Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Colonnello    09/05/2012    1 recensioni
Diecimila anni dalla Fondazione di Roma (circa 3000 d.C.). L'Impero Romano domina su più della metà dell'Europa e dell'Asia e su tutto il Nuovo Continente... ma la sua egemonia sta per essere messa in discussione...
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11 Bene, in un moto di totale e vergognoso autocompiacimento, dirò che sono fiera di questo capitolo e che è valsa la pena saltare un’oretta di studio per comporlo, perché è venuto meglio di quanto avessi anticipato. Arrivate alla fine e capirete perché, ma non saltate il resto.
L’unica cosa che mi lascia forse un po’ insoddisfatta è la brevità. Probabilmente non avrei dovuto dividere il capitolo precedente e avrei dovuto farne un tutt’uno. Pazienza. Il giorno in cui avrò il tempo e la voglia di effettuare il riordino dell’impostazione dell’intera storia, forse ricucirò i pezzi. Per il momento, resta così e in fondo mi sta anche bene.

*************

X

L'arrivo a Visernia non fece molto per migliorare l'umore dei legionari, già notevolmente cupo dopo le inquietanti scoperte fatte poco prima. Il villaggio sembrava deserto e abbandonato. Le porte delle abitazioni erano spalancate e a terra davanti ad esse vi erano sparsi vari oggetti, per lo più abiti e suppellettili varie. Tutto lasciava intendere che gli abitanti fossero andati via frettolosamente, o meglio erano scappati. Publio si chiedeva dove, e soprattutto perchè?

In giro non c'erano segni di combattimenti recenti, ma i legionari prestarono comunque molta attenzione mentre si muovevano nel villaggio. Avanzavano lentamente, armi in pugno puntate davanti a loro e coprendosi a vicenda. Nel perquisire le abitazioni, non entravano mai da soli e cercavano di mantenere unito il gruppo. Fortunatamente, quei legionari erano ben addestrati a muoversi in territorio potenzialmente ostile, e questo consentiva a Publio di tralasciare di dare loro indicazioni circa la perlustrazione, per concentrarsi sull'esame dell'ambiente circostante, alla ricerca di indizi che potessero dare una risposta ai numerosi interrogativi che gli affollavano la mente.

Ma nelle case vuote e abbandonate non c'era nulla che potesse dargli qualche informazione su quanto era accaduto quella notte.

-Catulo sta ancora provando a mettersi in contatto con qualcuno, ma invano- lo informò il centurione Curzio, raggiungendolo all'interno di una casa- Anche con gli elicotteri che ci hanno portati qui abbiamo perso il contatto.

Publio annuì lentamente, intuendo parzialmente i pensieri del centurione. Effettuando quella deviazione dalla destinazione principale, probabilmente li aveva messi tutti in pericolo. Sul momento, però, sembrava la decisione più giusta e Publio non ne era pentito. Per quel che ne sapeva, lassù all'avamposto c'era un secondo agguato, stavolta destinato a loro. Se i ribelli avevano preso il controllo della stazione, isolandola, allora si aspettavano certamente che altri legionari venissero mandati lassù e non a Visernia che non manteneva alcun contatto con gli avamposti militari. Se si aspettavano l'arrivo di altri legionari, quasi certamente non si aspettavano che questi arrivassero dal villaggio, il che dava loro un minimo vantaggio. Forse non era stata propriamente una buona idea portare lì la ricognizione, pensò Publio, ma per il momento, decise, non avrebbe biasimato la propria decisione.

-L'unica via d'uscita è arrivare al più presto all'avamposto- disse- Se abbiamo terminato la perquisizione del villaggio, ci mettiamo subito in marcia.

Il centurione annuì, ma prima che potesse dire qualcos'altro, da fuori arrivarono le voci concitate dei legionari.

-Cazzo, Emilio! Datti una calmata! Così peggiori solo le cose!

-Fottiti, optio! Ci scommetto che sono stati questi bastardi a far fuori i nostri!

Publio e il centurione si scambiarono una rapida occhiata, quindi si precipitarono fuori. Gli altri si trovavano tutti di fronte ad una delle abitazioni centrali. Al contrario delle altre, porta e finestra di queste erano sbarrate e dall'interno provenivano voci terrorizzate. A quanto sembrava, non tutti avevano abbandonato il villaggio.

Non ci volle molto per capire da cosa derivava tutto quel trambusto. Accortisi della presenza di civili, i legionari avevano circondato l'abitazione e Catulo aveva tentato di convincere gli abitanti ad uscire per far loro delle domande. Emilio, tuttavia, era di tutt'altro parere e sembrava seriamente intenzionato a procedere ad una rappresaglia indiscriminata. Gridava minacciosamente all'indirizzo dell'abitazione, puntando lo sclopetum contro di essa, e a nulla erano valsi i tentativi dei compagni di calmarlo.

Publio scosse la testa esasperato. Quell'invasto di un legionario era proprio quello di cui non avevano bisogno in una situazione come quella. Ignorando totalmente il fatto che quell'uomo fosse almeno il doppio di lui, lo raggiunse, lo afferrò per una spalla e lo tirò indietro. Colto di sorpresa, Emilio indietreggiò senza opporre resistenza e, perso l'equlibrio cadde a terra. Gario ne approfittò immediatamente per immobilizzarlo.

-Falla finita, Scauro!- gridò Publio adirato- Ma che accidenti di prende?! Sei impazzito? Stati terrorizzando questa povera gente!

-Maledizione, tribuno! Questi bastardi attaccano i nostri compagni e tu stai dalla loro parte?!- esclamò Emilio, mentre si rimetteva in piedi.

-Non hai alcuna prova che siano stati loro a tendere quell'agguato! Credi che starebbero ancora qui, se fossero stati loro?!- rispose Publio- In ogni caso, fino a quando non avremo identificato i colpevoli con certezza, ti comporterai in maniera civile con ogni civile con il quale entrerai in contato, sono stato chiaro?

Publio tirò un profondo sospiro per calmarsi e si voltò verso la casa. Emilio, nel frattempo, sputò a terra.

-Roba da non credere!- sbottò- Da quando noi legionari dobbiamo prenderci il disturbo di trattare bene gli indigeni?

Publio, che stava apprestandosi a tentare di calmare le persone all'interno della casa, si voltò di nuovo, lanciando al legionario uno sguardo di fuoco. Avanzò verso di lui e gli si parò davanti, petto contro petto, per nulla intimidito dalla sua altezza e dal suo aspetto minaccioso.

-Non ci saranno nè saccheggi nè violenze indiscriminate sotto il mio comando, sono stato chiaro?- sibilò- Sappi che è colpa anche di quelli che la pensano come te se questa gente è arrivata al punto da rivoltarsi, anche dopo tanti anni di romanizzazione.

Il suo sguardo si posò sugli altri legionari, che lo fissavano allibiti. Emilio Scauro era certamente una testa calda e meritava una lezione. Ma nessuno di loro si sarebbe mai immaginato che a metterlo in riga sarebbe stato un tribuno di diciannove anni, la cui testa gli arrivava appena al petto.

-La stessa cosa, vale per tutti voi!- disse Publio- E tu, centurione, vedi di tenere sotto controllo i tuoi uomini o ti riterrò personalmente responsabile.

Non aveva nulla contro il centurione Curzio, gli sembrava anzi un uomo in gamba e capace. Ma c'era fin troppa tensione nel gruppo e lui doveva fare in modo che la situazione non degenerasse. I legionari sembravano rispettare molto il loro comandante e, sapendo che su di lui sarebbe ricaduta la responsabilità delle loro azioni, Publio era sicuro che si sarebbero regolati e limitati a vicenda.

Risolta la questione, tornò a voltarsi verso la casa. Non conosceva bene la lingua degli aleutini, ma era in grado di sostenere una conversazione elementare. Sicuramente fra gli abitanti doveva esserci qualcuno che parlava latino, ma pensò che se avesse fatto lo sforzo di esprimersi nella loro lingua, essi si sarebbero fidati di più. Con molta difficoltà, iniziò a parlare, scusandosi per l'accaduto e assicurando che non avevano nulla da temere da loro.

Dopo diversi tentativi, finalmente, la porta si aprì lentamente e un uomo di mezza età uscì lentamente, tremando come una foglia e tenendo le mani davanti a se come per proteggersi. Alle sue spalle, una donna, più terrorizzata di lui, cercava di trattenerlo.

Publio fece cenno ai legionari di tenersi indietro, quindi posò a terra lo sclopetum e si avvicinò all'uomo, mostrando le mani per far capire che era disarmato e indifeso. Beh... non proprio indifeso, visto che cinque legionari gli coprivano le spalle con le armi in pugno.

-Parli latino?- chiese Publio, che aveva ormai esaurito il suo campionario di frasi.

-S... solo un po'- balbettò l'uomo- Vi prego... non abbiamo fatto niente!

-Sì, certo. Che cosa è successo qui? Dove sono gli altri?

-Non lo so, signore, ve lo giuro! Stanotte sono scesi i soldati dalla stazione di trasmissione. Hanno attraversato il villaggio e sono usciti dall'altra parte. Poi si sono messi a sparare... c'è stata anche un'esplosione!

-Contro chi hanno sparato? Contro i ribelli?

-Non lo so. Credo di sì. Mi sono chiuso in casa con la mia famiglia e alcuni vicini. Gli altri sono scappati quando è iniziato il combattimento. Hanno preso il sentiero che scende dalla montagna.

-Cos'è successo dopo?

-Qualcuno è venuto nel villaggio. Non sono uscito a vedere, avevo troppa paura. Si sono messi a frugare nelle case e hanno messo tutto a soqquadro... gridavano, ma non capivo cosa dicevano...

Publio valutò il comportamento dell'uomo. Sembrava sincero, ma era confuso e terrorizzato, quindi non sapeva quanto poteva realmente fidarsi delle sue parole. In ogni caso, adesso avevano conferma che poco fuori da Visernia si era verificato uno scontro che aveva coinvolto gli ausiliari della stazione di trasmissione, sicuramente contro i ribelli.

A questo punto, si disse, era facile immaginare che cosa poteva essere successo. I ribelli dovevano aver attaccato la stazione di trasmissione, strappandola agli ausiliari e disattivandola, isolando così l'intera regione. Un gruppo di essi doveva aver tentato di sganciarsi e di fuggire passando per il villaggio, probabilmente per dare l'allarme. Ma i ribelli dovevano essere arrivati anche al villaggio e gli avevano teso un'imboscata. Poi avevano tentato di coprire le tracce, prevedendo l'arrivo di altri legionari inviati per indagare. Quanto alla pattuglia che Urbicio aveva inviato prima di loro, se erano andati direttamente alla stazione di trasmissione, sicuramente erano caduti a loro volta in un'imboscata.

Decisamente non una bella situazione quella in cui si erano venuti a trovare, ma per lo meno adesso potevano intuire com'erano andate le cose e avrebbero potuto comportarsi di conseguenza.

Publio ordinò all'uomo di tornare dentro e chiudersi, di non uscire per nessuna ragione, tranne che non fosse stato lui o un altro legionario romano ad ordinarglielo. Poi spiegò al centurione Curzio quanto appreso e quanto aveva potuto dedurre dalle parole dell'uomo.

-A questo punto, dobbiamo raggiungere in fretta la stazione di trasmissione e riattivarla- disse- Se agiamo con prudenza e riusciamo nell'intento, forse siamo ancora in tempo per chiedere a Urbicio di inviare altri rinforzi prima che i ribelli abbiano il tempo di consolidare la loro presenza da queste parti.

Il centurione non ebbe nulla da obiettare. Stava per ordinare ai suoi di mettersi in marcia, quando uno sparo isolato echeggiò nell'aria, proveniente da una delle case abbandonate. Subito dopo, Gundahar cadde a terra, portandosi una mano dietro l'orecchio destro e urlando di dolore. Un'altra salva di spari investì i legionari, sfiorandoli appena.

-Merda!- esclamò il centurione- Mettetevi al riparo!

I legionari si precipitarono nelle stradine laterali fra una casa e l'altra e si prepararono a reagire all'attacco. Gario afferrò Gundahar e se lo mise in spalla, prima di correre al riparo. Dalla casa di fronte, continuarono a sparare in tutte le direzioni in cui i legionari erano scappati. Dal volume di fuoco, dovevano essere almeno due uomini. Forse una retroguardia rimasta nel villaggio, forse due esploratori ribelli tornati lì dopo aver visto gli elicotteri avvicinarsi a Visernia.

Colti inizialmente di sorpresa, i legionari si ripresero rapidamente e cominciarono a sparare a loro volta in direzione del nascondiglio dei loro aggressori. La casa era fatta interamente di legno e sembrò quasi sul punto di cedere sotto quella pioggia di piombo, ma in realtà le pareti erano assai più spesse e resistenti di quanto sembrava. Non c'era alcuna possibilità che i proiettili romani riuscissero a trapassarle, e all'interno quei due potevano dirsi sufficientemente al sicuro, al contrario dei legionari che erano praticamente all'aperto. Dovevano sbarazzarsene al più presto, prima che ne arrivassero altri.

Valutate rapidamente tutte le varie possibilità, Publio sganciò dalla propria cintura una pirobula a mano e si preparò a tirarne l'innesco.

-Centurione, copritemi le spalle!- ordinò.

il centurione lo guardò e capì immediatamente il suo intento.

-Pronti a coprire il tribuno!- ordinò- Adesso!

Tutti i legionari si sporsero dai loro precari ripari e riversarono una tempesta di piombo sulla casa, costringendo i loro assalitori a mettersi al riparo e a smettere di sparare. Publio ne approfittò per uscire e correre verso di essa. Si fermò a pochi metri e tirò l'innesco; mentre si apprestava a lanciare la pirobula, vide una figura armata sporgersi dalla finestra della casa nel tentativo di reagire. Publio riuscì a vederlo bene e quello che vide gli provocò un tuffo al cuore, ma nel frattempo la pirobula era volata e aveva centrato la finestra, entrando.

Publio si buttò a terra un attimo prima che una violenta esplosione squarciasse l'aria e sconquassasse la casa. Percepì il calore dell'esplosione e una pioggia di detriti e di polvere gli cadde sulla schiena. Poi tornò il silenzio, interrotto solo dai passi dei legionari che corsero verso di lui.

Il primo a raggiungerlo fu Emilio Scauro. il legionario non riusciva a crederci. Quel giovane tribuno che solo un attimo prima lo aveva umiliato e che lui riteneva inesperto e buono solo a parlare bene, si era scagliato contro il nemico senza pensarci due volte e lo aveva annientato.

-Tribuno, stai bene?- chiese aiutandolo a tirarsi su- Sei ferito?

-No, sto bene- rispose Publio respirando affannosamente e tossendo.

Catulo era passato avanti e scrutava la casa ormai parzialmente demolita da una distanza di sicurezza, lo sclopetum ancora in pugno.

-Gran bel lancio!- commentò eccitato- Li hai sicuramente fatti fuori, tribuno!

Publio si voltò a guardare la distruzione che aveva provocato. Il boato dell'esplosione, investendolo, lo aveva stordito, ma si era ripreso in fretta. E improvvisamente ricordò ciò che aveva visto affacciarsi alla finestra e che per un attimo lo aveva lasciato interdetto.

Sotto lo sguardo stupito dei legionari, corse in direzione della casa e si fece largo in mezzo alle macerie, pregando silenziosamente gli dei di essersi sbagliato. Prima ancora di riuscire ad entrare, tuttavia, si fermò di colpo sulla soglia e prese a tremare con violenza.  

-Per Giove Ottimo Massimo!- esclamò sgomento.

I due uomini che li avevano attaccati giacevano entrambi in mezzo alle macerie. Morti.

Entrambi indossavano il kimono militare. I loro volti erano rimasti sfigurati dall'esplosione, ma entrambi avevano inequivocabilmente gli occhi obliqui e i tratti asiatici.

Due ronin.

**************

Siate sinceri. Ve lo aspettavate che finisse così? xD
Eh sì… la situazione si fa, se possibile, ulteriormente più complicata e per i romani si mette davvero male, ma proprio male!
Adesso, però, dovrete aspettare un po’. Giorni fa sono uscite le date degli esami ed è di conseguenza iniziata la drammatica e rituale corsa contro il tempo, che attualmente mi preoccupa assai più di quanto mi preoccuperebbe trovarmi un ronin in casa!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Colonnello