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Autore: sterne    08/05/2012    7 recensioni
- “Perché sei qui?” Alza lo sguardo evitando accuratamente il mio. Mi guarda qualche secondo distrattamente e poi torna a raschiare il legno della barca.
- “Perché sapevo che ti avrei trovato.” Sospiro cercando di mantenere un tono freddo e distaccato.
- “Perché volevi trovarmi? L’ultima volta hai fatto finta di non vedermi. Sei scappata come una codarda”. Sbotta arrabbiato girandosi verso di me e prestandomi tutta la sua attenzione questa volta.
- “Magari è quello che sono. Siamo uguali del resto.”
- “Sei venuta per insultarmi? Per rinfacciarmi quello che ti ho fatto? Mi dispiace, ok? Quante volte ancora dovrò ripetertelo?”
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Invisible"



2° Capitolo
Il principe azzurro non esiste
Gentilmente betato da Anna Laura 

- "Scompari e riappari ogni qualvolta ti va?  Un po’ sciocco da parte tua"
- "Non mi sembra che tu sia nella posizione più adatta per parlare..." e sorride con quel sorriso sornione che non fa altro che farmi innervosire "Vieni con me!"
- "Non vengo proprio da nessuna parte con te. Lasciami in pace." Nessuna risposta da parte sua ,afferra il mio polso e mi tira come se fossi una bambola di pezza; ed io non posso sottrarmi al suo volere.
- "Dimmi almeno dove mi stai trascinando. Ne ho il diritto"
- "No, hai perso ogni diritto quando hai deciso di rinunciare alla tua vita!" Mi guarda dritto negli occhi per la prima volta. E il suo sguardo è carico di rancore…
Per quale ragione poi?
 
Una folata di vento gelido mi scompiglia i capelli, sotto di me qualcosa di morbido, ciò che sto calpestando deve essere sabbia o terra, non riesco a percepire perfettamente . Devo ancora abituarmi a questi nuovi sensi. Abbasso lo sguardo, un manto di verde solletica i miei piedi coperti da sandali bianchi. Le mie gambe bianche, lasciate nude per metà. Una gonna di lino blu fascia il resto delle gambe sfiorandole delicatamente. La parte superiore del mio corpo invece è coperta da una larga camicia bianca. Alzo lo sguardo all’orizzonte, il tramonto sta imporporando il cielo. Nuvole rosse sembrano raggrupparsi, come alleate e mie nemiche creando una triste atmosfera. Tutto ciò fa da cornice ad una scena a me familiare.
- “Perché mi hai portata qui?” Chiedo visibilmente sconvolta.
- “Perché devi capire”.. Il suo tono è sempre lo stesso, freddo e distaccato.
- “Cosa devo capire? Come fai a conoscere questo posto? Chi sei tu?” Tante domande si affollano nella mia mente ma solamente alcune trovano via d’uscita e, allo stesso tempo, molte rimangono silenziose, tanto so bene che non otterranno risposta comunque.
- “Zitta e guarda!” mi zittisco anche se l’unica cosa che vorrei fare è urlare per ribellarmi alla sua insolenza.
Le nuvole rosse imporporate dalla luce del sole al tramonto, lasciano spazio a quelle grigie. Anche il cielo sta per piangere.
 
Una ragazza siede su una vecchia altalena, le gambe incrociate. I capelli in disordine le coprono parte del volto, guarda l’orizzonte senza guardarlo realmente. Le gambe la dondolano svogliatamente. Sono io…
Mi ricordo quel pomeriggio, volevo solo starmene da sola in camera mia, non volevo vedere nessuno, volevo rimanere al buio, succedeva spesso ultimamente, l’unica cosa che mi rendeva felice era leggere e scrivere. Scrivere ovunque, anche su un post – it, e qualsiasi cosa mi passasse per la testa. E i miei genitori non facevano altro che ripetermi che dovevo smetterla di vivere nel mio mondo e che dovevo vivere la mia vita. E non quella dei miei personaggi. Quel pomeriggio ricordo di avergli risposto male perché volevano convincermi ad uscire a chiudere uno dei tanti libri cominciati.
Leggevo perché era l’unico modo per provare emozioni che mai in vita vera avrei provato. E scrivevo per lo stesso motivo, volevo che almeno i miei personaggi avessero quello che non potevo avere io. Ma nessuno mi capiva. Nessuno, ero sola. Nessuno si accorgeva della mia inquietudine.
 
- “I suoi occhi sono spenti non sono più luminosi come una volta, Beth, dobbiamo fare qualcosa.”Una voce arriva ovattata alle mie orecchie catturando la mia attenzione. Non è Markus, e poi quel nome, Beth è il nome di mia madre. Mi guardo intorno ma non c’è nessuno.  Markus tira di nuovo la mia mano e la scena cambia, sono dentro casa mia, in cucina, i miei genitori abbracciati guardano dalla finestra, guardano la scena che guardavo pocanzi. Mio padre stringe a se mia madre.
- “Chris ho paura, nostra figlia è sempre stata una ragazza riservata, ma ora è diverso. Ora sembra stanca persino di vivere. Ho paura.”
 
-“Perché mi stai facendo vedere questo? Perché mi hai portata qui? Rispondimi!” Urlo spazientita avvicinandomi ai miei genitori. Provo a sfiorarli ma senza risultato. Non è vero che non avevano capito allora. Loro stavano cercando una soluzione, volevano aiutarmi e io non gliene ho dato il tempo. Maledette lacrime, almeno da morta avrei voluto essere padrona del mio corpo e riuscire a dominare le mie emozioni. Ma è impossibile evidentemente.
- “Smettila Bridget!”
- “Smettila tu di chiamarmi così. Sono Bri. Odio quel nome.”
- “Lo so, è per questo che ti chiamo così.”
- “Vuoi prendermi in giro? Vuoi farmi impazzire.”
- “Non puoi…” sentenzia guadagnandosi un’occhiataccia. “…sei morta” conclude.
- “Lo so non ho bisogno del tuo promemoria.” Sospiro asciugando le ultime lacrime sfuggite al mio controllo e mi maledico per essermi mostrata debole. Ancora una volta. “hai intenzione di darmi almeno qualche risposta?”
- “Smettila di piagnucolare e guarda.” Con un cenno indica la finestra di fronte a noi.
A fianco a me sull’altro dondolo un’altra figura. Prima non c’era ne sono certa. Un ragazzo dai capelli castani, scompigliati. Markus.
- “Eri lì? Con me? Perché?” lo guardo negli occhi e di nuovo quelle lacrime odiose. No, non piangerò di nuovo. E di nuovo da parte sua ottengo solo silenzi. Tira ancora la mia mano. È come se volesse tirarmi fuori dalla mia stessa vita. Dai miei stessi guai.
 
Siamo a di nuovo a casa mia, io sulla poltrona leggo distrattamente un libro, come al solito. E la mia amica di fronte a me agita le mani mentre farnetica qualcosa. Ma non riesco a sentire cosa.
Pian piano le voci si schiariscono e riesco ad ascoltare.
 
- “Mi sono innamorata!” sospira con gli occhi a cuoricino buttandosi sul divano.
- “Chi è questa volta?” chiedo con tono neutro, per nulla sorpresa o interessata, senza nemmeno levare lo sguardo dal libro. Conosco a memoria la sua espressione trasognante.
- “Un giovane marinaio in divisa. Con gli occhi azzurri come il cielo d'agosto e le labbra rosse e carnose. Bri avresti dovuto vederlo.”
- “uh interessante…” Sospiro.
- “Bri è bello vederti partecipe nelle nostre conversazioni.” Protesta la mia amica, facendomi notare la mia distrazione.
- “Sally tu ti innamori ogni due giorni. Mi hai raccontato di nove possibili padri dei tuoi figli è un po’ troppo, non credi?” Cerco di giustificarmi, giudicando lei. Quando adesso l’unica che DEVE essere giudicata sono io.
- “Lo so però questo è davvero un amore. Domani te lo faccio vedere. Tu piuttosto, Dan?”
- “Non lo so, non chiedermelo. Sono confusa. E’ lui però che è incomprensibile.” La mia amica mi guarda con aria preoccupata, tra poco se ne uscirà con una delle sue perle di saggezza. E’ una brava ragazza, dolcissima e altruista, però non mi sento capita nemmeno da lei.
- “Bri, il principe azzurro non esiste, mettitelo in testa. Quel mondo incantato che ti sei creata rimarrà solo nella tua fantasia. I ragazzi di cui scrivi e leggi ogni giorno sono frutto di una mente fantasiosa. Non esistono primi appuntamenti da palpito nè prime volte da sogno, con fuochi d'artificio e uccellini che cantano. Non esistono aitanti fanciulli con gli occhi blu come il mare che ti dichiarano il loro amore su una ruota panoramica nè vampiri superdotati che all'occorrenza diventano agnellini dal cuore di cioccolato. Chiudi i libri e apri gli occhi e guarda la vita vera...”
Eccola la perla di saggezza. Ha ragione lo so, ma è quello che mi sento dire ogni giorno.
 
Il mio sguardo cade di nuovo su di me, le mani torturano le pagine di quel libro che ho letto decide e decine di volte ma che ogni volta sortisce gli stessi effetti su di me. E affianco a me di nuovo Markus seduto sul bracciolo della poltrona.
- “Sei sempre stato con me? Perché?”
- “Il giro turistico non è ancora finito.” Stringe di nuovo la mia mano ma sciolgo la presa prima che possa portarmi ancora in giro per il passato.
- “No! Non voglio vedere altro. L’ho già vissuto, l’hai dimenticato? Voglio parlare con te”
- “L’hai vissuto ma non hai capito evidentemente.” Cerca di riprendere la mia mano ma io come una bambina capricciosa mi siedo a terra. Voglio sapere.
- “Ok, se è questo quello che vuoi ti spiegherò tutto.”
 
 
SPAZIO PER ME
 
Non chiedetemi perché vi prego. Ho una paura tremenda, mi sto impelagando lo so. Vi prego abbiate pietà è che sta prendendo tutto una piega strana. Ringrazio di vero cuore tutte coloro che hanno recensito il primo capitolo. Significa davvero molto per me.
Ah questo è il mio gruppo storie Tra incanto e disincanto
Grazie di cuore.
Clara
 
SPAZIO PUBBLICITA’
Se volete ho scritto altre 3 sciocchezzuole.
“Where were you?”  ancora in corso .
“Non importa…” Minilong di 4 capitoli. Completa.
“Lucciole e Lacrime” Os romantica.

   
 
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