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Autore: Aout    08/05/2012    3 recensioni
(rating aggiornato)
In una delle stanze al primo piano di una casa tutta bianca, sul limitare della foresta, si trova un piccolo quadro.
È una cornice anonima dalle tinte scure, che, ad un occhio disattento, non dice nulla.
Ma, dietro la mano di un pittore inesperto, si nascondono ricordi di tempi passati, tanto sfocati da essere stati quasi dimenticati.
È la Londra del 1663.
Siamo nello studio di Carlisle Cullen, la cui vita, per episodi, ci spiega come si diventa un bravo vampiro.
Spero recensirete.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Carlisle Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Parte II

La mattina dopo
A svegliarlo fu la voce dell’anziana perpetua, Gertrude, che si occupava solitamente della faccende di casa.
-Si svegli, si svegli!-
Si riscosse ed aprì gli occhi. Benché quella notte tormentata gli avesse lasciato un terribile peso sullo stomaco, nel momento esatto in cui mise a fuoco la stanza intorno a sé, fu come se non fosse passato nemmeno un minuto dalla sera precedente. Al ricordo fu scosso da un brivido e, solo dopo qualche secondo, si accorse che Gertrude gli stava parlando concitata.
-Alzatevi su, alzatevi!- con foga sollevò le lenzuola, intatte dalla sera prima, e lo costrinse ad alzarsi – Non c’è tempo, siete in ritardo!- continuava imperterrita a ripetere, le sue parole erano spesso dette troppo velocemente perché Carlisle potesse capirle.
- Gertrude…-  tentò di interromperla, ma era come un fiume in piena e si muoveva tanto rapidamente per la stanza che urtava tutto ciò con cui veniva in contatto.
- Gertrude, io non capisco. Dove…- quell’insolita frenesia lo metteva terribilmente in agitazione. Cosa aveva mutato quella donna così solitamente pacata e tranquilla? – Gertrude!- la fermò bloccandole delicatamente un braccio così che finalmente si voltasse verso di lui.
Piangeva.
- Gertrude, cosa succede?-
- Io…vostro padre mi ha mandato a svegliarvi. Dovete raggiungerlo nelle campagne a nord, fate presto!- si era liberata dalla sua debole stretta e ora si dirigeva verso l’entrata, coprendosi il volto con l’orlo del suo grembiule - Una carrozza vi aspetta all’ingresso, andate!-
- Gertrude…- sussurrò in preda alla confusione.
Recuperò velocemente le scarpe, abbandonate da qualche parte vicino al bordo del letto, e si diresse verso la porta.
Scese le scale saltando qualche gradino qua e là e, passando davanti alla finestra del piccolo salotto, notò effettivamente un’ombra ad attenderlo. Un cavallo dal manto scuro stagliato sull’orizzonte appena appena schiarito dal primo sole. Era l’alba.
Con due passi era già sulla soglia. Ebbe un unico, piccolo, momento di esitazione, quando, attutito da una porta appena socchiusa, giunse al suo orecchio un debole singhiozzo soffocato. Perché piangeva?
Benché una parte di lui, probabilmente la più nobile o forse la più curiosa, gli imponesse di fermarsi a chiedere spiegazioni, qualcos’altro lo spinse a varcare la soglia.
Era paura, temeva terribilmente le conseguenze di ciò che era accaduto la sera prima.
Cosa lo aspettasse non lo sapeva, ma il suo intuito gli suggeriva che non poteva essere nulla di buono.
 
 
Più che una carrozza, ciò che trovò ad attenderlo nella penombra del primo mattino , altro non era che un semplice carro pieno di paglia. Non appena fu salito su quelle travi di vecchio legno, il conducente partì; tanto velocemente che Carlisle rischiò di cadere carponi a terra.
Mentre viaggiava non poté fare a meno di osservare quel paesaggio.
Non sapeva nulla di quello che c’era al di fuori di Londra. Certo, che era nato in una contea più a sud lo sapeva, doveva averglielo detto qualche anno prima la stessa Gertrude, ma era passato tanto tempo da allora. Nulla di quel periodo gli tornava alla mente, tranne qualche sporadico sprazzo, ma erano immagini perlopiù sfocate, difficili da afferrare come fumo.
Una donna alta e con folti capelli biondi, una voce calda e che gli trasmetteva un grande senso di sicurezza, vaste campagne verdi e gialle, musiche allegre e bellissime storie. Era Ann a raccontagliele, ormai niente più che un semplice nome a cui, benché si sforzasse, non riusciva ad associare nessuno volto in particolare.
Rimuginava spesso su quei pensieri, anche ora mentre attraversava quelle lande che si dipanavano lentamente davanti al suo sguardo mano a mano che procedeva, benché la sua mente avesse ben altro di cui preoccuparsi. Il paesaggio mutava con il corso del sole che lentamente si alzava verso lo zenit, prima sulle sfumature del marrone e del rosso, poi sempre più chiaro, finché, quando finalmente il carro arrestò la sua corsa, le colline erano tinte di un verde brillante.
Si trovava sulle soglie di un piccolo villaggio. Esattamente come prima, non appena scese, il conducente ripartì senza dire nulla; Carlisle era abituato a non porre troppe domande quando c’era di mezzo il padre, ma soprattutto in quel frangente non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Intorno a sé vedeva molte persone, perlopiù vestite in modo piuttosto semplice. Chissà, se fosse stato in una diversa situazione, in un altro momento, probabilmente si sarebbe divertito molto ad osservare quel mondo contadino così differente da quello a cui era abituato; ma non era quello il caso.
Apparentemente nessuno prestò attenzione al suo arrivo, per quanto brusco. L’attenzione di tutti era rivolta verso un punto sulla sinistra dove la folla si dirigeva velocemente. Seguì curioso quei contadini e, dopo aver percorso poco più di un centinaio di metri, si trovò all’interno di una piazzetta lastricata di pietre.
Non fu affatto facile districarsi tra la gente, evidentemente accorsa da diversi villaggi, ma notò immediatamente l’atmosfera che permeava il luogo. C’era una grande frenesia: i bambini saltellavano eccitati, mentre le madri discutevano tra di loro animatamente.
Sembrava apprestarsi uno spettacolo da tanto atteso.
C’era solo una nota stonata, si chiese come avesse fatto a notarla nella calca, ma c’era una donna che, china a terra, piangeva.
Cosa significava? Che stava succedendo?
La risposta non si fece attendere, giunse quando il suo sguardo, che aveva ancora una visuale parziale, si distese fino al lato opposto della piccola piazzetta dove, su di un alto cumulo di paglia, era in piedi una donna, apparentemente svenuta. La cosa che più gli rimase impressa furono i suoi capelli, del colore della fiamma più viva, che si stagliavano sul cielo intonso, mossi dal vento.
Le urla aumentarono.
Carlisle era impietrito, non capiva e soprattutto non voleva capire la situazione.
Mosse ancora qualche timido passo, avanzò un poco di più e sentì una voce alta e possente provenire dalla sua sinistra, allora seppe.
Seppe riconoscere le conseguenze di quella nefanda notte, il motivo che l’aveva portato lì, ad assistere a quello ‘’spettacolo‘’, era evidentemente una punizione oppure, come poi sarebbe stata definita, una ‘’presa di coscienza‘’ .
Seppe perché la gente, così stupida e spregevole, era tanto eccitata.
Intuì il motivo per cui quell’unica donna piangeva.
Perché l’uomo sul palchetto di legno che si stava rivolgendo alla folla, lo stesso che stava per mettere fine alla sua infanzia per la seconda volta, era suo padre.
Quando le fiamme cominciarono a divampare, Carlisle smise di pensare. In fondo sarebbe stato inutile dato che una risposta a quel perché non esisteva, o anche se ci fosse stata lui di certo non poteva conoscerla.
Quando gli occhi del padre si accesero di un bagliore scarlatto, capì che non avrebbe più avuto la possibilità di porsi delle domande. Che non esistevano più scelte. Che il cammino della sua vita era stato ormai segnato, per sempre.
Lui non poteva saperlo, ma il suo concetto di eternità sarebbe presto mutato.
 

***

 
Benché non volesse conoscere più tutte le risposte, una giunse inaspettatamente all’incirca una settimana dopo.
Era in chiesa, dove era sempre stato nei giorni precedenti, sotto stretta sorveglianza del padre. Il loro rapporto era cambiato, ma in modo inaspettato, il signor Cullen sembrava compiacersi dell’ombra che albergava adesso negli occhi del figlio, tanto che lo considerava un suo pari, più di quanto non avesse mai fatto. Forse finalmente lo vedeva indirizzato verso quel vicino futuro; Carlisle non sapeva spiegarselo.
Era seduto in una delle prime panchine, giusto al di sotto di un cono d’ombra.
Due donne stavano parlando sottovoce in attesa dell’inizio della funzione e Carlisle, benché non ne avesse la minima intenzione, non poté fare a meno di sentire i loro discorsi.
-…sono passata davanti alla loro casa l’altro giorno, mentre andavo al mercato. Dovevi vedere, tutti la evitano! –
- E ci credo! Che ti aspettavi?-
- L’unico suono che ho sentito erano dei singhiozzi e delle parole di conforto. Non che fossi lì ad origliare!-
-Conforto? C’era qualcuno lì, con lei?-
- Anche a me sembrava piuttosto strano, così mi sono fermata per vedere. E indovina chi ho visto uscire? Gertrude, la perpetua del reverendo!-
-Come? E che ci faceva in quella casa maledetta?-
- Non lo sapevo, ma poi sono andata a chiedere un po’ in giro, e sai cosa ho scoperto?-
-…?-
-Ho scoperto che quella ragazza, Josephine- e nel pronunciare quel nome si fece il segno della croce – era sua nipote e pare ci fosse anche parecchio affezionata! La conoscevo anch’io, quand’era più piccola giocava addirittura con i miei figli. Se avessi saputo!-
- Dovrebbe stare attenta Gertrude, non c’è da discutere. -
 
Carlisle si alzò e si spostò di qualche panchina, non voleva più ascoltare.
Della ragazza, quella issata sul cumulo di paglia, non aveva saputo niente e, per quanto riguardava Gertrude, non si era nemmeno posto il problema, tanto era occupato a non pensare.
Se fosse stato solo una settimana prima si sarebbe alzato e, senza esitazioni, sarebbe tornato a casa e, magari, anche la villaggio per offrire il suo aiuto.
Ma in pochi giorni molte cose erano cambiate e lui non era più in grado di reagire.
 
 
Note: Ho accuratamente evitato di descrivere la scena più cruenta, spero non vi dispiaccia. Non ho da dire molto su questo capitolo, magari posso farvi un’anticipazione sul prossimo…che ne dite se arrivasse il momento in cui finalmente il nostro Carlisle scoprisse il vero significato di ‘’eternità‘’? Ci siamo intesi?
Comunque grazie ancora a voi che siete arrivati fin qui.
A presto!
Aout
  
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