Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: CottonBatu    29/11/2006    13 recensioni
Diciassette anni dopo la fine di SUO (Solo Un'occhiatina)...Tra momenti imbarazzanti, problemi più o meno gravi e situazioni particolari, la vita va avanti, normale. Solo con un pizzico di magia in più. Buona Lettura! ^^
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Daisy…guarisci presto tesorina

A Daisy…guarisci presto tesorina!!!!  ç______________________________ç  Ti voglio tantu bene, Gem adorata!

 

 

Learning To Breathe

- SUO Second Ground –

 

 

 

5.

 

 

 

 

When I go fishing for the words
I am wishing you would say to me,
I'm really only praying
That the words you'll soon be saying
Might betray the way you feel about me.
But to me, coming from you,
Friend is a four letter word.

 

                                   Cake - Friend is a Four Letter Word

 

 

Quando succede qualcosa di brutto, ci sono sempre modi differenti di reagire all’accaduto.

Magari qualcuno può provare a sdrammatizzare la situazione, cercare di renderla meno pesante e più sopportabile, e a chi ci riesce viene riconosciuto un grande pregio.

Altri invece si limitano a cadere nel baratro della disperazione, non sentendo ragioni neanche quando ci sono tutte le probabilità che non sia successo nulla di realmente grave.

 

Lily e Gilly sembravano essere cadute nel baratro più profondo quando videro il volto sorridente e tumefatto di Andrew.

 

“Stai bene?!” ripeté per l’ennesima volta una delle due – non importa chi, perché subito dopo l’avrebbe ripetuto anche l’altra – in tono sempre più apprensivo.

Andrew sorrise incoraggiante ad entrambe, leggermente a disagio.

 

“State tranquille…è tutto ok!”

 

Non è tutto ok!” scattò Gilly facendo quasi cadere la sedia su cui era seduta e James che vi si era appoggiato.

Tutti la guardarono leggermente inquietati e lei si risedette, composta e quieta come al solito.

 

“Non è il caso di farne una tragedia…” disse Andrew ostentando una finta tranquillità. “Non è successo nulla di tanto grave” tagliò corto lui, evitando appositamente di guardare dalla parte di Ellie.

 

Andy, mi sembra un po’ da idioti dire una cosa del genere due giorni dopo essere stato picchiato a sangue da un gruppo di pazzi” s’intromise Jo, muovendosi a disagio, appollaiata sul bordo del letto.

Andrew sembrò innervosito da quel commento.

 

“È solo che sono stanco di questa storia…voglio solo…rimuoverla”

 

“Ma sarebbe utile riuscire a capire chi ti ha fatto una cosa simile, prima di rimuovere, non credi?” disse James ragionevole, mentre Ben annuiva al suo fianco.

 

“Non parliamone più per favore…sono stati i giorni più brutti della mia vita! Senza contare che mia madre mi ha mandato cinquantatre gufi nel giro delle ultime quarantott’ore…” James, Ben e Jo ridacchiarono, mentre il cinquantaquattresimo si apprestava a planare appena entrato dalla finestra.

 

Tutti risero quando notarono che il gufo aveva lasciato un adorabile ricordino sul copriletto. Madama Chips lanciò più di una imprecazione masticata mentre faceva evanescere il tanto apprezzato regalino.

Scacciò Jo dal letto e cominciò a rassettare alla bene e meglio le coperte, borbottando qualche frase sconnessa di tanto in tanto.

I capelli di Andrew erano rosso fuoco.

 

Jolie, guardando la scenetta comica di Madama Chips versione colf, lanciò uno sguardo distratto dalla parte di Ellie.

Sul suo viso non c’era la minima traccia di divertimento.

Se ne stava lì, accasciata su una sediolina poco lontana, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso nel vuoto.

 

Lei si avvicinò, arrivandole davanti senza che l’altra avesse una benché minima reazione.

 

El, stai bene?” chiese Jolie chinandosi su di lei per guardarla meglio.

Ellie sembrò riscuotersi solo allora.

Si guardò intorno e arrossì violentemente notando gli sguardi di tutti su di lei.

 

C-certo! Sì, è tutto ok” disse lei, cercando si sembrare più convincente possibile.

Andrew distolse lo sguardo da lei, improvvisamente serio.

 

“Penso sia la persona più movimentata che io abbia mai conosciuto Signor Lupin!”  borbottò Madama Chips, mentre si rimetteva dritta, massaggiandosi la schiena con un’espressione dolorante sul viso.

Andrew sembrava troppo impegnato in una delle sue elucubrazioni mentali per prestare attenzione alla donna.

 

La stanza cadde in un silenzio sonnacchioso, mentre l’infermiera finiva di controllare le ferite del ragazzo.

 

“Per la barba di Merlino!” urlò lei all’improvviso facendo trasalire tutti i presenti. “E quello cos’è?!” squittì lei isterica.

Nessuno di loro capì di cosa stesse parlando.

L’improvviso cambiamento d’espressione di Ellie, però, attirò l’attenzione di Andrew.

 

“Mi faccia vedere!” imperò la donna rivolta alla ragazza.

Lo sguardo di tutti si spostò per la seconda volta su di lei.

 

“Non è nulla, davvero…”

 

“Mi faccia vedere, ho detto!”

Jolie e Ben si scambiarono un’occhiata, non capendo.

Lo sguardo di Andrew era sempre più concentrato sulla figura di lei.

 

Ellie sbuffò e porse il braccio all’infermiera.

Lei slacciò con un gesto esperto i bottoncini della manica rivelando il polso di lei, gonfio e livido.

Tutti guardarono Ellie, assolutamente attoniti.

 

“Cos’è successo?!” chiese Jolie, cercando di mascherare la sua espressione leggermente schifata guardando il polso.

Ellie arrossì, scuotendo la testa.

 

“Sono stata così sbadata!” disse lei simulando una risatina divertita.“Ieri sera era buio quando sono tornata in sala comune…sono inciampata e ho sbattuto il polso contro uno spigolo, tutto qui!”

La scusa di Ellie era talmente scarna da non crederci neanche lei stessa.

Vide i suoi amici sforzarsi di sorriderle e di credere alle sue parole, mentre Madama Chips teneva lo sguardo ostinatamente rivolto alla fasciatura che stava facendo intorno al polso.

 

“Quindi tu ora…” disse Andrew, con voce dura e decisa.“…vorresti farmi credere che una sedia ti ha fatto questo?” Ellie lo guardò tesa, sorridendo nervosamente.

 

“Lo sai, Andy quanto facilmente cado, no?”

 

“Non mentirmi, non sei mai stata brava” improvvisamente un silenzio angosciante era calato nella sala.

Andrew teneva gli occhi fissi su di lei, deciso in tutti i modi ad incontrare il suo sguardo, ora ostinatamente rivolto in basso.

 

El, mi avevi dato la tua parola!” ringhiò lui rosso di rabbia. Lei alzò lo sguardo, furente.

 

“E tu sapevi benissimo che non l’avrei mantenuta!” Andrew fece per parlare, ma sembrò cambiare idea. “Sapevi che sarei andata! Lo sapevi quando ti sei svegliato e io ti ho cominciato a fare domande e lo sapevi anche prima, mentre quel bastardo ti picchiava! Mi sbaglio forse?” Andrew non disse nulla.

Madama Chips ebbe l’ottima idea di rinchiudersi nel suo studio, mentre gli altri cominciarono a scambiarsi occhiate nervose.

Nel giro di pochi secondi, l’infermeria era deserta, fatta eccezione per Andrew ed Ellie.

 

“Non puoi biasimarmi perché mi sono stupidamente fidato di te! NON TE LO PERMETTO!”

 

“Chi ti credi di essere, si può sapere?! Sono grande abbastanza da decidere da sola le mie azioni!”

 

“ALLORA COMINCIA A CRESCERE! COSA CREDEVI DI FARE ANDANDO Lì, ME LO SPIEGHI?!Ellie rimase in silenziò, nera di rabbia. “Volevi vendetta?! Beh lascia che ti dica una cosa, principessa…SE SONO QUI è UNICAMENTE COLPA TUA!” lei lo guardò, piena d’odio.

 

“Sai che mi ha detto anche lui la stessa cosa? Stai usando le stesse parole di quel pazzo!”

Andrew rise, furioso.

 

“Questa mi mancava! Davvero, El, nessuno mi aveva mai messo sullo stesso piano di quello che mi ha quasi ucciso!”

 

“Non cercare di sminuirmi, Andrew! Come puoi notare dal mio polso che tende al viola scuro, non mi è andata poi così bene!”

 

“Già, con la differenza che tu hai praticamente scelto di essere picchiata!”

 

“Non mi ha picchiata!”

Andrew si passò una mano sugli occhi.

 

“Allora cosa ti ha fatto?”

 

“Non ha fatto niente” mentì, non riuscendo ad impedirsi di arrossire.

 

“Scommetto che ha goduto da morire a vederti lì, di fronte a lui…non è così forse? In fondo mi ha picchiato per ferite te! Non aspettava altro che quel momento! Spero tu l’abbia fatto divertire!”

 

“Non fare il bastardo, ora…”

 

“Sto solo esponendo i fatti! Lui mi ha quasi ucciso per soddisfare la voglia che ha di te!”

 

“TU VANEGGI!” urlò lei, rossa in viso.

 

“IO ESPONGO I FATTI! So quello che dico e lo so perché quel figlio di puttana ha avuto il buongusto di spiegarmi il reale motivo, prima di farmi perdere i sensi!” lei rimase in silenzio, con lo sguardo basso e gli occhi lucidi.

 

“Sai una cosa? Nonostante tutto, lui mi ha trattata con più rispetto di come stai facendo tu adesso” mormorò lei, alzando lo sguardo appannato dalle lacrime su di lui.

 

“Vattene” sibilò lui, duro.

Ellie gli rivolse uno sguardo freddo, prima di avviarsi a grandi falcate verso l’uscita.

 

Andrew, si lasciò andare completamente contro i cuscini, esausto.

 

Era finita.

 

Il problema, ora, stava nel capire cosa era recuperabile della loro amicizia dopo le cose che si erano detti.

 

 

 

*

 

 

Is my imagination running away
Or is all this really happening to me
Am I a prince in a far away land filled with fantasy
Where is reality and what are the actions that will define who I am?
I am holding onto the visions I've seen of what I could be
It's what I should be

 

                                          Kutless – More than it seems  

 

 

Non c’è mai un momento buono per le brutte notizie.

Ti distruggono la vita e arrivano nell’esatto istante della tua vita in cui ne avresti meno bisogno.

 

Non che esistano momenti adatti per ricevere una brutta notizia, ovviamente, ma diciamo che esistono modi giusti per dirle e momenti un po’ più adatti di altri per farlo.

 

Sylvie Weasley quel pomeriggio era nel momento peggiore per ricevere una cattiva notizia.

 

Era contenta.

Non c’era un motivo preciso…lo era e basta, come quando di mattina ci si alza con un sorriso idiota stampato in faccia e ci viene da ridere senza alcun motivo.

Era contenta semplicemente per il fatto di esserlo. E non c’è momento peggiore per ricevere una brutta notizia.

 

Nei momenti molto buoni o in quelli molto cattivi è sempre più amara la pillola che devi ingoiare.

Sono le giornate di mezzo, quelle che magari potrebbero essere più adatte. Le tipiche giornate piatte, vuote e lente in cui anche se si riceve una brutta notizia la si prende nella maniera giusta, convincendosi di guardare il lato positivo: almeno ora si ha qualcosa a cui pensare per passare il tempo.

E questo perché tutti sanno che se si deve risolvere un problema e non si riesce a trovare la soluzione, il tempo passa con una velocità che quasi fa rabbia.

Perché il problema rimane lì anche se il tempo passa, ma la soluzione proprio non si trova.

 

Quando Venus Malfoy entrò nella sala comune Tassorosso, quel giorno, Sylvie era davvero troppo contenta per preoccuparsi del possibile arrivo di una cattiva notizia.

Eppure l’espressione di Venus la preannunciava in tutta la sua gravità.

 

Si avvicinò ancheggiando, con un orribile sorrisino di vittoria sul volto.

 

Weasley?” lei si girò, sorridendole amichevole. “Sai che Chris Bennet ha la ragazza?” il suo sorriso si spense di fronte a tanta insensibilità.

Venus si chinò su di lei con occhi ridenti.

 

“E vuoi sapere chi è?” Sylvie temeva quella risposta. “Io!” squittì Venus tutta pimpante.

Sylvie desiderò fortemente di essere ingoiata dalla poltrona.

 

“Ah” riuscì solo a dire, con la voce tremante e la gola terribilmente secca.

Venus annuì vigorosamente con la testa.

 

“Ora scusami! Mi devo preparare! Stasera ho un appuntamento con il mio ragazzo!” gracchiò lei, ancheggiando su per il dormitorio femminile.

Sylvie si sentiva mancare il respiro nei polmoni.

Voleva piangere, ma gli occhi erano inverosimilmente secchi. Si mise la mano sul petto, sentendosi quasi male.

 

Ricevere una cattiva notizia da una cattiva persona in un cattivo momento è quanto di più terribile possa capitare.

E l’arrivo di un amico, talvolta, può anche riuscire a peggiorare le cose.

Soprattutto se l’amico in questione è innamorato cotto.

 

Robin Paciock varcò l’entrata della sala comune praticamente saltellando.

 

Vide la figurina composta di Sylvie e le si sedette accanto, con un blocco di fogli in mano e l’aria disordinata, ma contenta.

 

“Guarda, guarda, guarda!” esclamò lui, entusiasta, cacciando dal blocco un foglio dall’aria vissuta.

Sylvie rivolse uno sguardo sofferente a Robin, troppo impegnato a mostrarle il suo nuovo disegno per accorgersi che qualcosa non andava.

 

“Che ne pensi? Ci sono stato su tutto il pomeriggio! Pensavo di regalarlo a Andrew come augurio di pronta guarigione! Tu  che dici? Ti sembra una buona idea? Forse un po’ scontata? Sai pensavo…”

 

Robin ti prego…” esalò lei, soffocando un singhiozzo.

Lui si girò preoccupato verso di lei.

 

“Che ti prende?” chiese lui, con gli occhi spalancati.

Lei scosse la testa passandosi una mano tra i capelli.

 

“Non è niente…”

 

“Sei sicura di stare bene? Sei pallida come un foglietto di carta…”

 

“Ti ho detto che sto bene!” replicò stizzita lei, pentendosene subito dopo.

Lui non disse nulla.

 

“È solo che…è stata una brutta giornata…” continuò lei, con voce più calma.

Lui la guardò mortificato.

 

“Le brutte giornate sono…beh…brutte” disse stupidamente. “Proprio l’altro giorno ne ho avuta una terribile! Ho fatto un disegno orribile…perché sai, tante volte la mia giornata si riflette tanto nei miei disegni! Giusto ieri ho…”

 

Robin!” lo sbloccò subito lei, chiudendo un attimo gli occhi per calmarsi. “Con tutto il rispetto, ora non mi interessa nulla di che cosa hai disegnato ieri!”

 

“Eh…scusa.” Sylvie lo guardò per un secondo.

Lo sguardo basso e ferito di Robin la fece sentire ancora peggio.

 

“Senti Rob…”

 

“No, non fa nulla, davvero!” disse lui con un tono per nulla convincente, scattando subito in piedi e raccogliendo alla bene e meglio i suoi fogli.

 

“Mi dispiace! È solo che…”

 

“Lo so. Ho capito, sta tranquilla.”

Robin scomparve su per le scale lasciando Sylvie sola.

 

Lei era convinta che lui non potesse capire.

Aveva il cuore spezzato e la mente vuota. Il respiro affannato e un dolore che attanagliava lo stomaco, furioso.

 

Sylvie, però, non sapeva che Robin la capiva benissimo.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

L’aria era leggera e profumata nella periferia di Londra in quel tramonto di fine novembre.

 

Hermione camminava lentamente sul praticello curato, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo al campo di Quidditch che si estendeva sterminato sotto i suoi occhi.

Ridacchiò vedendo Ron, tutto intento a spiegare alla sua piccola squadra di campioni in erba una nuova tecnica di gioco nel suo modo paterno e autoritario allo stesso tempo.

 

Un soffio di vento leggermente più forte fece smuovere i capelli fuori dalla crocchia improvvisata, liberando una cascata di capelli ribelli e adorabilmente spettinati.

Sorrise, nonostante tutto.

 

Osservò per un attimo David e Danielle litigarsi una delle scope, e non poté fare a meno di sorridere.

Da sempre il bimbo si era lamentato di essere il più piccino della famiglia, non riuscendo ad apprezzare i vantaggi che questo comportava.

 

Ebbene da quel giorno in poi non avrebbe più avuto motivo di lamentarsi.

Non sarebbe più stato il più piccolo della famiglia.

 

Si toccò istintivamente il ventre, meditabonda.

 

 

Pensierosà ma chère?” Hermione si girò di scattò, mentre un sorriso le illuminava il volto.

 

“Ti trovo bene”

Fleur Delacour si avvicinò a lei sospirando sommessamente, l’andatura regale ed elegante, lo stile impeccabile come sempre.

 

“Non hai risposto ala mia domanda…non è una buona cosà” si mise le mani nelle tasche dei jeans firmati, guardando sorridente sua figlia Danielle giocare con Ron, David e gli altri piccoli membri della squadra.

Hermione si passò una mano tra i capelli, gli occhi fissi su Ron.

 

“Sono incinta. Di nuovo” mormorò semplicemente lei, mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé.

Fleur si girò basita verso di lei.

 

“Stai schersando? Un altro picolo Ron?!Hermione non poté impedirsi di sorridere.

 

“Un altro piccolo Ron” confermò, affondando anche lei le mani nelle tasche.

Fleur le rivolse uno sguardo di sottecchi.

 

“Beh, è una bela cosà, no? Sono scerta che Ron sarà très contanto cando glielo dirai!” squittì lei, agitando la mano in aria per salutare Danielle.

Hermione la guardò per un attimo, confusa.

 

“Come sai che non l’ho ancora detto a Ron?”

Fluer si girò verso di lei.

 

“Mi prendi in jiro ma chère? Ho quatro filie anche io, so che non è facìle dire ai Weasley che li aspetta un lungo periodo sensa sesso”

Hermione non poté trattenersi dal ridacchiare.

 

“…però sono scerta che Ron sarà contantissimo…lui adorà te e li vostri fili!”

 

“Oh, lo so, lo so! Solo che ho paura che la possa prendere male…sarebbe pur sempre il quinto! Il quinto, capisci? Non è uno scherzo…poi proprio ora che eravamo ad un passo dall’avere la casa libera dai bambini, ne arriva un altro!”

 

“Motivo en plus per esere arrabbiati per la futura mancansa di sesso!”

Hermione sbuffò per mascherare una risatina, mentre Fleur le circondava le spalle con un braccio.

 

“Su con la vìte ma petit! Ti tocherà ricominsciare con papine, bavaglinì, sciusciotti e vestitini! Capisco très bièn la situasione! Ma pensà per un secondo a moi …per canto io sempro très bellà e jiovàne sto per arivare a quarant’ans! E sai che vol dire? Te lo dico io!” squittì lei, facendo trasalire Hermione, ancora stretta nel suo abbraccio “…Pele che cade, rughe teribili, corpo che cede in modò incredibìle alla gravità!” Hermione si lasciò sfuggire un piccolo sorriso “…sensa contare le machie sur le mani, le guansce che inaspettamonte si afflosciano cando per i passati trantanove anni erano rimaste su e il mio rotandissimo sedere che ariva alle jinocchia!” Hermione guardò Fleur riprendere fiato dopo il suo monologo.

Sospirò.

 

La verità era che per quanto avesse avuto quattro figlie, fosse alla soglia dei quarant’anni e in piena crisi esistenziale, era rimasta bella come la prima volta che l’aveva vista per il torneo.

 

“Sono certa che il tuo sedere rimarrà dov’è anche a settant’anni” disse infine Hermione, annuendo convinta. 

Fleur sembrò riflettere attentamente.

 

“Forse hai rajione…” concesse lei, staccandosi dall’abbraccio a facendo qualche passo. “Ma in oni caso non hai nesun motivò per stare ici a gardare il nula! ” 

 

“Io non guardo il nulla!” corresse Hermione, subito. “Guardo Ron!”

 

“Ma Ron lo puoi gardare tutte le volte che vuoi, ma petit!...Sensa contare che il suo fondoschiena non rende così da lontanò…” Hermione la guardò di sottecchi.

 

“Da quando guardi il fondoschiena di mio marito, tu?!Fleur agitò la mano in aria stizzita.

 

“Non est questo le point” tagliò corto Fleur, non guardandola in faccia. 

Hermione ridusse gli occhi a due fessure, ma non disse nulla.

 

“Quindi cosa mi consigli di fare?” disse infine, vedendo la squadra rientrare negli spogliatoi.

 

“Stasera porta Davìd da Mollì e salta adosso a Ron. Domani matina dilli che sei inscinta. La prenderà melio, ti assicuro! È un metòdo testato!”

 

Hermione capì finalmente il motivo per cui in tutti quegli anni non aveva mai sentito Bill lamentarsi di Fleur.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Capitano giorni in cui il tempo sembra non passare mai.

Si sta lì, a guardare l’orologio, e nel momento in cui si crede – ne si è assolutamente certi – che sia passato davvero molto tempo dall’ultima volta che si è guardato il pendolo, si scopre che non sono passati che una manciata di minuti.

 

Converrete con me che è decisamente frustrante.

 

Ebbene, la stessa cosa stava accadendo a Ben Weasley, accasciato su un banco di una classe vuota, in attesa che la sua vita prendesse una svolta decisiva.

Ovviamente non era una grande idea, quella di stare lì a guardare il vuoto, perché è più che assurdo pensare che la vita possa cambiare senza fare nulla per aiutarla, ma a quanto pare Ben la trovava una magnifica idea.

Se ne stava seduto su un banco, con lo sguardo assente e le labbra imbronciate, lanciando di tanto in tanto uno sbuffo e qualche imprecazione contro una mattonella rotta che aveva da subito catturato la sua attenzione. 

 

I motivi per cui un ragazzo è rinchiuso in un luogo chiuso di sabato pomeriggio potrebbero essere molteplici.

 

Il più ovvio di tutti è l’umiliazione.

Quando qualcuno viene umiliato è una reazione quasi primitiva, quella di andare in un posto nascosto, per sbuffare e imprecare contro qualsiasi cosa capiti sott’occhio finché non ci si rende conto di stare solo perdendo tempo.

Ben, ahimè, in quel momento, era ancora nella fase delle imprecazioni, e solitamente ci voleva un po’ prima che qualcuno venisse in aiuto per farlo passare alla fase perdita di tempo.

Ma chi è che se ne sta chiuso in un castello quando fuori c’è il primo pomeriggio di bel tempo dopo quasi due mesi di pioggia?

Nessuno, direte voi.

 

Invece qualcuno c’è.

 

Lily Potter entrò molto rumorosamente nella stanza, trascinandosi addosso una serie di tomi dalla voluminosità non indifferente.

Quando le cadde uno di mano, atterrando a terra con un sonoro tonfo, Ben ebbe la netta sensazione di capire il motivo di tutte quelle mattonelle rotte disseminate per la stanza. 

Si schiarì la voce facendo cacciare un gridolino spaventato a Lily.

 

“Che ci fai qui?!” squittì lei senza un’apparente buona ragione.

Ben fece un’alzata di spalle, tornando a guardare il vuoto.

 

“Qualcosa non va?” chiese lei, tornando ad un tono di voce più controllato, guardandolo apprensiva, mentre poggiava i volumi su un banchetto poco lontano.

L’ennesima alzata di spalle arrivò poco dopo.

 

“Pensi che riuscirò a sentire la tua voce oggi, oppure mi devo accontentare delle tue alzate di spalle?” mormorò lei, cercando di sdrammatizzare.

Il primo sorriso illumino il viso di lui.

 

“Scusa…”

 

“Molto meglio!” sorrise lei, avvicinandosi. “Allora…cosa c’è che non va?” Ben dovette trattenersi con tutte le sue forza per non alzare le spalle un’altra volta.

In compenso scosse la testa.

 

“Non lo so…” borbottò lui focalizzando nuovamente la sua attenzione sulla mattonella rotta. Lily gli si parò davanti, con un evidente sopracciglio inarcato.

 

“Puoi fidarti di me!”

 

“Lo so!” si affrettò a dire lui, vedendo la bocca di Lily che si stava pericolosamente imbronciando. “…è solo che…Merlino…voi siete così complicate!” sbottò lui, saltando giù da un banco e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.

Lily sbatté un paio di volte le palpebre, senza capire.

 

“Ben…noi chi?!” lui le scoccò un’occhiataccia.

 

“Voi ragazze, ovviamente! Siete incoerenti! E non sapete mai cosa volete…e…e non vi fate capire!”

 

“Hai litigato ancora con Emily?” Ben sembrò in procinto di ricominciare a sbraitare contro l’intero genere femminile, quando si bloccò all’improvviso, arrossendo fino alla punta delle orecchie.

 

“Chi ti ha detto che ho litigato con Emily?!” gracchiò lui isterico.

Lily agitò una mano in aria, sedendosi dove era appollaiato Ben fino ad un attimo prima.

 

“Chiamalo intuito femminile…”

Ben sbuffò di nuovo.

 

“Odio l’intuito femminile…”

Lily ridacchiò.

 

“Quindi…” azzardò lei. “Sei qui perché ti senti in colpa per Emily?”

 

“Io non mi sento in colpa!” scattò lui.

 

“Allora perché sei qui?”

 

“Perché…perché…” Ben sembrava in difficoltà. “Perché sì!”

 

“Perché sì, non è una risposta, lo sai…”

 

“Non stare sempre a cavillare, tu! Sono qui perché ne ho voglia!” abbaiò lui incrociando le braccia al petto.

 

“No, sei qui perché ti stai nascondendo” insistette lei, candida.

 

“Non è vero”

 

“La cosa che ti manda in bestia più di tutto è il fatto di non sapere rispondere a tono quando Emily ti lancia una frecciatina, vero?” Ben arrossì, ma rimase in silenzio.

 

“E non c’è niente di peggio di far vincere alla ragazza che ti piace un litigio, vero?”

Ben alzò repentinamente lo sguardo, diventando più o meno color pulce.

 

“A me non piace Emily!” la sua voce si avvicinava pericolosamente all’isterico.

 

“Guarda che non ci sarebbe nulla di male se ti piacesse Emily! È carina!”

 

“Non mi piace, ti ho detto!”

 

Ok…”

 

“È vero!”

 

“Va bene”

 

“Non dire va bene con quel tono!”

 

Ok…”

 

“Smettila!” 

Lily ridacchiò, divertita.

 

“Vedi Ben…” scese con un saltello dal banco, circondando le spalle di lui con un braccio e assumendo un’aria professionale. “Con le donne bisogna saperci fare…”

 

“Ti ho detto che Emily non mi piace!” ribadì lui.

 

“Io mica ho detto che bisogna saperci fare con Emily…”

Ben arrossì dal collo alla punta delle orecchie.

 

“Devi essere gentile…”

 

“Gentile?” Lily annuì. “E come si fa ad essere gentile?!

Lei sospirò pesantemente.

Aveva la netta sensazione che sarebbe stato più arduo del previsto.

 

“Ora, Benjamin, ti svelerò un segreto…”

 

“Non chiamarmi Benjamin! Sai che lo odio!”

 

“Non sviare il discorso!” scattò lei, guardandolo truce.

Ben si fece piccolo, piccolo.

 

“Vedi…” riprese lei con più calma. “Non è poi così difficile far capitolare un ragazza…” Lily ignorò il commento poco carino che Ben borbottò. “…basta un po’ di gentilezza, qualche sorriso, e l’effimera certezza che non le spezzerai il cuore in mille pezzi andandotene con una più formosa!”  Ben non sembrava aver capito.


“Quindi…cosa dovrei fare?” azzardò lui, temendo che Lily lo avrebbe picchiato di lì a poco.

 

“Per prima cosa…” disse “…fila a scusarti con Emily

 

“Quante volte ti ho detto che non mi piace?”

 

“Non è questione di piacerti o no, è questione di buona educazione!” abbaiò Lily mettendosi le mani suoi fianchi.

Ben ingoiò il vuoto, inquietato.

 

“Non dico di regalarle un mazzo di fiori o recitarle una poesia…anche perché non sarebbe umanamente fattibile immaginarti in versione romantica…” riprese lei, facendo un respiro profondo. “…ma almeno limitati a non insultarla gratuitamente!”

 

“Io non insulto gratuitamente…” borbottò lui piccato. Lily lo ignorò.

 

“Ora vai a scusarti!”

 

Ok…”

 

“E non farla sembrare una costrizione!”

 

“Ma tu mi stai costringendo!”

Si girò verso di lei, ormai sulla porta, ma la visione di Lily che gli lanciava un’occhiataccia brandendo un dei suoi massicci volumi gli fece cambiare repentinamente idea.

 

Ok. Vado.” squittì lui eclissandosi oltre la porticina della stanza.

 

 

Lily sospirò, quando vide la porta richiudersi dietro Ben.

 

Che idiota

 

 

*

 

 

Come on closer

I wanna show you

What I’d like to do

You sit back now

Just relax now

I’ll take care of you

 

                         Jem – Come on closer

 

 

Ron aprì la porta di casa a sera inoltrata, sospirando pesantemente.

Hermione non era tanto bizzarra da diverso tempo ormai.

 

Appena rientrato dagli allenamenti si era ritrovato praticamente di nuovo fuori dalla porta con David in braccio, con l’ordine di portarlo alla Tana e tornare più in fretta possibile, e neanche ora, di nuovo a casa, avanzando lentamente per le stanze apparentemente deserte, riusciva a trovare una spiegazione plausibile.

 

Due piccole mani sfiorarono la sua schiena, decise.

 

Tutto fu immediatamente chiaro nella mente di lui.

Le labbra di Ron s’incurvarono in un sorriso languido girandosi lentamente.

Hermione sorrise leggermente e lo trascinò senza dire una parola in camera da letto, baciandolo con foga.

 

“E questo per cos’è?” chiese lui, mentre lei gli sfilava il maglione con gesti esperti.

Lo baciò di nuovo facendo aderire il suo corpo a quello di lui.

 

“Ci dev’essere per forza un motivo per saltarti addosso?” soffiò lei, gettandolo sul letto e mettendosi a cavalcioni su di lui.

 

“No…certo che no…ma di solito…” fece una pausa, sospirando pesantemente per non cedere del tutto a lei. “…se Hermione salta addosso a Ron…un motivo c’è…” lei ridacchiò contro l’incavo del suo collo.

 

“La mancanza di intimità da quasi vent’anni?” azzardò lei, arrivando con una mano alla cintura dei pantaloni.

 

“No…” corresse lui. “…quello è quando Ron salta addosso a Hermione…” lei rise.

La cintura di lui volò dall’altra parte della stanza.

 

“Può darsi ci sia un motivo…” ammise lei dopo un po’, guardandolo maliziosa.

 

“Hai di nuovo rigato il maggiolone?” lei scosse la testa, nascondendo il suo viso ridente nel cuscino.

 

Dorothy sta bene…” mormorò lei, accarezzandogli leggermente il petto.

 

“Allora cosa?”

Hermione fece un mugolio scocciato con la bocca, mettendo su il broncio che Ron adorava tanto.

 

“Non puoi proprio aspettare domani? Domattina, quando ti sveglierai…e sarai esausto perché non ti avrò fatto dormire neanche un attimo…” entrambi sorrisero sornioni “Ti dirò quello che succede”

I pantaloni di Ron raggiunsero maglione e cintura.

 

“Ti trovo organizzata”

 

“Come sempre”

Ron annuì, meditabondo.

 

“Beh…non mi pare giusto mandare all’aria i tuoi piani, non credi?” lei scosse la testa.

 

“Divento irascibile quando qualcosa non va come dico io…”

 

“Lungi da me l’idea di far arrabbiare un’Hermione in sottana di seta” lei ridacchiò. “Cosa dici quindi di iniziare?”

 

 

La sottana di Hermione volò per terra.

 

Ron lo prese inevitabilmente per un sì.

 

 

 

*

 

 

 

La biblioteca della scuola non è mai stato un luogo particolarmente frequentato.

 

Sembrava essere tornato in auge, mentre Hermione Granger era a Hogwarts, ma presto Madama Pince si rese conto che i tempi d’oro della biblioteca della scuola erano ormai passati da diversi decenni.

 

Quindi come può essere che un tipo come Sophie Weasley, attraente Corvonero, nemica delle ragazze normali che oltre a preoccuparsi dei brufoli dovevano anche avere a che fare con lei, si trovasse chiusa in biblioteca di sabato pomeriggio?

 

Il motivo era facilmente visibile ad uno scaffale e tre tavoli di distanza.

 

Jack Elliot non era mai stato un tipo particolarmente loquace.

Era sicuramente un Serpeverde affascinante, dai lineamenti raffinati e l’immancabile espressione da infame bastardo stampata sul viso incorniciato dai capelli color sabbia. 

Un motivo più che valido, quindi, per far diventare un odioso imbecille borioso, la star del momento.

Senza contare, ovviamente, l’enorme eredità a fare da sfondo al tutto.

 

Irresistibile, direbbe qualcuno.

Insopportabile direbbero altri.

 

In ogni caso…Sophie lo trovava la creatura divina per eccellenza.

Nessuno seppe mai se il portafogli di quella creatura tanto divina contasse, nel metro di giudizio di Sophie.

 

In ogni caso la sua perseveranza era degna di nota.

Pochi avrebbero resistito a quattro ore di appostamento in biblioteca.

Sarebbe stata ammirabile (o patetica, dipende dai punti di vista), se solo non stesse pianificando di tradire l’epitome della gentilezza personificata in Will, con una ricchissima creatura divina boriosa.

Quello era senz’altro patetico sotto qualsiasi punto di vista. 

 

Tranne, ovviamente, quello di Sophie.

 

Sbuffò sonoramente guardando per l’ennesima volta il cucù attaccato sopra il bancone di Madama Pince.

Lei non riusciva a concepire come si potesse umanamente resistere a tante ore rinchiusi in un posto tanto polveroso e maleodorante.

 

Persa nelle sue elucubrazioni mentali, non si accorse che qualcuno si era avvicinato al suo tavolo, e ora la guardava, annoiato in attesa di essere notato.

 

“Scusa?” Sophie trasalì e alzò immediatamente lo sguardo: Jack Elliot in tutto il suo metro e ottanta era impalato di fronte a lei, in attesa.

 

Si trattenne a stento dal girarsi per controllare se stesse realmente parlando con lei.

Sophie si diede mentalmente della stupida.

Di sabato pomeriggio, in una bella giornata autunnale, persino Madama Pince era uscita per prendersi una boccata d’aria.

Era ovvio che stesse parlando con lei.

Non c’era nessuno nell’arco di almeno cento metri.

 

Sophie si riprese dal suo breve momento di shock.

Scattò in piedi e sorrise invitante, ravvivando con un gesto elegante i suoi capelli, talmente biondi da sembrare quasi bianchi. 

 

“Posso fare qualcosa per te?” chiese, ammiccando.

Jack non fece una piega.

 

“Mi chiedevo se avessi finito con quel libro” chiese con voce atona, additando al volume che giaceva sul tavolo di Sophie.

Lei glielo porse, velocissima, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

 

“Posso fare qualcos’altro?!

Jack la guardò.

 

“No”

Sophie aprì e richiuse la bocca più volte.

Arrossì lentamente, ma inesorabilmente.

 

“Ci vediamo Sasha

 

Sophie!” squittì lei, isterica.

Lui mosse una mano in aria, tornando al suo tavolo.

 

Sophie non vide mai che girato di spalle, Jack Elliot ridacchiava divertito.

 

 

All’entrata della biblioteca, qualcuno guardava interessato la scena, concentrandosi su Sophie, che guardava sognante Jack.

Will strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

 

Di essere preso in giro era davvero stufo.

 

 

 

 

*

 

 

I always thought you were the best
I guess I always will
I always felt that we were blessed
And I feel that way still
Sometimes we took the hard road
But we always saw it through
If I had only one friend left
I'd want it to be you

                               Dan Seal – One friend

 

 

Emily fece un respiro profondo, godendosi l’aria autunnale che lambiva, lenta, la superficie increspata del Lago Nero.

Le foglie della grande quercia cadevano di tanto in tanto, circondandola di un manto naturale dai colori caldi e ospitali.

 

Abbassò lo sguardo continuando a sistemare i suoi orecchini come stava facendo da un’ora a questa parte.

Rimirò per un attimo quelli a forma di ravanello.

Senz’altro i suoi preferiti.

Non poté impedirsi di ridacchiare quando le tornò alla mente l’espressione di Ben dopo averli visti.

Li osservò ancora qualche secondo, un sorriso nostalgico s’increspò sulle sue labbra. 

 

Il suo sorriso si spense repentinamente quando la sua mente focalizzò la scena di lei e Ben che litigavano.

Sbuffò, innervosita.

 

Di certo non si può andare avanti così.

E non poteva neanche dire che la colpa era tutta di Ben, perché doveva ammettere di essere davvero odiosa quando ci si metteva d’impegno.

Mentalmente si ripromise di non confidare mai a nessuno questa sua idea.

 

Passi leggeri ed affrettati la distrassero dai suoi pensieri.

Si girò: Ben era di fronte a lei, rosso, sudato e visibilmente in crisi.

 

Hey” mormorò semplicemente lei, non riuscendo a guardarlo in faccia. “Volevi qualcosa?”

 

Ben la guardò per un attimo, mentre lei, con la testa china, continuava ad armeggiare con i suoi orecchini.

 

“Effettivamente…

Arrossì, schiarendosi la voce nervosamente.

 

“Senti…mi…mi dispiace…per averti…beh…offesa” soffiò lui con la testa bassa di vergogna e le orecchie adorabilmente arrossate.

Emily si girò repentinamente verso di lui.

 

“Parli con me?!” chiese, basita.

Ben la guardò male.

 

“Con chi starei parlando secondo te?! Con la piovra gigante?!”

Emily borbottò qualcosa piccata, tornando a guardare gli orecchini.

 

Dopo due minuti buoni di silenzio, Ben si mosse sui piedi, innervosito.

 

“Beh? Non dici nulla?” chiese lui, confuso.

Emily si girò verso di lui, lo sguardo annoiato e i capelli più scompigliati del normale.

 

“Cosa dovrei dirti?”

Ben sbatté più volte le palpebre.

 

“Mi sono appena scusato!” disse lui, calcando sull’ovvietà della situazione.

 

“E allora?” chiese lei, senza capire.

Ben dovette trattenersi con tutte le sue forze per evitare di strozzarla.

 

“Mi sono appena scusato con te!” ribadì. “Non è mai successo prima!”

 

“Vuoi un premio?!” chiese lei sarcastica.

Ben  strinse i pugni talmente forte da far diventare le nocche bianche.

Di certo non si aspettava che lei gli sarebbe saltata felice al collo, ma un ringraziamento sentito era d’obbligo.

 

“Beh…!” abbaiò lui rosso di rabbia. Emily si levò in piedi, lo sguardo truce e il broncio sul viso.

 

“Ecco! Vedi? Fai tutto per scopi personali! Scommetto persino che qualcuno ti ha costretto a venire a scusarti!”

 

“Non dire sciocchezze!” mentì lui, con vocina isterica, sempre più rosso.

 

“Avanti, dillo! Chi ti ha detto di venire?! Tua sorella!? James?”

Ben, al contrario di tutte le aspettative…rise.

Una risata, nervosa, arrabbiata e delusa.

Si ficcò le unghie nei palmi, e provò inaspettatamente sollievo.

La rabbia ribolliva nel sangue, la testa gli doleva e sarebbe stato tentato di prendere a pugni la quercia pur di scaricare la mania omicida che lo stava sopraffacendo.

 

Emily lo guardò, shockata.

 

“Cosa ridi ora!?” squittì innervosita.

La cosa che più odiava al mondo era essere presa in giro e Ben sapeva più di chiunque altro di questa sua debolezza.

 

“Mi sembrava strano che non avessi ancora nominato il meraviglioso James!” ringhiò lui, improvvisamente serio.

Emily vacillò.

 

Co-cosa c’entra ora?” Ben alzò le spalle, vago.

 

“Non saprei…tu l’hai nominato, non io!”

 

“Ben non essere geloso!”

 

Io.Non.Sono.Geloso!” abbaiò lui, facendola tremare. “Tutti credete che io sia geloso di James! Ma a me non importa niente di essere come James! Perché…vedi…il beneamato Jamie non è poi così perfetto come credi sai?” disse lui, furioso, avanzando verso di lei.

Emily cominciò a indietreggiare.

 

“Ben, adesso calmati…”

 

“CALMARMI?! CHE C’È EM? TI FACCIO PAURA PER CASO?”

 

“SÌ!” urlò lei quasi in lacrime.

Ben sembrò tornare in sé.

La guardò per un attimo, accorgendosi solo in quel momento dell’espressione terrorizzata che lei aveva in volto.

 

Em…” soffiò lui, mortificato.

 

“Cosa Ben? Ora dirai di nuovo che ti dispiace?!” urlò lei quasi in lacrime.

 

“Io…”

 

“E ti sorprendi anche che io preferisca James a te? Perché è questo il punto, no? Il fatto che tu sia l’eterno secondo in tutto!”

 

“Io ero venuto per scusarmi con te! Hai una vaga idea di quanto mi ci sia voluto? Io mi sono scusato esattamente come avrebbe fatto il tuo adorato James! Eppure, sai una cosa? Ho la netta sensazione che le sue scuse le avresti accettate!”

 

“Le avrei accettate perché sarebbero state fatte con il cuore!”

 

“E LE MIE NO?! CHE PERSONA CREDI CHE SIA, EMILY?!” lei rimase in silenzio, guardandolo fisso.

Ben sorrise amaro.

 

“Ora si capiscono molte cose, Em…”

Lei lo guardò senza capire, mentre Ben si cominciava ad allontanare.

 

“Dove stai andando ora?!” chiese lei, quasi urlando. 

 

“Da qualcuno che mi consideri un amico” disse semplicemente lui, non preoccupandosi neanche di fermarsi.

Continuò a camminare, veloce e deciso a non guardare indietro verso di lei.

 

Stavolta aveva ragione lui, punto.

Odiava il fatto di essere secondo in qualsiasi occasione e odiava ancora di più se stesso per non riuscire a capire in cosa sbagliasse.

 

Alzò senza un apparente motivo lo sguardo, studiando il paesaggio circostante farsi sempre più scuro alla luce della luna appena sorta.

I suoi occhi incontrarono le figure sfocate di James e Ian, che parlava concitatamente con l’action figure di un Ungano Spinato decisamente più action del normale.

Lo sguardo di lui di fece più scuro.

 

Benny! Dove sei stato si può sapere?” chiese ironico James, appena furono abbastanza vicini.

Ben non proferì parola.

Si limitò a sorpassarli ben attento a non sfiorarli nemmeno per sbaglio.

 

Hey, che ti prende?!” provò di nuovo lui. Nessuna traccia di sarcasmo nella sua voce.

Lo prese per un braccio nel tentativo inutile di farlo girare.

 

“Lasciami” mormorò lui duro, gli occhi scuriti dalla rabbia.

James sembrò non credere alle proprie orecchie.

Rivolse un breve sguardo incredulo al fratello minore, che sembrava altrettanto colpito.

 

“Stai bene? Sei…verdino” disse preoccupato Ian. Ben scosse la testa, calmandosi leggermente.

Lui in fondo non c’entrava nulla.

 

“Non è niente” borbottò semplicemente il ragazzo, tentando l’imitazione di un sorriso.

 

“Sicuro? Vuoi che ti accompagni dalla Chips?” chiese James, facendo qualche passo avanti verso di lui. Ben si ritirò come scottato.

 

“Lasciami in pace, ho detto!” sbottò lui, furente.

James non fece in tempo a dire più nulla che Ben era già scomparso dietro un angolo.

Rimase semplicemente lì, immobile, chiedendosi cosa mai avesse potuto fare di tanto grave da far arrabbiare Ben per la prima volta da quando si conoscevano.

 

Ian di appropinquò lentamente verso il fratello.

 

Hey…” mormorò. “Ma che gl’è preso?! Non gli avrai ancora nascosto la scopa, vero?” James scosse la testa, guardando preoccupato il punto dove era appena scomparso Ben.

 

“No…io non ho fatto niente” Ian lo guardò poco convinto.

 

“Io non direi...non è che fai il marpione con la sua ragazza?!James lanciò un’occhiataccia al fratello, che lo guardava sospettoso.

 

“Io non faccio il marpione con nessuno! E poi Ben non ha la ragazza” borbottò lui, arrossendo violentemente.

 

“Ma come?! E la biondina con gli occhi tondi?”

 

“Chi?! Emily?” Ian annuì distrattamente, riprendendo a studiare la sua action figure.

 

“Lei non è la sua ragazza, è solo…” si bloccò all’improvviso, vedendo Emily che gli veniva incontro sorridente e adorabilmente arrossita.

 

“…un gran bel casino” completò Ian, guardando la ragazza avvicinarsi.

 

“Già…” sospirò lui, mentre la realtà della situazione lo colpiva come una scarica di pugni allo stomaco.

 

“Ciao James!” mormorò Emily passando, tutta rossa in faccia.

 

“Ciao!” rispose Ian agitando la mano amichevole.

James lo guardò male, mentre si faceva piccolo piccolo accanto a lui.

 

“Cretino!”

 

 

 

 

*

 

 

 

Neville sbuffò con aria grave, poggiando sul tavolo la lettera che Emily aveva spedito poco tempo prima.

 

“Allora?” chiese Luna seduta di fronte a lui, estremamente concentrata nella realizzazione di una nuova collana di tappi.

Neville si strinse nelle spalle, vago.

 

“Non ho capito una sola parola di quello che ha scritto”

Lei annuì vaga.

 

“Ha sempre avuto una calligrafia pessima…”

Neville la guardò, con una sopracciglio inevitabilmente inarcato.


“Non è per via della grafia! È che ha sproloquiato per quattro pagine a proposito di solo Merlino sa cosa!”

Luna sospirò, alzando lo sguardo su di lui.

Quella settimana aveva cambiato tipo di tappi con cui realizzare le sue collane e la situazione era più ardua del previsto anche senza che Neville iniziasse con le sue teorie paranoiche.

Urgeva un rimedio veloce.

 

“Non innervosirti Nev…lo sai che ti sale la pressione”

La calma disarmante di Luna lo fece innervosire ancora di più.

 

“Non mi sale la pressione! È che Em è…illeggibile!”

 

Paciockino mio, sono certa che sei tu che non capisci” Neville le lanciò un’occhiataccia.

Quel nomignolo era davvero un colpo basso.

Luna sapeva quanto Neville non resistesse a nulla quando veniva chiamato così.

 

“Sei malvagia…” borbottò lui, incrociando le braccia al petto, tutto rosso in faccia.

Luna gli rivolse a mala pena una sguardo, ridacchiando tra sé e sé.

Distolse per un attimo la sua attenzione dai tappi, concentrandola sulla lettera.

La prese, la lesse velocemente e poi la riposò, riprendendo a fare collane anche più tranquilla di prima.

 

Neville, nel mentre, attendeva delucidazioni.

 

Quando Luna, arrivò a metà collana senza più proferire parola, lui ebbe la netta sensazione che il suo bisogno di traduzione, non era poi così ovvio come credeva.

Si schiarì la voce, rumorosamente.

Una volta.

Due.

Tre volte.

 

“Hai la tosse Paciockino?”

Neville non si degnò neanche di fulminarla con lo sguardo.

Si limitò a diventare di un dignitoso color mattone.

 

Passarono altri minuti.

La prima collana fu messa da parte per far posto ad una nuova, questa volta fatta di tappi rosa confetto di chissà quale bibita che solo Luna era in grado di bere.

 

“Luna , ti dispiacerebbe dirmi cosa succede?!” sbottò lui, alzandosi in piedi.

Lei alzò la testa verso di lui, guardandolo interrogativa, con occhi più tondi del normale.

 

Emily!”

Il sonoro ‘aaaah’ di Luna fece capire a Neville che forse una risposta era in arrivo.

 

“Sbraita perché non riesce a capire i maschi, tutto qui” 

Lui sembrò non capire.

 

“Cosa c’è da capire?!

 

“Ben si arrabbia e non capisce il motivo, James è gentile e non capisce perché, lei arrossisce e odia arrossire e la situazione le sta sfuggendo di mano per il semplice fatto che ha quindici anni e non riesce a capire perché fino a ieri tutto era normale e oggi quel normale è cambiato all’improvviso”.

 

“Perché, che è successo ieri?!

 

“Era unieri’ figurato Paciockino” Neville annuì soprappensiero.

Ora guardava l’infinito come se gli si fosse stato aperto tutto un mondo nuovo davanti agli occhi.

 

Un pensiero improvviso lo fece riscuotere.

 

“E dove stanno scritte tutte queste cose?!

Luna indicò la lettera con un cenno della testa annoiato.

 

Neville la rilesse per l’ennesima volta.

 

“Ma io non leggo nulla di quello che hai detto!”

 

“Non dire sciocchezze!”

 

“Io non dico sciocchezze!”

 

“Parla di Ben?”

Neville lanciò una rapida occhiata hai fogli.

 

“Beh…sì”

 

“Di James?”

 

“Anche”

 

“Sembra arrabbiata?”

 

“Beh…lancia imprecazioni, quindi sembrerebbe di sì”

 

“Si lamenta dei bei tempi andati dell’asilo?”

Neville controllò minuziosamente.

 

“Nel Post scriptum”

 

“Vedi! Cosa ti dicevo? Sei tu che non sai leggere tra le righe!”

Neville sospirò, sconfitto.

Rivolse uno sguardo sognante al frigorifero.

 

Senz’altro un sandwich gli avrebbe tirato su il morale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*affaccising da angolino, con tre bodyguard intorno*

*agiting manina* Heeeeyy? Amori? Ciauuuuuuuuuuuu!!!! ^0^!!

Come state tesorini adorati? Spero tanto di buon’umore! - così non mi picchiate per lo spaventoso, orripilante, terrificante, abnorme, inumano, schifoso ritardo! ^^;;;;;;!!! – Tesori miei, SCUSATEEEEEE TAAAAANTO!!!!  A mia difesa dico che non è stata - del tutto – colpa mia perchè mi si è rotto il Compy!

 In ogni caso se non mi credete ho portato questi pargoli qui *additing ai bodyguards Aldo, Gigi e Martino * nel caso decideste di infliggermi punizioni corporali XDXDXD!

Mi sono già autoflaggellata da sola, vi prego, pietà...ç.ç!!

In compenso, non so se avete notato, ma il chappy è più luuungo dei precedenti, e in più...*rullo di tamburi* *pubblico in delirio* *gente che suda ovunque*  

LE FOTINEEEEEEEE!!!! Ve le avevo promesse ed eccole qui, pronte per voi! ^_________________^!

Intanto ringrazio infinitissimamente evanescense88, daniel14, Nonny Giuly Weasley, Evan88, light lily, Merylin, Silvia91, Elly, Padfoot (me ha visto che ci sono taaaante nuove cosucce nel vostro account! **! Non vedo l’ora di leggere ^0^!), valeria18, SiJay, Saty, Pinkstone e l’immancabile zio Tobia XD (amorina era assolutamente previsto che cambiassero! *facing sisi* in fondo sono diventati adulti no? É normale cambiare un pò, anche se temo che l’idiozia di base rimanga sempre quella ._______.), MaryPotter92,Vichan, redRon, Ginny_Potter, mem, sery black, Hermionina, Chloe88, Redrum, ale, Zia funkia, Lupetta e per ultimo\a, ma non meno importante ... !!!! Grazie mille per aver avuto pazienza, avermi incitato sempre a contuare ed essere sempre genitli con me nonostante faccia sempre un ritardo da far cchifu!

 

E ora...FOTO! *________________________________________*

 

Ellie: http://img299.imageshack.us/my.php?image=elweasleyid7.jpg

 

Andrew: http://img485.imageshack.us/my.php?image=popstar01ih3.jpg  

 

Rex:  http://img485.imageshack.us/my.php?image=rexmalfoyzb3.jpg

 

Jolie: http://img485.imageshack.us/my.php?image=jolieweasleyjp2.jpg 

 

Will: http://img217.imageshack.us/my.php?image=williamdarcywm2.jpg

 

Sophie: http://img485.imageshack.us/my.php?image=sophieweasleypf4.jpg

 

Ben:  http://img217.imageshack.us/my.php?image=gall2yf2.jpg

 

Gilly: http://img65.imageshack.us/my.php?image=11hf0.jpg

 

James: http://img65.imageshack.us/my.php?image=jamespotterza5.jpg

 

Lily:  http://img297.imageshack.us/my.php?image=danithorne1161463646oi4.jpg

 

Emily: http://img65.imageshack.us/my.php?image=emilypaciockbm8.jpg 

 

Helen: http://img129.imageshack.us/my.php?image=fashionweekdinnerparty0rn8.jpg

 

Robin:  http://img352.imageshack.us/my.php?image=robinpaciockwo3.jpg

 

Sylvie:  http://img352.imageshack.us/my.php?image=sylvieweasleykn4.jpg

 

Venus: http://img297.imageshack.us/my.php?image=venusmalfoyvj5.jpg

 

Chris: http://img451.imageshack.us/my.php?image=shanewestwv3.jpg

 

Morgan:  http://img352.imageshack.us/my.php?image=morgantorrespr4.jpg

 

Jack: http://img297.imageshack.us/my.php?image=jackelliotie3.jpg

 

Ian:  http://img66.imageshack.us/my.php?image=gregorysmivespa83221940dh2.jpg

 

David: http://img54.imageshack.us/my.php?image=davidweasleynq4.jpg

 

Santo ciuppino, ma quanti personaggi ho?! O.O;;;!!

Come shono taaaaanti!

Okay...ho finito per oggi!!

Spero che fotine e chappy vi siano piaciuti! ^^!!!

Lasciate un commentino, mi raccomando!

Baciotti potti!

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: CottonBatu