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Autore: _Arse_    08/05/2012    0 recensioni
"Ora,in mezzo a tutto quel cemento,a quelle statue che si muovevano senza guardarsi intorno,impassibili,Sarah si sentiva un'estranea."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDO CAPITOLO
 

Nei giorni che seguirono Sarah fece di tutto pur di non rendere visibile il morso del lupo.
La ferita si era rimarginata,ma restava comunque la cicatrice,un segno inconfondibile del morso di una bestia feroce. Da quella sera aveva ricominciato ad indossare abiti maschili,casacche e maglie larghe,che coprivano maggiormente le spalle,piuttosto che magliette eleganti,corpetti scomodi e troppo intricati. Per far ciò,ovviamente,aveva dovuto intrufolarsi nella camera dei suoi fratelli,aveva adocchiato qualche straccio di Alex e l’aveva “preso in prestito”. Avrebbe preferito usare quelli di Rob ma le stavano troppo grandi,così si era accontentata.

Da parte sua,il ragazzo non si accorgeva nemmeno di essere derubato,o almeno così era convinta Sarah,che fino all’età di undici anni aveva sempre dormito con lui nella cameretta,mentre Kira e Robert in camera con Babi. D’altronde non avevano una casa molto grande,sarebbe stata comoda al massimo per tre persone,ma loro erano in cinque.
Non sarebbe stato più conveniente,direste voi,far dormire Kira e Sarah nella stessa stanza e i fratelli con il padre insieme? Beh,questa era stata un’idea di Babi per far smettere ad Alex e Sarah di litigare dalla mattina alla sera. Il piano aveva funzionato per qualche tempo,ma poi era tornato tutto come sempre,ed infine Babi,senza perdere le speranze,aveva ritenuto opportuno che dormissero insieme fino all’età giusta.
Sarah stava giusto immersa in quei ricordi quando sentì la porta della camera dei suoi fratelli sbattere violentemente. Aprì la finestra e scavalcò con un salto atletico il davanzale,atterrando in piedi sull’erba bagnata. Fortuna che viveva in una casa con un solo piano,pensò sospirando di sollievo. Fece per dirigersi in camera sua quando sentì qualcosa di vagamente interessante.

<< Ti ho detto di no! >>
<< Avanti,sei grande ormai. Ventidue anni sono tanti eh! >>
<< Ma a te che cosa importa,scusa?! Lasciami in pace e va’ a bisticciare con Sarah! >>
La ragazza corrugò la fronte e s’accucciò accanto al muro sotto la finestra,in ascolto.
Che hanno da litigare quei due? Non lo fanno mai…
Pensò senza badare per qualche istante alle voci dei suoi due fratelli.
<< Che diamine centra Sarah ora? Stiamo parlando di te! D            evi dire a nostro padre che hai intenzione di sposarti. E lo devi fare prima che lasci questo mondo! >>

Sarah spalancò gli occhi sorpresa nel sentire quelle parole pronunciate da Alex.
Robert si buttò sul letto facendo cigolare le molle e sbuffando impaziente.
<< Non ne voglio parlare,per oggi. >> Mugolò a bassa voce.
Alex rimase appoggiato allo stipite della porta,fissandolo con sguardo severo.
<< Hai tutte le carte in regola per andare a vivere da solo con la tua sposa. A proposito…chi è? >> Chiese scandendo le ultime parole in un tono malizioso.
Sarah,da sotto la finestra continuava ad ascoltare in silenzio,gli occhi ancora spalancati.Non avrebbe mai pensato di origliare un argomento simile,soprattutto tra i suoi fratelli. A pensarci bene,con Rob non aveva mai toccato quel “tasto”,perché fin dal primo momento le era sembrato un tipo timido. Con Alex era tutt’altra cosa. Con lui parlava di tutto,o quasi,anche se non avevano mai affrontato seriamente i problemi di cuore. Improvvisamente si sentì una stupida. Come poteva pensare quelle cose,lei? Lei che era un maschiaccio,odiava ogni tipo di smanceria,ogni gesto d’affetto,come baci,carezze e roba simile. Scosse la testa portandosi indietro con uno scatto impaziente i capelli che le erano caduti sul viso.
<< Sarah,ma che fai? >>
La ragazza si voltò di scatto,posando lo sguardo su Kira,con un cesto di panni da stendere tra le braccia. La sorella la guardava con sguardo di rimprovero,morsicandosi il labbro superiore come faceva sempre quando era inquieta.

<< Pff,io? Non vedi? Sto…strappando l’erbaccia che cresce sotto la finestra… >> Borbottò gesticolando,mantenendo il tono di voce basso per non farsi sentire dai fratelli.
Kira si chinò per appoggiare il cesto sull’erba e si avvicinò alla ragazza,accucciandosi accanto a lei.
<< Lo sai che è da maleducati origliare i discorsi altrui? >> Chiese portando le gambe al petto e piegando la testa da un lato,un boccolo le accarezzava le guance ricadendo sulle labbra sottili.
Sarah alzò gli occhi al cielo,emettendo un suono simile ad un mugolio.
<< Rob si vuole sposare. >> Disse,sperando di scampare alla ramanzina dell’amica.
Kira alzò piano la testa continuando a fissarla,poi dischiuse le labbra.
<< AAAAAHHHH! E CON CHI? QUANDO? COME? DOBBIAMO DIRLO A BABI! >>
Sarah imprecò a bassa voce avventandosi su di lei per tapparle la bocca.
<< Zitta,stupida! Non devono sentirci! >>
Kira rimase con gli occhi spalancati,carichi di agitazione e felicità. Rimasero a fissarsi per un attimo,finchè non sentirono di nuovo la voce di Rob provenire dalla camera.
<< Questa sera. >> Stava dicendo lui.
<< Bene. Mh…Clarissa,eh? Diciottenne…mh… Babi ne sarà entusiasta. >>
Era la voce di Alex,che sembrava più eccitato del “futuro sposo”. Sarah e Kira non poterono fare a meno di sospirare affrante. Quando c’era di mezzo la parola “ragazza” Alex,di certo doveva sempre dire la sua. Aveva diciotto anni,quando sarebbe maturato?

<< E poi..stavo pensando di partire. >>
<< Questo è ovvio,non puoi continuare a vivere qui fratello. Anche io ho intenzione di trovarmi una casa nelle vicinanze. >>
<< Alex,con partire,intendo che andrò a vivere in un’altra città. Una città con la C maiuscola. Ethis non fa per me. Voglio visitare il mondo,viaggiare. Lo sai che è sempre stato il mio sogno. >>
Kira sussultò portandosi una mano alla bocca. Sarah le lanciò uno sguardo preoccupato. Improvvisamente sentì una fitta di dolore alla spalla in cui era stata morsa. Vide Kira muoversi accanto a lei,prendere il cesto con i panni e dirigersi dietro la casa,in silenzio.
<< Ehi! Ma dove vai? Sono nel bel mezzo del discorso! >> Cercò di chiamarla,facendole cenno di tornare indietro. La bionda si voltò un attimo prima di sparire dietro il muro.
<< Tutto quello che vogliamo sapere ce lo dirà questa sera. >>

Sarah abbassò lo sguardo fissando i piedi nudi solleticati dalle gocce di erba bagnata. Si alzò con uno scatto e si diresse alla piazza di Ethis,situata al centro del paese.
Dovette camminare quindici minuti per raggiungere la meta. Le vie di Ethis erano poche ma intricate,se non si conosceva una scorciatoia c’era il rischio di rimanere chiusi in un vicolo cieco o di perdere la strada. In sedici anni Sarah non si era smarrita nemmeno una volta.

Da piccola si divertiva a giocare a nascondino con Kira e Alex. Il suo nascondiglio preferito era un posticino dietro la bottega di Babi in cui si riunivano tutti i gatti dei dintorni,in cerca di cibo. Rovistavano miagolando nei cassetti dell’immondizia,e se vedevano Sarah a pochi passi da loro non si spaventavano,essendo abituati alla sua presenza quotidiana. Nessuno riusciva mai a scovarla,lì. Un giorno era rimasta nel vicolo per sei ore esatte,in attesa che qualcuno la trovasse. Babi si era spaventato accorgendosi della sua assenza e aveva mandato Robert a cercarla. Nel giro di pochi minuti tutta Ethis scorazzava per il paese con lanterne e torce alla ricerca di “Sarah la peste”.
Sorrise al pensiero di lei accovacciata sul letto con Alex che ridacchiava mentre Babi balbettava frasi di rimprovero fissandola e cercando di mantenere uno sguardo duro. Subito dopo la ramanzina l’aveva abbracciata forte facendole promettere di non fare più simile scherzi al suo povero cuore.
La Piazza Grande era costituita da una piccola fontanella al centro,raffigurante due draghi che invece di sputare fuoco sputavano cascatelle d’acqua. Il bordo era incorniciato da rilievi di scritte antiche e indecifrabili. Si sapeva che quella fontana esisteva centinaia di anni prima che i cittadini di Ethis la trovassero e costruissero l’abitato intorno ad essa.
Sarah si fermò sedendosi ai bordi della fontana accarezzando l’acqua fresca che le scivolava tra le dita dandole una bellissima sensazione di pace e armonia. Le piaceva fermarsi ogni tanto in Piazza a guardare la gente indaffarata o sorridente,che percorreva le vie con aria spensierata. Lei,vivendo ai confini del paese,era un po’ isolata dal resto del mondo,così la Piazza era diventata il secondo luogo preferito,dopo il melo in cima alla collina. Quel tardo pomeriggio l’aria che aleggiava a Ethis era carica di risate,grida di bambini e racconti di anziani che sedevano all’ombra di un albero a raccontare le loro storie e leggende alle quali tutti i bimbi del villaggio credevano senza esitazioni. Forse,pensò Sarah,quella era una delle ragioni per cui quasi tutti da grande volevano diventare cavalieri,cacciatori di demoni e altri strani bizzarri e inquietanti personaggi di fiabe. Ricordava,anni prima,che Alex si era fissato di diventare un “Paladino della Giustizia” che difendeva i poveri dalla gente ricca. Kira l’aveva guardato con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta,Rob si era limitato a scrollare le spalle ridacchiando e Babi l’aveva assecondato. Lei invece era scoppiata a ridere per tutto il giorno,beffeggiandolo ogni secondo della giornata. Dopo qualche settimana però,Alex sembrava essersi dimenticato del suo grande sogno.

In poche parole,Ethis viveva di miti e leggende,ma nessuno,da adulto,ci credeva veramente.
<< Oh,Sarah cara! Mi aiuteresti a portare le buste a casa mia? Oggi ho comprato più del dovuto,ma vedi,mio figlio tornerà a casa dopo ben cinque anni all’estero! >>
Era la voce della signora Theresa,in piedi davanti a lei con una decina di grosse e pesanti buste in bilico tra le braccia grassocce. La donna si piegò da un lato,per guardare la ragazza,in attesa di un aiutino.
Sarah si riscosse,alzandosi di scatto a prendere le buste più pesanti.
<< Allora,piccola peste,come sta il vecchio Babi? >> Chiese Theresa dopo essersi liberata della spesa e aver ripreso fiato. Era una donna in carne,il viso paffuto e piccoli occhi neri. Una chioma corta di capelli ricci le incorniciava il volto.
Sarah mostrò un grande sorriso e s’incamminò verso la casa della signora,a passo deciso.
<< Se la cava. >> Rispose posando le buste sulla soglia della porta della donna.
<< Oh,grazie Sarah. >> Sorrise e la squadrò da capo a piedi per qualche istante.
<< Proprio non ce la fai a non indossare le bretelle eh? Quante volte devo ripeterti che ormai sei in un età in cui devi mostrare la tua bellezza? Non troverai mai marito se continuerai a vestirti come un uomo,tesoro. Hai visto Kira? Quella ragazza è un fiore! Un bocciolo! Mio figlio non fa altro che parlare di lei tutto il giorno,però non ne vuole sapere di chiedere la sua mano. Proprio no! E’ così timido,il mio ragazzo! >>

Sarah trattenne uno sbuffo sonoro, che avrebbe peggiorato la situazione in cui si era impigliata per l’ennesima volta nel corso della mattinata. Come rispondere alle critiche di una donna pettegola che non faceva altro che sparlare di tutto e tutti dal mattino alla sera?
<< Mi dispiace per suo figlio Ronald, signora. Non è affatto coraggioso. >>
La faccia sbigottita di Theresa la fece ridacchiare sotto i baffi. Si piegò in  un buffo inchino e iniziò a camminare il più lontano possibile da lei, avviandosi di nuovo alla fontana.
<< Arrivederci Theresa! Stia bene, e mi saluti Ronald! >>
Si voltò per guardare davanti a sé e in quello stesso istante vide qualcosa luccicare tra due cespugli. Si fermò di scatto, sistemandosi il cappello di stoffa rigonfio sulla testa. L’aveva indossato non solo per non farsi venire il mal di testa a causa del sole, ma anche per tenere raccolti i capelli che, crescendo, erano diventati indomabili.
Con la fronte aggrottata e imperlata di sudore, si avvicinò passo dopo passo al timido luccichio, che solo lei sembrava aver notato in mezzo a tutto quel via vai di carrozze trainate da cavalli, passi di bambini che si rincorrevano tra loro e urla di venditori intenti a far acquistare i propri prodotti.
Quando fu ormai giunta a qualche centimetro dai cespugli si buttò dentro di essi con uno scatto velocissimo, quasi stesse cercando di acchiappare un topo, sparì dalla vista altrui.
Quello che vide pochi secondi dopo le fece mancare il cuore di due battiti.
Un omino, piccolo come il palmo di un bambino, era incastrato tra le sue mani.
Aveva occhi piccoli e a mandorla, orecchie appuntite e una folta barba grigia.
Tra le mani possedeva un arco e una freccia. Quest’ultima puntata precisamente al naso di Sarah, che cercava di fissare l’oggetto che la solleticava, senza fare gli occhi strabici.
<< M-ma tu… cosa sei? >> Chiese balbettando, più sconcertata che spaventata.
L’omino premette maggiormente la punta della freccia sul suo naso, e sibilò qualcosa in lingua sconosciuta, il volto carico di sudore e lo sguardo minaccioso.

 

<< Liberami in questo esatto istante, o ti faccio passare la freccia da una narice all’altra, stupido umano senza un briciolo di educazione! >>  Gridò lui, dimenandosi.
Sarah strabuzzò gli occhi blu notte e lo fissò, lasciandolo di colpo. Prima di cadere a terra l’omino fece una capriola all’indietro e atterrò atleticamente sul suolo. Sarah trattenne l’impulso di scoppiare a ridere. Quel tipo era così buffo!
<< Ora che ti ho lasciato, puoi dirmi come ti chiami, quale strano essere sei e da dove vieni? >> Chiese avvicinando il viso a quello dell’omino e scrutandolo con curiosità.
Quello sistemò l’arco e la freccia dietro la schiena e incrociò teatralmente le braccia al petto, guardandola con aria di sfida.
<< TU osi chiedere a ME chi sono? Hai idea dell’eroe che ti ritrovi davanti, giovanotto? NO che non ne hai idea! Io sono il grande Musùr! L’amico più fidato del re degli Gnomi! E tu ora stai intralciando il mio cammino, umano! >> Gridò con voce profonda gesticolando come fosse a teatro per recitare una scena tragica.
A quel punto Sarah scoppiò in una fragorosa risata che non riuscì più a trattenere. Rotolò sull’erba restando davanti all’omino e si ritrovò a pancia in su con il fiatone. Ma stava sognando? Se sì, quello era il sogno più divertente che avesse mai fatto in vita sua.
<< Musùr, eh? In effetti hai sempre quel muso stampato sulla faccia! >> Esclamò in preda alle risate, che ancora non cessavano. Lo gnomo spalancò gli occhietti scuri e il suo viso divenne rosso come un peperoncino. A quel punto afferrò di nuovo la sua freccia e con l’aiuto dell’arco la lanciò verso di lei, colpendola ancora al naso. Sarah arricciò le labbra in una smorfia e stranutì, una, due, tre volte.
<< Sei proprio permaloso! >> Ribatté alzandosi completamente in piedi. Dall’alto vedeva Musùr come una formichina piccola piccola, e scoppiò ancora a ridere. Chiuse gli occhi e rise finchè non li riaprì, ritrovandosi esattamente alla stessa altezza dello gnomo.
<< C-che.. che cosa mi hai fatto, Muson..mus…muset…oh insomma, Gnomino! >> Chiese guardando il proprio corpo rimpicciolito. Era sicura di stare sognando.
Musùr, ancora rosso in volto, si avventò su di lei afferrandola per la maglietta. Stava giusto per tirarle un grandioso pugno in faccia quando si accorse di qualcosa.
<< MA TU SEI UNA DONNA! >>

Sarah lo guardò con gli occhi spalancati, poi annuì, lentamente. Lo gnomo la lasciò andare di colpo, chinandosi ai suoi piedi come per pregare.
<< Oh, donna umana, sono mortificato! Non avrei mai dovuto alzare le mie nobili mani su di voi! Perdonatemi! Io, un povero Gnomo delle Terre Sabbiose non potevo riconoscervi! Certo che se non mi aveste disturbato durante la mia esplorazione magari non mi sarei cacciato in questo pasticcio, e ora chi lo sente re Fanar! Mi toccherà lavare maiali per tutta la mia miserabile vita! E vogliamo parlare di quelle fastidiosissime zanzarapi?
Pungono solo me! Dovrò ancora andare in giro con le bolle sulla faccia e tutti mi chiameranno Musùr il fungo! >>
Sarah era rimasta ad ascoltarlo con un’espressione confusa sul viso. Ma che cosa stava dicendo? Re Fanar? Zanzarapi? Prima che potesse aprir bocca per rispondere si trovò di nuovo nelle sue dimensioni reali. Abbassò lo sguardo per incontrare quello di Musùr ma quello era sparito nel nulla, senza lasciare la minima traccia. Provò a chiamarlo ancora e ancora, ma senza risultato. La voce di Kira che ripeteva il suo nome la fece uscire dal nascondiglio di cespugli. Si accorse che era già tardo pomeriggio, e l’imbrunire della sera stava abbracciando pian piano Ethis.
<< Eccomi! Eccomi… >> Esclamò correndo da lei.
Percorsero la strada che portava a casa in silenzio. Ogni tanto lanciava delle occhiate alla sorellastra: la vedeva triste, malinconica e pensierosa. Il fatto che Rob volesse partire l’aveva lasciata di sasso. Erano sempre stati legati da una splendida amicizia, ogni volta che Kira si metteva nei guai, quelle rare volte che capitava, Robert la copriva prendendosi la colpa di tutto. Quando il fratellone non andava al lavoro con Babi, passavano intere giornate a parlare, senza annoiarsi mai. Sarah non poteva immaginare quanto Kira tenesse a lui.
Le finestre della casa erano illuminate dalle lampade a olio, appese al soffitto. Segno che era ora di cena. Quella volta Babi si era offerto di cucinare, per cui tutti i membri della famiglia sapevano già di ritrovarsi nel piatto qualcosa di molto simile ad un minestrone, ma non ne erano mai sicuri al cento per cento. Sarah spalancò la porta di casa con un calcio, le mani in tasca e il cappello inclinato sul capo.

<< Eccoti, maschiaccio! >> Esclamò Alex sfoggiando un gran sorriso luminoso ma anche macchiato di ironia, riservato esclusivamente a lei. Indossava ancora gli abiti da lavoro: una casacca sgualcita e dei pantaloni scuri. I piedi erano nudi, come sempre.
Babi era tutto indaffarato, che si limitò a salutarle con un “figliuole” proveniente dalla cucina. Le ragazze si accomodarono intorno al tavolo, rimanendo in silenzio. Robert non aveva ancora deciso di degnarli della sua presenza. Mangiarono con calma, dopo che il figlio maggiore fu tornato dal lavoro, quando conclusero la cena Kira si rintanò in cucina per lavare le ciotole, e stranamente non chiese l’aiuto forzato della sorella.
Robert iniziò a passarsi le dita ai capelli, evidentemente nervoso. Gli ci vollero circa una decina di gomitate da parte di Alex per aprir bocca e far conoscere all’intera famiglia la sua decisione.

<< Ho deciso di sposarmi. >>
Il silenzio che risuonò nella stanza fu talmente inquietante e carico di stupore e tensione che dovette continuare il discorso, prima di perdere del tutto il coraggio.
<< Domani stesso chiederò la mano di Clarissa, e quando i suoi ci avranno dato la loro benedizione e lei avrà accettato, partiremo per l’estero. >>
Babi quasi cadde dalla sedia. Era un uomo robusto, con una corta barba bianca e molte rughe sulla fronte. Aveva la pelle abbronzata, a causa dei lavori estivi che svolgeva. Due occhi verdi e vivaci e un naso aquilino.

<< Oh, Robert! Sono così contento per te! Mi rendi davvero il padre più felice del mondo! E dimmi, sei sicuro di voler partire? Verrai a trovarci ogni anno, vero? Assicurati di trovarti un lavoro adatto per sostenere una famiglia! Mi raccomando! Figliolo, sei cresciuto troppo in fretta! >> e continuò così per tutta la serata, intonando canti e raccontando barzellette per rendere l’atmosfera sempre più gioiosa. Kira chiese di poter andare a dormire, usando la scusa di essere troppo stanca per ridere e scherzare con loro. Sarah la vide allontanarsi a passo lento, una mano stretta a pugno e l’altra che apriva la porta della sua stanza.

  
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