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Autore: JustNatt    07/05/2012    0 recensioni
Roma, tre ragazze, Nat, Lucil e Didi, rispettivamente 17, 17 e 16 anni. Solo Nat conosce la band inglese, cioè i One Direction e Lucil ne ha solo sentito parlare, Didi invece ancora non sa bene chi siano ma tra un impiccio e qualche buona occasione anche lei scoprirà presto chi sono...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7 capitolo

Nat POV 


Il sette mattina squillò di botto il telefono; mia madre mi chiamò dicendomi frettolosamente che lei e papà avevano dei problemi a tornare e che sarei dovuta rimanere da sola per minimo tre o quattro settimane, se non di più. Per fortuna, anche essendo indipendente, avevo mia zia che mi abitava di fronte e ogni qualvolta volevo, scendevo e mi andavo a fumare una sigaretta da lei. Dopo che mia madre mi disse del loro rientro posticipato, una volta chiusa la chiamata, incominciai a saltare per tutta la casa felice come non mai. Nel pomeriggio uscii con Lucilla; andammo a prenderci un caffè a via Appia Nuova e poi ce ne andammo in un parco lì vicino. Le raccontai tutto del viaggio, dei miei e del loro ritardo a tornare...Vedevo nei suoi occhioni blu la felicità che provava quando le parlavo e di punto in bianco, nel mezzo dei miei racconti, mi abbracciò facendomi capire quanto era contenta di vedere un sorriso stampato sulla mia faccia, cosa che non si vedeva da quando mi ero lasciata con Luca. Il periodo che stavo attraversando da fine novembre a quel momento mi stava distruggendo e logorando l'anima. Ero sempre incazzata con tutti, non volevo parlare, non riuscivo a fare qualcosa senza pensare a quello stronzo che mi aveva solo usata per 8 mesi e mezzo...Non ce la facevo, avevo bisogno di sorridere e di rilassarmi un po'...Lucilla e Diana sapevano tutto e cercavano di aiutarmi in ogni modo, ma spesso io non parlavo. A scuola capitava che scoppiassi a piangere, per poi correre in bagno e Diana, senza che io chiedessi nulla, mi raggiungeva e si sedeva vicino a me, senza emettere un suono, mi abbracciava e basta. I problemi non erano solo quelli di cuore ma ero attanagliata dallo stress per la scuola e per il conservatorio. Ero esausta. Il viaggio in Olanda mi era servito un sacco, ora mi aspettavano altre sorprese. L'otto mattina mi svegliai alle 5.45 per ripassare, ma fu inutile dato che in testa avevo solo il pensiero di quei cinque ragazzi che stavano per prendere l'aereo per venire qui. Dopo aver ripassato filosofia sbadigliando ogni due minuti, e greco per un'oretta e mezzo, verso le 6 e un quarto decisi di andare in cucina, fare colazione al volo, portare in balcone la gabbietta del pappagallo, per poi tornare nel giro di 10 minuti in camera. Sistemai il letto, preparai la borsa con i libri e andai a farmi una bella doccia. Alle 7 e mezza ero pronta, vestita, truccata e carica di energie. Presi le chiavi del motorino di mio cugino e il casco, dato che faceva troppo freddo per prendere la bici. Alle 8 stavo sotto casa di Diana, citofonai; lei scese e la mia giornata cominciò solo dopo averla vista scendere le scale con un gran sorrisone a 5783 denti. Arrivò di fronte a me e mi stampò un bacio sulla guancia per poi dirmi di andare, come tutte le mattine, a prenderci un caffè al bar sotto scuola. Una volta preso il caffè, entrammo in classe con estrema tranquillità. A scuola mia c'erano altre ragazze che conoscevo che ascoltavano i One Direction e mentre attraversavo il corridoio, sentii vociferare qualcosa su di loro, ma non mi fermai e andai in classe. Dopo tre ore terribili di lezione, non appena suonò la campanella della ricreazione, presi il pacchetto delle sigarette, un euro di scorta per "l'emergenza fame" e mi fiondai giù in cortile con Diana e Tullio. Incontrai sulle scale Ludovica, Federica e Benedetta, tre directioners di un'altra classe. Ci salutammo e scendemmo in cortile insieme. Nel mezzo di un discorso, Benedetta se ne uscì dicendo che aveva letto su un giornale della partenza dei ragazzi. Era entusiasta, come le altre d'altronde. Io feci la finta tonta, meravigliandomi, e cercai di non destar sospetti. Rientrata in classe, dopo altre tre ore di lezione e il compito in classe di arte, uscii di fretta e, da quel che mi aveva detto Harry su Twitter, i ragazzi sarebbero arrivati all'aereoporto per le 16. Non avevo tempo per tornare a casa e andare in aereoporto dato che erano già le due e mezza. Decisi di prendere il motorino e fiondarmi a Fiumicino, dove sarebbero atterrati. Io e Harry ci eravamo lasciati i numeri di telefono per sicurezza. Arrivai all'aereoporto verso le tre e un quarto. Parcheggiai il motorino e mi fumai una sigaretta fuori dalla porta 'arrivi'. A metà della sigaretta mi arrivò un messaggio. Presi il telefono convinta fosse Didi o Lucilla. "Nuovo messaggio: Harry Styles". Non capivo, non stavano sull'aereo? Aprii il messaggio: 'Hey, ciao, mi dispiace tantissimo ma non possiamo venire. Abbiamo tantissimi impegni già programmati. Sarà per un'altra volta. Un bacio, Harry." Non finii neanche di leggere che i miei occhi si gonfiarono di lacrime amare, di tristezza, quelle lacrime che versavo da novembre, quelle lacrime che cerchi di fermare ma non ci riesci in nessun modo. Mi buttai a terra, scivolando con la schiena sulla colonna dov'ero poggiata. Non mi importava cosa pensasse la gente. La sigaretta che avevo in mano si spense quando ci cadde una lacrima sopra. Volevo tornare a casa ma non avevo la forza di alzarmi e guidare. Le porte scorrevoli accanto a me si aprivano e chiudevano in continuazione. Non volevo credere di aver sperato tanto per nulla. Dopo cinque minuti che stavo buttata lì, per terra, con la testa tra le ginocchia, decisi di asciugarmi le lacrime e di andare alla moto. Mi alzai, mi ricomposi, presi il casco. Arrivai alla moto con due occhi da panda, gonfi di pianto e neri di trucco. Mi stavo mettendo il casco quando all'improvviso sentii urlare dall'uscita "YEEEEEEAH ITALYYYYYYYY!". Mi girai. Erano dei turisti inglesi alti e cicciottelli. Salii sulla moto quando una mano si poggiò sulla mia spalla; mi spaventai talmente tanto che senza volerlo mollai uno schiaffo al tizio/tizia dietro di me. Mi voltai per vedere chi fosse la persona. Rimasi impietrita. Un cespuglio di riccioli castani, una giacca di pelle marrone, la testa piegata verso il basso con la mano che massaggiava la guancia colpita dalla mia furia. Mugugnai uno "scusa, non volevo". Quella persona alzò la testa. Due occhioni verdi mi fulminarono. Il tipo disse:
- Non me lo meritavo..- disse con un'espressione da cucciolo - ciao, tu devi essere la 'delicata' Natalia! Sono Harry - arrossii immediatamente
- Lo so chi sei e mi dispiace davvero tantissimo di averti mollato questa pezza in faccia, non volevo, mi hai presa alla sprovvista, da dietro, come potevo immaginare...E poi tu dieci minuti fa mi hai mandato quel messaggio, che non potevi venire, e io stavo lì...piangevo...poi...tu...io...ma...com...- Mi stavo impanicando come non mai
-Messaggio? Quale? Io? Ma sono, SIAMO qui! I ragazzi stanno seduti al sole, io ti ho vista passarci davanti, sembravi arrabbiata ma non ti ho chiamata perchè non ero sicuro fossi tu...Aspetta, ho capito...-
Mi fece vedere il telefono e il messaggio
- E' questo il messaggio? -
- Sì...-
- La cosa è semplice. Dovevo mandarlo per Niall ad Alexandra, una ragazza francese che sta anche lei a Roma, ho sbagliato numero, mi dispiace...-
mentre mi diceva questo mi prese con le mani il viso che avevo abbassato per leggere il messaggio, e continuò - ti prego non piangere, non era mia intenzione, siamo tutti così contenti di essere qui...Siamo arrivati con un po' di anticipo, spero non ti dispiaccia...-
- Oh, no, certo che non mi dispiace, anzi! Posso andare a salutare gli altri? -
mi guardava, e io lo guardavo mentre mi perdevo in quell'oceano blu-verde dei suoi occhi. Mi prese la mano e mi condusse dagli altri, che stavano beatamente sdraiati al sole sulla fontana.
H: - Ragazzi, questa è Nat...A prima vista può sembare un panda, ma in realtà ha due occhi da cerbiatto, blu come il cielo -
Zayn: - Harry, abbiamo capito, tranquillo -
Quando Harry disse quella frase arrossii e sorrisi con lo sguardo basso. Alzi gli occhi per guardare i ragazzi ma Harry in quel momento si girò e sfogiò uno dei suoi più bei sorrisi verso di me. Il sole mi accecava ma riuscivo a scorgere le sue fossette, e le sue labbra perfette che sorridevano a me, a me diamine! *Reagisci Nat, REAGISCI! Sembri un baccalà! Forza, presentati!* Pensai tra me e me. Così mi diressi verso Niall che aveva un bel panino in mano
- Ciao! Piacere sono Niall! - disse mentre sbocconcellava il panino
- Ciao! Piacere mio! Il mio nome lo sai, non te lo ripeto! - risposi calma. Mi diressi poi verso gli altri tre
Zayn: - Ciao bella! Piacere! -
Liam: - Ciaoooo! Oddio tu hai gli stessi occhi di Louis! Dio santo, che belli! Piacere, comunque! -
Louis: - Ciao cara, è vero abbiamo gli stessi occhi, piacere di conoscerti -
Louis si presentò con una voce alquanto sensuale, io sorrisi imbarazzata per poi riaccostarmi vicino ad Harry, che già sembrava volermi proteggere dagli occhi languidi e seduttori degli altri. Dopo saluti e presentazioni, chiamai un taxi con un fischio, aiutai i ragazzi con i bagagli (Zayn credo si fosse portato 3/4 di casa, ovviamente esclusi i mobili). Chiesi ai ragazzi il nome dell'hotel che avevano prenotato. Harry mi disse che stava in centro, in un corso...Io gli  chiesi:  - Per caso è il Grand Hotel Plaza? -
Lui guardò gli altri che, guardando me, confermarono. Dissi all'autista di accompagnarli lì. Io mi rivolsi ai ragazzi rassicurandoli e dicendogli che li avrei raggiunti all'hotel poco più tardi, dato che stavo in motorino. Prima di entrare in macchina con gli altri, Harry mi prese e mi disse:
- Non pensare che io sia uno sfrontato, ma sono contento di esser arrivato qui. Non vedo l'ora di passare un po' di tempo con te e ovviamente con i ragazzi. -
- Io anche sono contenta, ma mi raccomando -
qui mi rivolsi anche agli altri - fate attenzione, Roma è tranquilla per certi versi, ma le directioners sanno della vostra presenza e sono pronte per l'attacco. Appena arrivate in hotel, prendere le chiavi della stanza e andate dentro. Io sarò da voi tra 45 minuti massimo, aspettatemi lì, ok? -
- Certo, non preoccuparti, saremo dei bravi ragazzi. A dopo bellezza -
mi stampò un bacio sulla guancia per poi sparire nella macchina che partì nel giro di mezzo secondo. Andai verso la moto, rimbambita per il precedente pianto ma felice, entusiasta e speranzosa. Stavo già pensando a come organizzare la loro vacanza nella mia città, nella mia vita.
  
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