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Autore: zia_addy    07/05/2012    2 recensioni
Non lo legga chiunque ami gli elfi, questa è la rivincita degli umani.
Dal primo capitolo:
«Un esercito – disse la donna – sono venuti dei soldati... Cercavano te.»
La cercavano?
«Sanno di noi? – chiese esterrefatto Liam – com'è possibile?»
Hairi, improvvisamente realizzò. Non sapevano di loro, sapevano di lei. «No – disse – sanno solo di me.»
«Solo di te? – fece Jona – perché?»
Hairi fece un respiro profondo e disse «Perché sono una schiava.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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III

 
Hari stava passeggiando per la foresta tentando di raccogliere le idee, ma aveva un mare di pensieri che le turbinavano nella mente e non riusciva a decidere quali fossero le domande più adatte da fare alla Gran Maestra; voleva chiederle così tante cose. Alla fine optò per la soluzione più semplice e si diresse verso il luogo di incontro, lo stesso posto dove avevano mangiato.
Pensava di non trovare nessuno, invece, erano già tutti lì e quando la videro le loro facce si animarono, sembravano emozionati all'idea di parlare con un'anima defunta. Lo era anche lei, ma in maniera diversa.
«Hai deciso cosa chiederle?» le chiese Ivan.
«Non esattamente – rispose lei – ci sono troppe cose che vorrei sapere, quindi ho deciso che le chiederò semplicemente di raccontarci cosa è successo.»
«Procediamo allora,» replicò lui.
Ivan si inginocchiò a terra, impose la mano destra sul terreno e cominciò a recitare una preghiera funebre. Come quando Ganesh aveva aperto il portale per il Tempio della Sequoia, ai piedi di Ivan comparve un sigillo, molto più complesso di quello di Ganesh però. Il sigillo si allargò fino ad occupare tutto il piccolo spiazzo dove di trovavano, ai margini si ersero delle colonne di luce e un altro sigillo comparve sopra le loro teste; era come se si trovassero in un tempio circolare. Di fronte a Ivan comparve un piccolo globo argenteo che cominciò a cambiare forma, fino a prendere le sembianze della Gran Maestra.
Ivan terminò la preghiera, si rialzò e disse «È un onore conoscerla, Gran Maestra del Tempio della Sequoia,» la figura ricambiò il saluto con un sorriso ed un cenno del capo, Ivan si rivolse quindi ad Hairi, «Vieni» le disse invitandola a farsi avanti, mentre lui si spostava accanto agli altri.
Hairi si sedette di fronte alla Gran Maestra, ancora non riusciva a crederci, fece per parlare ma fu interrotta.
«Diversamente dai Sommi Sacerdoti, che si occupano dei riti religiosi e possono solo invocare la protezione degli Dei – disse la Gran Maestra – noi Gran Maestri veniamo addestrati a combattere servendoci dei poteri del Dio del nostro tempio ed è nostro compito addestrare voi Draghi, qualunque sia il vostro Dio. Per quanto mi riguarda, questo compito l'ho assolto, non ho più niente da insegnarti, ma – fece una pausa – darò a tutti voi un consiglio: tenetelo d'occhio» ed indicò Jona.
 

***

 

Jona era stupefatto, tutti gli sguardi erano rivolti verso di lui e non capiva perché mai dovessero tenerlo d'occhio; voleva chiedere spiegazioni ma, come Hairi, fu anticipato dalla Gran Maestra.
«Se non state attenti, morirà.»
Ora era ancor più stupefatto di prima, «Non è così facile uccidermi,» riuscì a dire.
«Sarà difficile per un Umano, ma per un Elfo è molto più semplice. Beh, il problema non si porrebbe se la Preghiera fosse stata recitata completamente.»
«Jona non è un Drago “completo”?» chiese perplesso Liam.
«Esattamente – rispose la Gran Maestra – per quello ha un solo occhio dorato. Se la Preghiera fosse stata recitata per intero lui potrebbe persino proteggere dal potere di Hairi e sarebbe immortale.»
Tutti quanti erano rimasti attoniti e lo fissavano increduli, si sentiva in imbarazzo.
«Davvero?» chiese infine Hairi.
«Sì – rispose lui –  oltre ad essere immortale, una volta cresciuto avrei smesso di invecchiare; decisero di non completare il rito per farmi avere una vita “normale”. Immagino abbiano pensato che sarebbe stato triste vedere tutte le persone che ami invecchiare e morie, mentre tu rimani sempre uguale e vivi per sempre.» Fece un pausa, poi aggiunse «Sono contento che abbiano scelto così, non potrei mai sopportare di vivere in eterno.»
 

***

 
Hairi era senza parole, non riusciva a credere che l'immortalità potesse esistere davvero, persino gli Dei potevano morire.
«Ad ogni modo – riprese a dire la Gran Maestra, interrompendo i suoi pensieri – ho un cattivo presentimento. È vero che la truppa mandata al Tempio doveva solo uccidere te, Hairi, ma ho l'impressione che stiano tramando qualcosa, quindi state attenti, tutti quanti. Non credo di avere nient'altro da dirvi.»
Hairi fu colta dal panico, non l'avrebbe più rivista, non riusciva a dare voce a tutto ciò che avrebbe voluto dirle e la figura della Gran Maestra cominciava a farsi sempre meno nitida.
«Grazie! Per tutto quello che hai fatto per me.» fu l'unica cosa che le riuscì di dirle.
Si sentì immensamente stupida, con tutte le cose che avrebbe potuto dire aveva detto “grazie”?
Ma sembrava che alla Gran Maestra non importasse delle parole, le sorrise dolcemente, i suoi occhi azzurri brillavano come gemme, allungò la mano come per accarezzarle il viso e mormorò «Prego.» Poi sparì.
Scomparvero anche i sigilli e tutto tornò come prima, Hairi sospirò e poi disse stancamente «Andiamo a dormire domani sarà una giornata difficile.» Si alzò in fretta e, senza aspettare gli altri, cominciò ad avviarsi, voleva stare un po' da sola, probabilmente non sarebbe riuscita a chiudere occhio.
Arrivò al suo alloggiò e si stese sulle coperte messe a terra di cui si componeva il letto, chiuse gli occhi; l'immagine della Gran Maestra le tornava continuamente in mente e le sembrava di poter sentire il tocco della sua mano e il suo calore; sorprendentemente, si addormentò.
Il giorno seguente si alzarono all'alba e dopo aver fatto colazione ed essersi preparati per la partenza, salutarono e ringraziarono l'Anziano del Villaggio dell'ospitalità e si diressero a sud est del villaggio, in direzione della città di Leuca. Si fermarono poco fuori del villaggio, «Stavo pensando – disse Harribel – con il tuo potere, Ivan, tu puoi assumere il poteri degli Dei minori, quindi non ti sarebbe possibile privare gli Elfi della loro magia? In fondo non sono altro che Dei minori, sono stati creati da Sette per poi diventare divinità loro stessi.»
«Ci ho già provato una volta – rispose Ivan – ma non riesco a controllarla ed è come se fosse una droga, mi fa perdere il controllo di me. Quando tentai per la prima volta ho quasi distrutto una montagna e per poco non morivo.»
«Meglio lasciar perdere e avviarci, allora» disse lei.
Ganesh aprì un portale e disse «Questo portale dovrebbe portarci direttamente all'interno del Palazzo Ducale.»
«Il Duca di Leuca era il mio padrone – disse Hairi con un tono piatto – sarà contento di rivedermi, soprattutto sana e salva.»
«Andiamo» disse Liam ed entrò per primo nel portale, uno dopo l'altro, tutti lo seguirono.
Come preannunciato, quando uscirono si trovarono dentro al Palazzo Ducale, in una delle stanze riservate alla servitù.
«Avrei preferito la sala principale – disse Ganesh con disappunto – ora ci toccherà vagare per questo immenso palazzo.»
«Ci saremmo dovuti spostare comunque – ribatté Hairi – per quanto ne so, il Duca passa la maggior parte del suo tempo nello studio.»
«Facci strada, allora» fece Ganesh.
Hairi si mise in testa al gruppo e si avviò verso lo studio del Duca, erano passati otto anni da quando aveva lasciato quella casa ma ricordava ancora dove si trovavano tutte le stanze. Rivide se stessa correre per quei corridoi dai pavimenti di marmo coperti da eleganti tappeti e dalle pareti tappezzate di bellissimi quadri. Per togliersi dalla mente quell'immagine volse lo sguardo fuori dalle grandi finestre che illuminavano i corridoi e concentrò la sua attenzione sui palazzi al di là della strada lastricata. Aveva sempre ammirato la bellezza di quei grandi edifici finemente decorati da bassorilievi, avevano grandi finestre con graziosi balconi sorretti da barbacani intarsiati, i grandi portoni e le imposte delle finestre in legno scuro contrastavano con il candore dell'intonaco.
Un'elegante carrozza catturò la sua attenzione e le riportò alla mente altri ricordi della sua vita lì, era terribilmente sgradevole. Per dodici anni era stata un uccello in una gabbia dorata, da fuori poteva sembrare che fosse una privilegiata, che fosse felice, ma in realtà viveva con il costante terrore di essere inadeguata e di essere rimpiazzata, come un giocattolo vecchio.
Non c'era nessuno in giro per il palazzo anche se, conoscendo le abitudini di palazzo, potevano tranquillamente star ancora dormendo. Tuttavia, il sospetto che fosse una trappola persisteva ma ormai erano lì e qualunque cosa fosse successa dovevano tenersi pronti. Arrivarono alla porta dello studio «Siamo arrivati,» disse, fece un respiro profondo e aprì la porta.
Il Duca era seduto alla sua scrivania e guardava fuori dalla finestra alla sua destra, quando entrarono volse lo sguardo verso di loro e disse «Vi stavo aspettando, benvenuti a Leuca.» Li osservò ancora per un momento poi si rivolse ad Hairi «La mia piccola principessa – disse con un sorriso falso – da quanto tempo non ci vediamo.»
Voleva prenderlo a pugni e sfiguragli quella bella faccia ma si trattenne e gli disse con astio «Non sono qui per una rimpatriata.»
«Peccato – fece lui calmo – sarebbe stato divertente, ma penso di sapere perché siete qui. Volete dichiarare guerra a noi Elfi.»
«Non è esatto – lo corresse Ivan – voi ci avete dichiarato guerra, distruggendo il Tempio della Sequoia, noi stiamo solo rispondendo.»
«Vorresti farmi credere che non avreste iniziato una guerra se non avessimo distrutto quell'insignificante ed inutile tempio? – ribatté l'Elfo – per favore, voi Umani non vedete l'ora di riprendervi la vostra “libertà” e continuate a credere in quegli stupidi Dei che vi hanno abbandonato non una, ma due volte. Insomma, vi rendete conto di quanto ridicoli siete? Sette persone che credono di poter sconfiggere un esercito di migliaia e migliaia di Elfi, anzi di Dei.»
Hairi sentiva che avrebbe perso la pazienza se quell'Elfo non avesse chiuso la sua dannatissima bocca, più parlava più la sua rabbia aumentava.
«Tuttavia – fece Ivan, calmo – avete sentito il bisogno di distruggere l'insignificante ed inutile tempio e di tentare di uccidere una di queste ridicole sette persone.»
Sulla faccia dell'Elfo balenò per un attimo un lampo d'ira, ma poi riprese la sua espressione calma anche se si notava che Ivan l'aveva punto sul vivo ed Hairi pensò a quanto fosse grande l'ego di quell'uomo.
«Non provi un po' di vergogna? – continuò Ivan – agitarsi tanto per dei semplici Umani.»
«Fai poco il buffone – rispose il Duca – credi che importi a qualcuno della vostra guerra? Credete che se vincerete, gli Umani al servizio di noi Elfi vi accoglieranno come salvatori? Anzi, credete che anche solo sappiano che state combattendo per loro? Non sanno neanche chi o cosa sono, come possono anche semplicemente immaginare la vostra esistenza.» Fece una pausa, li guardò quasi come se avesse pietà di loro e aggiunse «Nessuno pregherà per voi, siete da soli.»
«Ti sbagli se pensi che siamo da soli,» disse Ivan con durezza.
«E chi avreste – chiese l'Elfo – i vostri Dei? Le preghiere degli Umani?» cominciò a ridere; Hairi voleva sempre più fargli del male, tanto male.
«Come siete ingenui – disse ancora lui – secondo voi, cosa bisogna fare per annientare un popolo? Mandare un  gruppetto di soldati a distruggere un piccolo tempio? Davvero avete pensato che fosse tutto lì, che non avessimo fatto altro?»
Ad Hairi si gelò il sangue nelle vene, era quella la trappola, l'attacco al tempio non era altro che un'esca per portarli a Leuca e loro avevano abboccato. Perché non erano ancora stati uccisi allora? Un pensiero attraversò la sua mente e l'Elfo gli diede voce al posto suo.
«Mentre voi siete qui ad intrattenermi, le nostre truppe si stanno occupando dei vostri insulsi villaggi. Trovarli non è così difficile come immaginate e quanti sarete in tutto, diecimila? Neanche quanto il nostro esercito.» Sul viso del Duca si dipinse un sorriso malvagio.
Hairi non poteva credere a quanto appena sentito, ma sapeva che non mentiva, li avevano sterminati tutti. Mentre loro credevano di avere ancora qualche margine di sorpresa, gli Elfi sapevano già tutto, ma non solo, per secoli avevano creduto di riuscire a sfuggirgli nascondendosi nella foresta, sulle montagne, nel deserto; ma erano sempre stati pedine nelle mani degli Elfi. Non sarebbe riuscita a trattenersi, lo sapeva.
L'Elfo rise di nuovo, con disprezzo, e disse «Chi pregherà per voi adesso?»

 
 
 
 
 
 Salve! Siamo tornate :D Chiara mi stressa da una settimana perchè io pubblichi anche questo ma ero occupatissima quindi prendetevela pure con me. In ogni caso il prossimo potrebbe essere pronto a breve, ma si vedrà.
Ringraziamo di cuore chi ha recensito e accogliamo volentieri tutte le critiche i consigli che vorrete darci, in sintesi: se vi va recensite, ne saremmo molto felici.
Buona serata a tutte/i

Addy e Chiara

  
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