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Autore: EverybodyHurts    09/05/2012    6 recensioni
Chi dice che l'unico amore sbocciato tra i corridoi dell'inaffondabile fu quello di Jack e Rose? E se ci fossero stati due giovani, Tyler e Mallory, che si sono incontrati per caso e si sono amati follemente? Questa è la storia del loro incontro, dell'amore che li ha uniti in un'unica anima, quell'amore indistruttibile che lascia sempre senza fiato.
La loro storia, al contrario di quella di Jack e Rose, avrà un lieto fine? Saranno due dei fortunati superstiti? La vita li separerà o sarà gentile con loro?
"L’inaffondabile mi stava aspettando: così la chiamavano. La più grande nave mai costruita fino ad allora, la più maestosa, la più bella, la nave dei sogni. Chiunque avrebbe desiderato salire con noi ma pochi ebbero il meraviglioso privilegio di farlo. Io ero una di quelle persone che avevano il biglietto, quel biglietto. E ancora non riuscivo a capacitarmene."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaaaaaaaao gente!:3
Eccomi di nuovo qui! Scusate l’immenso ritardo ma in questi giorni sono super impegnata. Causa? Scuola. Eh sì, Maggio è il mese delle interrogazioni, dei compiti in classe e quant’altro, oltre ad essere il mese del mio compleanno. <3
Non mi dilungo ulteriormente, vi lascio al nuovissimo capitolo se mai qualcuno lo leggerà xD Spero davvero che non vi siate già dimenticati di me çwç
Un bacio, aspetto le vostre recensioni :3
 
 
Sdraiata sul mio letto chiusi gli occhi per un po’. Eravamo posizionati molto in alto rispetto alla stiva ma mi sembrava addirittura di sentire le onde del mare che ci cullavano. Era una specie di Paradiso, un’emozione del tutto indescrivibile. Ogni volta che pensavo che uno dei tanti passeggeri a bordo del Titanic ero proprio io, i miei occhi s’inumidivano di lacrime per l’emozione. Nonostante l’oblò mostrasse ventiquattro ore su ventiquattro l’oceano, ancora non riuscivo a capacitarmene. Quella sera avevo intenzione di esplorare il ristorante di terza classe. Tra i passeggeri si era sparsa la voce che il cibo non era un granché e tantomeno il locale. Non sono mai stata una di quelle ragazze che crede alla prima cosa che le si dice, volevo accertarmene con i miei occhi. Aspettavo con ansia l’ora di cena per vedere finalmente la sala.
« Andiamo? » chiesi ai miei genitori.
« Fra un po’ tesoro, è ancora presto. » disse mio padre mentre stava giocando a carte con Jared.
Sbuffai.
« Come mai sei così impaziente? » chiese mia madre mentre stava sistemando una gonna in valigia.
« Sono curiosa. »
« Come sempre del resto. » si voltò e mi stampò un bacio sulla fronte.
« Ma a che ora andiamo a cena? » chiesi nuovamente sperando che non troppo tempo ci separasse da quel fatidico momento.
« Dovrebbero avvisarci con un suono credo.. una campana forse? » disse Jared sorridendo. Pochi secondi dopo udimmo un suono strano. Sembrava essere proprio il suono di una campana, Jared aveva indovinato.
« Sembra che siamo tornati in prima elementare. Per la tua gioia signorina, è ora di cena. » guardai Jared felicissima.
Mi catapultai fuori dalla stanza senza aspettare i miei genitori. Non avevo la più pallida idea di dove andare; avrei seguito la folla. In fondo al corridoio, destra, poi sinistra e ancora destra, dritto fin ad arrivare ad una porta di legno che qualcuno spalancò. La sala era piuttosto grande, molto illuminata ed allestita con numerosi tavoli di legno e due panchine per ciascun tavolo. Vicino all’ingresso c’era un cameriere che, molto svogliatamente, ci invitava a sederci. Mi resi conto troppo tardi che i tavoli erano quasi tutti completamente riempiti. Mi accomodai in un tavolo in cui c’era un solo posto libero e pensai: i miei sapranno cavarsela benissimo anche da soli. Sorrisi.
Fantasticai su quello che avrebbero potuto portarci per cena. Non ero mai stata in un ristorante e quella sarebbe stata la prima volta in assoluto in cui qualcuno avrebbe servito me. Ogni piccolo dettaglio attirava la mia attenzione: una forchetta, un coltello, un cucchiaio, la camicia del ragazzo seduto di fronte a me..
« A quanto pare non l’hai fatto. » disse lui incrociando le braccia al petto.
« Co-cosa? » balbettai imbarazzata. Lui mi stava fissando mentre io guardavo con ammirazione.. una forchetta?  
« Il mio consiglio.. quello di stare alla larga da uno svitato come me. » sorrise. Una ciocca di capelli castano scuro scivolò sul suo volto coprendogli l’occhio destro. La scansò bruscamente e tornò a guardarmi.
« Sinceramente non sapevo neanche che tu fossi qui. » dichiarai.
« Dicono tutti così, so che provi attrazione nei miei confronti e non riesci a stare alla larga da me. » sorrise beffardo con l’aria da duro. Credeva di essere più forte di me? Sì sbagliava di grosso.
« Okay, sei davvero uno svitato, avevi ragione. »
Scoppiò a ridere. « Dovrai subire questo svitato per l’intera cena, mi auguro che duri un sacco di tempo. »
« Scommettiamo che tra meno di cinque secondi mi alzo da questa stupida panchina e mi siedo altrove? » chiesi. Questa volta sorrisi io beffarda.
« Non hai il coraggio. » la sua calma mi snervava, oltre a lasciarmi completamente senza parole.
« I cinque secondi stanno per finire, sarebbe meglio che tu ti dia una mossa. » concluse.
Accettai la sfida: mi alzai e mi diressi verso un altro tavolo più in là. Fortunatamente c’era un posto libero pronto ad ospitarmi. Mi sedetti dove potevo guardarlo meglio per rinfacciargli la mia vittoria. Lui mi fissò allibito. Gli feci l’occhiolino.
Con la bocca mimai un “che ti avevo detto?”, lui scosse il capo sconfitto.
Quando qualcuno posò le mani sulle mie spalle sobbalzai, tanto ero presa.
« Amore ma che fine hai fatto? » chiese mia madre dolcemente.
« Ero qui. »
« Ti stavamo cercando. Noi siamo a quel tavolo laggiù – lo indicò – rimani qui? »
« Sì mamma, non preoccuparti, io sono qui. » sorrisi.
« Va bene. » tornò al suo tavolo ed io tornai a lanciare sguardi di sfida a Tyler.
Mi ero scordata persino il motivo per cui eravamo in quella sala: la cena. Un cameriere iniziò a distribuirci della zuppa ai fagioli che io divorai in pochi secondi per quanto ero affamata. Quando rialzai lo sguardo Tyler stava ridacchiando. Per quale motivo ridacchiava? Il mio modo di mangiare lo divertiva molto?
Mentre io mi facevo queste domande, vidi alcune persone alzarsi ed uscire dalla sala. La cena era già finita? IL DESSERT? Dov’era il dessert?
Mi alzai anche io, sembrava stupido ma non volevo che Tyler si alzasse prima di me. Mi diressi verso la porta principale ignorandolo ma qualcosa o meglio qualcuno mi afferrò il polso. Mi voltai. Occhi azzurri..
« Ancora tu? Prima mi dici di stare alla larga da te poi mi cerchi sempre. »
« sempre. Che parolone! Voglio solamente renderti felice, so che lo sei se ti ronzo intorno. »
« Ti stai comportando in modo strano, spero che tu te ne renda conto. Hai bevuto? »
« Sono lucidissimo. »
« Sì, facciamo finta che ti credo. Credo proprio che andrò a dormire ora. Spero che domani sarai.. lucido. »
« Beccata! Domani? Quindi vuoi rivedermi, eh?! Userò quest’elemento sempre e comunque contro di te, sappilo. » lasciò il mio polso ed incrociò le braccia al petto.
Scossi il capo.
« Vieni a fare un giro sul ponte? » chiese all’improvviso. Lo squadrai.
« Quindi sei tu quello che vuole vedermi! Ammettilo, non puoi vivere senza di me. » scherzai. Lui scoppiò a ridere.
« Non hai risposto alla mia domanda, comunque. Andiamo a fare un giro? Il mare di notte è uno spettacolo. Forza, Mall. » sobbalzai quando pronunciò quel soprannome. Mall. Mm, non suonava male.. nessuno mi ci aveva mai chiamata prima!
« Dovresti ritenerti fortunata.. » continuò.
« Per quale motivo? »
« Stringo amicizia solamente con le persone che mi ispirano. »
« Sono lieta di essere la tua fonte ispiratrice. »
Mi precedette ed uscì dalla sala invitandomi a seguirlo. Dopotutto avevo voglia di andare sul ponte a guardare il mare di notte. Sarebbe stato decisamente fantastico sentire il vento accarezzarmi i capelli. Era una buona idea. Non avrei mai ammesso a me stessa che uno dei motivi principali per cui stavo andando sul ponte era proprio.. Tyler. Mi faceva ridere, era simpatico. Volevo “conoscerlo” un po’ di più.
Arrivati, si diresse immediatamente verso la ringhiera. Lo seguii e mi voltai verso il meraviglioso oceano illuminato dal chiarore della Luna e dai mille oblò illuminati di terza classe. Chissà come si stavano divertendo, quali vestiti stavano indossando, con chi stavano ballando, cos’avevano mangiato.. Scacciai i pensieri e mi concentrai sul ragazzo che fissava l’oceano, proprio come stavo facendo io.
« Ti manca..? » chiesi all’improvviso e non me ne resi quasi conto. Era stata la mia bocca a parlare, non io!
« Cosa? » si voltò di scatto verso di me.
« La tua famiglia, la tua casa.. sei scappato così.. »
« Credo che.. partendo.. li ho solamente resi felici.. non siamo mai andati d’accordo. » abbassò lo sguardo poi si riprese subito e tornò a guardare dritto di fronte a sé.
« Tu e i tuoi? » domandai.
« In particolar modo io e mio padre.. non passiamo UN giorno senza litigare.. lui beve, sperpera i risparmi di una vita in una sola serata per qualcosa da bere.. E noi siamo costretti a vivere nella merda. Mi dispiace solo di.. aver abbandonato mia madre nelle mani di quel bastardo che spesso si diverte a picchiarla. » notai i suoi occhi scintillare. La sua voce era flebile, quasi un sussurro.
« Avrei voluto portarla con me ma.. lei non avrebbe mai accettato. E’ troppo ancorata a lui e.. se gliel’avessi detto probabilmente lei l’avrebbe rivelato a mio padre.. e non sarei mai potuto partire. Spero che in mia assenza le cose vadano meglio.. » una lacrima oltrepassò la barriera dei suoi occhi e scivolò via sulla sua guancia. All’improvviso ebbi il desiderio di toccargli quella guancia bagnata. Allungai la mano e gli toccai la guancia spostando quella piccola lacrima. Lui mi guardò e per un attimo sorrise dolcemente.
« E’ curioso. »
« Cosa? » chiesi. Ero sollevata, stava sorridendo anche se solo per poco.
« Sto raccontando la mia vita ad una perfetta sconosciuta. »
Risi. « Questa perfetta sconosciuta è speciale allora. »
« mh. »
« A quanto pare durante questo lungo viaggio avrò qualcuno con cui parlare. »
« Lo stesso vale per me. – sorrisi – Ora devo rientrare altrimenti i miei mi daranno per dispersa. » salutai con la mano e mi diressi verso la mia cuccetta.
« Aspetta! » esclamò. Mi voltai verso di lui.
« Sono contento di averti conosciuta, Mall. » Pian piano mi stavo abituando a quel nuovo soprannome e.. mi piaceva. Gli sorrisi e feci l’occhiolino.
Non pronunciai un “Anche io”, per quello c’era ancora tanto tempo.

---

Grazie a:
SmileAlways_muffinSantana Lopez1Dsmiles_
per aver recensito *--*
E ovviamente grazie a tutti quelli che l'hano messa nelle seguite/nei preferiti/da ricordare.
Siete meravigliosi. <3
   
 
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