Non aveva mai creduto alle dicerie
della gente le quali
raccontavano che un certo Tom Riddle fosse stato colpito da tumore
celebrale
procurandogli una morte fulminea. Era un ragazzo furbo Tom Marvolo
Riddle e
particolarmente dotato di una grande talento per la recitazione.
***
Se
l’ingannevole
Merope Gaunt non avesse sedotto e stordito suo padre con un banalissimo
filtro
d’amore, Tom Marvolo Riddle non sarebbe mai cresciuto in un
orfanotrofio
londinese, non sarebbe mai venuto a conoscenza della magia…
non sarebbe mai
nato.
Merope, strega
purosangue da generazioni e generazioni orsono e ultima erede di
Salazar
Serpeverde, desiderava con tutta sé stessa il babbano Tom
Riddle e per far sì che
il suo sogno diventasse realtà, fece il più
grosso degli sbagli agendo
egoisticamente: un filtro d’amore.
Riddle le sarebbe
stato per sempre vicino, perfino dopo la morte.
La strega ebbe un
matrimonio felice, contornato da ciò che da qualche anno a
quella parte aveva
bramato. Non le importava niente, dal momento che l’illusione
di quell’amore
l’aiutava giorno per giorno
a vivere e
nulla le era più facile che illudersi, perché lei
riteneva che fosse vero ciò
che desiderava da tempo.
D’altro canto, lui
non provava niente: veniva giornalmente drogato da Merope, che ogni
mattina
prima di fare colazione faceva ingerire all’uomo una pozione
di un colore
madreperlaceo chiamata Amortentia.
Tom Riddle era il
suo burattino: le bastava solo riuscire a tenere saldi nelle mani i
fili che
gli erano attaccati, muoverlo
a suo
piacimento secondo un copione ben scritto e il gioco era fatto. E lui
non
poteva fare niente se non amarla fino a quando l’effetto
della pozione non
fosse svanito, anche se in realtà non ricambiava affatto i
sentimenti della
donna.
Merope lo sapeva ed
era per questo che dietro a tutti i suoi sorrisi e i baci si nascondeva
la
paura di essere abbandonata, come già aveva fatto suo padre
finendo ad Azkaban.
Ma lui
inconsciamente la rendeva felice più di ogni altra cosa.
La donna rimase
incinta un anno dopo il matrimonio; fin da subito amò il suo
bambino più di sé
stessa, smettendo addirittura di somministrare la pozione al marito,
nella
credenza che ormai Tom ricambiasse i suoi sentimenti. Infatti secondo
lei, il
concepimento di un figlio era frutto di un amore che andava al di
là di un
semplice filtro magico.
Ma si sbagliava,
perché quando svanì l’effetto della
pozione, Tom la rifiutò. Se ne andò
dicendole solo che non sarebbe mai stato padre di un bambino nato
dall’egoismo
e dal capriccio di una donna che non amava affatto, per altro una furba
ingannatrice.
La porta sbattè
rumorosamente lasciando dentro la casa il sapore
dell’illusione, amica fidata
di Merope, che nei mesi successivi produsse il frutto della cruda
realtà: un
bambino.
Merope moriva
giorno dopo giorno, mentre il piccolo cresceva sempre di
più, fino ad arrivare
al nono mese di gravidanza senza Riddle. La donna si lasciò
morire di dolore
subito dopo aver dato il nome al bambino:
L’infanzia di Tom non era stata
per niente interessante: non c’era stato niente di bello e
divertente nel passare
ogni singolo giorno dell’infanzia rinchiuso in un
orfanotrofio londinese,
cercando spasmodicamente d’impossessarsi a tutti i costi
scatolette di latta
appartenenti ad altri bambini.
Aveva odiato il posto nel quale
era cresciuto fino al suo undicesimo compleanno: completamente da solo,
senza
mai un regalo né un amico con cui confidarsi, senza mai uno
straccio di visita…
Ma d’altronde chi mai avrebbe provato piacere nel vedere Tom?
Forse sua madre Merope, ma lei non
c’era mai stata, purtroppo, né alla prima sua
parola, né ai suoi primi passi.
Adorava lo stesso sua madre, dal momento che l’aveva sempre
immaginata una
donna forte come lui ed orgogliosa; nessuno sapeva fino in fondo quanto
a lui,
un bambino, mancasse quella figura tanto dolce. Così, quando
si sforzava di
ricordarla, diventava più triste e taciturno del solito: la
sua pelle acquisiva
un colore grigiastro e se ne stava seduto a gambe incrociate sul letto
rigirandosi tra le mani una scatoletta di latta rubata a qualcuno
mentre mille
domande gli ronzavano nella testa.
“
Dove sei mamma? Perché mi hai lasciato da solo qui dentro?
”
Riusciva a far muovere le cose
senza toccarle, ad esempio, oppure far fare agli animali ciò
che voleva, senza
addestrarli, addirittura far succedere brutte cose alle persone che
erano
cattive con lui: poteva far loro del male, se lo voleva.
Sapeva di essere diverso. Sapeva
di essere speciale. Ne ebbe la conferma quando Silente
arrivò all’interno della
struttura per parlargli delle persone strane come lui e che sapevano
usare la
magia.
Ma nonostante tutto, dietro alla
corazza che si era creato col tempo, non mancava giorno in cui lui non
pensasse
a lei, alla sua mamma, e là al castello aveva imparato a
crescere anche grazie
a lei, grazie alla sua assenza si era fortificato. Non si piangeva
più addosso
come dodici anni prima, perché Merope era con lui, sempre.
Aveva imparato a rialzarsi se
cadeva, a guardare le persone negli occhi senza vergognarsi di essere
un Mezzosangue,
a camminare a testa alta. Ogni tanto la pensava, mentre faceva i
compiti, e un
velo di una tristezza vendicativa si faceva strada dentro
sé. E tutti i dubbi
che teneva per sé, si riversavano fuori in un secondo
spazzati via dagli
sguardi sprezzanti che riservava agli altri.
“
Ti giuro Merope, che chiunque sia stato a farti un torto simile
pagherà… Lo prometto.”
Ti giuro Merope, che chiunque sia stato a
farti un torto simile
pagherà… lo prometto.
Si dice che la vendetta procede
sempre dalla debolezza d’animo, ma Riddle non era debole e
quella persona, suo
padre, avrebbe pagato, non solo per la morte di sua madre, negandogli
un’infanzia felice, ma Riddle sarebbe morto per lui.
***
Angolo dell'Autrice:
Buonasera
a tutte!
Non mi aspettavo il proseguimento di questa ff, ma l'idea di
continuare a scrivere di questo personaggio (uno dei miei preferiti ^^)
e di alcuni precisi, FATALI, momenti della sua vita, mi è
stranamente balenata in mente un po' di tempo fa.
Cosa posso aggiungere?? Bhe, credo che il personaggio più
enigmatico di tutta la saga sia proprio Tom Marvolo Riddle (e non parlo
di Voldemort), forse per la sua vita un po' sopra le righe, per la sua
infanzia infelice e tutte le cose che hanno portato questo personaggio
a diventare uno dei più interessanti. Volevo solo precisare
che questo capitolo è solo di passaggio al prossimo,
poichè ho pensato che senza una spiegazione abbastanza
logica, non si riuscisse a capire bene perchè Tom fosse
tanto motivato a compiere gesti estremi. In questo caso parlo della
costruzione degli Horcrux (la ff è centrata su quello).
Spero di essere stata più chiara possibile nel rappresentare
a parole quello che Tom prova.
Ringrazio in anticipo tutte le ragazze che leggeranno la ff e magari se
lasciate un piccolo commentino saprei cosa ne pensate, oltre a rendermi
felice!
Prometto che cercherò di pubblicare il terzo capitolo il
prima possibile ^^.
Baci baci NoeHP.