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Autore: rossellina    09/05/2012    7 recensioni
Salve a tutte! Questa è la mia prima ff e ci provo ... speriamo! Bella e Edward si incontrano in un'aula di tribunale. Lui è sotto accusa, lei l'avvocato dell'accusa. Dal secondo capitolo:
-Obbiezione!- saltò dalla sua sedia Jasper -Non ho ancora capito dove vuole arrivare l'avvocato dell'accusa. E poi il signor Culler non era in sé in quel momento-
-Ed è proprio qui che voglio arrivare!- rispose Isabella rivolgendosi al giudice – Se mi permette di continuare su questa linea avrà fra poco chiaro del perchè-
Il giudice guardò prima Jasper e poi Isabella. -Respinta- sentenziò. -Prosegua avvocato ma arrivi al dunque velocemente-
-Grazie.- e poi rivolgendosi ad Edward – Signor Cullen, si ricorda di quando era al liceo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Bene! Altro capitolo. Posto con un giorno d'anticipo.

Dalle recensioni emerge che volete sapere come mai Edward non si ricordi Isabella. Presto lo saprete. Portate un po' di pazienza.

Per il resto, qualcosa si sta scaldando.

Vi lascio alla lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!

Bacioni a tutte!

 

 

CAPITOLO 17

 

Sabato mattina. Clinica.


 

Edward si svegliò e notò di avere Isabella appoggiata alla sua spalla. Si erano addormentati sul divano e lei continuava a dormire beata con la bocca socchiusa.

Che male può fare un bacio?” si domandò girandosi appena e avendo le labbra di lei a portata di bocca.

Per un momento gli tornarono in mente le parole di Jasper: “Non fare cazzate”. Ma un bacio non era una cazzata, se era lieve e appena accennato. Sicuramente lei non se ne sarebbe accorta perché sentiva ancora il suo respiro regolare e caldo sfiorargli il profilo.

Lentamente piegò il capo nella sua direzione e riuscì a sfiorarle. Lei non si mosse e lui titubò nell’essere più intraprendente. Voleva sentire se erano morbide come aveva immaginato. Ma se lei si fosse svegliata percependo ciò che lui voleva fare, cosa sarebbe successo? Meglio non sfidare la sorte. Ma quelle labbra erano troppo invitanti e molto adagio si riavvicinò e riuscì a sfiorarle nuovamente, ma per qualche attimo in più. Erano morbide.

Dopo pochi minuti decise che quella situazione era troppo. Il suo amico si stava svegliando, come tutte le mattine. E quella vicinanza non era molto salutare per lui. Decise quindi di svegliare Isabella.

-Isabella?- sussurrò. Lei si mosse appena mugugnando qualcosa che assomigliava ad una protesta.

-Hey!- ritentò. -Ti verrà male al collo!-

Isabella aprì lentamente gli occhi e le ci volle un pochino per capire dove si trovava.

-Oh, scusa!- disse sbattendo le palpebre. -Mi sono addormentata sulla tua spalla.-

-Ci siamo addormentati sul divano.- rispose benevolo Edward.

Isabella adocchiò l’orologio sulla parete di fianco a loro. -Sono le 6.-

-Si, è ancora presto per la colazione.-

Isabella si alzò di scatto dal divano improvvisamente sveglia. -Vado a farmi una corsa.- e si diresse a passo spedito nella sua stanza.

Edward si mise meglio seduto sul divano e si stropicciò gli occhi. Riflettè un momento sul comportamento di Isabella; appariva nervosa da quella situazione. Forse si era accorta dei baci che le aveva dato e stava riflettendo se se li era sognati o meno. Mentre era nel pieno di queste elucubrazioni, Isabella ritornò in sala indossando una tuta e scarpe da ginnastica.

-Vado.- e così si avviò alla porta. -Non mi aspettare per la colazione.- ed uscì richiudendosi la porta alle spalle.

Edward si appoggiò allo schienale del divano e sospirò. Guardò con estremo interesse il soffitto prima di decidersi ad alzarsi. Aprì un po’ le finestre di casa; si ricordava che ad Isabella piaceva far cambiare l’aria la mattina presto. Si diresse poi nella sua stanza per andare a prendere dei vestiti per cambiarsi e poi proseguì per il bagno.

Se la prese con calma in bagno. Si fece la barba e una doccia fredda per calmare il suo amico; era l’unico modo che in quel momento gli andava. Era più di un mese che non faceva sesso, riflettè, e se continuava così, avrebbe dovuto trovare un modo migliore per dare soddisfazione al suo amico … e anche a sé stesso.


 

Erano da poco passate le sette quando decise di uscire di casa per andare in mensa. Isabella gli aveva detto di non aspettarla, e lui non poteva fare altro. Quando arrivò, la sala mensa era già affollata. Proseguì verso il tavolo del personale e si sentì osservato nel suo cammino.

-Ciao Edward!- la voce squillante di Rachel lo fece sorridere.

-Ciao Rachel.- le rispose.

-Sei solo?- chiese lei buttando un occhio alle sue spalle.

-Sì, Isabella è andata a correre. Mi ha detto di non aspettarla.-

-Siediti qui con noi, così intanto ti presento qualcuno.- e gli indicò una sedia alla sua sinistra.

Mentre si sedeva, Rachel proseguì con le sue intenzioni ed indicò due persone che stavano proprio di fronte a loro. -Loro sono James e Victoria. Sono due personal trainer e tutor di alcuni ospiti.-

Si scambiarono un saluto di cortesia.

-Lei è Lauren, è una degli infermieri. E lei è Jessica, la nostra dietologa.- ed indicò due persone alla sua destra.

Anche con loro ci fu uno scambio di saluti.

La colazione passò tranquilla. Rachel era una vera macchinetta e le piaceva molto parlare. Edward si concentrò su altro per non stare ad ascoltarla e lei non lo disturbò mai.

Quando finirono di mangiare, si alzarono entrambi.

-Sai Edward.- disse lei. -Per stasera avevo proposto a Jake di uscire e andare a Port Angeles in un nuovo pub che hanno appena aperto. Ci verresti?-

-Non so se …- iniziò in imbarazzo Edward.

-Se vuoi lo chiedo io ad Isabella se ne ha voglia, così vieni anche tu.- gli propose.

Edward la guardò senza dire nulla.

-So della tua situazione.- chiarì.

-Chi lo sa?-

-Non siamo in molti a saperlo. Io, Jake, Embry, Emily e il dottor Hammond. Nonché i soci.-

-E gli altri?-

-Non credo che lo sappia nessuno oltre a noi.-

Edward continuò a guardarla come se volesse chiederle qualcosa, ma non ne aveva il coraggio.

-Per quel che mi riguarda, il motivo per cui sei qui è solo affar tuo. Ok?-

Edward assentì con la testa.

-Andiamo?- una voce alle sue spalle lo fece voltare. Era Embry.

-Sì.- e si avviarono all’uscita.

 

Edward ed Embry avevano visto dove si trovavano tutte le strutture e cosa c’era da fare.

Si fece l’ora di pranzo. Entrando nella sala mensa, Edward notò che Isabella lo precedeva nella fila per il self-service.

Quando anche lui ebbe riempito il suo vassoio, si diresse al tavolo. Il posto di fronte ad Isabella era vuoto e vi si sedette.

-Com'è andato il giro con Embry?- chiese lei inforcando una foglia di insalata.

-Bene.- rispose Edward versandosi l'acqua. -Questo posto è immenso.-

-Avremo molte cose da fare.- gli fece presente Embry che era seduto al suo fianco.

-Allora stasera tutti al pub.- disse Rachel seduta alla sinistra di Isabella.

Edward guardò Isabella. -Solo se ne hai voglia.- specificò lei.

-Sì!- rispose con entusiasmo. -Ma dobbiamo anche andare a fare la spesa.-

-Potremmo andarci nel tardo pomeriggio e poi ci incontriamo con gli altri al pub.-

-Pizza?- chiese Embry

Isabella guardò Edward in attesa in un suo cenno d'assenso. Il suo capo e la sua bocca non si mossero in tal senso, ma gli occhi tradivano questa voglia.

-Ok.- disse lei per entrambi.

-Parliamone dopo.- intervenne Jake dal fianco di Embry.

 

Dopo pranzo, Isabella accompagnò Edward in giro per la struttura principale. Quando si trovarono nella zona uffici, incontrarono anche gli altri.

-Stasera a che ora?- chiese Rachel sempre più entusiasta.

-In pizzeria per le 20.- suggerì Jake.

-E poi al pub.- disse Embry. -Domani non abbiamo molto da fare e quindi possiamo fare tardi.-

-Noi ci troviamo direttamente in pizzeria.- disse Isabella. -Andiamo al centro commerciale a fare la spesa.-

-Alla Bella Italia?- chiese Rachel.

-Ok.- fu la risposta univoca.

Edward non parlò mai anche se presente, ma fu ben felice di vedere che gli sguardi che gli rivolsero non erano più ostili.

 

Verso le 16 Isabella ed Edward partirono per Port Angeles.

Arrivati al centro commerciale, si diressero all'interno del supermercato.

-Cosa posso prendere?- chiese Edward.

-Quello che vuoi. Tieni anche presente che se ti dimentichi qualcosa, poi te la posso portare la prossima settimana quando ritorno.-

-Cosa mi consigli?- le chiese guardandosi un po' attorno.

-Prendi quello che ti andrebbe da mangiare quando sei solo. In genere prendo dei gelati e delle schifezze.-

Riempirono il carrello con cibi non proprio adatti ad una clinica per malattie alimentari.

Finita la spesa, andarono in libreria.

-In clinica non c'è una vera biblioteca, quindi se ti piace leggere approfittane.- gli riferì Isabella.

Gironzolarono un po' per i vari scaffali.

Edward trovò un paio di titoli interessanti.

-Ti piace Kay Scarpetta?- gli chiese Isabella notando il libro che aveva in mano.

-Non ho mai letto un libro di Patricia Cornwell.- le rispose Edward chiudendo il libro dopo aver letto il riassunto della trama nella sovracopertina.

-Se vuoi ti presto tutta la collezione da leggere.-

-Li hai letti tutti?-

-Dal primo all'ultimo. Alcuni sono a casa in clinica. Se vuoi li puoi leggere.-

-Si, volentieri.- e poi Edward diede un'occhiata al suo orologio. -A che ora dobbiamo andare.-

-Possiamo anche avviarci.- rispose lei controllando anche il suo. -Staranno per arrivare.-

E così recuperarono le sporte della spesa e si diressero all'uscita.

 

Arrivati alla pizzeria, non fecero in tempo ad uscire dall'auto che furono investiti dal ciclone Rachel.

-Che bello! Che bello! Che bello!- continuava a ripetere.

-Rachel calmati!- Le ripeteva Jake ma con poca convinzione.

-Sei sicuro che siamo fratelli?-

-Perchè?-

-Come può una splendida ragazza piena di vita come me essere così strettamente imparentata con un musone bradipo come te?!-

-Lo dico a papà che pensi di essere stata adottata.-

-... e io gli dico che martedì hai preferito andare a pescare e gli hai detto che avevi molto da fare alla clinica, invece di andare a trovarlo!-

-Ci rinuncio.- e Jake si voltò dall'altra parte per andare alla porta del ristorante.

Tutti stavano per scoppiare a ridere.

-Fratellone ti adoro!- e gli corse dietro per saltargli in spalla.

Tutti risero e si avviarono verso l'ingresso.

 

La cena in pizzeria passò in tranquilla. Dopo poco che si sedettero, si aggiunsero anche Embry ed Emily. Rachel continuava a tenere banco con la sua spensieratezza e questo fece star bene un po' tutti. La prima impressione di Edward quando si sedette al tavolo della clinica fu di ostilità nei suoi confronti. Ora si sentiva un po' parte di quel gruppetto che era stato costretto ad accettarlo. Si vergognava delle motivazioni per cui era obbligato a stare lì, ma nessuno gli aveva chiesto niente. Nessuno aveva espresso un giudizio, o almeno lui non lo sapeva. A pensarci ora, neanche con Isabella aveva avuto modo di parlare di quello che era successo. Si era limitato a subire passivamente gli eventi di quei giorni senza chiedere il perchè. Forse un giorno ci sarebbe stata occasione, ma ora si voleva godere quel momento di allegria.

 

Arrivarono al pub che erano quasi le undici. Il locale era già pieno di ragazzi. Rachel avevo spiegato che era un disco pub, quindi fin tanto che c'era musica sarebbero stati lì. Non gli dispiaceva tirare tardi dopo più di un mese di orari forzati, però il ricordo di quello che era successo in un pub di Seattle, un po' lo intimorì.

Il locale era ampio; la zona del pub era piena di tavoli separati da delle staccionate, era un po' in stile country, anche se mancavano le balle di fieno e i cappelli da cow-boy alle pareti. La zona disco era dietro una parete e ci si accedeva da un paio di porte che solo quando si aprivano lasciavano entrare il rumore della musica.

Quando fecero il loro ingresso, Edward si guardò un po' attorno. Ad un secondo giro di perlustrazione, notò una persona che lo osservava. Difficile notare quell'uomo moro alto quasi due metri che gli si stava avvicinando. Edward allarmato guardò in direzione di Isabella che non si era accorta di nulla perchè stava parlando con Emily. Fu infatti quest'ultima ad accorgersi del suo sguardo e dare di gomito ad Isabella per richiamare la sua attenzione su Edward. Quando lei lo guardò, girò lo sguardo con quello di Edward e in quel momento venne investita dall'uomo.

-Non ci posso credere!- gli urlò l'uomo all'orecchio. -Sei proprio tu!-

-Sì, Emmett.- e lei gli strinse le braccia al collo con quanta forza aveva.

Solo quando il loro abbraccio caloroso si interruppe, Emmett si rivolse ad Edward.

-Ogni tanto i tuoi casini portano a qualcosa di buono.- gli disse tendendogli la mano e portandolo al suo petto per un abbraccio.

-Come mai qui?- chiese Emmett.

-Una serata di svago.- fu la risposta di Isabella.

-Siete solo voi due?-

-No, siamo con altri.-

-Allora facciamo un unico tavolo.- ed Emmett si girò cercando di richiamare l'attenzione di qualcuno.

-Emmett.- intervenne Edward. -Non so se sia il caso senza aver prima chiesto agli altri.-

-Ragazzi, ci sarebbe un tavolo direttamente nell'area disco...- si intromise Rachel. -Ciao! Io sono Rachel!- disse rivolgendosi ad Emmett.

-Io Emmett. Il fratello di questo qui.- ed indicò Edward.

-Ottimo! Facciamo un unico tavolo!- e Rachel sparì seguita da Emmett.

-Edward, non sapevo che c'era ...- iniziò Isabella scusandosi.

-Domani non è la giornata dei genitori alla clinica, vero?- chiese lui un po' alterato.

-No. E' il prossimo week-end.-

-Mi prendi in giro?-

-No. Un week-end al mese è dedicato all'incontro con i familiari, ma solo quelli degli ospiti. Il prossimo è quel week-end.-

-Isabella non ce l'ho con te … ma l'altro giorno mia sorella, oggi mio fratello …-

-Lo so che vuoi decidere tu quando incontrarli.- lo interruppe Isabella. -Ma ci troviamo vicino a Forks, dove guarda caso vivono i tuoi. Cosa avresti fatto se oggi ce li fossimo incontrati al centro commerciale?-

-Dove vuoi andare a parare?-

-Se vuoi isolarti dalla tua famiglia, fino alla fine dovrai rimanere chiuso entro i confini della clinica. Ma se vuoi vedere un po' di quello che c'è anche fuori, devi mettere in conto la probabilità di incontrare qualche tuo familiare.-

-Stranamente queste probabilità sono molto alte in questi giorni.-

-Sai dove vado quando sono in ferie?-

-No.-

-A Forks. E a meno che tu non ti rinchiuda in casa mia, le probabilità di incontrare i tuoi genitori in giro saranno maggiori. E ti ricordo che dove vado io, devi andare tu e non ho intenzione di stare in clausura per farti un favore.-

-Quindi hai organizzato per farci incontrare.-

-Credi quello che ti pare. Non vi vedevo da dieci anni e improvvisamente siete entrati nella mia vita. E' stato uno shock per me quanto per te. Quindi fammi il piacere di non rompere.-

-Perchè se no che fai? Mi rispedisci dentro?-

-No. Ma posso chiedere che sia qualcun'altro ad averti come palla al piede.- e così rispondendo si incamminò nella direzione dove aveva visto sparire Rachel ed Emmett.

-Sono contento che Isabella stia tirando fuori le unghie.- Edward si girò per vedere chi aveva parlato. Jacob.

-Non mi chiedi il perchè? Te lo dico lo stesso.- e gli si parò davanti per guardarlo dritto negli occhi. Era un po' più alto di Edward. -Sei uno stronzo. E lei se ne sta rendendo conto. Ma non ti preoccupare. Ha delle persone che le parano le spalle, che tu non hai. E con quelle stesse persone ci avrai a che fare tutti i giorni.-

-Cos'è? Una minaccia?- chiese Edward stringendo i pugni e reprimendo la voglia di fare a cazzotti.

-No è una promessa.- e Jake lo sovrastò avvicinandosi di più e guardandolo con odio. -Devi sputare sangue per quello che hai fatto. E te lo farò sputare. Sarà mia premura farti sentire peggio che in galera.-

-Sto pagando per quello che ho fatto!-

-Sicuro? E per le vite che hai rovinato prima hai avuto l'assoluzione?-

-Non so di cosa stai parlando!-

-Tranquillo! Ho tutto il tempo per rinfrescarti la memoria.-

-Bene!- disse Rachel ponendo le mani sul petto dei due per farli separare. -Se avete finito di fare a gara a chi a più testosterone, gli altri ci aspettano al tavolo.-

 

Una volta in sala disco, Edward notò che oltre ad Emmett, c'erano Alice, Rosalie e Jasper. Stavolta andò meglio e riuscì ad abbracciare tutti i suoi familiari. Per sua fortuna, la musica era già alta e quindi era impossibile parlare.

Rachel riuscì a convincere tutti a buttarsi in pista.

Stavano ballando, quando notò come si muoveva Isabella ballando. Era sexy e glielo diceva anche il suo amico dentro i jeans. La mattina aveva osato molto nel baciarla, ma da come si erano messe le cose, forse tentare di farci sesso era escluso. Forse avrebbe potuto, senza dare nell'occhio, provarci con qualche altra ragazza lì e farsi una sveltina nel bagno.

Con nonchalance si girò su se stesso alla ricerca di una probabile preda ma trovò gli occhi ostili e infuocati di Jacob Black che lo guardavano quasi ad intuire le sue intenzioni. Vicino a Jacob c'era Jasper che lo guardava con la stessa intensità e gli sembrava che i suoi gli parlassero dicendogli le stesse cose.

Ok. Non solo Isabella aveva delle guardie del corpo, anche tutte le ragazze li presenti ne avevano. Tanto valeva non girarsi verso Emmett prima di trovarsi con le spalle al muro.

 

-Stasera facciamo un gioco.- esordì lo dj. -Appena smetto di parlare giratevi di 180 gradi e la prima persona che vi trovate davanti sarà il vostro partner per la prossima canzone. Pronti? Giratevi!-

Edward sentì qualcuno che lo spingeva e si trovò Isabella proprio di fronte. Lei si guardò un po' intorno come alla ricerca di qualcuno ma tutte le persone attorno a loro era già strette in un abbraccio. Ed erano tutte coppie.

Le porse la mano che lei accettò con un velo di titubanza e si avvicinarono mentre partirono le note di “Romeo and Juliet” dei Dire Straits.

I capelli di lei, lasciati sciolti sulle spalle, gli sfiorarono la mano che teneva alla base della sua schiena. Il suo profumo, floreale, era eccitante. Chiuse gli occhi aspirandolo. Cercò di avvicinarla maggiormente a sé e sentì il suo corpo aderire al suo. Anche il suo amico dei piani bassi se ne accorse ed anche lei perchè si irrigidì un momento. Poi si lasciò andare ed Edward, aprendo appena gli occhi, notò che lei li aveva chiusi. Ballarono così, stretti, in una loro bolla dove l'unica cosa che sentivano era una nenia lontana che non seguivano nel dondolarsi.

Solo quando la musica cambiò timbro, si risvegliarono dalla loro intimità per venire catapultati nel mondo di Lady Gaga. Si guardarono restando ancora abbracciati e fu Isabella a staccarsi per prima.

Si allontanò di qualche passo per poi girarsi e andare al tavolo.

Edward rimase in pista, solo e con qualcosa che gli mancava.

 

  
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