Winter Again
Capitolo 3: morso al chiaro di luna
I
giorni passarono in un susseguirsi di lezioni, pomeriggi autunnali
passati fuori nei giardini di Hogwarts con le amiche e serate segrete
con James.
Anche
se il tempo passava e il loro rapporto sembrava restare solido, Lily
non riusciva ancora a capacitarsi di quello che stava succedendo. Non
riusciva a credere di chiamare James Potter per nome e di divertirsi
con lui. Non sapeva se ci si sarebbe mai abituata, ma per il momento
le andava bene così. Lily era felice.
~
«Hey
Ramoso! Hai visto che schiappa il secondo portiere?»
Esclamò
Sirius, raggiungendo James seguito dagli altri due Malandrini.
Le
selezioni per la squadra di Quidditch erano appena terminate e James,
come sempre da cinque anni a quella parte, era stato riconfermato
come cercatore. Nessuno era
bravo come James Potter. Il ragazzo si spettinò i capelli
già
arruffati dal vento e sorrise. «Era davvero pessimo. Non so
come può
certa gente anche solo pensare di presentarsi alle selezioni.»
Al
suo fianco un trotterellante Peter annuì con vigore.
«Sei stato
formidabile James!»
James
non rispose nemmeno, ma tirò fuori il suo inseparabile
boccino e lo
lanciò a Peter, che lo prese, non senza qualche
difficoltà,
osservandolo estasiato.
«A
pensarci bene,» iniziò Sirius osservando
l’assurda presa di
Peter. «Potresti essere alla pari di quel tizio.
Com’è che si
chiamava?»
«Hmm...
se non sbaglio faceva Smith di cognome, quarto anno» Rispose
Remus.
James
rise. «Non offenderti Coda, ma non sei proprio un
sportivo.»
A
conferma di questo Peter, troppo intento a fissare il boccino
d’oro,
inciampò in un ciottolo e per poco non finì a
terra, se Remus non
l’avesse afferrato in tempo. Il boccino sfuggì
dalle mani del
ragazzo ma James lo riacchiappò in meno di un secondo,
riponendolo
con cura nella tasca della sua borsa, che poi porse a Peter. Il
ragazzo non si lamentò nemmeno.
James
lanciò un’occhiata a Remus: la sua pelle era
terribilmente
pallida, il viso scarno e i capelli gli ricadevano flosci sulla
fronte. Erano gli effetti dell’imminente luna piena.
Sirius
si accorse dello sguardo di James e prese la parola. «Pronto
per
stasera Moony?»
Remus
rivolse loro un sorriso stanco. «Sì, come
sempre.»
«Fantastico!
Hey, che ne dite se...»
Ma
James non sentì il resto della frase. Continuando a
camminare erano
arrivati nei pressi del portone d’ingresso. Proprio in quel
momento
Mocciosus era arrivato ai piedi delle scale e si dirigeva sul
sentiero che portava al lago. Probabilmente stava andando a trovare i
suoi amici mangiamorte. James aveva sentito che erano soliti
ritrovarsi nella foresta oscura. E chi l’avrebbe mai detto?
Pensò
James con sarcasmo. Chissà... si sarebbero forse preoccupati
non
vendendo arrivare uno dei loro?
Fu
così che James il malandrino prese il sopravvento.
All’improvviso
deviò la sua direzione, tagliando la strada a Peter e si
diresse con
passo sicuro e baldanzoso verso Mocciosus.
«Hey!»
Esclamò Sirius, che stava ancora parlando.
«Mocciosus!
Perché tanta fretta?»
Il
ragazzo lo ignorò continuando a camminare nella sua tipica
andatura
da pipistrello ingobbito. «Hey! Parlo con te!»
James
gli si parò davanti costringendolo a bloccarsi.
«Cosa
vuoi Potter.» Ringhiò lui alzando lo sguardo su
James.
«Ma
che modi. Comunque... dove è che stai correndo? Dai tuoi
super-amichetti mangiamorte? State organizzando un sacrificio
umano?»
Le
labbra di Mocciosus si piegarono in una smorfia. «Levati di
mezzo.»
In
lontananza, James sentì Sirius che rideva. «Vedi
di non essere così
sgarbato, Mocciosus. Sono stufo di te. Quest’estate
l’ho
dimenticata ormai, ma ti ricordo che stavo per prenderti a pugni. Ora
ho una bacchetta, e sono incazzato. Non capisco perché Lily
si
ostini a cercare del buono in te, quando è ovvio che non ce
ne sia
nemmeno un briciola. Ma se osi ancora una volta fare l’idiota
con
lei saranno guai per te.»
Piton
lo fissò disgustato. «Come ho già detto
a lei, voi due mi
disgustate, quindi levati di mezzo una buona volta se non vuoi
ritrovarti schiantato al suolo.»
A
quel punto James scoppiò a ridere. «Davvero? Stai
dicendo davvero?
Oh Mocciosus, a volte sai essere così spiritoso.»
Il ragazzo finì
di ridere e tornò serio.
«Sei
sempre così sicuro di te, eh, Potter?»
James
si strinse nelle spalle, come se fosse un dato di fatto. Non riusciva
a capire come mai Mocciosus non si trovasse già a gambe
all’aria o
nel lago nero.
«Bene,
che ne dici se ti sfido, allora?»
James
lo guardò sgranando gli occhi, cercando di non scoppiare a
ridere.
«Tu vuoi sfidare me?»
Mocciosus non replicò così James si
voltò a guardare i suoi amici.
«Hey ragazzi!» Urlò scuotendo le
braccia. «Mocciosus mi sfida!»
In meno di pochi secondi attorno a James si era radunata una piccola
folla. Sirius era in prima linea e rideva come un folle,
appoggiandosi a Remus nell’inutile tentativo di smettere.
Quest’ultimo dal canto suo, sebbene indebolito dalla luna,
sfoggiava un sorrisetto divertito. Peter saltellava da un piede
all’altro, eccitato.
Quando
James credette di aver abbastanza pubblico, tornò a guardare
Mocciosus.
«Allora...
a cosa vorresti sfidarmi? Una gara di magia? Di quidditch? Di acqua e
sapone?» Il ragazzo ridacchiò divertito, seguito
dal suo pubblico.
Mocciosus
rimase per un istante in silenzio, gli occhi neri puntati su James,
come se stesse riflettendo profondamente. «Ti sfido a bere
una
pozione. Questa
pozione.» Piton estrasse dalla sua borsa rattoppata una
piccola
fiala contenente una pozione trasparente-argentea.
James
inarcò le sopracciglia. «Vuoi che beva quella cosa?»
Ora
le labbra di Piton si piegarono in un sorriso vittorioso.
«Che c’è?
Hai paura?»
James
sentiva che le persone accanto a se avevano smesso di ridere e che
passavano lo sguardo da lui a Mocciosus.
Subito
l’espressione dubbiosa di James si tramutò in un
sorriso
temerario.
«James...»
Sentì la voce di Remus, il suo tono diceva che era una
brutta,
pessima idea. Ma l’orgoglio di James ebbe la meglio.
Ovviamente.
«Certo
che no. Dammi quell'acqua sporca. A proposito,» disse James
afferrando la boccetta. «Non sarà mica l'acqua del
tuo bagno, vero?
Quella sì che sarebbe tossica!»
La
gente attorno a lui riprese a ridere. Anche James sorrideva. Non
aveva alcun timore, perché quella cosa non poteva essere
nulla di
che. A meno che Mocciosus non si fosse del tutto rimbambito fino ad
arrivare a rischiare l’espulsione. L’estate passata
aveva visto
dove vivevano i Piton. Era abbastanza sicuro che Mocciosus non ci
volesse tornare tanto presto.
James
stappò la boccetta con un dito e levò in alto la
fiala, come se
fosse un calice di vino. Si voltò a guardare i suoi amici,
in
particolare Sirius, che aveva sul volto un’espressione a
metà tra
il divertito e il preoccupato. «Alla salute!»
Esclamò James prima
di buttare giù il contenuto incolore e inodore della fiala
tutto in
un colpo.
Il
ragazzo aspettò qualche istante, stringendo la fialetta tra
le dita.
Attorno a lui, regnava il silenzio. Alzò lo sguardo su
Mocciosus.
Aveva un sorriso sinistro.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Ma
non accadde nulla. Assolutamente nulla.
James incominciò a ridacchiare, lanciando il flacone vuoto a
Mocciosus. Sirius lanciò un sospiro di sollievo e riprese a
ridere.
«Bella
prova, Mocciosus!» L’apostrofò il
ragazzo.
«Dai
James, andiamo. Non perdiamo altro tempo.» Lo
richiamò Remus,
sollevato nel vedere che James stava bene.
Il
ragazzo lanciò un’altra occhiata a Piton, che se
ne stava già
andando. Umiliato come sempre, pensò James. La folla attorno
a lui
si disperse mentre tutti i ragazzi indicavano Mocciosus,
deridendolo.
James
scosse la testa prima di seguire i suoi amici all’interno del
castello.
Mentre
entrava in sala grande per la cena, James si ritrovò un
bigliettino
fluttuante all’altezza della mano. Senza pensarci due volte
lo
prese, e senza farsi vedere lo lesse.
Era
da parte di Lily. James non riuscì a fermare il sorriso che
gli
affiorò alle labbra, anche se esso si spense presto. Lily
voleva
sapere cosa avrebbero fatto quella sera. Il fatto era che non
potevano fare nulla e lui non poteva spiegarle il perché.
Gli si
strinse lo stomaco al pensiero, ma non poteva fare altrimenti. Quella
sera c’era la luna piena e lui sarebbe stato con Remus. Aveva
bisogno dei suoi amici in notti come quelle.
~
Lily rilesse il bigliettino un paio di volte, inarcando le sopracciglia.
Mi
dispiace Lily, questa sera non posso.
Ma
domani mi farò perdonare, giuro.
- R
Da quando James le dava buca? Senza darle nemmeno una spiegazione? Lily ebbe un brutto presentimento. Era sempre di James Potter che si parlava, alla fine. Doveva avere in mente qualcosa di losco e Lily voleva scoprire di cosa si trattasse.
~
Sotto
il mantello dell’invisibilità si stava stretti
ormai. James, in
testa al gruppetto, teneva sollevati i lembi del mantello e camminava
piegato per non lasciare le scarpe scoperte. Dietro di lui Sirius e
Remus camminavano a piccoli passetti, pestandosi i piedi a vicenda e
imprecando di tanto in tanto.
«Fate
silenzio!» Esclamò James ad un certo punto, mentre
Sirius mandava
al diavolo un piccolo topo che gli era passato tra i piedi,
rischiando di farlo cadere. «Volete che Gazza ci
becchi?» James
avanzò lentamente dietro il topo, che invece zampettava
veloce.
«Bé
scusa tanto!» Rispose Sirius con stizzo. «Ma dillo
a Codaliscia!
Per poco non mi faceva cadere!» La comitiva
continuò così il suo
percorso fino all’uscita dal castello. Per fortuna,
constatò James
con una rapida occhiata alla mappa del Malandrino, non c’era
nessuno nei paraggi. Quando finalmente uscirono dalle mura della
scuola, sfilò il mantello senza molta delicatezza e se lo
ficcò
sotto la felpa, mentre Sirius si sistemava i riccioli ribelli. Poco
più avanti, ai piedi del platano picchiatore, stava Peter.
«Come
te la passi, Lunastorta?» Chiese Sirius. James
lanciò una rapida
occhiata all’amico, che fino a quel momento non aveva ancora
aperto
bocca. Il suo colorito era sempre più grigiognolo e sotto
agli occhi
andavano disegnandosi occhiaie sempre più marcate.
«Sono
stato meglio.» Rispose Lupin con voce rauca. James sosteneva
di
amare le notti di luna piena, la libertà che provava una
volta
trasformato in animagus, l’ebbrezza che sentiva crescere
dentro di
sé quando correva veloce tra gli alberi della foresta,
assieme ai
suoi amici. Ma in realtà odiava vedere il suo amico ridotto
a quel
modo.
Proprio
mentre pensava a questo il viso di Remus divenne ancora più
cereo e
il ragazzo si voltò di scatto, piegandosi in due, come in
preda ad
un conato. Gli amici scattarono in avanti, ma lui li
allontanò.
«Accidenti.» Esclamò con poca voce.
«E’ già ora.» Disse
alzando gli occhi velati al cielo. Ed in effetti la luna era
già li,
alta e pallida nella notte nera. «Andate!»
Esclamò Remus guardando
i compagni.
I
tre non se lo fecero ripetere. Anzi, Peter si stava già
trasformando
in topo. James scosse la testa, allontanandosi con Sirius. Non
c’era
animale più adatto per Coda, pensò distrattamente.
Meno
di un istante dopo, la scena era totalmente cambiata: un cervo
maestoso stava ritto ai piedi del platano picchiatore. Le corna
d’avorio risplendevano sotto la luce della luna piena e il
suo
sguardo regale era rivolto ad un piccolo essere che si contorceva al
suolo. Al fianco del cervo stava un grosso cane nero. Il pelo fulvo
pareva fondersi con il buio della notte e gli occhi erano due pozzi
di oscurità. Poco distante, nascosto tra i ciuffetti
d’erba, c’era
un piccolo roditore marroncino con le orecchiette a punta, che
fiutava l’aria attorno a sé, gli occhietti scuri e
preoccupati.
L’attenzione
di tutti e tre era rivolta a qualcosa che stava al centro della
radura. Qualcosa che non poteva più essere definito umano.
Dalla
creatura pendevano brandelli di vestiti, dalla gola uscivano ruggiti
gutturali che a tratti rassomigliavano il suono delle urla umane. Il
corpo un tempo roseo e liscio ora era ricoperto di ispidi peli grigi.
Gli occhi erano di un colore giallo acceso e le pupille dilatate. Le
zanne sporgenti e fameliche.
Non
c’era più Remus Lupin di fronte a loro.
C’era solo un lupo
mannaro.
Quando
la belva smise di contorcersi e si alzò in piedi sulle due
zampe,
ululando alla luna, i tre animali gli si avvicinarono, con cautela.
Bastò uno sguardo per comprendersi.
E
stavano per inoltrarsi nella foresta oscura, come avevano sempre
fatto per sei anni, quando qualcosa di totalmente inaspettato
accadde.
James
iniziò a sentirsi strano, senza capire di cosa si trattasse.
Il
cervo si fermò a poche centinaia di metri dal confine della
foresta.
Un
istante dopo il cervo era scomparso.
James
si guardò le mani, decisamente umane, con crescente
incredulità.
Come poteva essere? Era tornato umano! Quando realizzò la
grandezza
del problema, Remus-licantropo stava già correndo verso di
lui.
«Dannazione!»
Esclamò il ragazzo balzando in piedi. Correndo, si
ritrasformò in
cervo.
Il
maestoso animale continuò a correre, balzando sulle lunghe
zampe,
fino a quando non si fermò e si guardò alle
spalle. Il lupo si era
fermato, ma lo guardava con sospetto.
Fu
in quel momento che James tornò di nuovo umano. Per qualche
oscuro
motivo la trasformazione non reggeva.
I
suoi occhi incrociarono quelli gialli del lupo. «Remus! Non
farlo!
Sono io! Sono James!»
Urlò
quando il lupo riprese la sua corsa verso di lui. Sapeva tuttavia che
era inutile: i lupi mannari rispondono solo al richiamo della propria
specie e non avevano coscienza, né compassione. James
provò di
nuovo a trasformarsi, ma non ci riuscì. Balzò in
piedi, puntando la
bacchetta verso il lupo ma... una scheggia nera gli passò
davanti,
frapponendosi tra lui e la belva. Il licantropo si fermò a
fissare
il cane nero che, con il pelo ritto sulla schiena, emetteva un basso
ringhiare minaccioso.
«Sirius...»
sussurrò James, grato all’amico per essere venuto
in suo soccorso.
Ma Remus-licantropo parve non dare troppo peso al cane. Con una
velocissima zampata lo scagliò lontano. James
alzò di nuovo la
bacchetta, ma non riuscì a lanciare nessun incantesimo. Il
pensiero
che sotto quegli occhi gialli e spietati c’era il suo amico
lo
frenavano. Non poteva colpirlo... non voleva.
Ma
il lupo avanzava verso di lui e il tempo parve rallentare. Poi James
capì.
Capì
cosa c’era che non andava. Perché non riusciva a
trasformarsi. La
rabbia montò dentro di lui, sormontando la paura.
Era
stato lui. Quel
piccolo, sudicio verme. Lo aveva fatto apposta.
Gli
avvenimenti di poche ore prima gli tornarono alla mente e rivide la
pozione incolore simile a acqua che Mocciosus gli aveva fatto bere.
Certo che non era successo nulla al momento, la pozione serviva ad
annullare la sua trasformazione in animagus. E Mocciosus sapeva.
Sapeva che era la notte di luna piena, sapeva che Remus si sarebbe
trasformato e che James sarebbe stato al suo fianco, trasformato in
un cervo. E sapeva anche che se la trasformazione non avesse retto,
James sarebbe tornato umano e il lupo non lo avrebbe riconosciuto.
Eppure l’aveva fatto. Aveva progettato di ucciderlo. No, non
di
ucciderlo.
Di
farlo uccidere dal suo migliore amico.
Proprio
in quel momento gli artigli del licantropo si abbatterono su di lui,
squarciandogli la felpa... e la pelle. Un caldo fiotto si sangue
scrosciò dalle tre lunghe ferite che gli tagliarono il petto
e James
cadde all’indietro mentre il lupo si chinava su di lui, le
fauci
aperte rivolte verso il suo viso.
L’istinto
di sopravvivenza spinse James ad afferrare la bacchetta. Un
incantesimo uscì dalle sue labbra e il lupo venne sbalzato
via di
pochi metri. James provò a rialzarsi, ma il petto gli doleva
troppo
e il licantropo stava già avanzando verso di lui, infuriato.
Fu
in quel momento, quando ormai ogni speranza sembrava andarsene, che
un fiotto di luce rossa gli passò vicino, abbattendosi sul
muso del
mostro.
Il
lupo ringhiò, scuotendo la testa e cercando la fonte
dell’incantesimo ma in quel momento il cane nero lo
colpì e
ululando corse via veloce, verso la foresta. Il lupo, dopo qualche
esitazione, lo seguì.
Nella
radura calò il silenzio e James lasciò cadere la
bacchetta.
«James!
James!» Una voce lo chiamava. E lui conosceva quella voce. O
sì che
la conosceva. Credendo di essersi ormai addormentato si
lasciò
andare ad un sorriso, chiedendosi perché il dolore non
passava. Ma
improvvisamente nel suo campo visivo comparve una macchia rossa,
qualcuno si stava chinando su di lui.
«Oddio,
James! Guardami! Coraggio, non chiudere gli occhi! Ci sono qui io
ora, andrà tutto bene. Te lo giuro.»
Non
ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma gli parve che sulle guance
pallide della ragazza scorressero delle lacrime. James sorrise,
perché se c’era qualcosa che avrebbe desiderato
vedere prima di
addormentarsi... sarebbe stata lei.
«L-l-lily.»
Disse balbettando.
«Sì,
sì James sono io.»
Il
ragazzo provò ad alzare una mano per asciugare le lacrime
che
scendevano dai suoi occhi color smeraldo fin sulle guance, ma non
aveva abbastanza forza.
«Coraggio.»
Disse Lily, passandosi la manica della felpa sul viso. I suoi occhi
ora erano determinati e asciutti. «Ti porto via di
qui.»
A
James parve una buona idea e avrebbe tanto voluto aiutarla, ma non ce
la faceva, aveva troppo sonno. Le palpebre si abbassarono lentamente
e l’oscurità fu tutto quello che vide.
~
SPAZIO AUTORE
Salve
a tutti! Avete visto? Questa volta non ci ho messo secoli per
aggiornare! xD
Spero
vivamente che il capitolo vi sia piaciuto (bé, a parte il
titolo che
fa un poco schifo, ma sono dettagli! Ahahah)
Bé
che posso dire... credo proprio che dopo questo capitolo la vostra
simpatia per Severus sia molto diminuita se non scemata del tutto...
devo dire che a volta mi spiace, povero ragazzo, lo sto davvero
facendo diventare odioso! D:
Ad
ogni modo, ci tengo a ringraziare di cuore chi ha letto il capitolo
scorso e soprattutto chi lo ha recensito! Non me lo meritavo, visto
tutto il tempo che ci ho messo ad aggiornare, ma sono davvero felice
di avere ancora qualche lettore! Vi adoro. ♥
Quindi, grazie a: Lally_97, __Puffa__, _Ericuzza_, HpsagathebestHarryGinny.
Grazie
mille, davvero. Spero che vi piaccia anche questo capitolo!
Alla
prossima ;)
p.s. Visto che ogni tanto mi diverto a graficare, ho fatto anche un'immagine alla fanfic. Volevo mettere anche Lily e James da giovani, ma purtroppo le immagini dei film sono davvero pessime, quindi mi sono arrangiata come ho potuto... xD ok, ora vi saluto davvero. u.u