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Autore: JaneA    07/05/2012    3 recensioni
Come si può insegnare ad amare? Soprattutto, come si può insegnare ad amare a qualcuno che non sa, a qualcuno che è vuoto?
Jane è una bambina di 5 anni. Sarà proprio lei ad insegnare a Draco Malfoy ad amare? Tensione, rancore, assenze, tristezza porteranno a quello che è il fine, porteranno all'amore?
Ma soprattutto Draco Malfoy riuscirà a farsi amare?
Cerchiamo di scoprirlo in questa nuova fan fiction! Vi ringrazio immensamente sin da ora :)
Un abbraccio, JaneA
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ed è così che dirai:

che cosa vuoi che sia l'amore se mi lasci sempre sola.

Ed io ti guardo e non so,

io non so mai che cosa dire per farti tornar da me.

Francesco Renga – Per farti tornare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per Hermione Granger e per la sua piccola Jane, la presenza di un alto biondo, di nome Draco Malfoy, era ormai diventata una necessità nella loro vita.

L’una desiderosa dei suoi abbracci, del suo calore, dei suoi baci, del loro essere assieme. L’altra bisognosa di quella figura paterna che le era sempre mancata e che aveva trovato nell’unica persona che la madre avrebbe giudicato inadeguata.

Le settimane erano volate. Gli incontri con i coniugi Zabini e altrettanti incontri con i coniugi Potter avevano colorato le vite e le serate dei tre.

Non c’era un mattino che Draco non si recasse a svegliare le sue belle. Non c’era un mattino che non accompagnasse Jane a scuola. Non c’era un mattino che dimenticasse di baciare la sua donna prima di uscire.

Aveva deciso di provarci con la Granger. Di far cadere le vecchie presunzioni e di provare a far funzionare le cose. Oltre loro due, ovviamente la più felice era Jane.

Tutto procedeva alla perfezione. Sino a quel week-end.

 

 

 

 

 

La sveglia era suonata già da un po’. Lo attendeva. Attendeva il suo bacio sulla fronte. Le mani della sua bambina sul suo volto. Ma nulla di ciò accadde. Stancamente si decise ad alzarsi.

Un largo pigiama ricadeva stropicciato sul suo corpo. Guardò il suo riflesso allo specchio. I capelli incorniciavano ribelli e ispidi il suo volto. Su questo due enormi occhiaie campeggiavano.

Hermione si allontanò dalla sua figura riflessa

“Sono un mostro.” Disse procedendo verso la camera di sua figlia.

La trovò lì, avvolta ancora sotto il morbido piumone rosa.

“Jane, tesoro, sveglia!” enunciò mentre scostava le tende disegnate facendo entrare dei timidi raggi di sole.

La bambina non si mosse.

“Jane?” chiamò la donna

Non un movimento.

Hermione si affrettò ad avvicinarsi alla sua bambina.

La vide pallida e sudata sotto le coperte. Delle macchie violacee sotto gli occhi.

La scosse con forza. La piccola Jane mosse per qualche attimo le palpebre, aprendole facendosi forza.

La sentì sussurrare

“Draco.”

Una rabbia salì nel corpo della donna. Continuò a scuotere la bambina chiamandola a gran voce e vedendo che aveva nuovamente perso i sensi si smaterializzò al San Murgo.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Hermione!”

La donna con ancora indosso il suo pigiama e scalza si voltò verso quelle due voci così familiari.

Aveva il volto rigato di lacrime.

Si era buttata tra le braccia dei suoi amici senza fiatare. Si era lasciata stringere, accarezzare.

Dov’era lui?

Quando si fu calmata, Harry la lasciò libera dalla sua stretta.

Ginny le accarezzò ancora il volto.

“Come sta?”

La donna deglutì e guardò le sue mani.

“Siamo arrivate in tempo.”

Anche i due maghi deglutirono, poi notando il silenzio la donna continuò

“L’ho trovata pallida e sudata a letto. Aveva delle macchie violacee evidenti sotto gli occhi. Ho provato a scuoterla ma non rispondeva. Poi si è ripresa, mi ha guardata e ha perso nuovamente i sensi. Mi sono smaterializzata qui. E i medici hanno detto che sono arrivata in tempo. Un’altra crisi e..”

Lacrime scorrevano ancora sul suo viso. Harry l’abbracciò stretta.

“Ci siamo noi. Starà bene. Starà bene.”

 

Le ore passavano.

Lui dov’era?

Jane si era risvegliata e poi si era addormentata.

Aveva chiesto di lui.

Come lei, come la sua testa, come il suo cuore.

Dov’era lui?

Anche i coniugi Zabini erano corsi al San Murgo appena avvisati.

Aveva chiesto di lui.

Nessuno sapeva dove fosse.

“Forse è fuori per lavoro.” Aveva detto Daphne accarezzando il volto della bambina addormentato.

Lei le aveva lanciato uno sguardo carico d’odio. Lui non c’era. Quando ne aveva più bisogno lui non c’era. Non l’avrebbe mai perdonato.

 

 

 

 

-

 

 

 

“Mamma?”

La bambina stava osservando la donna in silenzio.

“Dimmi tesoro.” Hermione le si era avvicinata immediatamente, sedendosi accanto a lei sul letto.

“Sei arrabbiata con Draco perché non è venuto a trovarmi?”

La donna guardò quegli occhi, uguali ai suoi, osservarla con dolcezza. Innocenti. Come il suo piccolo cuore.

Annuì e poi le baciò la fronte.

“Non devi esserlo. Io sapevo che sarebbe partito.”

La donna guardò la bambina confusa.

“Non mi poteva dire dove doveva andare. Ha detto che era un segreto e che me l’avrebbe detto appena tornava.”

Hermione scosse il capo.

“Non pensiamoci ora. Tra qualche minuto zio Harry sarà qui e potremo tornare a casa.”

La bambina la guardò triste.

Non avrebbe sopportato ancora il suo sguardo. Ma non avrebbe permesso ancora a quell’uomo di farle soffrire.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Il ritorno a casa era stato tranquillo. Ginny con il suo pancione aveva organizzato una piccola festicciola per Jane. Vi avevano partecipato anche gli Zabini portando dei piccoli regali per la piccola Granger.

Hermione sedeva in cucina da sola. mentre nel salotto della sua villa volti sorridenti ascoltavano i racconti di sua figlia e le avventure che avevano vissuto con l’uomo che in quel momento chissà dov’era.

Una lacrima scivolò sul suo viso.

Avrebbe perso tutto. Aveva perso Draco. E avrebbe perso Jane.

Strinse i pugni e si asciugò con il dorso della mano quelle gocce salate, che imperterrite continuavano a scivolare sul suo volto.

“Hermione?”

Una voce alle sue spalle l’avvolse.

La sua voce.

L’avrebbe riconosciuta tra mille.

Sentì il battito accelerare. Gli occhi inumidirsi ancora. Il petto sollevarsi ed abbassarsi frenetico.

“Hermione. Lo so..”

“Stà zitto.” Disse voltandosi e superandolo.

Arrivata in salotto aveva chiesto gentilmente a tutti gli ospiti di andare via e a Ginny se poteva tenere Jane per la notte. Non sarebbe stato un bello spettacolo. non avrebbe fatto ascoltare a sua figlia le sue urla contro quell’egocentrico biondo.

Ginny prese tra le braccia la bambina che schioccò un bacio sulla fronte della madre e guardò tristemente l’uomo che giaceva contro una parete.

Hermione salutò cordialmente gli ospiti e dopo aver inspirato a fondo, chiuse la porta e si voltò contro il biondo.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

Stare lontano da loro per una settimana, era forse la cosa più difficile che avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Era stato costretto a partire senza avvisarle, senza dire loro nulla. Era stato costretto dal Ministero della Magia. Non era riuscito però a mantenere la promessa con Jane.

L’aveva guardato così dolcemente che si era letteralmente sciolto dinanzi a quegli occhi che ormai amava profondamente.

I mesi con quelle due donne l’avevano radicalmente cambiato. Viveva per loro e per la loro felicità. Per i suoi sorrisi.

Le aveva detto che era un segreto dove doveva andare. Che le avrebbe confidato tutto al suo ritorno.

Ma l’assenza si era prolungata. La sua presenza era fonte di dolore. Lo leggeva ora negli occhi della ex Grifona che lo guardava torvo. Ma quello era finto odio, sotto quelle iridi poteva leggere tutto il dolore che le sue iridi grigie invece nascondevano alla perfezione.

Blaise gli aveva raccontato del ricovero della piccola.

Sapeva che la Granger sarebbe stata in grado di ammazzarlo con le sue stesse mani.

Vedeva il suo petto alzarsi frenetico.

Vedeva quegli occhi guardarlo con rimpianto.

Nessuno dei due parlava, come se fossero i loro occhi, i loro corpi a sputare quelle parole che nessuno dei due aveva il coraggio di dire.

Poi lei si mosse e con passo svelto gli si avvicinò. Vide i suoi occhi castani scrutarlo e poi sentì il suo palmo scaraventarsi contro il suo volto.

L’aveva schiaffeggiato ed era scappata.

Non l’aveva rincorsa. Aveva sentito la porta della sua camera sbattere. Aveva inspirato. E con passo elegante aveva salito le scale.

Si era fermato qualche attimo fuori dalla sua stanza e poi aveva abbassato la maniglia.

Lei era lì. Dinanzi allo specchio. Guardava il suo riflesso. Guardava le sue occhiaie. Il suo petto muoversi rapido. Guardava il suo viso ricoperto di lacrime.

Si portò alle sue spalle. E guardò assieme a lei quel riflesso.

Dirle che l’amava sarebbe servito a qualcosa?

Sarebbe riuscito a fare ammenda?

No, di certo no. non l’avrebbe perdonato.

“Granger.” Sussurrò contro la sua schiena.

“Taci.”

L’afferrò e la fece voltare verso di lui, facendo incontrare poi i loro occhi.

“Mi dispiace.”

“Per cosa?” domandò lei fredda

“Per quello che ho fatto. Per esser andato via.”

La vide sorridere. Ma dentro urlava. Lo sapeva.

“Malfoy non devi scusarti. Sapevo che l’avresti fatto. Sapevo che ero solo una da scoparti. E come non hai ottenuto ciò che volevi, passato un po’ di tempo, hai cambiato giocattolo.”

L’aveva ferito. Brutalmente. Aveva scaraventato con quel falso sorriso tutto l’odio che provava per lui.

“Non è vero.”

“Spiegami allora.” Urlò la donna guardandolo con sguardo di sfida.

“Ho lavorato per il Ministero.”

La donna lo guardò.

Poi  il biondo si sbottonò la camicia lasciando vedere un enorme taglio su tutto il petto.

Il cuore di Hermione perse un battito.

“Cosa ti sei fatto?” domandò.

“Ho lavorato per il Ministero. Mi hanno mandato in missione. L’ho fatto altre volte. Roba che ha a che fare con vecchi Mangiamorte. Mi sono offerto al Ministro dopo la cattura di mio padre. È stata una delle cose che mi ha fatto cambiare. L’altra, la più importante, è stata conoscere te e Jane.”

“Non pronunciare il suo nome!” gridò la donna.

Draco la guardò

“Granger.”

“Stai zitto! Non c’eri! Mi hai lasciata! Non c’eri! Quando lei è quasi morta in quello schifoso letto non c’eri! Io ero da sola! da sola a chiedermi dove fossi mentre mia figlia ti chiamava!”

L’uomo le si avvicinò e l’abbracciò per qualche istante, poi lei scottata si ritrasse

“Lasciami. Ti odio. Mi fai schifo.”

Il biondo scosse il capo e si avvicinò ancora alla donna spingendola e fermandola contro la parete della camera da letto.

“Ridimmelo.” Sussurrò contro il volto della donna

“Ti odio.” Disse lei dopo aver deglutito.

“Ti fa stare meglio dirlo? Dillo ancora.”

Il volto della donna era ricoperto di lacrime, che l’uomo si apprestava a cancellare con le sue affusolate dita.

“Dillo Granger. Dì quanto mi odi.”

Quando lei riaprì nuovamente le labbra per urlare ancora il suo odio, lui soffocò quelle sillabe con le sue di labbra.

La strinse al suo corpo. Assaporò il suo sapore. Sentì le mani della donna nella sua schiena. La desiderava.

Si separò dalle sue labbra.

“Ti odio Malfoy.”

“Io credo d’amarti invece, Granger. Amo tutto di te.”

La donna si strinse ancora di più a lui.

Lui tornò a baciarla, sfilandole poi la camicia. Baciò le sue spalle, i suoi seni. Assaporò il sapore della sua pelle che così a lungo aveva desiderato.

Lei baciò la cicatrice che ricopriva il petto dell’uomo.

Lui leccava le ferite invisibili di lei.

Lei leccava le cicatrici visibili di lui.

Le loro labbra strette, come le loro mani, come i loro corpi contro quella parete.

 

 

 

Lui entrò in lei, sospirarono e si amarono assieme. Entrambi per la prima volta fecero l’amore. Entrambi curarono le ferite dell’altro. Entrambi sorrisero. Ognuno a modo suo, aveva dichiarato il suo amore all’altro.

  
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