occhi lucidi per la voglia, e in quel momento anche io posso godere della sua vista... questo ragazzo è molto più sensuale di quanto creda lui stesso... e mi attrae a sé in maniera incredibile e sconvolgente, fino a lasciarmi senza fiato. Ed infatti è così che finiamo, prima sul divano a coccolarci un po' e poi nel letto, finché improvvisamente non ci fermiamo, perché ci siamo eccitati così tanto da non poter resistere.
C'è un momento di infinito silenzio con dentro solo i nostri respiri, ma dopo cominciamo tutti e due a ridere, ancora affannati.
«Alan, che hai combinato!»
«Scusa, non so che mi ha preso...»
«Ahahah, scemo!»
«Senti chi parla!»
«Mh... va beh, io sono giovane, facilmente eccitabile...»
«E io sono stato sedotto da quello stesso giovane, allora...»
«Mh... va beh...»
«Vuoi farlo ancora?»
«Mh... io sto bene anche così... tu?»
«Anche io, sul serio, uff... è troppo assurdo...»
Morgan non dice più niente e ride un po'... e io lo trovo bellissimo.
«Sei stupendo, Morgan...» gli sussurro scostandogli piano una ciocca troppo lunga che gli si è posata sulla guancia.
«Mhhh...»
Morgan si nasconde contro di me stringendomi in quel modo possessivo che mi toglie il fiato... e non certo perché sta stringendo troppo forte. Per guardarlo di nuovo in viso me lo devo praticamente scollare di dosso... e vedo che è nervoso e in imbarazzo.
«Cos'hai adesso?»
«Niente, Alan...»
«Dai, dimmi...»
«Io... credo di essermi innamorato di te...»
Oh... oh, cazzo. Cioè, cazzo. Adesso? Ora che questa... sì, è un'atmosfera perfetta, e Morgan... merda.
«Credi?»
«No, cioè, sono sicuro.»
«Non lo so...»
Scusa, Morgan. Lo so che adesso soffrirai come un cane, ma è la cosa migliore... tu non devi...
«Alan... dico sul serio.»
«Ti sbagli.»
«Ma...»
«Cos'è l'amore? Tu mi vuoi solo bene, e pensi di amarmi perché non senti l'affetto delle altre persone che ti sono vicine.»
«Non lo so...»
«Vedi, non lo sai. E sei troppo giovane per pensarci...»
«Tu non ti sei mai... ehm, preso una cotta per qualcuno, quando avevi la mia età?»
«Quando avevo la tua età stavo per cazzi miei.»
«Alan...»
«Senti, Morgan, amare è una cosa... che non va bene, adesso. Vivere insieme...»
«Perché? A me piace stare con te, ci starei sempre, vorrei aiutarti...»
«Morgan.»
«Dimmi...»
«Ci sono delle cose... delle cose che tu non sai.»
Sto male, Morgan. Fa soffrire tremendamente anche me dirti queste cose... mi piaci, e tanto, davvero... ma...
«Dimmele, allora.»
«Non... non ho nessuna voglia di dirtele.»
«Mh...»
«Non voglio che tu... che tu ci stia male. Capito?»
«Mh...»
«Morgan?»
«Sì?»
«Puoi cercare di capire la cosa da un punto di vista maturo? L'amore si costruisce nel tempo... e noi non siamo molto diversi da due estranei. Tu ancora dici di sentirti in soggezione!»
«Scusa, hai ragione... però, ecco... penso che potrebbe diventare...»
«Non ora, vuoi?»
«Okay.»
Merda. Morgan non piange, e mi sento ancora peggio per questo. È come se non ci riuscisse, e quando non si riesce a piangere, non si sta bene... provo a coccolarlo un po', ad accarezzargli il volto e i capelli, le spalle... finché lo sento sospirare.
«Mi vuoi?»
«Eh?»
«Intendo... se tu vuoi me come io voglio te.»
«Io, cioè, ecco...»
«Non per forza, ovviamente...»
«Sì, cioè... finora non avevo mai pensato seriamente che tu... potessi essere mio...»
«Certo che posso...»
«Io ti... cioè, ehm, ti voglio bene, sul serio, tanto.»
«Mi fido di te.»
«Davvero?!»
Davvero? No... non credo. Cioè... mi fido... ma quanto?!
«Sì...»
---
Anche se non sono molto convinto di quello che sto facendo, ho deciso di comprare un regalo a Morgan. Ho provato a chiedergli che cosa vorrebbe, ma ha detto che anche se non gli avessi regalato nulla, sarebbe andato bene lo stesso. Ma non credo di essere tanto meschino da non fargli un regalino...
Giro un po' di negozi qui a Hipyon, ma non c'è niente che mi piaccia sul serio, niente che io trovi adatto a Morgan... anche se forse io non so cos'è veramente adatto a lui.
«Mi scusi, posso aiutarla?»
È la commessa del negozio.
«Ecco, io... dovrei fare un regalo... e non so proprio cosa scegliere...»
«Certo, mi dica pure. Per un amico?»
«No... veramente...»
«Per la sua ragazza?»
Per il mio ragazzo?
«Ehm... sì, all'incirca...»
«Perché non prova il nostro reparto offerte speciali? Ci sono articoli di ogni genere tra cui scegliere...»
«Mh...»
La signorina, che non avrà più di vent'anni, mi ci accompagna e comincia a mostrarmi un po' di cose, mentre la mia attenzione viene stranamente attratta dai peluche...
«Alla sua ragazza piacciono i peluche?»
«Veramente non saprei... avete rose finte?»
«Sì, certo.»
«No, aspetti...» la fermo pensando che forse questo sembrerebbe un po' troppo romantico, «Ho cambiato idea.»
«Certo. Cosa desidera?»
«Avete dei libri?»
«Certo, mi segua...»
Ci sono molti libri, ma non so davvero cosa scegliere, così la ragazza mi lascia solo a riflettere. Che tipo di storia potrebbe piacere a Morgan? Poi vedo un libro che attira la mia attenzione, è una raccolta di poesie di vari argomenti: amore, amicizia, tristezza, gioia... sì, mi dico che può andar bene. Certamente Morgan non si aspetterà una cosa del genere, ed io spero che gli piaccia...
«Scusi, signorina, me lo incarta?»
«Certo, lasci fare a me.»
Morgan... ci sono tante cose che vorrei dirti...
 
Capitolo 14
Triste inverno... e oltre il muro? (Morgan)

Sette gennaio.
Inaspettatamente, ieri Alan mi ha fatto un regalo, anche se non ci speravo più di tanto. Se devo essere sincero in realtà ci speravo proprio, anche se gli avevo detto di non farmelo... mi ha regalato una raccolta di poesie... ma non mi importava cos'era, ero troppo contento per il regalo, ieri. In fondo Alan mi vuole bene, no?
Oggi è il nostro ultimo giorno insieme. Ho chiamato Mark per sapere quando tornano, e pare sia stasera, verso le sei del pomeriggio. L'ho detto ad Alan, che però non ha fiatato; mi ha guardato e basta. E non sono riuscito a capire cosa pensava, purtroppo... in questo preciso momento sta cucinando il pranzo.
«Alan...»
«Sì?»
«La scuola ricomincia lunedì...»
«Lo so.»
«Sarebbe meglio se noi due, dopo questo periodo, stessimo un po' lontani...»
Sento risalire dentro di me la solita ansia. Perché Alan ha questo potere su di me? Non lo sopporto...
«Cosa?! Come sarebbe?! Non ti piaccio più?»
«Uff... Morgan, qualsiasi cosa io dica non devi pensare che all'improvviso non ti voglia più bene, chiaro?»
«Sì... e allora cosa?»
«Penso che dovresti frequentare un po' di più i tuoi coetanei.»
«Eh? Perché?»
«Morgan, lasciami parlare. Non lo vedi che stiamo sempre insieme?! È un po' troppo, non credi? Accetta quello che ti ho detto, per piacere.»
«Cioè... dovremmo vederci di meno?»
«Sì... non molto di meno, basta che tu non trascuri il resto del mondo intorno a te.»
«Okay...»
«Morgan...»
«Okay, sul serio, ho capito. Hai ragione tu.»
Quando Alan fa questi discorsi da adulto, mi sembra di sentire un po' di più la nostra lontananza... perché lui ha più esperienze di vita, forse... non lo so... però quando mi parla in quel modo, in quel suo modo autoritario, mi ricorda mio padre, e io questo non lo sopporto, perché mio padre...
---
Oggi è sabato tredici gennaio.
Si può dire che la mia presenza a casa di Mark sia quasi obbligata, perché in realtà vorrei essere con Alan. Sono praticamente mesi che ci vediamo tutti i giorni a scuola e poi i pomeriggi a casa sua, e pure se anche io comprendo ciò che mi ha detto, sento il desiderio di stare insieme a lui. Forse siamo stati troppo vicini...
«Allora, ti muovi? Insomma, ma che hai? Hai la testa tra le nuvole!»
«Sì, eccomi. Scusa, Mark...»
Come mi ha suggerito gentilmente Alan, ho deciso di stare un po' anche con i miei coetanei.
«Non è che oggi per caso ti dovevi vedere con... ehm, insomma, quella persona di Capodanno?»
«No, no...»
«È successo qualcosa? Hai litigato con la tua ragazza?»
La mia ragazza?
«No... solo, ecco, abbiamo deciso di non stare appiccicati...»
«Ah...»
A che starà pensando?
«Allora è vero che ti sei fidanzato!»
«Ma-Mark! Ma insomma!»
«Ihihih, guarda che buffo, sei pure arrossito!»
Molte volte mi sono domandato se Mark per caso sappia qualcosa di me... forse perché si comporta con me in un modo che a me sembra un po' diverso a quello con cui si rivolge a tutti gli altri suoi amici.
«Pensa a trovartela tu, la ragazza!»
«Oh, oh, okay, non ti scaldare...»
«Mh...»
«Dai, dammi qualche indizio, se puoi!»
Mark, io non ho una ragazza... ma un ragazzo. Anzi, praticamente è un uomo. Ci togliamo dieci anni, sai? E non ci crederai mai, ma lo conosci. Lo vedi quasi tutti i giorni...
«Ehm...»
«Dai, dai!»
«Okay, ma calmati... dunque... è una persona che... mh... tu vedi abbastanza spesso...»
«Ah! Sul serio?!»
«Sì!»
«Altri indizi? Ci sono un sacco di persone che vedo spesso...»
«Spiacente, per ora non posso dirti altro...»
«Ma è quella di quest'estate?»
«Ehm... no comment.»
«No comment?! Mh...»
---
La scuola è dura, stanno per uscire le pagelle.
«Ehi, Alan, oggi mi aiuti?»
«Sì... ho visto subito che non hai capito una parola di quello che ho detto!»
Con la scusa di farmi aiutare a studiare fisica, sono riuscito a recuperare qualche ora con Alan, anche se alla fine, i giorni che stiamo insieme, stiamo insieme... tutto il tempo. Le mie uscite sono andate bene, diciamo. Sono state normali uscite di ragazzi della mia età, cose normali... normali, quanto odio questo termine.
«Non è così!»
Non sono mica un deficiente. Solo che alcune cose non le capisco, soprattutto se si tratta di fisica. Alan lo sa bene...
«Comunque, vuoi che ti rispieghi tutto, no?»
«Sì... per favore.»
«Per favore?! Non c'è bisogno di dirlo così... lo sai che lo faccio con piacere.»
«Vuoi solo che io vada bene, no?»
Proprio come mio padre...
«Eh? No... lo faccio anche per la mia soddisfazione personale.»
«E perché mi vuoi bene, no?»
«Mh... sì, certo.»
Oggi Alan sembra allegro... abbastanza. Non voglio che pensi che sono una seccatura, quindi dovrei stare attento a ciò di cui parlo...
«Io... vorrei parlare di una cosa con te.»
«Parla pure liberamente.»
«Una cosa che non c'entra con la scuola...»
«Certo, dimmi...»
Da quando ho cominciato ad uscire con Mark e con i suoi amici, mi sono accorto che quello che lui mi ha detto qualche tempo fa, non era del tutto infondato... nel senso che Sally è stata molto vicino a me, e Mark sembrava dispiaciuto. Io lo considero mio amico sul serio, non potrei mai stare con Sally in nessun caso... non farei mai una cosa simile a Mark, e soprattutto non credo che potrei fare a meno di Alan in questo momento.
«...»
«Morgan, allora? Se devi dire qualcosa dilla. C'è qualcosa che non va?»
«Niente. C'è una ragazza che...»
«Che ti piace?»
«No, no...»
«Ah, le piaci tu. È Sally per caso?»
Eh?!
«Come fai a saperlo?»
«Perché non sono cieco e queste cose alla tua età sono generalmente piuttosto evidenti.»
«Solo perché è evidente per me...»
«No, Morgan. Lasciami parlare. Per te non è evidente... nessuno se n'è accorto, tranne me. È evidente nel senso che io lo vedo, perché tu lo rivolgi verso di me...»
«Allora perché... a Capodanno...»
«Morgan.» Odio il suo tono di rimprovero, troppo simile a quello di mio padre. «Questo discorso è... insomma, lasciamo stare, okay?»
«Mh...»
Sono triste. Alan mi tratta sempre bene, questo è vero, non posso certo negarlo. Ma nonostante ciò avverto sempre una certa dose di freddezza nel suo atteggiamento, una distanza dovuta non solo alle nostre naturali differenze, ma anche a qualcosa che Alan non mi dice, a una sorta di muro che lui volutamente tiene sempre alzato tra di noi... il cielo non è completamente sereno, e quelle poche nuvole che riesco a vedere da questa finestra, sono scure...
 
Capitolo 15
Dolce inverno (Alan)
Quattro febbraio.
Oggi sono state consegnate le pagelle del primo quadrimestre. Morgan è venuto subito a casa con me, come ha preso l'abitudine di fare da questo nuovo anno, e ha voluto che gli facessi dei complimenti.
«Alan, sono stato bravo?»
«Mh...»
«Alan! Guarda che tu mi hai messo otto in fisica e nove in matematica...»
«Certo, perché te li sei meritati.»
«Cioè... che cambia?»
«Uff... cambia che ti sei applicato alla materia, anche se non più di tanto visto che hai una propensione spontanea verso la matematica...»
«Mh... non sono sicuro di aver capito. Comunque non mi importa. Festeggiamo?»
Cazzo... me lo aspettavo, ma non così presto. Non va affatto bene. Ho detto a Morgan che dobbiamo cercare di non stare tutto il giorno insieme, tutti i giorni... faccio finta di niente?
«Eh?! Festeggiamo cosa? Come?»
«Come sarebbe a dire cosa? La pagella... oltre al tuo nove, ho tutti otto...»
«Mh... e spiegami, questo come dovrebbe interessarmi?»
«Ma... Alan...»
«Devi uscire con i tuoi amici, no? E dovevi andare a casa di Mark a mangiare, se non erro.»
«Non dirà niente... Alan, per favore... è da un sacco che non stiamo un po' insieme per bene, rilassati... ultimamente abbiamo sempre pensato alla scuola.»
«Ognuno di noi fa il suo lavoro, mi pare. Io insegno e tu impari.»
«Quanto sei seccante oggi... Alan, io voglio uscire con te.»
Eh? Cosa? C'è qualcosa di diverso oppure sono io che mi inganno? Perché il tono di Morgan... la sua voce...
«Che tono serio.»
«Ah... beh, sì.»
Dov'è finito il suo tono petulante, infantile e assolutamente insopportabile alle mie orecchie?
«Sembravi quasi un adulto.»
«Sul serio?!»
«No, idiota, ti prendevo in giro... comunque okay, usciamo.»
«Davvero?»
«Davvero.»
«Mh...»
Non se l'è neanche presa per la presa in giro... suona il suo cellulare... non mi riesce difficile immaginare che sia Mark, che naturalmente vorrà sapere che fine ha fatto Morgan.
«Ah, sì. Arrivo subito, aspettami...»
Ha detto che va da lui?! Di nuovo con quel tono? Ma che gli è preso tutt'a un tratto? Ha già riattaccato.
«Vai da Mark?»
«Sì... ehm, ci vediamo dopo, no? Dopo pranzo. Passo da casa a cambiarmi...»
«No. No, cioè... non c'è bisogno che ti cambi, stai bene così...»
«Ah...»
Che ho detto? In realtà sono molto contento della pagella di Morgan, e anche io voglio festeggiare, anche se preferirei che non lo capisse. Ho già in mente dove andare, perché sapevo che lui avrebbe avuto degli ottimi risultati.
«Beh, che mi fissi? Vai, che Mark ti aspetta.»
«Okay, a dopo.»
Mi da un bacio sulla guancia ed esce. Quel ragazzo mi farà impazzire. Perché oggi si sarà comportato in modo diverso? Ma non ho il tempo di pensarci, perché suonano quasi subito alla porta. Penso che sia Morgan, ma avrebbe usato le chiavi, no?
«Paul...»
«Ciao, Alan, disturbo?»
«No... qualcosa non va?»
«Ehm... l'altro giorno non ti ho detto una cosa, cioè che non ti ho portato tutto quanto, perché non riuscivo a trovare la solita quantità...»
«Ah. Grazie di essere passato, hai perso Morgan per un soffio.»
«Sì, l'ho visto, sembrava allegro.»
«Oggi sono uscite le pagelle di metà anno e così...»
«Ah, lui è bravo?»
«Beh... sì. Guarda sul tavolo, per la fretta ha lasciato la pagella.»
«Mh... mi fido della tua parola.»
Prendo quel che Paul mi ha gentilmente portato, come ogni mese, e mi accorgo che mi scruta in modo indagatore, che mi fa sorridere un po'.
«Che c'è?»
«Non so... ti piace molto quel ragazzo, no?»
«Mh... ma dai, non durerà molto, fidati.»
«Già adesso è abbastanza per te... o no? Anche se non mi hai mai parlato delle tue storie precedenti...»
«Paul.»
«Okay, non ti ho mica chiesto niente. Ma c'è qualcosa di diverso in te, una sorta di sfumatura quasi impercettibile nel tuo sguardo che solo uno come me, che ti ha sempre guardato con attenzione, può cogliere.»
«Sì, sì, certo, come no. Ci si vede, okay?»
«Che fai, fuggi?»
«Paul... cazzo, lo sai che non mi piace parlare di questo argomento.»
«Scusa... ehm, non volevo renderti triste... scusa ancora... allora io vado, okay?»
«Okay...»
Ma quando Paul chiude quella porta, mi pento subito di ciò che ho detto. Lui si preoccupa sempre per me, è un vero amico... e io forse, anzi sicuramente, non faccio altrettanto; il fatto che io non abbia tempo non mi giustifica in nessun modo. Mi sento terribilmente solo.
---
«Eh? Ma dici sul serio?»
«Certo che dico sul serio... scegli quello che più ti piace.»
«No, non posso! E altrimenti scegli qualcosa tu!»
«Mh... okay, perché non provi questo?»
Io e Morgan siamo fuori città, in un negozio di abbigliamento. Dopo che gli ho detto di non cambiarsi, mi è venuta questa idea.
«Alan, che ne dici?»
Penso che stai bene, che mi piaci davvero molto. Penso anche che ho paura del cambiamento che io stesso avverto, e non so per quanto tempo le cose potranno andare avanti in questo modo, che nonostante tutto sono abbastanza tranquille così...
«Alan?»
«Sì, stai bene.»
«Oggi sei silenzioso. Ehm, lo so che... cioè, non voglio darti fastidio, però, se c'è qualcosa che non va...»
«Niente, non ti preoccupare.»
Non mi piace molto mentire, ma dire la verità è molto più difficile e complicato. Forse la cosa migliore però sarebbe farlo, così Morgan potrebbe lasciarmi... oppure no. Quest'ultima eventualità sembra stranamente probabile, e credo che la cosa dovrebbe preoccuparmi.
«Adesso che facciamo? Cioè... comunque, i vestiti non posso portarli a casa.»
«Puoi lasciarli a casa mia e li metti per uscire con me... okay?»
«Sì. Ehm... senti io... avrei una idea, però penso che potresti arrabbiarti oppure non pensarci proprio o...»
«Avanti, dimmi. Non mi arrabbierò, promesso.»
Mi sento troppo triste per arrabbiarmi. È una tristezza strana, più simile alla disperazione del mio cuore che a una reale tristezza.
«Tu... insomma, quest'estate andrai a Sundale... no?»
«Sì... vuoi che ci vediamo anche lì?»
«No, no... cioè, certo, sì. Però vorrei... stare con te, cioè, sempre.»
«Come?! Non ho capito...»
«Se riuscissi a convincere Mark a coprirmi...»
«Morgan, ma sei pazzo? Era una settimana, mentre ora stiamo parlando di due mesi. Soprattutto suo padre non potrebbe mai accettare.»
«Io potrei convincerlo...»
«Non mi sembra il caso. E anche se ci riuscissi dovresti convincere me.»
È un'idea assolutamente folle.
«Sì, lo so... farei qualsiasi cosa per convincerti.»
Qualsiasi cosa...
«Per esempio? Lasciarmi in pace?»
«No! Cioè... ti do così tanto fastidio? Non ti piaccio neanche abbastanza perché tu voglia stare un po' con me?»
«Stare un po' con te è diverso da stare sempre con te.»
«Lo so... ma se sto con te a me non serve nient'altro...»
«A me sì invece.»
«Ci penserai, almeno? Ti prego...»
«Mh... e va bene, ci penserò. Ma faresti meglio a non aspettarti niente.»
«Okay.»
Il discorso è caduto lì, ma ovviamente ci ho ripensato. Cioè, ci ho pensato, ma questo non significa che io sia disposto ad accettare. Da una parte vorrei dire di sì, dall'altra... non saprei. Morgan sta dormendo stretto a me; siamo tornati a casa presto e lui ha detto che voleva riposare con me. Io non ho ancora sonno, dato che è presto, e vegliarlo mentre dorme non mi dispiace affatto... e questa è un'altra cosa che mi preoccupa molto. Immagino che stare tanto tempo insieme a lui renderà più difficile la separazione anche a me: so bene che avrei dovuto chiudere questa storia da un pezzo.
Eppure non ne ho avuto la forza. Finora non è stato difficile... con Nick è stato quasi automatico, con Paul... ci siamo fermati prima che le cose diventassero serie. Cioè io mi sono voluto fermare prima che per lui le cose diventassero serie. Lui mi ha capito, anche se era dispiaciuto. Ed è ancora mio amico, forse l'unico che io abbia in questo momento.
Ma c'è anche Morgan, soprattutto Morgan. Morgan che mi sta vicino, che anche senza dire niente riesce a rendere più dolci le mie giornate, che riesce a farmi apprezzare ogni singolo momento che passiamo insieme, da quando siamo a letto a quando studiamo, da quando litighiamo per le cose più stupide a quando ci osserviamo... e sento quell'inquietudine che mi fa sentire impotente, e terribilmente insignificante.
 
Capitolo 16
Quello che non riesco a esprimere (Alan)

Dodici febbraio.
È passata una settimana. Anche se la questione delle vacanze estive all'inizio mi è sembrata assurda e assolutamente impossibile, ci ho ripensato seriamente. Penso ancora che dovrei risolvere in qualche modo tutta questa situazione, ma non sono più tanto certo di sapere come. Prima le cose erano diverse, erano più semplici, perché avevo più tempo... mentre adesso mi sembra quasi di sentirlo scivolare via, anche se non mi sento diverso da allora.
Non sono sicuro di aver capito io stesso i motivi per cui sono diventato ciò che sono oggi, ma non mi importa più di tanto in realtà.
«Alan? Tutto okay? A che stai pensando?»
«Ora siamo nel secondo quadrimestre, giusto?»
«Sì... e allora?»
«Penso che dovresti andar meglio che nel primo.»
«Sì... farò del mio meglio.»
«Intendo che devi essere più che bravo...»
«Ehm... sì, ho capito... cioè... perché mi dici così, all'improvviso?»
«No... ci ho pensato. Se tu... se tu riesci ad andare molto bene a fine anno potrei concederti di passare le vacanze con me, ammesso che Mark e il signor Delozier accettino di coprirti con i tuoi genitori.»
«Veramente?! Sarebbe fantastico...»
«Mh...»
«Ma bene quanto? Quanto bene intendi?»
«Intendo non solo che devi aggiudicarti tutti i punti di credito, ma anche che devi essere più bravo di tutti gli altri.»
«Ah... nella mia classe vado già meglio di tutti...»
«Mh... appunto! Dovrai andar meglio di tutti quelli del terzo anno.»
«Eh?! Ma sei pazzo? Non so se posso farcela...»
«Se ci tieni a stare con me questa estate, ti conviene provarci... e se non ci riesci, comunque sarà stata una buona cosa impegnarti tanto.»
«Sì... questo è un ricatto!»
«Accordo, patto... prendere o lasciare.»
«E va bene... mi impegnerò al massimo, ma tu... mi aiuterai, se ne avrò bisogno, a studiare le tue materie, vero?»
«Certamente.»
In realtà non avevo in mente niente, ma non saprei che altro dire a Morgan. Dirgli assolutamente sì o no mi è sembrato eccessivo...
Mi sembra di impazzire in questo periodo, a causa delle cose che provo. La follia è come una malattia che ti scava dentro, che penetra in ogni fibra del tuo corpo per convincerti a cedere, a lasciarti andare all'apatia...
«Alan?»
«Sì?»
«Sabato prossimo usciamo?
«Devi studiare...»
«Mica sempre... dai...»
«Mh... ci penserò su.»
---
Dodici giugno.
È incredibile quanto il tempo sia volato.
Mi torna in mente quest'estate, quando io e Morgan ci siamo conosciuti, come ci siamo frequentati senza troppo impegno. Ripensandoci, forse trattarlo quasi come un adulto non è stata la scelta migliore, in quel periodo. Non pensavo esattamente che fosse il mio tipo, né lo penso adesso. Eppure stranamente mi ha attratto...
Morgan si è impegnato in maniera incredibile in questi mesi, e sinceramente non avrei creduto che arrivasse a tanto. Si vede che mi vuole proprio molto bene... in questi ultimi tempi mi capita di avere in mente Nick, come ogni anno, perché quando ci siamo lasciati era giugno. Stavamo così bene insieme, era persino amico di mia madre.
«Alan, che stai facendo?»
«Un po' di carne, perché a pranzo non ne abbiamo mangiata. E una mela per frutta. Oppure hai molta fame?»
«No, va bene così...»
«Senti un po', ti piace come cucino io?»
«Sì... che domande! Cioè, non me l'aspettavo.»
«Eheh...»
«Sei triste?»
Come fa Morgan a capirmi così bene?! Finora ho sempre cercato di non sbilanciarmi troppo, eppure lui è riuscito a conoscermi molto intimamente. All'inizio non era così... forse adesso è lui che mi capisce più di quanto non faccia io con lui.
«Mh...»
«Alan?»
Che cosa devo fare? Sono completamente terrorizzato... nel panico totale.
«Non sono triste, stavo solo pensando...»
«Ah... ehm, posso chiederti a cosa?»
«Niente di particolare... tanti ricordi diversi...»
«Di quando eri giovane?»
«No, non proprio... non troppi anni fa. Non sono mica vecchio!»
«Lo so, scusa. Non volevo dire questo...»
«Sì, sì... ehm, forse è meglio lasciar perdere.»
«Dici sempre così...»
«Mh...»
«Perché non parli un po' con me? Io ti dico tutto...»
«Non sono cose piacevoli...»
«Non importa se sono spiacevoli oppure no, se hai bisogno o voglia di parlare, io voglio ascoltarti.»
«Okay...»
«Beh?»
«Sediamoci a tavola però.»
«Allora, eccoci.»
«Pensavo... a...»
«A... ?»
«Cazzo, però non mi mettere fretta!»
«Scusa! Ma colpa tua che sei troppo lento!»
«Non è vero!»
«Ah! Ho capito, sei timido! Che carino...»
«Non è... uffa.»
Morgan che ride in quel suo modo così dolce riesce a farmi finalmente rilassare. Tra gli altri, ha anche questo potere di farmi sentire a mio agio.
«Alan? Dai, parla.»
La sua voce è dolce, bassa, calda. Tenera e intima. Vorrei piangere e non so perché.
«Pensavo a un mio ex... e a quello che... che ci ha fatto separare... cioè, il motivo per cui l'ho lasciato.»
«Ti ha tradito?»
«No.»
«Non ti amava?»
«No, no... non è questo.»
«E allora perché l'hai lasciato?»
«Per lo stesso motivo per cui, alla fine, lascio tutti...»
«Mh...»
«Io, in realtà non vorrei star solo...»
«Alan... ma... stai piangendo?»
Mi sento un idiota, ma non credo di potercela fare così ancora per molto. Morgan viene vicino a me e mi prende per mano, guardandomi quasi come se non fosse qui. È incredulo? Mi porta in camera, mentre io non sono ancora riuscito a capire cosa abbia in mente, e mi fa segno di tacere, chiedendomi poi di stendermi con la pressione delle sue mani sulle mie spalle. Poi spegne la luce, si stende a sua volta accanto a me e mi abbraccia.
«Morgan?»
«Adesso puoi piangere... io starò vicino a te, non ti chiederò nulla... al buio nessuno ti vede, ma io ti terrò stretto...»
Morgan che sta dicendo queste cose, io che penso di non riuscire più a farcela...
«Non lasciarmi...»
«Non lo farò.»
Non voglio piangere, non adesso. Adesso sto bene, benissimo. Non potrei stare meglio, me lo sento. Mi stringo a Morgan, e mi sento pervadere da tutta quella dolcezza che finora ho così strenuamente respinto. Vorrei che questo momento durasse per sempre, mentre Morgan mi coccola e mi dice parole che neanche riesco a capire, ma che penetrano nella mia mente rendendomi tranquillo e sereno.
Non mi chiedo che ore sono, non mi accorgo di Morgan che mi lascia per tornare a casa. Apro gli occhi per pochi istanti, e vedo il sorriso di Morgan, mentre mi dice di riposare. Cerco di rispondere ma le parole non vengono, forse solo perché sono troppo stanco. Ancora non capisco completamente cosa o come sia successo, ma mi sento diverso.
E anche se dentro di me sento che sarà straziante, non ne sono dispiaciuto.
 
Capitolo 17
Rivelazioni obbligate (Morgan)

Ventinove giugno.
Giovedì. Alan è stato contento dei miei ottimi risultati scolastici, ma non so se è per quello che mi ha promesso o per la cosa in sé. Quest'inverno e primavera mi sono davvero impegnato come mai avevo fatto prima, anche se me la cavavo già piuttosto bene in condizioni normali. Pure le altre persone intorno a me si sono accorte di questo cambiamento: primi fra tutti naturalmente i miei professori, poi anche Mark e Sally... che più volte mi hanno chiesto come facessi. Ho risposto loro che dovevo rispettare una promessa fatta a me stesso e che dovevo raggiungere un obiettivo che mi ero posto, ma non credo che abbiano capito bene quello che volevo dire.
Con Alan le cose vanno piuttosto... insomma, vanno, almeno sotto certi aspetti: mi sembra infatti che ultimamente lui sia molto più rilassato e spontaneo. Anche un po' più sereno, forse. Però vorrei tanto sapere cos'è che lo tormenta...
Il motivo per cui alla fine lascia tutti.
Mark e Sally si stanno frequentando, e ciò è avvenuto per merito mio. Cioè, in un certo senso... come dire... è capitato tutto un sabato che eravamo usciti in gruppo, verso metà aprile. Avevo notato che Sally si comportava in modo strano con me, ma non avevo capito bene la differenza con il suo precedente atteggiamento.
«Morgan, io vorrei dirti una cosa.»
Avevo paura che volesse dirmi che le piacevo, perché Mark mi aveva assicurato che fosse così.
«Ehm... sì, dimmi.»
«Ecco, io... sì, insomma... mi piace un ragazzo...»
«Ah... beh, ehm, lo conosco?»
«Sì... io volevo chiederti consiglio proprio per questo.»
«E... chi è?»
«... Mark.»
«Eh?! Sul serio?!»
«Sì, perché? Ti ha detto che non gli piaccio?!»
«No, no... lui pensa di non piacerti.»
«Ma non è vero! Cioè... lui che pensa di me... ?»
«Beh, ehm... non posso dirtelo. Però, puoi chiedergli di frequentarvi... penso che accetterebbe.»
«Oh, sul serio?! Sarebbe fantastico...»
«Eh... sì, dai, provare non costa nulla!»
«Okay, grazie Morgan... sei un tesoro.»
Le cose sono andate all'incirca così. Sono stato contento che almeno per loro due sia così semplice... perché tutti possono vederli, non devono fingere, possono frequentarsi liberamente senza preoccuparsi di sguardi indiscreti...
«Morgan?»
«Sì, che c'è?»
«Lo so che oggi è mercoledì, ma visto che siamo in vacanza, facciamo un giro?»
«Sì, okay!»
«Torniamo presto, comunque.»
«Senti, Alan... io stavo pensando una cosa...»
«Cosa?»
«Ehm... dobbiamo proprio andare a Sundale per le vacanze? Lo so che lì hai la tua casa... però...»
«Il più lontano possibile da te stesso, eh?»
«Eh?!»
«Intendo che vuoi stare lontano da Mark perché fa parte della tua vita... mentre io sono come un qualcosa a parte per te, vero?»
«Beh... più o meno...»
«E pensi che questa cosa vada bene?»
«Dove vuoi arrivare con questo discorso?»
«... non lo so neanche io. Ma sarebbe bello se le cose fossero diverse.»
«Non rattristarti! Prima o poi il mondo cambierà...»
«Non mi rattristo, sono solo... non lo so, davvero.»
«Non ti sei frequentato liberamente con altri ragazzi?»
«Sì, certo...»
«E allora cos'è che non va?»
«Niente... solo che io non ho mai avuto una storia così... così come con te. E mi sembra naturale pensare queste cose, anche se so che resteranno solo pensieri.»
«...»
Non so cosa dire.
«Comunque, usciamo o no?»
«Sì, okay...»
---
Appunto. Uno luglio.
Ieri pomeriggio, prima di partire, ho dovuto fare molte cose. Una delle quali non credevo che avrei mai fatto.
«Allora, hai capito tutto? Siamo d'accordo, vero?»
«Cosa, cosa, cosa?! Aspetta un attimo Morgan... hai saputo di questa cosa adesso?! No, vero?! Lo stai facendo apposta per mettermi in difficoltà!»
Mark non l'ha presa tanto bene, sulle prime. Forse avrei dovuto dirglielo prima, in modo da avere più tempo per convincerlo...
«E dai, per piacere... non puoi rovinarmi così adesso...»
«Morgan... sei sicuro di quello che stai facendo?»
«Sì, signor Delozier... non corro nessun rischio.»
«Mh... ma questo noi come possiamo saperlo?»
«Non potete...»
«Vedi?! Sicuramente ti caccerai in qualche guaio! Prima a Capodanno, e poi adesso... ma due mesi sono troppo lunghi!»
Mark non voleva assolutamente saperne di lasciarmi andare da solo.
«No... no... per piacere, Mark...»
«Morgan, noi non possiamo coprirti se non abbiamo una vaga idea di dove sei e con chi sei, lo capisci?»
Il signor Delozier aveva ragione, lo so. Ma non sapevo proprio come convincerli. Certo era meglio trattare con lui che con Mark... e all'improvviso mi è venuta un'idea.
«... sì. Allora, se io... se voi sapeste con chi sono... ?»
«Sì, forse. Tu perché non ci fai provare?»
«Però... a una condizione.»
«Quale?»
«Mark... Mark non può venire, non può saperlo.»
«Cosa?! Perché no, Morgan?! Io sono tuo amico...»
«Scusa Mark, ma io... tu... cioè, non voglio coinvolgerti.»
«Ci hai già coinvolto, Morgan. Comunque va bene.»
«Papà!»
«Mark, per cortesia...»
«Uffa... non è giusto... non ti fidi di me, Morgan?»
«Io... scusami, ti prego... vorrei che la nostra amicizia fosse bella come sempre...»
«Uffa... okay, ma... voglio saperlo anche io, prima o poi, okay?»
«Te lo prometto.»
E così ho dovuto portare il signor Delozier a casa di Alan... senza che Alan lo sapesse. Il signor Delozier si è accorto del mio nervosismo, ma non ha detto nulla. Però, nonostante questo, prima di fargli sapere la verità, ho preferito parlargli.
«Io penso di essere abbastanza maturo per la mia età, signore... e non penso di far niente di male, però...»
«Però... è qualcosa che non racconti in giro...»
«No, infatti...»
Ho aperto la porta con il mio paio di chiavi, e non so come ho fatto, dato che mi tremavano le mani e avevo il cuore che mi batteva forte nel petto.
«Ehm, per favore, aspetti qui...»
«Morgan?»
Alan mi ha sentito e io sono andato da lui dopo aver dato un ultimo sguardo al signor Delozier, nei cui occhi ho letto solo pura e semplice curiosità.
«Alan... ecco, c'è una persona con me.»
Ho cercato di parlare a bassa voce e Alan mi ha subito imitato.
«Chi?!»
«Aspetta, fammi parlare... è il padre di Mark...»
«Sei pazzo?! Perché è qui?!»
«Non avevo altra scelta! Se voglio passare l'estate con te... ti prego, devi solo parlargli un attimo.»
«Assolutamente no.»
«Ti supplico, Alan... se vuoi stare con me anche tu...»
«... fallo accomodare in salotto, io almeno mi sistemo un po' intanto.»
Ho fatto come Alan mi ha detto, e ci siamo seduti in salotto. Non so quanto ci abbia messo Alan, ma a me sono sembrati eterni quei momenti di attesa.
«Allora?» ha detto ad un certo punto il signor Delozier con una punta di irritazione nella voce...
Ma per fortuna a quel punto è arrivato Alan. Non saprei descrivere, né potevo in quello stesso momento, né posso adesso o in futuro potrei farlo, l'espressione del signor Delozier, perché mi sarebbe impossibile.
«Scusate l'attesa. Ah, signor Delozier... gradisce qualcosa?»
«Professor Steele... io... no, ehm...»
Allora ha cominciato a guardarci, prima l'uno e poi l'altro, un po' di volte... ed io non sapevo proprio che dire; non riuscivo neanche a guardare Alan.
«Si starà chiedendo qual è la situazione, signor Delozier.» ha affermato Alan con un tono sicuro, che alle mie orecchie esperte è però sembrato falso, dato che credo di conoscerlo abbastanza bene.
«Sì, in effetti...»
«La prego gentilmente... di fare quello che ritiene più giusto... l'unica cosa che ci interessa in questo momento è trascorrere un po' di tempo insieme...»
«Alan...»
«Morgan. Ho finito.»
Non so quanto ho sperato in quel momento, né quanta paura ho avuto... paura che le cose si rovinassero. Soprattutto perché il signor Delozier si è alzato e ha fatto per andarsene in modo un po' impacciato, senza che potessi però capire cosa pensasse. Io e Alan ci siamo guardati per un secondo, e lo abbiamo seguito.
«Aspetti, per favore... non se ne vada.» ha detto Alan a bassa voce.
«Io... insomma, vi rendete conto della situazione, voi due?»
«Sì, me ne rendo conto, e anche Morgan. Le cose sono andate in modo... particolare...»
«Non voglio sapere altro, niente... ho capito, ma avrei delle condizioni. Una volta a settimana Morgan deve chiamarmi sul cellulare, e vorrei anche il suo numero, professore, per ogni evenienza.»
«Certo...»
Io, che avevo trattenuto il fiato per non so quanto tempo, ho sentito i miei stessi occhi diventare lucidi per lo scioglimento della tensione.
«Grazie... io... ecco...»
«Morgan. Non devi dire altro, non preoccuparti...»
E ora quasi non ci credo di essere qui, solo in spiaggia con Alan. Lui ogni tanto mi sorride e mi sfiora in qualche modo, ed io amo sul serio questo ragazzo travestito da adulto, e proprio qui, ora, io sento di essere felice come non lo sono mai stato...
 
   
 
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