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Autore: Hi Ban    10/05/2012    3 recensioni
La porta dell’ingresso sbatté con forza e di lì entrarono Sasuke e Sakura, il primo borbottando e la seconda urlando in maniera poco civile.
Itachi sperò ardentemente che i due non si recassero in soggiorno, ma era destino che i dieci minuti che gli mancavano per finire tutto diventassero sessanta.
Il suo otouto entrò con sguardo particolarmente minaccioso nella stanza in cui si trovava lui, seguito a ruota da una Sakura paonazza e pronta a spaccare qualsiasi cosa le si fosse parata davanti. Fortunatamente il vaso che nonna Hanae aveva regalato qualche anno prima era stato spostato in camera dei loro genitori: si era già rotto una ventina di volte e rincollarlo ogni volta stava divenendo sempre più difficile, visto che molte schegge andavano perdute. Se Sakura avesse deciso di usare quello per uccidere Sasuke in un raptus d’ira non sarebbe stato ritrovato nulla, nemmeno un minuscolo frammento del cimelio del clan. E la nonna avrebbe distrutto tutti loro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A quella fessa di Nihal, che prima se ne va in Giappone prima la smette di stressare l'anima!XD




Onigiri-kun e liti in soggiorno





Itachi se ne stava tranquillamente seduto al tavolo della cucina, intento ad osservare con sguardo pacatamente soddisfatto i rapporti che aveva davanti agli occhi. Aveva iniziato a compilarli alle due e finalmente, dopo svariate ore, senza contare la mezza pausa che si era concesso per prepararsi il tè, aveva quasi finito quella tortura. In verità, poi, tutto quel lavoro sarebbe toccato a Shisui, ma erano anni che con strani sotterfugi relegava tutto a lui, Itachi infatti non era nemmeno troppo sicuro che il cugino sapesse dove metter mani tra tutti quei fogli.
L’Uchiha sospirò, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e bevendo l’ultimo sorso di tè, ormai freddo. Se tutto andava secondo i suoi piani, presto sarebbe potuto uscire e andare ad allenarsi, magari passando anche a comprare cavoli e dango. E anche qualche pomodoro, sì. Tanto ormai nemmeno Mikoto osava più pronunciarsi sulle strane abitudini culinarie dei figli, l’importante era che mangiassero.
Quante madri, poi, potevano vantare dei figli che avevano come cibo preferito un ortaggio? Poche, ecco. Con più sforzo psichico di quel che si sarebbe aspettato, Itachi riprese a compilare quelle noiose pratiche che sperava di non dover più vedere per anni. Era Itachi Uchiha, certo, ma nemmeno lui adorava passare in casa un pomeriggio soleggiato come quello, anziché uscire e starsene tranquillamente per i fatti suoi in uno dei rari giorni in cui non aveva missioni o contrattempi vari.
La penna scorreva veloce sui fogli, quando un forte rumore lo sconcentrò. Già prima aveva sentito un vociare confuso farsi sempre più vicino, ma aveva tentato comunque di concentrarsi sul suo lavoro. Beh, con la fortuna che aveva, il fantomatico vociare confuso – che, facendosi più vicino, era divenuto un litigio in piena regola – era destinato ad invadere casa sua.
La porta dell’ingresso sbatté con forza e di lì entrarono Sasuke e Sakura, il primo borbottando e la seconda urlando in maniera poco civile.
Itachi sperò ardentemente che i due non si recassero in soggiorno, ma era destino che i dieci minuti che gli mancavano per finire tutto diventassero sessanta.
Il suo otouto entrò con sguardo particolarmente minaccioso nella stanza in cui si trovava lui, seguito a ruota da una Sakura paonazza e pronta a spaccare qualsiasi cosa le si fosse parata davanti. Fortunatamente il vaso che nonna Hanae aveva regalato qualche anno prima era stato spostato in camera dei loro genitori: si era già rotto una ventina di volte e rincollarlo ogni volta stava divenendo sempre più difficile, visto che molte schegge andavano perdute. Se Sakura avesse deciso di usare quello per uccidere Sasuke in un raptus d’ira non sarebbe stato ritrovato nulla, nemmeno un minuscolo frammento del cimelio del clan. E la nonna avrebbe distrutto tutti loro.
I due, comunque, erano entrati in soggiorno senza prestare troppa attenzione al ragazzo, che difficilmente riusciva ad ignorarli. O meglio, Sasuke avrebbe anche continuato a camminare fino a farsi tutto il giro della casa pur di non fermarsi, ma Sakura necessitava di parlare e aveva deciso di farlo fermare proprio lì, in soggiorno. Doveva essere uno dei suoi soliti e frequenti colpi di fortuna mancata, convenne Itachi. A quanto pareva, comunque, suo fratello ne aveva combinata un’altra delle sue e doveva averla fatta anche piuttosto grossa se perfino Sakura non era riuscita a scusare il suo strano modo di vedere le cose e comportarsi di conseguenza.
«Sas’ke! Ascoltami dannazione! Mi sono stancata di parlare con la tua schiena!» borbottò esasperata Sakura, ottenendo che Sasuke si voltasse verso di lei, con uno dei suoi sguardi pieni di indifferenza.
Itachi sospirò piano: non lo aveva ancora capito che con lei quelle occhiatacce non funzionavano più?
«E non fare quella faccia, Uchiha! Non è possibile che ogni volta sia sempre la stessa storia!» aggiunse, riferendosi, probabilmente, al guaio in cui si era cacciato Sasuke.
Quest’ultimo si limitò ad alzare un sopracciglio e a sbuffare.
Da dove si trovava Itachi, ovvero dietro al tavolino pieno di fogli impilato in maniera ordinata, l’Uchiha poteva seguirsi lo scambio di battute in maniera a dir poco perfetta, con tanto di visione dettagliata delle loro mimiche facciali. Caso o no che fosse il fatto che si erano piazzati proprio davanti a lui poco importava, ignorarli gli risultava particolarmente difficile; e non solo perché entrambi, checché ne dicessero, avevano complessi di protagonismo enormi, ma anche perché era anche discretamente incuriosito.
Vedere suo fratello alle prese con Sakura era divertente, visto che ne usciva sempre poco vittorioso.
«Io non ho fatto niente, Sakura» ribatté con calma, come se quella sola frase potesse mettere a tacere la rabbia dell’Haruno.
La videro chiaramente entrambi gli Uchiha presenti la vena che prese a pulsare sulla tempia di Sakura.
«Non dire idiozie! Mi hai fatto fare una figura orribile! E mi hai anche trattata come una stupida, Sas’ke!» disse tutto d’un fiato, stringendo i pugni e sporgendosi verso il ragazzo. Sasuke non si mosse, ma intuì che la sua ultima uscita non era stata accolta con particolare benevolenza.
Forse era il caso di affrontare la situazione, si disse, intanto l’Haruno non gliel’avrebbe fatta passare liscia in ogni caso.
«Sei stata tu ad iniziare» commentò con semplicità, come se fosse la questione principale su cui concentrarsi.
Sakura non era d’accordo: «Non osare dare la colpa a me! Sei tu che hai aggredito lui e me, per chissà quale complesso maschile che–»
«Io non ho nessun complesso maschile» ci tenne a ribattere immediatamente l’Uchiha, interrompendo la brillante arringa che stava portando avanti la ragazza.
Itachi ci stava capendo relativamente poco, ma qualcosa era riuscito ad intuirla benissimo da quel ‘lui’ e dal ‘complesso maschile’.
Probabilmente, Sasuke aveva mostrato la sua personale concezione di legame che aveva, particolarmente cavernicola invero.
«Smettila di cavillare, non è questo il punto!»
«E quale sarebbe allora?»
Sakura fremette dalla rabbia, ma si trattenne dal riversarla interamente su Sasuke, cosa per cui Itachi avrebbe voluto ringraziarla. Era pur sempre il suo otouto.
«Sarebbe che non puoi arrabbiarti ogni volta che rivolgo la parola a qualcuno che non rientra nella cerchia di persone che hai visto almeno tre volte per più di trenta secondi!» commentò con ira, senza dare troppa considerazione a quel che aveva effettivamente detto.
Quando si arrabbiava tendeva a dire cose con poca logica, benché nella sua mente un senso ce l’avessero. Non sapeva ben controllare la rabbia, ma non era nemmeno colpa sua se Sasuke metteva a dura prova la sua psiche con i suoi comportamenti infantili due giorni su tre.
Itachi ebbe l’ardire di supporre che ora suo fratello avrebbe messo in moto il cervello, tentando di trovare un’argomentazione decente per tirarsi fuori da quella situazione.
Nel giro di due secondi ebbe modo di rendersi conto ancora una volta che mai avrebbe dovuto scommettere sulle azioni sensate del fratello; non ne esistevano quasi mai.
«Non c’entra nulla. Con Kiba parli mi pare» fece presente, lasciando basita anche Sakura.
«Ma lui lo conosciamo da anni! E compagno di Hinata! Allievo di Kurenai sensei!» asserì una volta ripresasi dalla sorpresa per quell’uscita.
«Io non l’ho mai guardato per più di trenta secondi» chiarì prontamente e all’espressione interrogativa di Sakura aggiunse: «Mi fa ribrezzo guardare in faccia un mezzo cane.»
Di quel passo, convenne saggiamente Itachi, l’Haruno sarebbe morta di soffocamento – stava trattenendo il fiato, forse per non esplodere definitivamente – e Sasuke sarebbe stato da raccogliere con il cucchiaino per le prossime quattro settimane. Come avrebbe spiegato ai suoi genitori, una volta tornati a casa quella sera, la presenza di due cadaveri in soggiorno, uno dei quali appartenente al loro secondogenito?
Decise di intervenire lui.
«Otouto, cos’è successo?» si informò con pacato interesse, mettendo giù la penna e attendendo una risposta.
Sasuke si voltò verso di lui con uno scatto fulmineo, mentre Sakura rimase a fissare il suo ragazzo.
«Sta zitto, nii-san» lo rimbeccò soltanto, lanciandogli un’occhiataccia da ‘non ti ci mettere anche tu’.
Non era parso nemmeno troppo colpito dalla sua presenza, segno che si erano accorti di lui, ma lo avevano ignorato bellamente.
Itachi avrebbe voluto fargli diplomaticamente notare che quella discussione poteva anche essere intesa come affar suo, visto e considerato che avevano deciso di venire a litigare proprio lì, in soggiorno, tra tutte le stanza della casa proprio quella in cui lui si stava facendo i fatti suoi.
In fin dei conti, poi, metà della questione l’aveva già capita, ma per completezza sistematica gli mancavano nomi, luogo e situazione nel dettaglio.
Gli venne automatico rispondere allo sguardo assassino del fratello con un mezzo sorriso: era adorabile vederlo immerso in quelle liti di stampo quotidiano che ancora non aveva imparato a gestire, complice anche la sua astrusa idea di relazione sociale.
A rispondere alla sua domanda, comunque, ci pensò Sakura, che evidentemente non vedeva perché tenere nascosto qualcosa che già poteva aver intuito.
«Te lo dico io, cosa, Itachi-san, visto che non c’è bisogno di tenerti nascosta la stupidità di tuo fratello» sentenziò senza staccare gli occhi da Sasuke, che tornò a sua volta a guardare la ragazza in maniera per nulla carina e gentile. L’Haruno non parve poi così impressionata.
«Sakura» la ammonì semplicemente l’Uchiha più piccolo, ma non servì a nulla.
«Sakura un bel niente! Tuo fratello» e qui calcò particolarmente sul ‘tuo fratello’, per inciso «ha deciso che non sono autorizzata a parlare con qualcuno se non ho il suo permesso» riassunse brevemente, incrociando le braccia al petto.
Sasuke sbuffò: «Puoi parlare con chi ti pare» commentò stizzito e prima che Sakura potesse fargli notare che non era stato esattamente così quel giorno, lui aggiunse: «Ma non con Onigiri
Itachi alzò un sopracciglio, poco convinto e Sakura socchiuse gli occhi con fare truce.
«Si chiama Oniji» sottolineò con irritazione, mentre Itachi si tratteneva dal ridere.
Non sarebbe stata una cosa carina da fare, sia perché non sarebbe stato gentile ridere delle liti della coppietta lì davanti sia perché Sasuke avrebbe avuto il coraggio di sparargli addosso una palla di fuoco. E se lui si spostava prontamente e si salvava, il salotto non era dotato di gambe, piedi o arti di sorta e sarebbe tornato al punto di partenza, non avendo un motivo valido per spiegare a Fugaku e a Mikoto la dipartita improvvisa di mezza casa.
Sasuke borbottò qualcosa, Sakura riprese il suo discorso.
«Non stava facendo nulla di male! Mi ha solo parlato!»
«Non l’ho mai visto» si giustificò, anche se quella per Sasuke doveva essere un’affermazione tassativa su cui non era necessario discutere oltre.
Parlare di quelle cose dinnanzi al fratello, tra l’altro, era una cosa che non lo aggradava particolarmente, ma ormai il danno era fatto. Colpa sua che invece di salire aveva girato a destra. O colpa di Itachi che non si era trovato un altro posto per fare quel che stava facendo e che ora aveva smesso di fare per ascoltare le loro vicissitudini senza né capo né coda.
«E’ un ninja medico come me, ovvio che non l’hai mai visto, non passi giornate intere in ospedale, anche se, se vuoi, posso provvedere io!» commentò con acidità.
«Io non ho detto che non ci puoi parlare, Sakura» soffiò con l’aria di chi sta ripetendo cose palesi, ma che gli altri non colgono ovviamente per la loro ristrettezza mentale.
«Sì invece!» insistette la ragazza e Sasuke non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.
«Sakura, cosa–» iniziò, ma la questione era destinata ad essere tirata ancora molto per le lunghe.
«Sei geloso, Sas’ke» intervenne Itachi, traendo le sue conclusioni e facendo anche presente la sua presenza dopo aver ascoltato in silenzio l’ennesimo diverbio senza via d’uscita.
Con suo fratello, Itachi lo sapeva, bisognava arrivare al sodo, senza giri di parole, o nemmeno lui ci sarebbe arrivato in tempi utili al resto del mondo.
«Nii-san!» ruggì allora Sasuke, in quel modo che lui ritenne serio, ma che alle orecchie del fratello maggior giunse come lamentoso e esasperato.
A rendere estremamente chiara la situazione ad Itachi, comunque, ci pensò direttamente Sakura: «Sei arrivato, mi hai chiamata come si fa con un cagnolino che ha marcato il territorio nel posto sbagliato, ti sei girato verso Oniji e gli hai detto che sei un Uchiha, Sas’ke! Tanto valeva che gli piantavi un kunai in gola! Poi mi hai trascinato via e ora siamo qui a chiederci di chi sia la colpa!» e prima che Sasuke potesse far presente che non era andata esattamente così, lei aggiunse, come ciliegina sulla torta: «Sì, sei geloso! E senza motivo, per giunta!»
Sasuke si voltò impercettibilmente verso Itachi e disse qualcosa che sembrava molto un ‘grazie nii-san’, ma stava meglio se seguito anche da un ‘guardati le spalle, guarda nel letto prima di andare a dormire, fa’ attenzione a dove metti i piedi’. Vendetta, in poche parole.
Poi tornò ad osservare Sakura, con quella che era la sua miglior espressione impassibile e priva di qualsiasi emozione fosse riuscito a mettere su.
L’Uchiha era dell’opinione che il racconto della ragazza fosse di parte. Le cose non erano andate così, aveva raccontato tutto in maniera sconnessa e lo aveva fatto sembrare un pazzo.
«Ci siamo presentati, ecco perché gli ho detto il mio cognome» precisò, come se di tutto il discorso la parte importante fosse quella.
«Lui ti ha detto il suo nome, tu gli hai detto solo il tuo cognome e non mi sembra tu sia solito presentarti ad una persona usando il tuo cognome come fosse una garanzia di morte lenta e dolorosa» gli fece presente Sakura, che stava davvero trattenendo ogni cellula del suo essere per non prendere a schiaffi il ragazzo.
«Non può starmi simpatica ogni persona che incontro, Sakura» commentò, come se il ragionamento avesse una logica. Sakura non parve trovarla e lo dimostrò, alzando un pugno a mezz’aria, ma trattenendosi comunque dal colpire Sasuke in testa.
«Ai-chan, la ragazza con cui stavo parlando l’altro giorno, lei non ti stava antipatica! O, perlomeno, non hai detto chi diavolo sei o hai attivato lo sharingan!»
Sasuke storse la bocca in una smorfia, come se una cosa non c’entrasse con l’altra.
Ed in effetti era così.
Onigiri era un maschio.
«Lei non avrà avuto una faccia da idiota, Onigiri sì» riassunse brevemente e sarebbe stato davvero felice se la ragazza avesse sorriso e avesse concluso tutto con un ‘ah, ok!’. Ma poi lui per primo si sarebbe schifato di se stesso, perché una ragazza scema e accondiscendente lui non la voleva e per fortuna Sakura non lo era.
«Oniji!» tuonò con rabbia e, senza nemmeno fare caso a quel che faceva, abbatté una mano sul tavolino, rischiando di spezzarlo completamente in due.
Itachi si sporse fulmineo verso la tazza, reggendola in modo che non cadesse e si infrangesse in mille pezzi, ma essendo dotato di due sole mani – l’altra era poggiata su una sola pila di foglia – ciò che restava sul tavolo finì con il volare per aria, per poi ritornare a poggiarsi sul piano di legno in maniera del tutto confusionaria.
Detto in maniera più spicciola, su quel dannato tavolino non era rimasto nulla dell’ordine messo precedentemente da Itachi e restava solo un’accozzaglia di fogli sparsi a caso.
Itachi non si mosse, aveva ancora la mano attorno alla tazza.
Sakura si portò le mani alla bocca, sconvolta e dispiaciuta: «Oh, mi dispiace tantissimo Itachi-san! Davvero, mi dispiace, io–» fece per mettere mani tra i fogli, per dargli un aspetto decente, ma Itachi la fermò con gentilezza – meno si spostava quel disastro, più probabilità c’erano di ritrovarvi un senso più tardi, quando quei due sarebbero andati via.
«Non ti preoccupare, Sakura» la apostrofò soltanto.
«Visto che hai combinato, Sas’ke?» strillò allora in direzione di Sasuke, che la osservò, un misto tra lo stupito e l’irritato.
Non valeva nemmeno la pena giustificarsi, ci pensò l’Haruno a definire l’ennesimo capo d’accusa: «Se mi ascoltassi non avremmo tutti questi problemi!»
«Onigiri non è tanto importante da essere definito un problema, sei tu che dai importanza ad una cosa così inutile.»
Sakura parve riflettere seriamente su quanto detto da Sasuke. Ci mise giusto un attimo, prima d passare ad una fase di totale rassegnazione, tanto che le braccia le caddero lungo i fianchi e si sarebbe volentieri accasciata a terra se l’avesse ritenuta un’azione fattibile. A quel punto forse lo era anche, ma c’era Itachi-san e lei brutte figure – altre brutte figure, s’intende – non voleva farne.
«Io non sto… io sto solo… ah, dannazione! Sas’ke, tu mi hai trascinata via mentre parlavo con una persona, sì che è importante! In ospedale non potrò parlare con nessuno di questo passo! Con i pazienti posso, almeno?»
Sasuke avrebbe voluto dirle che, di quel passo, Onigiri o Oniji che fosse ci sarebbe finito in convalescenza, tra i pazienti e in quel caso no, non ci avrebbe potuto parlare ma si trattenne unicamente per amor di pace. Se c’era una cosa che il ragazzo aveva capito stando con Sakura era che, se possibile, era meglio evitare di peggiorare ulteriormente la faccenda.
«Sakura, posso consigliarti di ignorare i colpi di testa di mio fratello? Ogni tanto si lascia prendere un po’ troppo» si intromise Itachi, attirando tutta l’attenzione di Sakura.
Lei ascoltò seriamente quanto detto dal ragazzo, infatti poi si ritrovò ad annuire come se la cosa avesse senso e non averci pensato prima fosse stata una grande idiozia da parte sua.
L’Uchiha più piccolo presente nella stanza sbuffò seccato, non particolarmente felice della mezza discussione avviata come se lui, in verità, non fosse presente.
Forse, comunque, la ragazza era veramente decisa a lasciar correre la questione, che a parere di Sasuke aveva già tirato fin troppo per le lunghe.
Si era sbagliato di grosso e Itachi sospirò impercettibilmente, notando come il suo tentativo di farli smettere di discutere, riportando così la pace in soggiorno, fosse fallito miseramente.
Quei due stavano davvero bene insieme, convenne tra sé e sé e non solo perché il blu e il rosa erano complementari come colori – e quella era una considerazione molto da Shisui, si ritrovò a constatare –, ma principalmente perché erano le persone più testarde di tutta Konoha probabilmente.
«Mi puoi almeno dire che cos’ha che non va Oniji? A me è sembrato–» gentile.
Sakura stava per dire davvero gentile.
Itachi stava per dire – o pensare – morto: con Sasuke non si scherzava, c’erano molti individui, lui compreso, che potevano confermarlo.
Sasuke terminò la frase in ben altro modo: «Maschio.»
«Eh?» Sakura parve non capire o forse non volle capire di suo.
L’Uchiha non la degnò di una risposta; dirlo era stato già uno strappo alla regola, ripeterlo poteva minare seriamente il suo autocontrollo e la sua dignità.
Ci pensò Itachi per lui che, davvero, era quanto meno interessato possibile alle tare mentali del fratello, ma voleva che i due se ne andassero, perché quei rapporti non si sarebbero mai compilati da soli, lui lo sapeva.
«Te l’ho detto, Sakura, è geloso» e Sakura spalancò leggermente gli occhi.
Poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e osservò il suo ragazzo, che ovviamente in quel momento trovava particolarmente interessante la parete alle spalle dell’Haruno.
«Sei… Sas’ke, sei proprio…»
Parve cercare la parola adatta.
Poi la trovò: «Idiota.»
Lui inarcò un sopracciglio, scocciato e Sakura sollevo gli angoli della bocca in un sorriso. Rimasero così ad osservarsi per un po’, notò Itachi, svariati minuti, che forse ai due ragazzi parvero secondi. L’Uchiha vi fece caso solo perché anche pochi minuti per lui erano indispensabili, voleva davvero finire quel lavoro noioso e uscire.
Sakura probabilmente era persa in uno dei suoi viaggi mentali su Sasuke, che anche se non avrebbe mai rivelato ad anima viva si potevano intuire nel modo in cui lo osservava sognante. Poi Itachi la conosceva piuttosto bene, visto che se la ritrovava a girare per casa sua con suo fratello e Naruto da anni.
Sasuke, invece, se ne stava fermo ed immobile perché, Itachi ne era certo, era alla ricerca di un modo dignitoso per uscire dalla stanza. Anche se non aveva dato segni evidenti, la presenza del fratello lo metteva a disagio.
Baka otouto, pensò sorridendo Itachi.
«Noiosa» disse ad un tratto Sasuke, prima di afferrarla per una mano e trascinarla fuori dal soggiorno. Così come la lite era iniziata, era anche finita.
Dove, ad Itachi non interessava minimamente, erano andati, era quello che importava veramente.
Con un po’ di fortuna riuscì a rintracciare tra l’ammasso di fogli sparsi quelli che aveva ancora da compilare e prese a riempire gli spazi vuoti con la sua calligrafia ordinata.
Ce l’aveva quasi fatta. I due se n’erano andati e non c’era più nessun elemento di disturbo a intralciare il suo lavoro. Se tutto andava bene, sarebbe riuscito ad andare ad allenarsi per un’oretta e la cosa lo aggradava parecchio.
Ma niente andava bene e Itachi lo comprese quando sentì un «Ehilà, cugino!» provenire dall’ingresso, per poi trovarsi davanti la faccia sorridente di Shisui.
Doveva essere un incubo. Andavano via i due litiganti e arrivava l’idiota?
«Shisui» lo salutò, completamente intenzionato ad ignorarlo nella maniera più palese.
Si parlava pur sempre di Shisui, eh.
Infatti quest’ultimo – benché ci fosse a portata di mano un altro posto dove sedersi anche più comodamente – spostò di peso e con malagrazia tutti i fogli che vi erano sul tavolo, creando ancora più caos di quanto già non ne avesse creato Sakura in precedenza, li mise per terra e si sedette a gambe incrociate sul piccolo tavolino, dritto davanti a Itachi.
«Allora, com’è andata la giornata? Senti un po’ qua che è successo a me invece!» partì, senza nemmeno dargli tempo di sillabare una parola.
Itachi fu quasi certo di essere impallidito appena un po’, ma Shisui non sembrò interessarsi alla cera del cugino.
A quanto pareva non avrebbe mai trovato un attimo di pace quel giorno, non gli restava che farsene una ragione.



Prima di iniziare a dire idiozie, mi tocca farvi sapere che la parte più decente della fic – ovvero Sasuke che sbaglia il nome dell’innocuo e tenero Oniji, trasformandolo in onigiri – non è farina del mio sacco. L’ho presa da Bleach, in memoria del povero Sushigawara-kun!XDXD
Beh, c’è poco da dire u___u’ qui non è crepato nessuno, Itachi è vivo e Sasuke e Sakura stanno insieme; lo so che probabilmente non si regge nemmeno in piedi da sola la cosa, ma quando sono partita a scriverla aveva in mente esattamente un piano geniale. Poi l’ho finita ed è venuta fuori poco stabilmente, ma è quel che è. Itachi mi piace immaginarmelo così, pacato, vagamente calmo, che adora stuzzicare Sasuke, perché tanto sa che il massimo che gli dirà è ‘nii-san’!XDXD Perciò qui non è uno sterminatore folle – o avrebbe già freddato i due quando si erano presentati in soggiorno a rompergli le scatole – e il SasuSaku domina incontrastato: potere!*O*
La psicopatia di Sasuke non è variata nemmeno di una virgola: geloso marcio perché Sakura ha delle relazioni sociali e lui non riesce nemmeno a dialogare con un calzino senza dargli fuoco con amaterasu XDXD
Sakura è isterica, lo so, questa sua peculiarità l’ho accentuata un po’ di più, anche perché si spera che crescendo la ragazza la pianti di avere sbalzi d’umore pazzeschi, ma io do la colpa a Sasuke: prima era una bambina scema ma normale, da quando si è innamorata di lui è andata completamente!XD Ma per l’isteria, comunque, c’è poco da dire, anche la mia professoressa di italiano fa sapere che quando i maschi crescono cambiano voce, gli viene la barba e tutto il resto… le ragazze diventano lunatiche!XD eh, queste perle di saggezza…
Ok, non c’entra niente. Comunque, ovviamente c’è anche Shisui, per poco ma ce l’ho fatto entrare!:/
Che dire? Fate un bel ciao al povero onigiri-kun, che Sasuke con molte probabilità lo ucciderà nel sonno facendolo passare per un tragico incidente: si è addormentato con la faccia premuta contro il cuscino e si è dimenticato di respirare, povero fanciullo!ç__ç
  
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