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Autore: cl33    01/12/2006    10 recensioni
Una bellissima Ginevra Weasley al suo sesto anno di scuola deve vedersela con la perfidia di Pansy Parkinson. Ovviamente questa avventura la spingerà dritta dritta nelle braccia di Draco Malfoy. Non si tiene conto delle vicende del 6°libro.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Stomaco a pezzi.
Nervi a fior di pelle.
Silenzio, completo silenzio.
Se ci faceva attenzione riusciva a percepire il respiro regolare di Blaise. E vederlo ancora immobile, disteso e incosciente non faceva altro che peggiorare l’umore. L’Infermeria era immersa nel buio. Quando era riuscita ad addormentarsi aveva visto soltanto Pansy che sghignazzava come una iena, al fianco di Draco. Lui aveva di nuovo l’aria strafottente e un ghigno stampato in faccia: odioso. Va bene, poniamo pure il caso che si trattasse di pura e semplice suggestione - in fondo anche lei, come Harry e suo fratello, aveva un Occhio Interiore decisamente offuscato, e alle lezioni della Cooman si limitava ad inventare di sana pianta - ma non era affatto rassicurante. In un certo senso il ritorno di Pansy la coglieva impreparata. E’ vero, non aveva fatto altro che meditare vendetta, ma adesso cosa avrebbe fatto? Tra l’altro, nessuno si era premunito di farle riavere la bacchetta, per cui al massimo avrebbe potuto riempirla di pugni e sgraffi. Tutto sommato non era un brutto piano. Sospirò.
La luce di un sottilissimo spicchio di luna dava una patina malinconica a quella stanza. Ginny si alzò in piedi e si mosse a piedi nudi verso la finestra. L’aprì. L’aria era fredda e umida, penetrava nelle ossa: non poté fare a meno di rabbrividire. Quasi quasi rimpianse la soffice pelliccia a pelo rosso che l’aveva avvolta per una settimana, e questo pensiero la fece sorridere. Ora che era tornata la solita, ripensare agli ultimi giorni le provocava sensazioni contrastanti: se pure non poteva dimenticare gli artigli di Mrs Purr, doveva ammettere che questa esperienza le aveva permesso di scoprire un Draco Malfoy che le piaceva parecchio. Alla faccia di quel carlino rabbioso che avrebbe visto il giorno dopo. Alla fin fine se non fosse stato per il suo tentativo di rapimento la serata di Halloween avrebbe avuto un seguito?
“Ed ora, ci sarà un seguito?”
Bella domanda. Cosa avrebbe fatto il bel biondino il giorno dopo? Non era stato molto chiaro, a dire il vero. Se avesse avuto il coraggio di dare una spallata alla sua vita probabilmente sarebbe finito a Grifondoro, non a Serpeverde, con somma disgrazia per la sua famiglia tutta. Un Malfoy in rosso-oro… nemmeno in un universo parallelo!
Si tirò a sedere sul davanzale della finestra. La luna non sembrava aver intenzione di dispensare consigli.
“Peccato, chissà quante ne hai viste tu…”
Strinse le braccia attorno alle ginocchia, lo sguardo perso nell’immensità della notte.

***


Non aveva dormito più di tanto, nessuna novità. Il cielo da nero si era fatto blu, poi azzurrognolo, finché striature rosse e arancioni non avevano invaso l’orizzonte. Si prospettava una splendida giornata di sole. Che fosse di buon augurio?
“Madama Chips, presto, Madama!”
Gin si alzò a sedere in un attimo, qualcuno era piombato in infermeria urlando come un forsennato. La donna si precipitò fuori dalla sua stanza prima ancora di aver allacciato la cintura della vestaglia.
“Che succede, Nott?”
“Tyger e Goyle si sono tirati degli incantesimi contro…”
“Oh cielo, sono così impediti che si saranno fatti male sul serio!”
Madama corse fuori insieme al Serpeverde.
Gin fissò tesa la porta rimasta aperta. Non dovette aspettare che pochi minuti.
Pansy Parkinson varcò la soglia con un’espressione preoccupata, seguita da Malfoy. Il ragazzo aveva la bacchetta in mano: prima ancora che la compagna potesse capire cosa stava succedendo sigillò la porta.
La mora si bloccò a occhi spalancati.
“Che… cosa…”.
La Grifondoro non smise di fissarla per un secondo. Non seppe se l’avesse fatto per la sorpresa di averla davanti, o perché il suo sguardo era davvero terrificante, ma l’altra arretrò di qualche passo.
“Giù gli artigli, Weasley. E tu non pensare nemmeno di uscire, abbiamo un po’ di cose da chiarire”.
“A…avevi detto che Rubin…”
“Pansy, zitta”. Con la bacchetta le indicò il letto di Blaise. “Come puoi vedere lui è ancora addormentato, invece”.
“Draco…”
“Sai, la Weasley mi ha raccontato una storia strana. A suo dire tu l’avresti trasformata in un gatto, e poi avresti pensato bene di accanirti su Blaise”.
Pansy scoppiò in una risata forzata.
“E tu le hai dato retta?”
“Beh, purtroppo è stata abbastanza furba da farsi ritrasformare dal sottoscritto nella pezzente che è. La signorina sa usare i ricatti: mi ha fatto capire di avere informazioni su Blaise, e mi ha incastrato”.
Gin sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé. Lentamente, voltò due occhi spalancati verso il Serpeverde. Come se nulla fosse, lui continuò.
“Mi ha detto che mio cugino sospettava di te, e che per questo tu l’avresti fatto… zittire”.
La mora fece tanto d’occhi.
“In tutta sincerità, Pansy… le credo”.
Ginevra ricominciò a respirare.
“E proprio perché le credo sono stato abbastanza bravo da convincerla a tenere la sua boccuccia chiusa sulla faccenda finché non ti avessi fatto tornare. Per tutti la Weasley non si ricorda cosa sia successo nell’ultima settimana… e basterà un incantesimo di memoria per farglielo dimenticare sul serio. Quanto a me, puoi stare sicura che manterrò il segreto… a patto che tu faccia risvegliare Blaise, ovviamente”.
La rossa non poté a proferire parola. Non poteva crederci… non poteva essere... L’aveva illusa, l’aveva usata perché tutto finisse sotto silenzio. Non aveva fatto nemmeno in tempo ad accettare i suoi sentimenti che lui li aveva calpestati. Rimase immobile, mentre le lacrime cominciavano a scenderle lungo le guance. In quel momento non riusciva nemmeno a darsi un contegno in nome del suo orgoglio. La sua faccia doveva essere così stravolta che la Parkinson scoppiò a ridere.
“Stracciona, non mi dire che con un bacetto speravi di conquistare il suo cuore! Povero stupida ingenua… non era meglio restare la mia gattina?! La tua misera vita ci avrebbe guadagna…”
“Cazzo, Pansy, pensa a Blaise adesso!”
La mora lo guardò un attimo titubante, prima di agitare la bacchetta verso Zabini: pronunciò una formula in greco che Gin non comprese. Pochi istanti dopo il ragazzo aprì gli occhi, lanciando agli altri un’espressione confusa.
Non era il momento di reagire? Di saltare addosso alla Parkinson e sfogare una settimana di rabbia e frustrazione? Di farle vedere quanto la sua pozione l’avesse resa veramente, ferocemente, un animale? Lo sarebbe stato, se il suo cuore in frantumi non l’avesse costretta a guardare la scena come in trance, impietrita. Non si mosse nemmeno quando Draco si voltò per farle l’incantesimo di memoria, mentre una Pansy trionfante si godeva la scena.
Stupeficium!


Le ci volle qualche secondo per capire cosa fosse successo. La mora era stata sbalzata via violentemente, e giaceva senza sensi sul pavimento. Draco la guardava con occhi di brace, mentre Blaise, ancora disorientato, fissava ora il cugino, ora Pansy, ora la rossa. Finalmente, il biondo le si avvicinò e la strinse forte in un abbraccio. La Grifonodro rimase rigida.
“Non l’avrebbe mai fatto se le avessi detto come stavano le cose…”
“E così”, gli disse, scostandosi, “sei riuscito a risolvere tutto senza sporcarti le mani… complimenti. Cosa le dirai quando si sveglierà?”
“Non credo che quando si sveglierà sarà ancora qui, Weasley”.
La ragazza alzò un sopracciglio, ma prima che potesse chiedere spiegazioni entrarono il Preside, la McGrannit e Piton. Malfoy si voltò verso di loro.
“Mi è sembrata una confessione abbastanza convincente, Preside”.
“Oh, sì, lo era. Non avrebbe dovuto schiantarla, però…”
“E’ stato più forte di me”.
L’anziano sospirò.
“In ogni caso… vedo che il nostro Zabini è finalmente tornato tra noi!”
e con un sorriso si spostò accanto al suo letto, non dopo aver fatto levitare la Parkinson su un lettino.
“Gli.. gli hai parlato!”
“Pensavi forse che non ne avrei avuto il coraggio?!”
“E adesso?”
“Adesso… non diventerò un mangiamorte, questo è certo. E niente matrimonio, ringraziando il cielo. Tutto il resto non lo so. Ah, e poi ci siamo noi. Se non mi odi per quel che ti ho fatto passare oggi…”
La Grifondoro gli sorrise.
“No… ma di sicuro mi vendicherò!”
Tenendosi per mano, si avvicinarono al letto di Zabini.


Finita! Come vi è sembrato questo "quasi" colpo di scena?! Ringrazio chi ha letto, commentato e fatto complimenti! Non so ancora se ci sarà un seguito, ho un po' di idee in testa ma non un progetto preciso... Vedrò col tempo;)
  
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