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Autore: Heart Breaker    09/05/2012    0 recensioni
Alzò il volume della canzone al massimo e si infilò le cuffie; dei suoni elettronici, bassi malamente accordati e batterie rumorose cominciarono ad invaderle le orecchie.
Per un attimo la musica riuscì a distrarla. Per un secondo credette che le sarebbe servito. Lo sperava.
Ad ogni modo, in realtà, stando più attenta riusciva ancora a sentirle. Le urla.
Quello era il suo rimedio fino a quel momento: la musica. Non trovava altra soluzione per soffocare l'angoscia a tenersi lontana dalle grida e dai pianti.
Non avrebbe mai potuto pensare, mentre era lì, sdraiata sul letto a fissare il soffitto, che ad aiutarla a trovare la riva sarebbe stato una ragazzo dagli occhi verdi di nome Harry Styles.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hurt.
 

 
-Lasciami, mi fai male!-
Erano queste le prime parole che giunsero all’orecchio di Alex, mentre tratteneva il respiro.
Sarebbe dovuta scendere e raggiungere la stanza da dove provenivano i rumori. E cosa avrebbe visto?
La risposta la conosceva già; immaginava cosa stesse succedendo e non poteva, non voleva rimanere a guardare.
Ormai lo aveva capito; aveva capito di non essere più una semplice spettatrice, e che era arrivato il momento di farsi avanti.
Scese le scale con cautela e quando arrivò in cucina assistette alla scena che si stava svolgendo, cercando di trattenere le lacrime di spavento.
Un uomo alto e robusto le stava davanti, dandole le spalle; dietro di lui Alex scorse la esile figura di sua madre, che con le mani cercava di coprirsi il volto.
In un attimo la mano dell’uomo colpì la donna, la quale indietreggiò mentre le lacrime iniziavano a scorrerle sulle guance.
Se fino a quel momento la ragazza era rimasta in silenzio ad osservare, ora non riuscì più a controllarsi: la rabbia s’impossessò di lei e in pochi secondi aveva annullato le distanze tra lei e il padre.
-Smettila!- urlò Alex più forte che poté. Un urlo che racchiudeva tutta la sua collera e il suo dolore; la sua intensità avrebbe potuto attraversare le case e invadere le vie.
Ad Alex parve quasi di sentire l’intera città trattenere il respiro e rimanere in silenzio, lasciando a lei le conseguenze di ciò che stava accadendo.
 
 
Harry uscì di casa, dopo aver indossato velocemente un paio di jeans e una maglietta.
Chiuse piano il cancello per non svegliare la madre e la sorella che dormivano beatamente.
Fece un respiro profondo, spettinandosi i capelli con una mano: non riusciva a prendere sonno quella notte; si era girato e rigirato nel letto, passando ore a fissare il soffitto, mentre la certezza che non si sarebbe addormentato si impadroniva di lui. Così aveva deciso di uscire e prendere un po’ d’aria, dirigendosi verso il parco sotto casa sua.
 
 
Alex sentì un brivido percorrerle la schiena nel momento in cui i suoi occhi incrociarono lo sguardo del padre. L’uomo la guardava in silenzio, sforzandosi di mettere a fuoco la figura che si trovava davanti a lui: la sua vista era decisamente annebbiata a causa dell’alcool presente nel suo corpo.
Di sottofondo vi erano le urla della madre, la quale, seduta in un angolo della stanza supplicava la ragazza di non intervenire, di scappare e di dimenticarsi di tutto quanto. Non voleva mettere a rischio la salute della figlia; non voleva che le accadesse qualcosa di male, né tantomeno che finisse nelle sue stesse condizioni.
La implorava di fuggire, di non pensare a lei, di lasciare stare. Tutto inutile. La determinazione di Alex aveva preso il sopravvento, impedendole di tornare indietro.
Gli attimi che seguirono furono confusi: improvvisamente Alex si sentì spingere violentemente, andando a sbattere con la schiena contro la gamba del tavolo; quel colpo le provocò un dolore allucinante, creando una ferita che difficilmente sarebbe scomparsa del tutto.
La ragazza non fece in tempo a rialzarsi che l’uomo la prese per il polso, strattonandola e trascinandola con forza verso la porta.
Le urla e il pianto della madre invadevano la casa.
In un attimo Alex si ritrovò scaraventata fuori di casa, riuscendo a malapena a incrociare lo sguardo terrorizzato della donna.
La porta le si chiuse in faccia, ma non volle arrendersi: cominciò a battere i pugni con forza sul legno duro, mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance.
Continuò a picchiare più forte che poté finché le nocche non le fecero male. Ormai sentiva dolore dappertutto; si lasciò cadere a terra, appoggiando la schiena alla porta, il che le provocò dolore alla ferita: sopportò.
Si passò le mani tra i capelli, mentre il corpo le tremava.
Ad un tratto pensò come la gente non avrebbe potuto immaginare quello che stava accadendo dietro a quei muri; nessuno avrebbe potuto sentire le grida e i colpi.
Alex si alzò in piedi, asciugandosi il viso; indossava una maglia larga e dei pantaloncini che di solito usava per dormire, ma per fortuna, lì fuori faceva abbastanza caldo.
Ai piedi portava delle converse un po’ rovinate e in quel momento fu grata della sua abitudine di girare sempre per casa con le scarpe.
Si voltò ad osservare l’edificio e come da fuori sembrasse tutto tranquillo; sentì una stretta al cuore e istintivamente corse via: voleva solo scappare da quello schifo.
Correva più veloce che poteva, senza fermarsi, senza sapere  esattamente dove stesse andando; iniziò a non sentire più le gambe ma non ci fece caso; continuò, aumentando la velocità: l’aria e le lacrime le impedivano di vedere bene davanti a sé, ma nonostante questo non aveva intenzione di fermarsi. Il buio della notte la circondava e l’idea di poter essere inseguita iniziò a tormentarla;in preda all’agitazione girò di scatto la testa per guardarsi alle spalle.
Ci volle un attimo; un brevissimo istante per interrompere la corsa della ragazza; era come se due navi fossero entrare in collisione; uno schianto, ecco cos’era stato; era andata a sbattere con forza contro qualcosa; o qualcuno.
Alex, sotto shock a causa dello scontro, teneva gli occhi chiusi senza rendersi conto, fino a quel momento di cosa fosse successo.
-E’ un’abitudine incontrarci così, eh?- quella voce la fece sobbalzare; aprì di scatto gli occhi ritrovandosi faccia a faccia con Harry.
La mora ci mise qualche secondo per di comprendere il motivo del sorriso del ragazzo: gli era finita letteralmente addosso e ora si trovava completamente sdraiata sopra di lui.
-Styles?!- chiese piuttosto incredula e imbarazzata.
Cosa ci faceva in giro a quell’ora di notte? Cosa credeva di fare? Beh, lui avrebbe potuto dire la stessa cosa; in fondo anche lei si trovava in quella situazione.
Rimasero in silenzio per qualche minuto; un silenzio imbarazzante, almeno quanto la posizione in cui si trovavano:  il petto della ragazza era del tutto appoggiato a quello di Harry e i loro corpi erano perfettamente aderenti; poteva sentire il calore della sua pelle sotto la maglietta leggera e il suo respiro calmo e ritmato la faceva alzare e abbassare lentamente; i loro volti erano vicinissimi e Alex dovette sorreggersi con le braccia per evitare di sfiorare la pelle del ragazzo, mentre Harry, con un gesto automatico le cinse i fianchi per evitare di farle male.
Nonostante l’imbarazzo, però, nessuno dei due riusciva a staccare gli occhi da quelli dell’altro.
Sul viso del ragazzo comparve un lieve sorriso, a metà tra l’impacciato e il compiaciuto: -Se hai intenzione di restare così fino a domani mattina, per me non è un problema.- sussurrò in tono scherzoso; Alex sentì il suo respiro caldo solleticarle il collo: deglutì.
Tentò ti tirarsi su, forzando con le braccia, ma il dolore alla schiena si fece sentire, provocandole un gemito.
Con le poche forze che le restavano si lasciò scivolare di lato, per ritrovarsi sdraiata supina di fianco al suo compagno di classe.
-Ehi, stai bene?- chiese incuriosito il ragazzo.
-Per quale motivo ti dovrebbe interessare?- chiese infastidita la mora. Non aveva intenzione di andare a raccontare in giro tutto quello che le accadeva, tanto meno ad un ragazzo che conosceva a malapena.
-Tanto per cominciare, mi sei piombata addosso nel bel mezzo della notte.- replicò il riccio.
-E tu, allora? È un’abitudine per te passeggiare tranquillamente nel buio? Comunque non ho voglia di restare qui a discutere con te. Ci vediamo.- concluse brusca la ragazza. Fece per alzarsi, ma ancora una volta venne atterrata dal dolore proveniente dalla ferita sulla schiena; perse l’equilibrio, ma con sua grande sorpresa, Harry fu più veloce di lei, e l’afferrò da dietro, impedendole di ricadere sull’erba.
Istintivamente Alex si aggrappò al ragazzo, stringendogli la felpa per placare il dolore. Con l’altra mano premeva contro la ferita.
Harry la lasciò fare, ma non si arrese davanti alla testardaggine della ragazza: - Cos’hai alla schiena?- chiese, leggermente preoccupato.
-Non è niente, tranquillo-
-Fammi vedere.- sussurrò, quasi ordinandoglielo.                                                                                                             
La ragazza tentò di sottrarsi: non voleva fare la parte della vittima, né tantomeno farsi aiutare da lui.
Nonostante i suoi sforzi, però, non riuscì a evitarlo: il riccio la bloccò con gesto deciso, ma allo stesso tempo delicato e lentamente le sfiorò i fianchi per tirarle su il lembo della maglietta; poi con la mano toccò leggermente la parte in cui era presente un forte rossore.
Alex rabbrividì: - Hai le mani calde; fa uno strano effetto sulla mia pelle congelata.-
Harry, a quelle parole, si fece scappare un lieve sorriso; in fondo, quella ragazza non era così testarda e scontrosa come voleva far credere.
Dopo aver esaminato a lungo il livido, il ragazzo si fece serio, assumendo un tono quasi di rimprovero.
-Come ti sei procurata una ferita del genere?!-
-Persisti? Come ti ho già detto, non sono affari tuoi!- rispose la mora mentre si risistemava la maglia.
Harry alzò gli occhi al cielo, ritirando il pensiero su Alex formulato poco prima.
-Beh, scusami se mi sono preoccupato di aiutarti! La prossima volta ci penserò due volte!-
-Per tua informazione, io non ho bisogno di aiuto! So cavarmela benissimo da sol…- Alex non riuscì a terminare la frase che la testa cominciò a girarle; le cose si fecero meno nitide, e le gambe cedettero: in un attimo si ritrovò di nuovo a terra.
L’ultima scena a cui assistette prima di perdere del tutto i sensi fu la figura di Harry che le correva incontro, accovacciandosi vicino a lei.
 
 
 
SPAZIO AUTORE.
Ciaoo a tutti! =) ecco finalmente il quarto capitolo! =) che ne pensate? Vi prego fateci sapere! Grazie in anticipo! Un bacione! =) =) 
  
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